racconti » Racconti brevi » Dionilla racconta 2
Dionilla racconta 2
Vagai, senza ombra di mistero, per i meandri del mio iter emotivo... Finché, attraverso un grido, riuscivo a sbloccarmi. "Dove mi trovo?" Non incontravo il volto della mamma, né quello di Denise, la mia ribelle sorellina. Giravo in lungo e in largo, sentendomi perduta.
Finalmente, saliva un controllore; gli andavo incontro in preda al panico: "Signore, scusi la mia irruenza... Non è per il biglietto... Ma ho da dirle una cosa..." Il controllore, non levò lo sguardo... Io mi sentii così ferita, da non frapporre alcuna resistenza al mio bisogno di attenzioni: "Le faccio una domanda" gli dissi bruscamente "e lei sappia, che la mia richiesta, voleva solo essere una preghiera."
Rispose alzando gli occhi: "Non so cosa le accade... Ma non posso esentarmi dal mio ufficio, che è soltanto uno. Per le evenienze, in genere, ci si rivolge alla Croce Rossa, ma qui si è su di un treno... Ad ogni modo, cosa le succede?" Rispondevo: "Non so; sono cosciente di essere salita su di un treno... Ed ero con mia madre e mia sorella... Ma ora sono sola. So che è svilente, ciò che sto per dire... ma... il numero all'ingresso del portale, mi era sembrato strano per l'incongruenza: era il 419." Mi aspettavo una mortificante reazione: "Signorina, le pare il caso di raccontare baggianate?!" Invece, stranamente, mi die' filo...
Prendendomi per mano, mi portava al cospetto di un signore...
"Sua Eminenza perdoni... Non si dolga se facciamo una pausa... C'è una fanciulla... È sobria, ma in preda ad una grave crisi..."
L'Eminenza non disse: ebbe un sussulto: "Oh, Santa Vergine..." Quindi si alzava...
Mi rincuorai.
Mi prese a benvolere; me ne accorsi dalla dolcezza del suo sguardo. Egli era il Cardinale Giovanni Maria Mastai Ferretti "Lamborghini".
Mi disse: "Non svilirti; confida nel Signore; faremo quella sosta che presentivo."
Quella sosta ci fu. Al primo incrocio, discendevo scortata da due agenti: e mia madre e mia sorella, c'erano ancora... Le riabbracciavo, roride di pianto, esangui. Non mi ero inventata proprio niente... Ma, come in una corsa contro il tempo... Noi, ci trovammo in quell'unica sosta, elementi a sé stanti di una unica cornice, oltre i confini temporali. La mamma mi abbracciava, ebbra di pianto, con quanta forza le restava in petto, ma non aveva le idee chiare, su quello che era stato il principio e l'esodo, di quello strano viaggio. Ci portarono in lettiga, al primo pronto soccorso perché la mamma, me lo dissero dopo, era stata trovata sull'altro treno, priva di sensi; accanto a lei, Denise, farneticante. Mi raccontava: "Vagai gridando, a perdifiato... Il treno era deserto. Mi risolvevo a rimanere inerme accanto a nostra madre, nello sconforto di chi sa, che è inutile opporre resistenza alle barriere del Fato."
Ci vennero dati i soccorsi preliminari, com'è corretta regola, facendoci assumere alcune gocce di coramina. Soltanto, dopo esserci riprese, il Cavaliere delle Guardie Giurate, ci conduceva alla presenza del Santo Padre. Mamma, ne fu folgorata; inginocchiata, baciò la sua mano.
Ci benedisse; con ciascuno di noi scambiò qualche parola... Ma rivolto alla mamma, in primo luogo, le disse: "Qual'è il suo nome?"
"Santità, il mio nome è Maria; voglio esternarle, insieme alle mie figlie, la mia infinita riconoscenza."
Sua Santità, le carezzò la fronte, dicendo: "Non sono immune dagli errori... Già presentivo disordini e disguidi... E su quel treno, mi stavo domandando: ho preso saldamente, le precauzioni? Speriamo i miei timori, non abbiano radici, né fondamento. Rivolgerò un rimprovero paterno ai ferrovieri addetti alle manovre, che per eccesso di zelo, sono incappati, nella negligenza..."
Si rivolgeva, quindi, a mia sorella, con una domanda, non comune, piena di un intrinseco significato: "E tu, Denise, dove sei diretta?"
Denise, rispose, senza meraviglia: "La sua domanda Santo Padre, è così intensa, che, come in confessione, non so se son diretta verso un luogo... Ringrazio Dio, se oggi ritrovo la mia mamma e mia sorella. Il resto verrà dopo..."
Sua Santità sorrise, dando a entrambe, la benedizione. A me non fece domande: passò il suo braccio, intorno alle mie spalle: "Dionilla," disse "noi ci conosciamo... Ti dico: sii felice e dalla vita apprendi, quel che già sai. Coraggio."
Nel congedarsi, lasciava nel mio cuore, l'infinita dolcezza del suo sguardo. Mentre eravamo nella saletta del pronto soccorso, in attesa di un verbale, da parte della polizia, mi rivolgevo a mia sorella, pensando di averla trascurata: "Denise, dove eravate, cosa è accaduto di preciso?"
Mia sorella, aveva colto l'arcano: "Adesso ho le idee chiare; noi eravamo insieme... Ma sul treno locale... Tutto era in regola... Lo sai cosa è avvenuto?" "No", rispondevo...
"Il treno si fermò, più di una volta; io ero alla toilette, e quel messaggio, attraverso il megafono, mi giunse così oscuro, da impaurirmi. E non ebbi la forza di capire: Per una improrogabili ragioni amministrative, i passeggeri, sono pregati di sgombrare le vetture. Se intenzionati a proseguire il viaggio, senza indugi, si appostino al binario 3. Ci stiamo adoperando a rendere fattibile l'incontro tra Monsignor Vincenzi e il Santo Padre... Urge un convoglio che unisca le due reti ferroviarie. Non riuscivo ad aprire la porta del wc... Uscivo, finalmente, ma in preda al panico, travolta dalla ressa perché avevo capito... Dionilla, vi chiamavo... Ancora più sgomenta, quando vidi la mamma, il volto tra le mani... Mi guardò per un attimo; sembrava frastornata: Aspettiamo Dionilla; forse il maestro vuol parlarle."
Dionilla, noi non sapremo mai se esiste un nesso tra la realtà tangibile e quella visiva. Ma noi sappiamo bene di aver vissuto con la mamma un'esperienza identica... e, solo per qualche aspetto analoga. Ti dico tutto: ho pianto, senza ritegno... Ma giunta al podio, mi quietavo, come chi sa che è inutile frapporre resistenza tra il cuore e le barriere. Non saprò se ero addormentata, ma la mamma mi disse: "Abbi coraggio: volgi lo sguardo a destra: c'è un signore che ti sorride. E forse vuol parlarti."
Non è magia... Ma quel signore apparve: era diafano, alto, un po' stempiato, e aveva gli occhi belli, come di un cielo estivo all'imbrunire. Mi disse: "Dammi la mano... Non è come pensavi; stai tranquilla. La mamma sta dormendo.
123
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0