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Notte
Era ancora notte. Una notte umida. Stellata e incredibilmente brillante per il buio che avvolgeva il luogo e per l'aria priva di smog. Bob era frastornato. Quarant'anni, circa cento chili per un metro e ottantacinque. Tutto intorno un territorio vasto, semi pianeggiante e desertico. Una ruota continuava a girare per inerzia, mentre qualche animaletto fuggiva spaventato. Bob respirava affannosamente, stretto dalla cintura di sicurezza. Rimasto per qualche istante privo di conoscenza, stava rendendosi conto della situazione. Il braccio sinistro doveva essere rotto, infatti avvertiva un forte dolore e non riusciva a muoverlo. Poco distante un cervo emetteva gli ultimi rantoli. Bob guardò oltre il parabrezza sfondato: dalla sua prospettiva vedeva il cielo e le stelle.
A molte miglia di distanza, Brian percorreva la stessa strada, nella medesima direzione. Seduto comodamente nella sua berlina di lusso con i sedili riscaldati, guidava assorto nei suoi pensieri.
Provava sensazioni contrastanti: ripensava a tanto tempo prima, di ritorno da chissà quale impegno. In auto scrutava il cielo e la notte favoriva pensieri di libertà. Entusiasmi di evasione verso future avventure, possibilità inesplorate, conquiste forse impossibili.
Invece adesso il futuro non gli sembrava riservare tinte accattivanti. "Mi sento come un salame appeso a stagionare: inerte e passivo. Non sprigiono neanche il profumo invitante dell'insaccato e non miglioro con il tempo; divento solo più vecchio e stanco", pensava. "Stanco della routine quotidiana, dei giochi dei rapporti sociali, della mancanza di verità. Forse dovrei cercarla nelle stelle, la verità". Aveva tutto: tutto quello che un uomo può desiderare. Un'ottima condizione economica gli dava la possibilità di scegliere; non aveva certo di che lamentarsi, eppure guardandosi dentro sentiva il bisogno di stabilire chi era e che cosa era diventato. Era difficile e doloroso ammettere le proprie paure, le piccole manie; avrebbe voluto svegliarsi una mattina e sentirsi libero da sé stesso, dagli schemi di ogni giorno che il più delle volte non permettono di sognare sotto ad un cielo stellato. Un cielo come quello, che sembrava l'unica cosa vera quella notte. Un cielo unico e infinito, buio e risplendente di luce.
Guidava spedito mantenendosi al di sotto del limite consentito in quel tratto di strada che, in un lungo rettilineo monotono, sembrava tagliare in due il paesaggio.
Bob si era ripreso, ma il dolore al braccio lo faceva soffrire. I suoi tentativi di sganciare la cintura di sicurezza erano stati vani: la chiusura si era bloccata nell'urto e lui non era in condizione di raggiungere il cellulare che aveva nella tasca sinistra dei pantaloni anch'essa serrata dal nastro della cintura.
A casa, quasi sicuramente, sua moglie e i suoi due figli dormivano ancora.
Sapevano che sarebbe tornato in mattinata e quindi nessuno si era messo ancora in allarme. Nessuno lo avrebbe cercato, almeno per qualche ora.
Se almeno avesse avuto con sé il coltello da caccia! Avrebbe tagliato la cintura in un attimo. Doveva segnalare la sua posizione.
Dopo avere investito il cervo che attraversava la strada, la sua auto aveva compiuto un testa-coda e poi era finita, ribaltandosi, in una zona avvallata rispetto alla sede stradale e quindi poco visibile. La testa gli scoppiava per la posizione innaturale ma cercò di essere razionale: si rese conto che l'angolazione dell'auto rispetto alla strada non gli consentiva di attirare l'attenzione con i fari. L'unico modo di farsi notare poteva essere forse il clacson. Lo provò: funzionava ancora. Non poteva sapere quando sarebbe passata una macchina, così decise di produrre dei suoni di media lunghezza ad intervalli brevi e regolari. Almeno fino a quando la batteria avrebbe avuto carica.
Circa tre miglia più avanti rispetto al luogo dell'incidente, Sean finiva la sua terza birra mentre continuava a discutere animatamente con una ragazza. Nel locale la musica copriva le loro voci ma, osservandoli, era chiaro che stessero litigando.
Ad un certo punto Sean si alzò e con un atteggiamento molto irritato se ne andò. Si mise al volante della sua Mustang e partì sgommando. Sean aveva ventiquattro anni e un carattere spavaldo. Il suo modo di fare era spesso piuttosto discutibile e anche quella sera non faceva eccezione: senza pensarci su due volte, aveva lasciato la ragazza seduta al tavolo, in quel locale sperduto su una statale e nel cuore della notte. Lui non poteva saperlo ma, probabilmente in quel preciso momento, le aveva salvato la vita! Nervosamente affondò il piede sull'acceleratore. La sua direzione lo stava avvicinando al punto dell'incidente.
Brian continuava a guidare ad andatura regolare; aveva acceso una sigaretta e, riflettendo davanti a quello spettacolo di puntini luminosi, si era sentito piccolo e affascinato. Osservava la volta stellata e il suo sguardo catturò una stella cadente.
Una parabola disegnata per un lungo attimo sembrò dissolversi bruciando lontano.
Immediatamente gli sovvenne una frase di sua madre: "I desideri sono fatti per essere esauditi e chi desidera si sente vivo". Brian con gli occhi lucidi espresse il suo.
A circa due miglia dal locale, un poliziotto dentro la sua auto di pattuglia nascosta a bordo strada, rilevò la velocità di una Mustang che superava abbondantemente il limite. L'agente posò il suo bicchiere di caffè semi vuoto e ormai freddo e partì all'inseguimento. Qualche momento dopo Sean vide nello specchietto le luci dei lampeggianti che si avvicinavano.
Bob continuava a suonare il clacson, nella speranza che qualcuno lo soccorresse.
Brian, molto più rilassato, era ormai vicino al punto in cui Bob era andato fuori strada.
Dall'altra parte Sean, inseguito dal poliziotto che aveva inserito la sirena per intimargli di fermarsi, procedeva ancora ad una velocità piuttosto sostenuta.
Vedeva i lampeggianti sempre più vicini e aveva deciso di rallentare e fermarsi ma quando i suoi occhi tornarono sulla strada, si trovò di fronte la carcassa del cervo.
Istintivamente sterzò sulla sinistra ma la carreggiata era impegnata dall'auto di Brian che sopraggiungeva. Non riuscì a fare altro che continuare a sterzare, perdendo il controllo e schiantandosi fuori strada contro una roccia, a pochi metri dall'auto di Bob.
Intanto il poliziotto era riuscito a frenare e a fermarsi a pochissima distanza dal cervo morto.
Brian ad un tratto aveva percepito il clacson di Bob, la sirena della polizia e subito dopo aveva visto i fari di un'auto che sembravano puntare dritto su di lui: terrorizzato aveva frenato bruscamente e si era fermato poco più in là.
Bob smise di suonare il clacson.
Nell'aria era rimasta la puzza dei copertoni che avevano lasciato lunghe strisce sull'asfalto.
Per un attimo, la nuvola di polvere che si sollevò nell'incidente, offuscò la limpidezza della notte.
Quando Bob venne liberato dalla sua scomoda posizione e tirato fuori dall'abitacolo della vettura, guardò il poliziotto che gli era vicino e sorridendo disse: "Non pensavo di attirare così tanto l'attenzione"
Sean, nonostante avesse quasi distrutto la Mustang, se la cavò con un leggero trauma cranico, qualche osso rotto, una multa salata e il ritiro della patente per un po'.
Brian, che aveva espresso il desiderio di ricominciare a "sentirsi vivo" guardò il cielo e ringraziò la sua buona stella.
Il poliziotto, dopo avere chiamato i soccorsi, si avvicinò al cervo. Era un bell'esemplare di maschio adulto. Provò una gran pena per l'animale. Era rimasto vittima del tempo; l'ultima notte si era spezzata forse solo per una manciata di secondi.
Era ancora notte quando Bob chiamò la sua famiglia, ma già ad est il primo chiarore cancellava le stelle. In ospedale si ritrovò a condividere la stanza con Sean.
La ragazza tornò a casa accompagnata da un giovane che l'aveva notata.
Qualche tempo dopo andarono a vivere insieme.
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