Si chiama Arzerello ed è il piccolo paese dove sono nato e vivo. So che a ben pochi può interessare ma mi va brevemente raccontarlo. Il nome rimanda probabilmente a un luogo vagamente suggestivo: "arzerello o arzarello", un piccolo argine e, aggiungerei, grazioso, per quanto un luogo lo può essere. E forse in qualche modo lo sarà stato se questo nomignolo è potuto giungere fino a noi attraverso i secoli. Forse un migliaio di anni fa nei paraggi di questo "piccolo argine" già vi era insediata una piccola comunità: almeno a parere degli storici che hanno studiato questo territorio, e l'argine era quello di un fiume che vi scorreva. Non c'è dubbio che tramite questo nome la comunità di allora, pur remotamente, ha una qualche "affinità" e legame con gli uomini e le donne che ora abitano e calpestano questa terra. Il territorio e la storia hanno un loro ruolo per forgiare il carattere dei popoli, e questo vale anche per le piccole comunità. Le paludi delle origini sono state bonificate e si sono succeduti, nei secoli, potentati e dominazioni, trasformando, di fatto, il territorio, (e i poveri abitanti) che ancora oggi è chiamato Saccisica. Hanno lasciato tracce della loro opera qua e lá, qualche villa di campagna o quello che fu un ricco palazzo, ma soprattutto, conventi e chiese, oratori e santuari, a testimonianza di una religiosità che fu rigogliosa e preminente e che ora non è più, anche se non ha cessato di esistere.
Ora questa piccola contrada - frazione piovese - è una periferia calda e polverosa d'estate e nebbiosa e grigia d'inverno. È difficile coglierne lo spirito benchè esso sopravviva ancora soprattutto in certe tradizioni religiose; ed è su di esse, su riti e cerimonie antiche, compiuti, gli uni e le altre, oggi, allo stesso modo di allora, che si palesa la comune identitá di una popolazione, e non solo: probabilmente anche la "comunione" fra coloro che sono stati e i loro discendenti. Ma, come abbiamo già ricordato, stiamo parlando di tradizioni che sembrano progressivamente spegnersi e non si comprende ancora se altre ne stiano nascendo, e a che cosa eventualmente faranno riferimento.
Il viaggiatore che casualmente si trovi a passare per Arzerello, facilmente troverà grigie e anonime le "sembianze" esteriori della frazione. Molto più d'inverno, magari nella tipica nebbia padana, sarà evidente ai suoi occhi il "degrado" in cui il centro del paese, nelle vicinanze della chiesa parrocchiale, viene da molti anni lasciato. La trascuratezza urbanistica, che raggiunge il suo culmine nella strada statale più alta dei marciapiedi, è, a chi abbia voglia di rifletterci un istante, l'indizio che suggerisce al nostro casuale viaggiatore di trovarsi nella tristezza di una periferia abbandonata. Così quel nome "Arzerello" che abbiamo detto suggestivo, diventa fuorviante e ironico rispetto alla realtà del luogo. Tuttavia se questo viaggiatore potesse intervistare qualche abitante di Arzerello - naturalmente in via del tutto ipotetica, perchè dovrebbe fermarcisi e cosa potrebbe indurlo a fermarsi - dovrebbe prendere atto che essi, generalmente, dichiarano di trovarsi a proprio agio in questa località; addirittura alcuni professano un attaccamento a questi luoghi che si potrebbe definire commovente.
In realtà si sta ad Arzerello come mediamente si sta nel nostro territorio, ci si vive sommessamente, in modo forse sonnacchioso e distratto, con una certa ambigua tranquillità.