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La montagna
Si erge minacciosa oltre le siepi, vi sono alberi di molti tipi. Vedo campi interi inclinarsi sempre di più al cospetto della montagna gigantesca che si innalza di fronte a me. I primi a cedere sono gli alberelli più piccoli, eccetto gli olivi e le viti che continuano a crescere arrampiscandosi sulle vaste colline. Poi anche gli alberi più resistenti cedono, e quando perfino l'erba è esausta di arrampicarsi su quei ripidi sentieri, allora vi è solo fredda roccia e nebbia. Sì, più si sale sù per quella montagna, e più quella sembra concentrarsi sull'essenziale, spogliandosi della natura vanitosa e piena di piaceri.
La montagna imperscrutabile è spirituale e ha bisogno di Silenzio e concentrazione. Essa non si accontenta delle gioie mutevoli di sua Madre, la terra, e sebbene non possa disprezzarle, nè farne a meno essendo parte del suo grembo possessivo, non cessa mai di desiderare con passione le gioie eterne dello Spirito. Ma tanto è forte il legame con sua madre che non trova riposo, nemmeno a quelle altitudini l'atmosfera terrestre la lascia concentrarsi. Liberarsi dell'erba era stato fin troppo semplice, ma ora le nubi bagnavano le sue pareti gelandole, e i venti soffiavano così forte che era difficile perfino ascoltare il proprio pensiero. Fischiavano come trombe impazzite, scivolate via all'Angelo del Giudizio, rubate dalla sacca di Eolo.
Così per quanto fosse estenuante immaginare un altezza ancora maggiore, la montagna con grande resistenza e concentrazione si svincolò dai venti siderali e si elevò ancora più un alto, in un mondo fatto di ghiacci e cristalli di ogni forma. La montagna finalmente serena, restò a lungo accocolata nelle neve soffice e nelle foreste di ghiaccio. Di tutte le realtà che nascevano nel seno di sua Madre, la terra, le altezze glaciali erano quelle che più la aiutavano nel suo scopo spirituale. Si rilassò talmente tanto che non seppe mai quanto tempo restò addormentata sotto i ghiacci, e mentre un giorno se ne stava dormiente nel silenzio che finalmente pensava di aver trovato alcune voci la disturbarono, e si svegliò da quel torpore appena in tempo per accorgersi di due uomini coraggiosi. Questi la stavano scalando oltre le vette più impensabili, al di sopra dei ghiacchi perenni, e tanto ardire quasi superava quello della montagna.
Allora la montagna furiosa si destò dal suo oblìo glaciale, e scrollandosi di dosso le vesti di neve che l'avevano avvolta causò un enorme valanga, che investendo quelle piccole creature umane, le uccise inabissando i loro corpi nella ghiaccio, proprio come era accaduto anche alla montagna.
Allora la montagna provò rimorso, perchè due esseri umani, creature così piccole e insignificanti condividevano con lei la stessa fiamma di passione da cui era animata, la stessa che spinge a vette sempre più alte, e per un solo momento di invidia essa l'aveva spenta. La montagna pianse a lungo, aveva creduto di aver trovato il Silenzio, e invece aveva semplicemente reso dormienti i desideri e le passioni che ancora l'animavano, e continuavano a impregnarla fin dalle profondità del grembo di sua Madre. Perciò la montagna asciugò le sue lacrime e continuò a elevarsi, stavolta non era guidata dall'ambizione, nel dal profitto, no, non era guidata nemmeno dalla quella passione che aveva sempre creduto la migliore tra le sue virtù.
Era mossa da una volontà semplice, eppure potente, concentrata, così priva di scopo, indipendente da stimoli. Solo un grande richiamo a muoverla, sembravano fischi, ma non era il vento. Si, era una musica, un esplosione improvvisa di luci e colori, e si accorse che le roccie si squarciavano mentre le fiamme e il magma prorompevano dalle profondità di un grosso cratere, che fin dal centro della terra percorreva come una galleria la colonna vertebrale della montagna. Quell'essere così gigantesco e duro, era cavo all'interno e ogni sforzo per distaccarsi da sua Madre, era in realtà la forza di vita che lei stessa gli donava, senza mai darle pace, e senza mai lasciarla perdersi. Un enorme torcia si elevava al centro della vetta, ed era abitata da galassie intere fatte di luci, e pianeti con migliaia di città collegate le une alle altre da sentieri luminosi.
La montagna scoprendo finalmente di essere vuota, capi perciò di essere sempre stata Spirito, e non desiderò più opporsi alla Madre che tanto ardentemente la richiamava nel suo grembo, essa riuscì finalmente a tollerare la sua altezza imperscrutabile senza temere resistenza, no non ne aveva più bisogno. Si poggiava saldamente sulla terra, e sapeva di essere contenuta nello spirito in ogni particella, roccia, o valle che la percorreva. Non aveva bisogno di scegliere tra i due, l'uno si fondeva nell'altro.
Così la montagna lasciava che gli uomini volenterosi la scalassero per avvicinarsi al cielo, e donava alle sue valli più fertili i frutti più freschi e succosi che poteva generare.
Un giorno, quando finalmente si gustava il Silenzio, concentrandosi su tutte le voci provenienti dalla terra e dal cielo, si accorse che sulla punta del suo picco più alto, là dove anche le stelle osavano avvicinarsi per altezza, lì in quel luogo si accorse che era cresciuta un erba. Qualche specie sopravvissuta a tutte le intemperie del suo ambiente, una vita rimasta accesa in ogni condizione.
Un erba del genere era impensabile, essa, pensò la montagna, doveva contenere il segreto dell'immortalità per essere giunta lì dove neanche gli astri più longevi e ancestrali arrivano. Mala montagna che avrebbe potuto usarla per sè vi rinunciò, sapeva di essere solo un disegno sul volto dello spirito, che molte ere dopo si sarebbe trasformata, e non sarebbe stata più una montagna, ma un grande Oceano, o forse distese di lava e magma, eppure non le importò, perchè in una forma o l'altra sarebbe sempre esistita, proprio come quell'erba magica cresciuta sul suo capo. Decise allora di nasconderla, e poichè una volta aveva rubato la vita agli esseri umani per invidia, decise di rimediare l'offesa fatta loro: promise che avrebbe custodito quell'erba miracolosa per l'uomo con un ardire tale da raggiungerla fin sul picco più alto.
Si, oltre le stelle e gli astri danzanti.
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- Bellissimo Osvaldo... la Montagna piangente e l'erba dell'immortalità...
Di tutte le realtà che nascevano nel seno di sua Madre, la terra, le altezze glaciali erano quelle che più la aiutavano nel suo scopo spirituale...
- La fantasia descrittiva lasciata in totale libertà. Lettura scorrevole e accattivante. Saluti

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