racconti » Racconti surreale » Il buco nero
Il buco nero
Il corridoio antico della scuola era tempestato di statue e affreschi bellissimi, le pareti erano così alte che la luce a malapena riusciva ad entrare attraverso le piccole finestrelle che si aprivano lì in alto. Luis amava quel posto in cui si respirava antichità, il liceo artistico, così notturno, crepuscolare, non un raggio di sole giungeva al viso degli studenti, solo polvere e gesso. La campanella aveva suonato da poco, e com'era loro abitudine gli studenti cambiavano aula tra una lezione e l'altra soffermandosi tutti nella stanza principale della scuola. Lì vi erano macchinette del caffè e distributori di prodotti alimentari terribilmente chimici: panini inmangiabili, tramezzini e cioccolatini dal marchio rigorosamente americano, gli studenti prendevano un caffè e si fermavano almeno per un quarto d'ora a flirtare l'uno con l'altro, altri andavano a sniffare triellina nei bagni della scuola, evidentemente in mancanza di anfetamine cercavano di compensare la dipendenza. Un quarto d'ora, solo un quarto d'ora prima che l'ira della professoressa di storia si abbattesse su di loro come il giorno del giudizio.
In effetti, razionalmente si chiedevano perchè mai avrebbero dovuto temerla, non poteva certo sospenderli tutti e avere come classe i soliti tre secchioni del primo banco, gli unici che arrivavano a lezione con largo anticipo. Eppure quella donna, la più grassa, obesa, immensa figura che i ragazzi avessero mai visto li intimoriva così tanto, ma così tanto, da ridurli tutti all'obbedienza. La donna aveva lo sguardo profondo e tagliente, le labbra sottili si arricciavano nervosamente sopra il triplo mento. Un pozzo di conoscenza, sì, come pochi altri insegnanti in quella scuola. Sempre vestita di nero, era estremamente consapevole del suo personaggio, aveva imparato a essere crudele, come crudeli erano i suoi studenti, che nella loro fanciullezza e spensieratezza vedevano nella professoressa solo il grasso infinito penderle dalle ossa. Oltre a essere una stronza di professione era anche l'insegnante di storia, tanto bastava per farne "il nemico", Satana in persona.
Luis, che si intendeva un po di astrologia amava chiamarla "Saturno", riconoscendo in lei delle similitudini con le caratteristiche filosofiche del pianeta. Innanzi tutto era lenta, lentissima, e per scendere a piedi un piano di scale impiegava ben cinque minuti, senza contare tutto il tragitto lungo il corridoio fino al momento di grazia e liberazione quando giungeva all'uscita principale del liceo, e vedendola uscire i bidelli tiravano un respiro di sollievo quanto gli studenti.
Sì, anche il timore che causava nella gente, la sua freddezza, la sensazione di dolore che si provava standole vicino, quasi come se si potesse intuire quanto pesante e sofferente doveva essere la sua esistenza, questo forse più di ogni potere che le si attribuiva irrazionalmente era il motivo di terrore più diffuso, una paura inconscia, ma di cui Luis si accorgeva, e anche quella pesantezza così dolente era un altra caratteristica di Saturno.
Infine vi era la profondità d'animo di quella donna, che aveva imparato a proteggere e nascondere in una maschera di dolore, così colta da far impallidire qualunque spocchioso professore universitario, così poco ingenua e credulona nello studio della storia, antica e contemporanea. Analitica e sapiente, ma spesso critica e sprezzante verso ogni forma di sovversione e progresso dell'umanità. Una volta aveva sbalordito gli studenti affermando che il medioevo non era stata un epoca così oscura come la si romanzava, e aveva commentato sarcasticamente che solo perchè le città non erano piene di luci al neon in ogni angolo di strada, non significa che fossero poi così buie. Tutti avevano riso al suo sarcasmo, semplicemente per soggezione, probabilmente non capivano che in realtà fosse serissima. Ma Luis sapeva anche che la donna usava la sua sconfinata conoscenza per esprimere e trasmettere agli altri il suo dolore, desiderava ardentemente di veder ogni cosa giovane e immatura crescere e soprattutto appassire, una perversione insana dell'invece legittimo desiderio di maturità. Come Saturno, detestava la giovinezza e le nuove cose, e non si lasciava sfuggire nessuna occasione per divorarla e privarla della sua luce.
Solo Luis e Laura che non temevano le tenebre erano indifferenti a tali tentativi di mandare in lacrime i suoi studenti. Una volta uno studente era morto per attacco cardiaco durante la sua lezione, non c'era bisogno di essere superstiziosi per capire che lei c'entrava eccome! Un pozzo buio, freddo, e pesante, contenente tutto lo scibile e le conoscenze del passato, così amava definirla Luis.
<<Io l'avrei definita più una stronza obesa in putrefazione>> diceva Laura nel cortile della scuola, mentre Luis le passava lo spinello.
<<Stai parlando del suo guscio esterno>> le rispose lui allungando le braccia intorno alla panchina.
<<È incredibile che tu riesca a immaginare che ci sia qualcosa dentro quella donna. Hai mai provato a pensare cosa accadrebbe se una di queste volte che scende con passo lentissimo le scale, tra un secolo e l'altro che passa nel mezzo di ogni passo, ecco cosa accadrebbe se per sbaglio inciampasse cadendo giù per le scale rotolando come un grossa palla...?>> e scoppiando a ridere mentre gli occhi le si arrossavano passò nuovamente lo spinello a Luis.
<<Tu cosa pensi che accadrebbe?>>
<<Ecco, è molto strano! la prima cosa che verrebbe da immaginare è un grande tonfo, un buco nel pavimento, e BUM tutta la scuola che crolla assieme al suo peso. Ma non riesco proprio a immaginarmela così..>>
<<E come allora?>>
<<Un grande rumore, come di vetri infranti, il suo grasso corpo ridotto in mille pezzi che saltellano giù per le scale riducendosi in frammenti sempre più minuscoli, fino a scomparire completamente. Come una bambola di ceramica, che una volta rotta scopri essere vuota dentro. Così me la immagino, tutta la profondità che tu le attribuisci è solo un apparenza, un guscio vuoto per me, a cosa serve una maschera tanto rigida se non a nascondere un nulla perenne?>>
Luis continuò a guardarla sorridendo, mentre lo spinello bruciava profumato tra le sue mani, e i primi cinque minuti di quel quarto d'ora segnavano l'orologio.
<<E tu invece? cosa pensi che accadrebbe?>> continuò Laura strappandoglielo di mano.
<<Penso che il suo corpo cadrebbe per le scale pesante come piombo. Non avrebbe alcuna possibilità di sopravvivere se dovesse rotolare, come tu hai immaginato, giù per tutta la scalinata, ma stramazzerebbe inerte al suolo come ordinano le leggi della fisica..>>
<<Grazie Luis, ora so che le persone non possono essere fatte di ceramica! è ovvio che andrebbe così, ma non stavamo forse fantasticando?>>
<<Non ho finito, passami lo spinello, mi aiuta a vedere con gli altri occhi>>
Laura accennò un ultimo tiro e guardandolo storto lo porse a Luis.
<<Certo, il suo corpo stramazzerebbe morto a terra, su questo non c'è dubbio. Ma se il spirito fosse pesante quanto il suo corpo, come potrebbe mai ascendere al cielo?>>
<<Se il suo spirito venisse accolto in cielo, io diverrei di certo una santa>>
<<Ma se andasse all'inferno, nessun girone potrebbe sostenere il suo peso, e Lucifero stesso sarebbe costretto a rimandarla indietro>>
E avvicinò il suo viso a quello di Laura, guardandola attraverso gli occhi rossi, mentre l'orologio segnava i dieci minuti.
<<Forse sarebbe costretto a sopravvivere, a tenere il suo spirito legato al corpo, o forse infesterebbe la scuola per tormentare e divorare pian piano ognuno dei suoi studenti..>>
Mentre passava lo spinello a Laura, questa si sorprese nel vedere passare una bambina bellissima nel corridoio della scuola, ma era così fatta e rapita dai loro viaggi mentali che subito rimosse quella visione.
<<Un buco nero che divora ogni cosa, nel quale ogni cosa è contenuta. La giovinezza di ognuno di noi verrebbe risucchiata da quello spirito, come una strega che mangia i bambini, e nessuno potrebbe essere felice mentre percorre le scale che portano al piano di sopra, dove morì un essere così grande e terribile>>
<<Cazzo, prova a immaginare se fosse Gianluca a cadere dalle scale. Uno spirito color fuxia infesterebbe i bagni della scuola, apparirebbe ai bei ragazzi con una canzone di Lady Gaga, proponendo loro atti sodomitici>>
I due scoppiarono a ridere fino alle lacrime, pensando al loro compagno di classe palesemente checca.
<<Avanti continua, un grande buco nero che infesta la scuola dicevi?>>
<<Sì, una vera disgrazia per ogni studente. Ma anche una vera opportunità, prova a pensare quante cose potrebbe conoscere uno spirito che risucchia ogni cosa? Quanti saperi potremmo attingere da esso? Sarebbe come capitare in una casetta di marzapane abitata da una strega. Ci hai mai pensato?>>
<<Non m interessa conoscere nulla che provenga da un buco nero, Luis>>
<<E io che pensavo ti piacessero le donne>>
<<Non lei. Ma chissà forse è una bambina bellissima in realtà, che noi non riusciamo a vedere con gli occhi della verità perchè siamo troppo impegnati a pensarla come la professoressa di storia. Siamo accecati dal tempo e dalle circostanze, non vediamo le cose per come sono, non cogliamo le sfumature..>>
<<Si, inventiamo favole e leggende per costruire la nostra realtà. Siamo animali creatori di dèi, siamo fatti così.. perchè hai pensato a una bambina?>>
<<Non so, l'ho vista prima di sfuggita nel corridoio, mi è sembrato strano>>
<<Eppure con l'immaginazione creiamo la realtà, con essa la comprendiamo. Chissà magari abbiamo ragione a fantasticare quelle cose su di lei..>>
<<Che sciocchezza, come può essere così tante cose opposte tra di loro Luis?>>
<<È un essere umano, conosci qualcosa di più complesso?>>
<<Dunque è un guscio vuoto e superficiale...>>
<<Sì, è una difesa dalla sua profondità che risucchia ogni cosa, compresa sè stessa, e così tanta conoscenza le impedisce la felicità>>
<<E dunque chi è la bambina che abbiamo evocato con le nostre fantasie?>>
<<Forse è l'unica cosa che le rimane, l'unica bimba che la strega ancora non ha divorato. È ciò che la sostiene quando scende le scale permettendole di non cadere, è la musa che infiamma il suo sguardo quando insegna ai suoi studenti, è forse lo spirito che la rende tanto interessante da farci impiegare il nostro breve quarto d'ora prima della sua lezione, a parlare di lei..>> e agitò il braccio mostrandole l'orologio.
<<Già, siamo adolescenti, dovevo parlarti di quel coglione di Nicola. Abbiamo scopato e neanche mi ha salutato stamattina. Eppure sai, ora che riesco a vedere più in profondità un mostro come la professoressa, lui mi sembra davvero banale e insignificante, quasi quanto il suo pene>> e ridendo con Luis spense lo spinello sulla panchina, poi si fermò e lo guardò seria dritto negli occhi.
<<Non dirmi mai cosa vedi nella mia di aura>>
Luis sorrise e baciò l'amica sulle labbra, poi le prese le mani e la aiutò ad alzarsi.
<<Sbrighiamoci, o il mostro ci divorerà>>
Ridendo salirono le scale di fretta e furia, il cuore batteva loro forte perchè i corridoi erano vuoti e silenziosi, tutti avevano smesso di flirtare e ingozzarsi di tramezzini alle macchinette molto prima del solito. Di certo sarebbero stati umiliati davanti tutta la classe non appena avessero varcato la porta dell'aula, senza neanche poterla lusingare rivelando di aver parlato di lei tutto il tempo. L'unica cosa che sarebbe risaltata era lo sguardo rosso ed estatico degli studenti in ritardo, un ultimo sobbalzo al cuore prima che la mano di Luis ruotasse la maniglia della porta, mentre i suoi occhi si incrociavano complici con quelli di Laura.
Poi la visione dell'aula si aprì, e la prima cosa che saltò ai loro occhi già rossi, fu lo stesso colore ben più intenso del sangue sposato con i mobili bianchi dell'aula, braccia smangiucchiate e dita sparse in ogni dove, una ragazza completamente sporca di sangue accuattata in un angolo piena di terrore, e un occhio rotolava velocemente fermandosi al contatto con il piede di Luis.
Il tempo di alzare lo sguardo, ed ecco il mostro che finiva di divorare i suoi studenti l'uno dietro l'altro, posare il suo sguardo affamato su Luis e Laura, come nelle loro peggiori fantasticherie, si come nelle peggiori fantasticherie
1234
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0