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Alys On Hell (3)
Jacob come ogni sera, quando sua moglie tonava tardi dallo studio, era alla prese con i fornelli.
Quella sera però; nonostante Siria fosse tornata prima; volle cucinare lui lo stesso.
Sua moglie era in camera con la bambina da quasi mezzora; e la cosa a Jacob non piaceva affatto.
Lui era sempre stato convinto che ogni problema dovesse essere affrontato in due.
Quella volta però; dopo il colloquio con la maestra, Siria lo aveva pregato di lasciar fare a lei.
Jacob aveva annuito un po drasticamente rimanendo in silenzio.
La pasta era quasi cotta; quando Jacob udì solo due passi scendere le scale.
-Allora?- Le chiese.
-Avete parlato parecchio! Che succede?- Proseguì seguendo con gli occhi Siria che lo aiutava con le portate.
-Si! Abbiamo parlato molto!- Rispose.
-Le ho spiegato ciò che la maestra aveva detto noi;
le ho detto anche che sia io che te eravamo preoccupati per quei colpi di sonno durante le ore di lezioni.-
Si fermò posando la pasta su un piatto.
-E lei?- Chiese in fermento Jacob.
-Lei niente! È tranquilla.- Rispose
-Tranquilla?-
-Si! Tranquilla! Mi ha solo detto che non dobbiamo preoccuparci; che non ha niente di strano; neanche le sue cose, dato che è ancora presto-
Sorrise.
-Ma dimmi te se una bambina di otto anni deve dire certe cose!- Scuotendo la testa Jacob
si avvicinò il piatto pieno di pasta.
-Non Scende? Non mangia?- Chiese preoccupato.
-Si! Si! Diamole tempo. Le dispiaceva che noi eravamo preoccupati! Ora scende.- Rimarcò molto pacata.
-Ok! Ok! Ora scende! Ed io non devo aggiungere niente giusto?
-Giusto! È solo un momento particolare! La bambina non soffre di niente! Ne sono sicura! E poi lo sai benissimo Jacob! Non siamo genitori che al primo piccolo malessere chiamano un dottore no?- Chiese la donna come per conferma.
-Si d'accordo! D'accordo! Ehi amore! Ci sei!-
Alys scese le scale con noncuranza. Si guardò attorno; poi osservò il tavolo imbandito di sacra pietanza.
Come le chiamava lei.
-Umm... pasta! Ottimo direi! Ho una fame da cobra!- Disse.
Il padre la osservò stranito ed aggiunse:
-Una fame da cobra? Da quando in qua si dice così?-
-Inventare è piacevole non credi Papà? E poi perché attenersi alle solite regole?- Concluse sedendosi.
-Già!- Disse il padre.
-Perché attenersi alla tua giovane età a certe regole!-
La bambina lo osservò tranquilla; poi gli disse:
-C'è qualcos'altro che volete chiedermi? Te in particolare?-
-Io No! Perché? -Chiese Jacob un po maldestramente con la pasta in bocca.
La bambina allora giunse le mani ed iniziò a pregare.
-Preghiamo per questo cibo che ci offri ogni giorno
nostro signore;
per la speranza che ci dai ogni qualvolta temiamo di perderla;
preghiamo per tutte quelle anime che mai troveranno pace;
preghiamo.
Per la compassione che avremmo cuore di cercare dentro di noi.
Per i bisognosi;
preghiamo.
Amen.-
I due genitori rimasero a bocca aperta.
Jacob per poco non soffocava.
Uno stridulo colpo di tosse sbloccò la situazione da quello strano silenzio che era piombato nella stanza.
La madre osservò Alys e le chiese:
-Da quando in qua preghi? Chi te l'ha insegnato?-
Alys alzò lo sguardo vero papà e mamma;
poi con un sottile sorriso disse:
-Segreto!-
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- Madre, padre, una figlia che lascia intravvedere una certa indipendenza anche se ancora "non ha le cose". un siparietto familiare che scorre nella quotidianità di tutti i giorni nel tentativo di mostrarsi tutti alla pari, tutti impegnati a fare qualcosa per dimostrarsi moderni ed interessati ma sono sforzi di facciata, basta un vocabolo, la provocazione di una ragazzina fuori "dall'ordine costituito" che salta tutto il buonismo mostrato da questa famiglia nella prima parte del racconto. Nel finale la piccola trasgressiva cala gli assi "La bambina allora giunse le mani ed iniziò a pregare" e quel piccolo castello di carte va a... quarantotto! I personaggi del raccontati dalla Signora delle tenebre riappaiono così come sono, nei loro piccoli egoismi.
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