(Nona)
(Sei mesi dopo)
Toby scodinzolò felice quando vide Alys alzarsi dal letto.
Il suo viso era parzialmente tumefatto; le mani e le braccia pure.
Strani lividi le percorrevano la pelle;
in su ed in giù fino alle costole ed in parte anche sul collo.
Alys sorrise a Toby.
"Ciao amore mio come stai oggi?" Chiese.
Il cane abbaiò qualcosa che lei non comprese.
"Immagino bene! Dove sono i vetusti?"
Il cane mosse la testa come se un dubbio alla domanda si esternasse solitario nella sua coscienza di cane;
poi scodinzolò;
Si diresse verso la bambina e si strusciò a lei.
"Sono Giù con Fromm vero?" Chiese ancora.
Poi dei passi interruppero ogni ulteriore quesito.
Quell'uomo entrò in camera; osservò la bambina e le sorrise
"Ciao Alys! Come andiamo oggi?" Domandò.
"Guarda te Fromm! Lividi e cicatrici dappertutto!" Rispose allegra.
"Si! Non male direi! Sei pronta?" Chiese quasi titubante.
Alys lo guardò e poi gli disse:
"Io sono sempre pronta! Ma sei sicuro che anche i miei lo siano?"
"Cosa ti fa pensare il contrario?" Chiese l'uomo un po preoccupato.
"Lo sai Fromm! Lo sai Benissimo anche se non ne parliamo apertamente!" Si fermò mentre l'uomo abbassava la testa.
"Non è così facile fargli comprendere dove devono venire!" Concluse.
"Lo so mia Cara Alys! Lo so.
Ma come già spiegato innumerevoli volte, loro devono capire; devono vedere il male che ti affligge con i loro occhi.
"Sono ormai quasi sei mesi! Credo" Apostrofò la bambina.
"Sei mesi esatti! Confermo!" Disse L'uomo.
"Perché non spieghi loro tutta la verità?" Chiese Alys
"C'è una procedura! Te l'ho sempre detto!" Ribadì quasi alterato.
"Una procedura da seguire!" Poi si voltò verso il cane e lo accarezzò.
Toby leccò la mano dell'uomo con naturalezza.
"Ah! Caro Toby! Potessi aiutarci te!" Disse Alys.
"Non si sa mai! In fondo qualche lezione l'ha seguita!" Fromm sogghignò con una smorfia.
"Lezioni? Quelle?" Alys fece spallucce.
"Si Alys! Per entrare in sintonia con i tuoi sogni è necessario che i tuoi ti osservino dormire.
È necessario che osservino ogni attimo;la misteriosa parte del tuo oblio; tenendoti la mano." Concluse.
"Già! Devono sentire la vibrazione dell'altro cosmo!" Sorrise.
"Non solo Alys! Devono saper entrare!" Disse ancora.
"È questo il difficile! Pensi che ce la faranno Fromm?"
"Sangue del proprio sangue ed amore Totale!" Sussurrò.
"Questo è l'unico modo!" Disse ancora.
La porta si spalancò.
Jacob entrò nella stanza con aria stanca.
"Ciao amore! Come va oggi?" Le chiese preoccupato.
"Non male! Sono una stigmate vivente!" Mostrando al padre numerose cicatrici sulle nocche e dietro il collo.
"Mi dispiace tanto! Davvero! Non so che dire! Non so più che fare!" Jacob ammiccò un sorriso di circostanza.
"Jacob! Non preoccuparti! Sento che siete vicini!" Disse Fromm.
"Vicini a cosa? Io non ci riesco Fromm! Davvero! Non riesco ad addormentarmi osservando mia figlia. Già non dormo se sto in un'altra stanza! Figurati se la guardo tutta la notte agitarsi e sanguinare" Concluse.
"Ti spiegai quanto fosse difficile" Ribadì l'uomo.
"Entrare in contatto completo con un'altra persona mentre dorme non è una questione da poco." Ribadì.
"Soprattutto se a dormire siamo in due!" Urlò Jacob riferendosi a sua moglie.
"Lei non ci ha mai creduto! E tu lo sai! Vi deconcentra! Senza Offesa Amico" Sussurrò quasi a bassissima voce Fromm
"Cosa devo fare Fromm? Cosa? Non posso litigare di continuo? Ti pare? Lei vuole partecipare anche se non crede minimamente a quello che stiamo facendo!" Jacob allargò le braccia.
"Portate pazienza! State migliorando!" Disse sicuro Fromm
"Ah! Si? E da cosa lo deduci? Dato che non sei qui tutte le notti? A me pare che sia tutto come prima se non peggio."
"Me lo dice un Uccellino!" Rispose allegro Fromm.
"Dai! Non scherzare!" Apostrofò Jacob.
"Diciamo che i vostri sforzi, soprattutto i tuoi, vengono sentiti altrove!"
"Non capisco Fromm! Che intendi? Altrove dove?" Chiese preoccupato.
"Altrove! Dove dovete andare! Nei sogni di vostra figlia! Cercate di rilassarvi e semmai fate a turno! Mai insieme che finite per litigare!
Fate una sera uno, una sera l'altra!" Concluse accarezzò il cane e si alzò.
"Si va be! Immagino la sera dell'altra!" Rimarcò Jacob.
Alys lo guardò.
"Papà! Smettila! Anche mamma deve fare la sua parte! È necessario e la farà! Ma tu non devi essere arrabbiato perché finché lo sarai non potrai entrare "
"A me certe volte pare una follia! Io che vi ascolto! In fondo tu sei una bambina e te Fromm, non so! Forse ho fatto male!"
Fromm si diresse verso la porta.
Finché avrai dei dubbi non potrai varcare la soglia che ti farà capire mio stanco amico.
Ora vado e vi lascio soli.
Salutami Siria quando torna da lavoro" Fece una specie di buffo inchino; poi scese le scale ed uscì.
"Ma? Tipo strano vero Alys?"
"C'è di peggio credimi! C'è di peggio" Sorrise.
"Dai! Ora che siamo soli, parlami per una voltadei tuoi sogni! Fammi capire! Di più" Chiese.
"Te l'ho detto! Non posso farlo! Non posso! Perché me lo chiedi sempre Padre?"
La bambina parve iniziare a piangere.
"Scusa amore! Scusa! Ma a me pare così strano; cerca di capirmi"
Jacob abbracciò sua figlia.
La strinse forte
e poi ancora un po di più.
"Papà?"
"Si?"
"Mi leggi qualcosa?"
"Qualcosa del tipo?"
"Qualcosa da leggere! Non so un Horror?"
"Uno dei miei preferiti?"
"Si va bene! Ma fallo ora che poi torna mamma e come ben sai."
"Non sopporta che ti legga gli horror!!!"
I due risero; poi Jacob scese le scale e dopo qualche attimo tornò con un libro.
"Questo va bene?"
"Wow! Mi avevi detto che per una bambina della mia età non era il caso!" Ammiccò felice.
"Oggi! Ogni cosa fa al caso nostro! E scusa il gioco di parole! Adesso inizio!"
Jacob si distese vicino alla bambina e l'abbracciò; ritrasse quasi la mano quando del sangue si appiccicò alla camicia.
Fece comunque finta di niente ed iniziò a leggere.
Alys lo ascoltò silenziosa e fortemente interessata.
Le piaceva enormemente ascoltare il padre mentre le leggeva qualcosa.
Di solito erano le stesse fiabe di sempre che tutti i bambini ascoltano volentieri.
Ed immaginano,
immaginano,
immaginano.
Ma Alys aveva sempre chiesto di più.
Spesso, gironzolava per la biblioteca ad osservare qua e la i numerosi libri sulla scrivania del padre e dentro la libreria vicina al muro.
Senza mai osare leggere oppure toccare.
Ordini dall'alto pensava.
E Lei stranamente ubbidiva.
Così che la lettura scorse veloce;
sembrava che le parole inondassero la stanza d'avventura,
pathos e colpi di scena.
Jacob era bravo a gesticolare un'azione oppure un'altra;
certe volte si fermava per riprendere fiato;
allungava una mano ed accarezzava la bambina che gli sorrideva.
Ma poi gli intimava di continuare; di non fermarsi oltre.
E poi successe;
un attimo, una frazione di secondo;
forse anche di meno.
Jacob aprì gli occhi senza ricordarsi quando l'aveva chiusi.
Era buio.
Completamente buio.
Un tuffo al cuore lo prese all'istante.
Chiamo Alys che non rispose; poi cercò l'interruttore.
Nessun interruttore nelle vicinanze;
come quando ci si sveglia all'improvviso in un posto dove non siamo abituati a risvegliarci;
il panico è iniziale, poi smorzato dalla consapevolezza
che quel fine settimana siamo semplicemente andati fuori ed abbiamo dormito altrove; in casa di qualche amico; oppure in un albergo dove la disposizione delle cose è a noi inizialmente sconosciuta.
Ma poi piano piano la ragione prende coscienza e ci calmiamo dolcemente riassaporando quel sonno nuovo e particolare facendolo di nuovo nostro.
Ma jacob Barcollò
Cercò di Urlare il nome di Alys ancora una volta.
Una folata di vento lo fece rabbrividire.
Eppure faceva un caldo afoso quella mattina;
Ma che cosa era successo?
Si mosse a tentoni cercando un punto di riferimento che non riuscì a trovare.
Rivoli di sudore gli fecero capire che non era ancora morto;
casomai gli fosse venuto il dubbio.
Toccò il terreno e gli parve gelido; era così buio oppure i suoi occhi ancora non riuscivano a percepire dove veramente si trovava.
Poi alzò gli occhi al cielo e vide una luna;
pareva la luna,
anche se più tonda ed enorme.
Quell'immagine lo rassicurò; il cuore rallentò un attimo quel perpetuo battito verso la follia.
"Ma dove Diavolo sono?" Si chiese.
"Che sia andata via la luce? Ma non è possibile? Erano le Quattro del pomeriggio!" Si chiese.
"Erano le quattro?"
"Un eclissi solare Improvvisa?"
Chiamò adesso a gran voce Alys; ma la bambina non rispose.
"O Dio Mio! Che mi succede? Sono morto e non lo so? Un infarto?
È così la fine?
"Alys!!!!! Non me lo perdonerò mai! Alys!!!" Urlò.
Una mano imperiosa si appoggiò sulla spalla Di Jacob.
L'uomo Trasalì appena vide quell'enorme figura alle spalle toccarlo lievemente;
ed il cielo così stranamente luminoso divenne di nuovo tenebra.
(decima)
Non so quanto tempo passò; Jacob non si rese conto.
Sentiva strane voci sopra di lui; parole di cui ignorava l'esistenza.
Poi con il passare del tempo quelle parole a lui tanto sconosciute parvero così chiare.
Erano due uomini e parevano due giganti; gli chiesero di alzarsi.
Jacob si coprì gli occhi; c'era una strana luce che si stava affievolendo, ma era intensa lo stesso.
Uno di loro gli chiese da dove venisse.
Jacob rimase stordito ancora per qualche istante; quando l'altro uomo, alla vista più possente del primo sguainò una spada e gli sfiorò la gola.
L'uomo impaurito, rimase silenzioso ed immobile per diversi secondi.
Poi Jacob Sentì il sudore scendere dalla fronte ed iniziò a balbettare.
"Io non so dove sono! Scusate! Mia figlia! Cerco mia figlia!" Gli disse.
I due uomini si guardarono; poi bisbigliarono qualcosa che Jacob non comprese.
Quello più robusto gli diede una spinta e disse qualcosa; un nome.
Jacob ripetette quel nome.
"No! Non conosco questo Abdia! Non l'ho mai visto! Non so!" Quasi piangendo.
I due uomini scrutarono i suoi vestiti; Forse pareva bizzarro alla loro vista;
Ma loro non erano da meno alla sua.
Parevano guerrieri; due armature luccicanti brillavano imperiose.
Uno di loro, quello più magro aveva una specie di ascia molto appuntita; l'altro, l'enorme spada che sino a qualche secondo prima era all'altezza del collo dell'uomo.
Sorrisero.
Sorrise anche Jacob. Non seppe perché ma lo fece.
Quello più minuto, e si fa per dire, gli diede un ulteriore spinta.
Jacob cadde per terra.
Poi vide l'ascia sollevarsi verso di lui e sentì urlare qualcosa:
che era una spia, una spia di quel tale Abdia.
Jacob Emise un lamento! Insistette nel dire che non era spia di nessuno; che era li per sua figlia. Che non sapeva come fosse giunto nel loro posto.
Sentì quelle lame sfiorargli il viso, quando un terzo uomo li fermò.
La sua voce echeggiò pure dentro il suo cuore; come un aiuto insperato.
Non lo vide bene perché svenne; Ma prima di accasciarsi senza coscienza al suolo, Jacob notò solo che era più alto dei due,
un volto che pareva gentile,
giovane e coraggioso.
Poi si riaccesero le tenebre.
Jacob si svegliò tempo dopo tutto sudato; i tre uomini stavano seduti di fronte a lui.
Quando aprì gli occhi, quel terzo uomo, che tanto pareva ragazzo gli giunse vicino.
"Stai bene?" gli chiese.
"Si! Sto bene!" Rispose Jacob.
"Scusa i modi barbari dei miei compagni!" Continuò.
"Ci mancherebbe! Sono arrivato all'improvviso e li capisco! Ma come dicevo loro, non sono ne una spia ne un amico di quel tipo che mi hanno detto; un certo Abdia! Lo giuro! Non lo conosco!" Concluse.
Il ragazzo gli sorrise ed annuì.
"Io sono qui per mia figlia! E Credetemi è difficile spiegare cosa mi sia successo e da dove vengo.
Credo che,
io credo di stare sognando! Ed è pazzesco! È tutto così reale." Disse ancora per giustificarsi.
"Lo so!" confermò il ragazzo tendendogli una mano.
"Come scusa?" Chiese.
"So chi sei! E so chi cerchi!" Continuò il giovane.
"Vieni con me al castello!" Finì.
"Al castello? C'è un castello? E di chi?" Domandò.
"Lo vedrai! C'è un castello ed un'enorme città! La nostra splendida città!" Sorrise ancora.
"Ma dove mi trovo? Che posto è mai questo?" Chiese impaurito l'uomo.
"Sei a Icaban!" Disse.
"Mai sentita! È in medio Oriente?" Chiese.
"Non so cosa sia il medio Oriente! Mi dispiace! Icaban è Icaban! Punto e basta." Rispose.
"E Oltre a questa Icaban? Che avete vicino? Avrete vicino altre città no? Giusto per orientarmi" Domandò.
"Solo Icaban! Ed attorno le terre perse." Concluse.
"Mai sentiti questi luoghi! Deve essere un sogno! Si! Sono certo che lo è;
e che mia figlia sta bene!" Sospirò.
Camminarono per qualche minuto; poi apparve alla vista, un imperiosa città con tantissimi colori.
Sembrava ci fosse un mercato; un grandissimo mercato con tanta gente in festa.
Ognuno di loro si spostò quando Jacob ed i tre guerrieri varcarono la soglia vicino all'enorme portone d'entrata.
"Ma che fanno? Pregano? S'inchinano? Siete importanti allora?" Chiese stupito.
"No!" Disse il ragazzo.
"Tu sei importante! Vieni! Siamo quasi arrivati al bazar!" Disse.
"Giusto! Ho una sete! La gola è tutta infiammata! Ma dubito che abbiate Coca Cola.! " Disse quasi scherzando. Poi maledicendo quella inutile battuta.
Il ragazzo lo osservò poi ripeté le sue parole.
"Coca Cola! Troppo forte! L'abbiamo provata.!"
"Ma che dite? Mi prendete in giro vero?" Chiese agonizzante dalla sete.
Poi
mentre si apprestavamo ad entrare in quel che loro chiamavano bazar,
un folto gruppo di persone si avvicinò a loro quattro.
Il ragazzo prese per un braccio Jacob e gli indicò una donna che li vicino adesso lo stava osservando.
Era bellissima.
I suoi occhi gli ricordavano tanto qualcuno. Anche se in quel momento la mente dell'uomo era completamente confusa.
Il suo vestito era bianchissimo con dei pizzi lievemente colorati pastello.
La donna gli venne davanti e gli sorrise.
Tutti si inginocchiarono.
"Ti presento la Principessa Alys! Nonché Tua figlia!" Disse quel guerriero.
Jacob Rimase a bocca aperta per qualche secondo.
Forse più di qualche secondo.
La guardò meglio.
Poi pensò a quanto stupido fosse stato a non riconoscere i suoi lineamenti.
Era Alys. Era sua figlia!
Ma non era Alys bambina. Quella ragazza pareva avesse...
"Ho venticinque anni Papà! E sono felice che tu finalmente ce l'abbia fatta!"
"Io non.." Lo fermò abbracciandolo.
La gente applaudì.
"Papà caro! Questo è il mio mondo! Questo è quanto io ho costruito!" Mi disse.
Ogni persona li vicina rimase in silenzio ad ascoltare.
"Ce l'hai fatta! Ce l'hai fatta davvero! Non pensavo che ci saresti riuscito in così poco tempo!" Continuò.
"Ce l'ho fatta a fare cosa? Sono confuso! Stiamo sognando vero?" Chiese.
"Non è esattamente così!" Rispose subito la donna.
"Adesso rilassati perché ci sono due cose che ti devo dire" Sussurrò.
"Che succede?" Chiese.
"Intanto ti presento Alanderbran!" Mostrandogli il giovane che gli aveva salvato la pelle.
"Il mio amato ragazzo!" Proseguì.
Ci fu un ovazione paurosa che inizialmente lo fece rabbrividire.
"Caro padre! Spero che potrai venire anche domani qua!" Disse felice.
"Domani? Perché? Già è stato difficile oggi; non vorrei pensare a domani, casomai avessi un domani.!" Rispose Jacob.
"Si domani devi venire! Ti prego Padre!" Annunciò.
"Ok! Ok" Rispose Jacob
"Se ci tieni tanto" Continuò.
"E che devi fare domani?" Le chiese, osservando sua figlia negli occhi.
"Domani mi sposo!" Disse Alys.
"In quanto sono incinta di quattro mesi! Ed Alan è il padre!"
"Ah!"
Rispose Jacob.
E non seppe dire altro.
(Undicesima)
Jacob Osservò la figlia venticinquenne.
"Che c'è? " Chiese Alys sorridendo.
"Sorpreso?" Continuò.
Il padre si avvicinò a lei e le disse:
"Possiamo parlare in privato per favore?"
"Certo sei mio padre! Vieni con me verso quella radura!" E prese Jacob per un braccio conducendolo li.
"Alys! Per l'amor di Dio! Stiamo sognando? È vero?
"Ti spiego! Ma stai molto attento!" Rispose.
"Non dubitare!" Disse Jacob.
Ed allora la ragazza iniziò a raccontare che fin da piccola, prima di addormentarsi sognava di costruire un mondo tutto suo.
Inizialmente desiderò una casa e nel sogno le apparve una casa;
Alys ci entrò; all'inizio era disadorna; ma lei aveva solo desiderato la creazione di una casa, seppur vuota.
Allora la sera seguente nel sogno dopo, quando nel dormiveglia aveva immaginato di riempirla di oggetti e ninnoli di ogni tipo, la casa successivamente ne era provvista.
Gli Raccontò ancora che negli anni a venire, ogni notte quel mondo che lei costruiva nel dormiveglia, cresceva sempre di più; rimanendo sempre stabile come costrutto e come fisionomia.
Dopo la casa, una fattoria, poi un villaggio che cominciò a popolarsi di tante persone con lei carine; che la rispettavano e facevano ogni cosa lei dicesse.
Qualche anno fa realizzò il suo desiderio più difficile e quando la costruzione del castello fu ultimata;
Alys spiegò che per una costruzione così imponentemente e bella ci volevano tanti guerrieri che la potessero difendere
Un grande recinto, molti animali e soprattutto cavalli ; tanti cavalli per quei nobili cavalieri.
Alys costruì il castello alle pendici di una collinetta perché sapeva che era più difficile conquistarlo se mai ci fosse stato qualcuno in grado di provarci o farlo.
Lei già ci pensava.
Il castello e tutto il villaggio attorno, poi divenne una città; ma le vecchie mura del villaggio antico sono li; ci sono sempre.
Una città particolare; tinta tra il medievale ed il mondo moderno;
in cui viveva con Jacob e Siria. I suoi genitori.
I pochi contadini che c'erano all'inizio, adesso erano migliaia;
i cavalieri forse qualche milione.
Jacob la fermò.
"Alys! Ma che ci fai con milioni di cavalieri?" Chiese.
La ragazza non parve disturbata dalla domanda e rispose che qualche anno fa si accorse di qualcosa nel suo sogno che agiva per conto proprio;
"Impossibile! Sei te che determini i tuoi pensieri!" Disse Jacob.
Alys raccontò che si erano create attorno alla città ed al castello; enormi pianure sconfinate che lei chiamò le terre perse.
Pianure delle quali nessuno sapeva la fine, ne dove conducessero.
Pianure di cui Alys non era proprietaria perché mai aveva pensato di costruirle.
La bambina si accorse con il tempo; perché nel primo paese che lei costruì se ne cominciò a parlare, che esistevano molto distanti da li,
creature pericolose che ogni tanto, specialmente di notte, rubavano galline e cibarie ai contadini del villaggio.
Da li il continuo bisogno della bambina, ogni volta che si addormentava, di costruire a più non posso intorno alle sue proprietà ed ai suoi amici, per difendersi da quelle creature maligne.
Ma i suoi sforzi, disse; parvero vani.
Più Alys costruiva, più le forse maligne crescevano.
C'era qualcosa che procedeva di pari passo con i desideri della bambina.
C'era qualcuno che pareva sognasse contro.
Jacob si mise a ridere.
"Dai Alys! Questa non l'avevo mai sentita. Non esiste che qualcuno ti sogna contro.
Non è mai successo.!" E la guardò.
"Esistere è una parola a me quasi estranea! Tutto può esistere e non essere niente! Guarda te dove sei!" Rispose.
Jacob abbassò la testa per riflettere.
"E così hai costruito tutto questo nel corso degli anni!" Chiese inutilmente.
"Già!"
"E perché sei così grande dalla realtà?" chiese ancora.
"Realtà! Che parolona!! Qui è così! Io non chiedo, vivo.!" Ammiccò un sorriso.
"Dimmi Amore... ma chi è questo Abdia? " Jacob si asciugò il sudore dalla fronte.
"Abdia è il male caro Papà! Il male più profondo! È lui è a capo di un esercito di creature orribili e tremende.!" Si fermò
"Ma?" Jacob rimase interdetto.
"Abdia! Non so, come faccia; sembra ovunque! Credo sia molto potente!" Si fermò quasi impaurita.
"E tu l'hai visto?" Chiese titubante il padre.
"Mai! Ha sempre mandato le sue truppe! E purtroppo temo neanche quelle più forti.!"
"Sicura di stare bene? Se ci svegliassimo?" Chiese preoccupato.
"No!" Disse Alys
"Ci sono altre cose che devi sapere! Vieni al castello con me!" Quasi gli intimò.
"E mi raccomando! Un favore padre mio!" Chiese.
"Si dimmi! Tutto quello che desideri.!" Prendendogli la mano.
"Alys lo guardò negli occhi e pianse!"
"Cerca di non svegliarti.!"
(Dodicesima)
Alys mostrò al padre le numerose stanze del castello.
Jacob ne contò forse 322; ma probabilmente si sbagliava.
La ragazza non finì mai di parlare descrivendo il suo operato nei minimi dettagli.
Dalle cucine,
ben quattro; che ospitavano spesso molti cavalieri ed anche povera gente; che dal villaggio sottostante, ogni giorno, chiedeva aiuto perché il raccolto ultimamente per colpa di quelle continue guerriglie non era granché.
Alle librerie;
due enormi librerie piene di libri di ogni tipo.
Jacob ne rimase affascinato a tal punto che giunti alla prima immensa libreria chiese alla figlia come avesse fatto a costruire così tanto e a quei minuziosi livelli.
Mentre glielo chiedeva si sporse verso un libro e lo afferrò.
Alys imbarazzata cercò di dire qualcosa ma non fece in tempo.
"Vuoto? Questo libro è vuoto? C'è solo la copertina Alys?" Chiese.
La ragazza gli disse che aveva costruito con ciò che aveva potuto osservare nella vita terrena.
Molte cose erano li solo per la visione che lei aveva avuto.
"Ecco il perché delle nostre intere giornate alla biblioteca nazionale!" Disse Jacob
"Hai memorizzato i titoli di tutti questi libri!" Concluse.
"Si! L'ho fatto! Ma non ne conosco il contenuto! Pertanto il contenuto quaggiù non c'è!" Rispose con un sorriso.
"Incredibile bambina mia! Incredibile! E noto che ci sono oggetti molto simili alla roba vecchia che abbiamo in soffitta! Sbaglio?" Chiese divertito.
"Non sbagli padre! Non sbagli! Vieni! Proseguiamo!" Alys prese per mano il padre e lo condusse in un enorme giardino dentro al castello.
"Meraviglioso! Sarà grande quanto " Si fermò.
"Quanto i giardini vicini casa nostra terrena messi insieme; migliorati e decorati con alberi migliori di ciò che abbiamo nel terreno
e parlo di mondo, non di suolo.!" Fece un inchino come per volersi ingraziare il padre di ciò che aveva progettato.
"Non ho parole!" Rispose Jacob.
"Guarda qua! C'è la mensa dei cavalieri!" La ragazza puntò il dito verso un enorme arco che conduceva ad una sala grandiosa.
"Saranno circa non so... tanta roba!" Sospirò affascinato l'uomo.
"Si! È molto grande; ricordati che ho un milione di cavalieri da sfamare!" Gli disse.
"Un milione? Davvero?" Chiese Jacob
"Preciso! Un milione preciso! Ne uno di meno, ne uno di più!"
"E come mai Alys?" Disse incuriosito Jacob.
"In effetti un po mi vergogno a dirtelo! Ma non so contare più di quello!"Rise.
"Ma dai! Se vuoi ne aggiungiamo altri! Ti do una mano! Io so contare oltre il milione sai?" Rispose divertito.
"No Papà! No! Sono abbastanza! Spero! Anche troppi! Mi danno sempre problemi e tanto da fare! Sai la gestione delle armature, dei cavalli delle armi!
Ecco la stanza delle armi! Ovviamente collegata alla mensa; dato che spesso riposano qui!" Concluse.
Jacob si asciugò la fronte.
"Ora devi vedere la parte più interessante!" Gli disse.
"E cioè?" Chiese sorpreso il padre.
"La sala del trono! Dove ci sono i nobili ed il mio consigliere personale!" Rispose.
"Hai un consigliere?"
"Come ogni buona principessa! Caro padre! Vieni!"
Ed Alys condusse il padre per un lungo corridoio pieno di strani quadri dei quali Jacob non volle chiedersi la provenienza.
"Ecco! Questa è la sala reale! Non avere imbarazzo se c'è così tanta gente!" Gli disse.
Jacob osservò tutte quelle persone vestite in modo particolare e bizzarro.
Un misto di indumenti creati dalla fantasia della bambina, ora ragazza.
Saranno state circa duemila; stavano in silenzio ad attendere.
E quando i due entrarono ci fu un'immensa ovazione.
"Questo è per te che sei arrivato Caro padre!" Gli disse.
"Non credo di meritare tanto! Per ora ho fatto solo il turista! Ma cosa gli hai detto esattamente di me?" Chiese.
"Che un giorno saresti venuto ad aiutarci! Un giorno fausto per tutti noi!" Rispose ed alzò la mano del padre in alto.
Tutta la gente della sala applaudì.
Jacob arrossì.
"Ed ora la sorpresa finale! Ecco, ti presento il mio consigliere ; colui che sempre mi è stato affianco anche nei momenti difficili.
Jacob vide avvicinarsi un ometto e si stropicciò gli occhi per la sorpresa.
"Fromm?" Sei tu?" Disse.
"Salve! Mio caro amico! Finalmente ce l'hai fatta!" Rispose e l'abbracciò.
"Come è possibile? Fromm! Spiegami!" Chiese Jacob allibito.
"Semplice! Serviva qualcuno che aiutasse la piccola Alys a condurti qua.
Ne abbiamo parlato a lungo io e la principessa; e insieme ad i nobili che vedi qui attorno abbiamo deciso di entrare nel tuo mondo!" Concluse.
"Entrare nel mio mondo? E come?" Chiese Jacob.
"Strafacile! Anzi di più.
Come Alys entra in questo, io ho imparato ad entrare il quell'altro! In fondo chi meglio di me; mago consigliere, esoterico di corte, poteva riuscirci?" Finì.
"Incredibile! Fromm! Incredibile!" Jacob l'abbracciò ancora.
"Ora ascolta bene Jacob! Sei qui perché Alys come già ti avrà detto aspetta un figlio! Tra poco tempo non sarà più in grado di affrontare le forze del male; e solo te che sei sangue del suo sangue puoi sostituirla!" Si fermò attendendo risposta e conferma.
"Sostituire mia figlia qui? Impossibile! Io non sono come lei! Io non ho così fantasia! Davvero non credo che sia adatto!" Disse un po titubante.
Ci fu un mormorio strano nel salone.
"Amico mio! Non si tratta di scegliere! E poi tu sei adatto eccome! Sbaglio o sei uno scrittore?" Chiese Fromm
"Si! Fallito! Ma lo sono!" Disse Jacob.
"Non sei fallito papà! E poi io so che mi puoi aiutare! Non ti chiedo tanto lo giuro!"
Poi qualcosa bloccò le parole della ragazza.
"Che succede?" Chiese ad una guardia che arrivò sparata nella sala.
"Signora! Saranno in mille! Ci attaccano!" Disse l'uomo.
"Mille? Si può fare! Andiamo! Forza!" Ripeté la ragazza.
Jacob rimase immobile.
"Mille cosa? Andare dove? Fare cosa?" Chiese impaurito.
"Tranquillo Papi! È solo un attacco d'avvertimento! Ci siamo abituati! Vieni con me e vedrai!" Gli disse.
"Vedere che? Tu combatti?" Chiese.
Non fece in tempo a domandarglielo che Alys si avvicinò al trono.
Dopo essersi chinata indossò degli stivali di pelle; poi due cavalieri l'aiutarono velocemente ad indossare un corpetto di uno strano metallo.
Dei gambali ed una lunga spada conclusero la vestizione.
"Ma cosa diavolo?"
"Manca l'elmo e ci siamo Padre! Vieni!" gli disse tranquilla.
A Jacob girò la testa per qualche istante;ma seguì la figliola verso l'uscita del castello.
"Alan! Prenditi cura di mio padre! " Gli disse.
Alan era seduto imperioso su un cavallo nero con una sottile armatura addosso;
"Che devo fare Alan?" Chiese Jacob.
"Sai cavalcare?" Gli domandò mentre osservava la sua amata salire con destrezza su un bellissimo cavallo giallo.
"No! Mai fatto ed ora?"
"Vieni con me! Sali!" Disse il ragazzo.
Jacob a fatica mise un piede su uno strana congettura attaccata al cavallo; poi ci pensò Alan a tirarlo su con forza.
"Tutto a posto papà?" Gli disse sorridendo.
"Papà? Si! Certo!" Pensò.
"Accidenti! Mi ha chiamato papà!"
(Tredicesima)
Il cavallo di Alan partì veloce; Jacob ebbe un iniziale sussulto di paura, poi chiuse gli occhi per un attimo, ascoltando quel brusio continuo di guerrieri, che si apprestavano ad uscire dalle mura della città.
"Tutto bene?" Chiese Alan
"Si! Credo di si!" Rispose cauto Jacob
Poi osservò il bellissimo cavallo bianco di sua Figlia Alys davanti al gruppo di cavalieri.
"Perché va per prima? Ma è brava con la spada?" Chiese preoccupato al ragazzo
"Se è brava La principessa Alys? È stata lei ad insegnare a tutti noi!" Rispose.
"Non sapevamo niente su come usare la spada! Ha indetto dei corsi serali!" Continuò.
"Serali? Perché? " Chiese Jacob mentre tutti i cavalli fuoriuscirono di corsa dalle mura.
"Perché il giorno lavoravamo come costruttori e non c'era tempo per il combattimento! Ma poi Alys ci disse che era necessario per il bene della comunità imparare a combattere!" Disse Alan sterzando più a destra ed evitando un guerriero più lento.
"Ah! Così disse!" Rimarcò il padre.
"Alan io temo per lei! Che genere di mostri dobbiamo affrontare? Li ha mai uccisi?" Domandò ancora.
Ma l'attesa di qualche risposta fu vana.
Poco distante a grande velocità stavano giungendo degli strani esseri alati.
"O Mio Dio! Sono angeli?" Chiese Jacob ancora più preoccupato.
"No! Tranquillo! Solo creature inferiori! Alys ci ha detto che si chiamano Necrubis! Niente di che.!" Ed alzò la spada puntandola verso il cielo.
"Ah! Ah! Niente di che! Sarà ma a me sembrano terribili.!" Gli disse.
"Sono giusti per noi! Saranno un migliaio e noi siamo mille!" Sorrise.
Jacob lo guardò e pensò tra se e se che questa cosa dei numeri uguali non l'aveva ancora capita.
Non si rese conto che era già battaglia.
Chiuse gli occhi e non pensò più a niente; voleva solo che tutto finisse.
I cavalieri avanzarono tra le creature nemiche uccidendone qua e la.
Qualcuno di loro poi venne abbattuto.
Jacob se ne accorse perché Alan Urlò preoccupato qualcosa.
"Che succede? Alan! Che succede? Dove è mia figlia?"
"Laggiù! È laggiù! Guarda! Che arte! Ha già ucciso decine di creature!"Esclamò.
Jacob cercò di non osservare finché poté; poi l'amore e la preoccupazione per la figlia fece dirigere i suoi occhi dove lei combatteva.
La vide! Possente sopra quel cavallo bianco! Sguainare la spada a destra ed a manca.
Creature alate e maligne le cadevano ai fianchi.
Altri guerrieri le erano vicini e la sostenevano.
Sembrava che la battaglia si potesse concludere in una facile vittoria;
quando...
"Quando?" Chiese Jacob
"Si aprì un varco tra le creature alate rimaste; una creatura più grande di loro sgusciò veloce agitando un enorme martello.
La creatura abbatté cinque, poi sei cavalieri; un settimo e poi l'ottavo.
"Cosa cazzo è quello?" Urlo Jacob.
Alan aumentò l'andatura e non rispose.
"Non vorrai affrontarlo vero?" Gli chiese amabilmente.
Ma Alan era troppo concentrato! Aveva capito che quella creatura mai vista fin ora; sicuramente era di una specie diversa; il che significava mai combattuta ne vinta.
Alan amava le sfide e si gettò tra la creatura ed i poveri cavalieri uccisi.
"Sei pazzo!" Gli urlò Jacob!
"Non sei solo! Ci sono io dietro!" Biascicò ancora ma non venne ascoltato.
La Creatura si sbarazzò di altre tre cavalieri che caddero dai rispettivi cavalli.
Jacob chiuse gli occhi non per paura ;ma per uno strano fumo che adesso si disperdeva in battaglia.
Non riusciva più a vedere la sua Alys; quando qualcosa lo scosse improvvisamente.
Il cavallo Di Alan fu colpito da un'altra enorme creatura.
Prima si piegò verso destra poi cadde al suolo.
"No!" Disse Alan
Jacob venne catapultato sul terreno. L'odore acre di quella terrà riempì la sua bocca e le narici.
Sentiva vicini gli zoccoli di un cavallo e poi di un altro.
Credette fosse la fine; che l'avessero calpestato.
"Aiuto!" Disse.
"Aiuto!"
Un cavaliere lo tirò su.
"Vieni presto!" Gli disse.
"Ritiriamoci!" Urlò ancora.
"Mia figlia? Dov'è mia figlia?" Staccandosi dalla presa del cavaliere Jacob corse di nuovo verso il centro della battaglia.
Li vide Alan che che stava combattendo con l'enorme mostro alato.
Giunse all'improvviso Alys in piedi sul suo cavallo!
"Ma che sta facendo? Non siamo al circo!" Disse impaurito il padre della ragazza.
Alys fece un balzo e piombò sulle spalle dell'essere conficcandogli la spada nel cranio.
L'altra enorme creatura si avvicinò ma Alan si interpose tra La creatura ed Alys
La creatura sputò del fuoco.
Alan non parve pronto ma si chinò per terra facendosi scudo con il corpo di un cavaliere morto.
Alys gli urlò qualcosa; spinse via il cavallo ed andò verso di lui.
Avrebbe affrontato da sola l'enorme bestia.
Jacob iniziò a tremare; una creatura gli passò accanto sfiorandolo con un'arma contundente.
Non lo prese per qualche centimetro.
"Cazzo! Cazzo! Qui si mette male!! Per fortuna che è solo un sogno!" Disse.
Alan si rialzò ed insieme ad Alys attaccarono l'enorme mostro da due parti colpendolo col le spade.
Il mostrò vacillò; così i due insistettero ancora.
Altri colpi ed il mostro cadde pesante per terra.
La battaglia parve sfumare dopo quel furioso combattimento con quella creatura superiore.
Molti cavalieri si avvicinarono alla principessa; ma lei non si curò di loro.
Stava osservando altrove.
Stava guardando Jacob con gli occhi sbarrati.
Poi gli intimò qualcosa ma Jacob non comprese.
La vide correre verso di lui; il rumore della battaglia era ancora insopportabile.
Jacob si guardò intorno ma non riuscì a comprendere cosa stava succedendo.
Vide solo sua figlia avvinghiarsi a lui;
poi vide la spada di una creatura malefica loro vicina, conficcarsi da parte a parte nella spalla della ragazza.
Alys Urlò.
Un urlo straziante che echeggiò in tutta la valle ed oltre le terre perse.
Jacob osservò al scena impietrito.
Il sangue uscì a fiotti dalla ragazza colpendo nel viso anche il padre.
Si udirono delle voci; moltissime voci provenire dagli altri cavalieri verso la principessa.
Poi Tutto svanì.
Jacob ansimò! Tossì! Ebbe un forte fremito e si svegliò a casa sua toccandosi il volto.
Era madido di sudore.
Dietro di Lui Siria lo guardava allibita.
Poi sbiancò.
Vide tra le braccia di Jacob la loro figlioletta sanguinare copiosamente da una spalla.
"Mio Dio! Jacob! Che hai fatto? Che hai fatto?" Chiese urlando.
"Cosa? Io? Cosa? Non so?" Rispose confuso.
Poi notò che la bambina aveva un enorme taglio sulla spalla.
"Presto Siria! Chiama aiuto! Presto!" Gli disse; ma la donna non si mosse.
Jacob allora comprese.
Bastarono pochi secondi prima di riprendere visione della loro vita e telefonare lui stesso all'ospedale;
comprese che quella ferita alla spalla della bambina non era altro che la conseguenza di quel ultimo combattimento quando Alys ragazza era stata trafitta da quella creatura malefica nel sogno.
Jacob ebbe chiara tutta la situazione passata e comprese per tutte le volte che Alys si svegliava insanguinata.
"Stava combattendo nel sogno!" Disse.
"Cosa cazzo stai dicendo?" Gli urlò piangente Siria.
" Sei pazzo! Tu sei pazzo! Perché hai ferito nostra figlia? Perché? Maledetto! Perché?"
(Quattordicesima)
Jacob e Siria portarono la bambina all'ospedale; dei medici si presero subito cura di lei.
La ferita alla spalla pareva profonda e durante il viaggio in macchina Alys delirava di continuo il nome del male più temuto: Abdia.
Sussurrava che lui sapeva; che si stava preparando per la grande battaglia; che era fiero di ciò che la bambina stessa aveva fatto.
Siria non diede peso a quelle strane parole e Jacob era troppo impegnato a litigare con la moglie ed a guidare per ascoltare quei lievi sussurri.
Attesero in una saletta per mezzora; dopo che un medico di turno disse loro, aggiornandoli della situazione, che era abbastanza grave.
Il dottore chiese in che modo si fosse ferita così e i due titubarono non poco; prima che Jacob affermò che la bambina era caduta sopra un coltello molto tagliente.
Il dottore rimase inizialmente stupito di quella spiegazione; anche perché la ferita causata da un'arma decisamente più grande di un coltello normale; ma credettero, che la prese per buona.
"Ti giuro che se questa volta Alys non ce la fa io ti uccido!" Disse amaramente Siria
Jacob cercò, anche durante tutto il tragitto, di spiegare alla moglie le vere motivazioni di quella ferita.
Disse lei che aveva capito la radice dei mali della bambina; raccontò con non poche difficoltà; dato che Siria pareva non volerlo ascoltare, intimandogli contro avvocati su avvocati ed il divorzio.
Jacob si aggrappò fortemente sulle sue ragioni ed insistette sul fatto che, anche tante volte prima,
Alys aveva sanguinato senza apparente motivo mentre stava dormendo e non si riteneva la causa; ne minimamente aveva usato qualcosa per ferirla.
Riteneva inoltre che;
finché Siria non si fosse calmata ed avesse riflettuto con calma la situazione.
C'erano già state altre volte diverse ferite, che sbucavano dal niente, sul corpo della bambina, per poi scomparire dopo qualche ora; e se non avesse ponderato bene questo; non sarebbero mai venuti a capo insieme di una situazione quanto mai paradossale.
"Te lo ripeto Siria! Ed ascoltami bene senza urlare!" Gli disse.
"Tu sei malato! Tu e quel tuo amico trovato al bar Fromm! Siete malati!" Urlò.
"Non vuoi capire! Stai tranquilla! Alys guarirà velocemente perché è già successo e tu lo sai!" Continuò.
"È vero! Ma una ferita così profonda non l'ha mai sostenuta!" Disse piangendo.
"È colpa mia comunque! Dato che stavo per essere trafitto io nel sogno! E Alys si è interposta al colpo di un Necro non so come si chiamavano, non ricordo.!" Sospirò.
"Ma ti immagini? Ti rendi conto di cosa stai dicendo Jacob? Avete perso la testa! Non esistono sogni come mi racconti te dove.. dove la nostra bambina è una principessa e.. e... ah!! Non so neanche perché ti rispondo!" Sbuffò.
"Esistono eccome! E ci devi credere! Che motivo avrei per mentire? Siria?" Chiese.
"Motivi? Tanti! Prima di tutto vuoi dare una spiegazione razionale a ciò che succede al suo corpo! Ma non può derivare da un sogno! Non può! Tu hai visto troppi film! Credimi!" Scosse la testa.
"Lascia perdere! Non potrai mai credere se non vedi! Anche io all'inizio ero confuso, impaurito! Non comprendevo lo stato delle cose.!" Si fermò.
"Ma quale stato delle cose! Sii razionale Jacob! Per favore!" Poi passeggiò velocemente verso il corridoio in attesa di notizie.
Jacob si mise a sedere.
"Sono convinto che Alys guarirà! Verrà un dottore a dircelo! Lo so!" Concluse.
"Non so più cosa dirti! Davvero! E chi sarebbe questo Abdia allora?" Gli chiese minacciosa.
"Come fai a sapere che si chiama così? Te l'ha detto Alys?" Chiese.
"No! Stava delirando quando eravamo in macchina! L'ho sentita io!" Disse.
"Cosa ha detto di Abdia! Dimmelo!" Urlò spaventato.
"Stai calmo! Sei pazzo! Sei pazzo!!" Siria si sporse per vedere se arrivava qualcuno.
"Ok! Siria! Ok! Calmiamoci. Ti prego Calmiamoci!"
Un dottore uscì da una stanza vicino alla sala ed andò incontro ai due genitori con aria molto preoccupata.
Jacob si alzò dalla sedia con le lacrime agli occhi.
Siria lo prevalse e si mise davanti al dottore.
"Siete i genitori di Alys giusto?" Chiese.
I due annuirono.
"Che dire! È strano! La ferita era profonda! Ma come se l'è fatta?" Chiese.
"Dottore la prego? Come sta Alys?" Chiese Siria.
Il dottore abbassò la testa.
"Dottore?"
"Alys è completamente guarita! Io non riesco a capire come sia successo.
Sanguinava a fiotti.
Era grave! Molto grave.
L'abbiamo portata in sala operazione e poi,
e poi qualcosa nella sua spalla è cambiato.
Il sangue è sparito; non so spiegarvi.
È incredibile! Un miracolo! Non so neanche io come definirlo. È già successo? Siate sinceri?" Chiese apertamente.
Jacob guardò Siria, poi parlò.
"No! È la prima volta! Allora sta bene?" Chiese.
"È di la che vi aspetta! Si è già vestita." Disse ancora.
"Vestita! Già!" Sorrise Jacob.
"Che dire Dottore! La ringraziamo! Forse la ferita non era quello che sembrava.!"
"Sicuri che non gli è mai successo vero? Un caso del genere andrebbe studiato!" Ammise sorpreso.
"No! Mai!" Disse Siria.
"Possiamo andare vero?" Chiese ancora al medico.
"Certo! Vi sta aspettando! Era felice! Strana bambina la vostra! Non piangeva ne urlava! Era come se per lei un taglio del genere fosse una cosa normale e poi "Puff" Sparito!" Sottolineò
"Credo che esista Un Dio che ha voluto salvare nostra figlia; Un Dio Buono e coraggioso! " Sussurrò Siria al dottore piangendo.
Il dottore alzò le spalle e li condusse dalla bambina.
Siria guardò Jacob.
"Ha detto che lui sa!" Gli disse.
"Cosa Siria? Cosa?" Chiese Jacob che non aveva compreso.
"Abdia sa del tuo arrivo!" Disse.
"Lui lo sa?"
"Si! Così ha detto! Ma credimi, non vi starò ad ascoltare un minuto di più! " Ed entrò nella sala dove stava la bambina.
Jacob attese fuori.
L'unico pensiero adesso era quella frase che risuonava nella sua testa come una campana stonata.
"Lui Sa!
Lui sa!
Lui Sa!
(Quindicesima)
(Due settimane dopo)
Era passato molto tempo da quando Jacob aveva smesso di sognare insieme ad Alys;
la bambina pareva stesse meglio dopo il grave incidente che le era accaduto.
Di par suo Jacob non aveva insistito più di tanto ne con Alys per provare di nuovo ad entrare in quei suoi strani mondi; ne con sua Moglie Siria; a convincerla che tutto quello era necessario per la bambina ; in quanto contraria fortemente a ciò che Jacob e Fromm Stavano facendo.
Per questo Jacob ogni santo giorno tornava in quel bar, dove tempo addietro aveva incontrato quello strano individuo, poi rivelatosi
il consigliere di Alys nel sogno.
Jacob stentava a credere a tutto quello che gli era successo;
mille dubbi lo tormentavano ogni minuto della sua esistenza.
Chi era Abdia?
Perché Alys aveva costruito un mondo così dettagliato e continuo?
Come ci stava riuscendo?
Inoltre Jacob si ricordava che sua figlia doveva sposarsi il giorno dopo l'incidente;
lo sapeva e si rammaricava di non aver essere stato presente alla cerimonia.
Nel sogno, quattordici giorni fa, ormai.
Da quello che aveva capito Jacob però, i sogni si muovevano discordanti dal tempo reale dove Alys era solo una bambina; così non sapeva cosa sarebbe potuto essere successo dal matrimonio ad ora.
Sapeva solo che Alys ultimamente non faceva brutti sogni; ne si risvegliava sanguinante.
Il che significava solo una cosa: non stava combattendo.
Che Abdia, quella terribile creatura di cui nessuno mai aveva visto forma,
fosse sparita per sempre?
Ne dubitava.
Jacob se ne stava li, sul tavolino destro in fondo alla sala di quel bar;
Era il quindicesimo giorno come tanti;
quando con grande felicità vide finalmente avvicinarsi la persona così tanto attesa;
suo amico nella vita reale, consigliere di sua figlia nel sogno, oppure in quel mondo la.
Jordan Mereniac Fromm
Fromm sorrise a Jacob e l'abbracciò.
"Ma quanto tempo! Fromm! Quanto!" Gli disse.
Fromm gli fece come un inchino; alcuni del bar risero.
"Qui non è il caso e poi non sono il tuo Re! Siamo amici!" Disse Jacob.
"Ma certo amici! Mio caro! Amici! Come stai?" Chiese Fromm raggiante.
"Io bene! Ma come ben sai Alys ha avuto un grave incidente dopo il conflitto!" Continuò.
"Si lo so! Anzi ci sono cose che devo raccontarti!" Disse Fromm
"Come mai ci hai messo tanto? Mi dispiace per Alys! Si sarà sposata immagino! Era felice? E poi perché non mi hai detto che tu insomma eri come lei? La conoscevi già!" Domandò a raffica talmente incuriosito.
Fromm sorrise e chiese perdono.
Disse a Jacob che non poteva assolutamente rivelare ciò che era in quello stato di realtà.
Doveva essere Jacob a comprendere la situazione da solo.
Poi tutto sarebbe stato più chiaro e modo di confronto.
"Ma spiegami come fai? Come Fai Fromm ad essere qua? Cosa sei?" Domandò
"Caro Jacob! Con calma ti spiegherò! Siediti!" Gli disse.
Jacob si sedette di nuovo e Fromm prese una sedia e gli si mise di fronte.
"Vuoi qualcosa da bere Fromm?"
"No grazie! Ascolta! Prima di tutto sono contento che la tua Alys sia guarita! La nostra principessa è bene che tu sappia non si è sposata!" Si fermò.
Jacob ebbe un sussulto.
"Non si è sposata? Colpa mia vero?" Dio sta ancora male? Chiese.
"No! La ferita era abbastanza grave! Abbiamo solo rimandato il matrimonio; ma tranquillo ora è guarita.
Guarisce sempre presto.
E poi è stata lei che ha deciso! Voleva fortemente che ci fossi anche te; ora che hai capito come fare.
Per fortuna sono state due settimane di pace e tranquillità.
Abdia non si è fatto vedere!" Disse allegro.
"Da quello che mi avete spiegato, lui mai si è fatto vedere!" Chiese Jacob
"Scusa, mi sono spiegato male! Non ha mandato nessuna creatura a combatterci contro! Come se..." Si fermò guardandosi intorno.
"Come se?"
"Come se volesse aspettare il momento giusto! Eppure sarebbe stato facile per lui così cattivo e potente, mandare tutto il suo esercito malefico verso il castello, sapendo che Alys era ferita e più debole del solito.
Si fermò e bevve un po' di birra dal boccale di Jacob.
"Vero! Hai ragione! Alys quindici giorni fa mentre la portavo all'ospedale ha sussurrato delle parole!"
"Quali parole Jacob? Che ha detto?" Chiese insospettito Fromm.
"Lui lo sa! Lui lo sa! E credo si riferisse ad Abdia!"
"Umm! Fammi indovinare! Abdia sa che tu sei dentro il sogno?" Chiese quasi sicuro della risposta affermativa.
"Credo di si Fromm! Ma voi mi dovete spiegare! Si, io ho vissuto! Ma in fondo stavo sognando!" Disse.
"Già e tua figlia nel suo mondo è stata trafitta da una spada; e tua figlia in questo mondo ha sanguinato! Non si tratta proprio di un sogno come lo definite voi!" Disse a bassa voce.
"Ed allora che cosa è se non un sogno Fromm? E tu come diavolo fai a venire qua? Stai sognando adesso?" Chiese.
"Bravo! Hai capito! Alys mi ha insegnato a farlo.
Ma non te l'ho già detto?" Domandò un po stizzito.
"Non mi ricordo Fromm! Non mi ricordo! Fammi capire; Alys la vostra Alys!" disse.
"La tua Alys e la nostra principessa! Mi ha insegnato a venire qua! Come lei ogni volta viene da noi!" Sospirò.
"Che c'è? Fromm?"
"Temo per la sua vita! Io sono il suo consigliere e certe volte la vedo troppo testarda!"
"Che intendi?"
"Intendo che vuole affrontare Abdia!" Disse.
"Da sola?" Chiese Jacob impaurito.
"Si!" Lei crede che sia l'unica che possa sconfiggerlo; in quanto teme che possa distruggere tutto ciò che lei stessa ha creato!"
"Ecco Fromm! Ecco! Ma te come ti poni di fronte a questo ragionamento? Lei vi ha creato! Siete un sogno! Non siete reali!" Gli disse.
Fromm scosse la testa.
"Punti di vista Jacob! Punti di vista! Io mi sento reale quanto te! Guarda! Dammi un pizzicotto! Sono di carne ed ossa." Sorrise.
"Ma dai! Forse stai sognando d'esserlo!" Esclamò Jacob.
"Facciamoci le domande giuste! E le giuste riflessioni su come affrontare questo male che pare si stia allargando verso le nostre terre!" Annunciò.
"Ma Fromm!"
"Jacob! Ascolta! Non sempre ogni cosa deve avere una spiegazione logica!
Se esistiamo in questo modo esistiamo! Cerchiamo adesso di sopravvivere e di difendere il regno che Alys ha costruito!" Disse e poi bevve un altro sorso dal boccale della birra di Jacob
"Ok! Ma smetti di fregarmi la birra! Te l'offro io! È usanza qui sai?" Gli disse sorridendo.
"O beh! Da noi è usanza fregare le birre degli altri!" Rispose Divertito Fromm.
Jacob lo guardò fisso negli occhi e poi si misero a ridere.
"Tornerò presto Fromm! Te lo prometto! Ho fatto molte cose in questi giorni! Ma non ho voluto forzare la mano in famiglia! Sai, con Siria siamo sul punto di guerra!"
"Una tua guerra privata anche qui eh?" Sottolineò l'ometto.
"Si! Lei non riesce a capire cosa cerco di fare!" Disse preoccupato Jacob.
"L'importante è che tu capisca veramente cosa fare per tua figlia; poi capirà anche lei!"
"Come lo sai Fromm?" Chiese allibito Jacob.
"Sono un gran consigliere non ricordi?"
(sedicesima)
(Due giorni dopo)
Sera
Alys giocava con Toby che per l'occasione era salito in camera;
il cane le saltò allegramente addosso leccandole il collo.
Alys si mise a ridere.
Poi con un orecchio attento cercò di ascoltare i suoi genitori di sotto che stavano parlando.
Li udì salire le scale.
Siria entrò per prima nella stanza della bambina;
Diede un'occhiataccia al cane che scodinzolando uscì per scendere di sotto dove aveva la cuccia.
"Amore! È tardi! Devi andare a letto!" Le disse.
Jacob si sporse dopo qualche secondo; diede un'occhiata veloce alla bambina e dopo aver sorriso, andò verso camera sua.
"Io vado a letto! Sono sfinito!" Disse loro.
Siria non si voltò. Aiutò Alys a rimboccarsi le coperte; le diede un bacio sulla fronte e le disse:
"Cerca di non fare brutti sogni eh? Amore mio!"
"Tranquilla mamma! Tranquilla! C'è di peggio nella vita!" Rispose.
A Jacob, che aveva ascoltato tutto pur essendo nell'altra stanza,
scappò da ridere; ma si mise una mano sulla bocca.
Poi qualcosa squillò.
Jacob si voltò verso la sua giacca pensando che fosse il suo telefono.
Ma il suono veniva dalla camera di Alys.
"Che succede? È il tuo Siria?" Le chiese.
"Si! Il cerca persone! Cavolo! No! Un mio paziente ha avuto un crollo!"
"Ma sono le nove!" Disse Jacob quasi stupidamente.
Siria entrò in camera e dopo averlo osservato gli disse:
"Che c'entra? Lo sai il mio lavoro non ha orari!"
"Ed allora? Che fai?" Chiese Jacob.
"Devo andare allo studio! Dice di darsi fuoco se non mi vede!" Rispose spazientita.
"O cavolo! Allora deve essere grave!" Disse.
"Abbastanza direi! Questo ragazzo mi fa impazzire! Torno presto! Ho già messo a letto Alys!" Pronunciò.
Siria prese la giacca, poi la borsa e le chiavi; scese le scale di gran fretta ed uscì.
Jacob si appoggiò nel letto stanco.
Il sonno venne immediato a bussargli alla porta; quando la vocina di sua figlia lo fece sbalzare in piedi.
"Alys? Che c'è? Che succede?" Le chiese.
La bambina non rispose; così Jacob uscì dalla stanza ed andò verso di lei.
La vide li, in piedi sul letto tremante.
"Amore che cosa hai? Di nuovo gli incubi?"
"Credo sia ora!" Rispose.
"Ora per cosa?" Disse parzialmente stupito.
"Dai! Jacob! È ora!" Disse la bambina.
Jacob ebbe un brivido. Mai l'aveva chiamato Così.
Con il suo nome direttamente.
Si avvicinò a lei e la prese in braccio levandola dal letto.
"Che devo fare? Dimmelo? Cosa?" Chiese impaurito.
"Leggimi un libro!" Rispose divertita.
"E poi vedo che tu hai molto sonno e mamma non c'è" Continuò.
"Non vorrai?" La fermò subito.
"Ti prego Jacob! Ti prego!" E chiuse le sue piccole mani in segno di preghiera verso il padre.
"Ma lo sai che non voglio più rischiare che ti faccia male vero?"
"Mi farà male lo stesso!" Lo guardò pungolandolo.
Jacob si alzò dopo qualche istante e corse verso la libreria.
"Un horror?" Le chiese.
"Si! Mi stimola il sonno e pure a te!" Rispose di tutto punto.
"Lo sai che se succede ancora, io rischio il divorzio vero?"
"Padre mio carino; lo sai che se non lo facciamo succedere io rischio di morire? Vero?"
Jacob sbiancò; quelle parole lo convinsero ad aprire il libro ed iniziare a leggere.
La bambina si avvicinò a lui; si mise una vestaglia e si sedette sulle sue gambe.
La storia iniziò ad essere raccontata.
Ma non successe niente.
Jacob leggeva e Alys ascoltava.
I loro occhi erano sempre aperti.
Dieci minuti dopo Jacob chiuse il libro.
"Non ci riesco amore! Non ci riesco! Ho paura!" Gli disse.
"Stai tranquillo dai! Concentrati! Ce la puoi fare! Hai sonno! Ce la puoi fare." Finì.
Allora Jacob riprese in mano il libro e continuò a leggere; le parole scorsero come un fiume per altri minuti;
poi proprio quando Jacob stava per chiudere il libro perché niente accadeva,
alzò gli occhi e vide la sua Alys grande che lo ascoltava con interesse.
"Jacob! Padre mio caro! Interessante questo libro che mi hai portato dall'aldilà!" Gli disse.
Jacob inizialmente non si rese conto in che camera erano.
Non più la cameretta della bambina; ma una lussuosa stanza da letto nel castello.
La stanza dove Alys principessa dormiva.
"Visto? Ce l'hai fatta Padre!" Gli disse abbracciandolo.
A Jacob venne da piangere. Baciò sua figlia grande sulla guancia; poi le chiese come stava la sua ferita.
Alys gli mostrò la ferita che ormai si era rimarginata.
"Ormai guarita! Anche perché oggi mi sposo! "
"Oggi?" Urlò raggiante Jacob.
"Allora ce l'ho fatta! Abbiamo scelto bene i tempi!" Disse ancora.
"Te l'avevo detto che era il momento! E poi me lo avevi promesso." Concluse la ragazza mentre entrò nella camera Il suo giovane e futuro sposo con accanto Fromm.
"Amici!"
I due si avvicinarono a Jacob e l'abbracciarono.
"Benvenuto!" Gli disse Fromm
"Bentornato papà! Bentornato! Sono felice tu possa presenziare a questa unione!" Marcò Alan
"Scusate il ritardo!" Disse Jacob
"Nessun problema! La cerimonia inizia tra venti minuti!" Sorrise Fromm
"Ma tu non dovresti "non" vedere lo sposo?" Chiese ad Alys
"Lascia perdere le tradizioni terrene! Qui si fa a modo mio!" Si alzò e diede un bacio ad Alan.
"Mi è stato così vicino quando ero ferita! Lui mi ama davvero!" Gli disse.
"Si lo so! Che ti ama! Anche io ti amo figlia mia!" Rispose Jacob
"Sei qui! Lo vedo! Dai! Devo vestirmi! Vi prego di uscire tutti! Forza!"
I tre uomini uscirono;
Alan prese un'altra direzione; lo sposo anche lui doveva prepararsi.
Fromm condusse Jacob nel giardino del castello; addobbato a dovere per la grande festa.
Migliaia di persone erano li in attesa di quel giorno.
"Ma è meraviglioso! Come avete fatto? " Chiese Jacob.
"Merito di tua figlia! Ha invettiva per tutto! Credo che nella vita di la debba fare.. "si fermò.
"Che c'è Fromm?" Chiese Jacob
"Niente! Mi era parso di udire qualcosa! Non è niente! Sono un po nervoso anche io! Sono anni che si parla di questa unione e finalmente ora che sei qui possiamo procedere!"
"Aspettavate me? Ma non erano pochi giorni?
"Anni, giorni! Che importa! Ora ci sei. Vieni di la con me! C'è qualcosa che devi indossare per l'evenienza!"
"Immagino che questo vestito non sia consono giusto?" Disse divertito Jacob.
"No! Poteva andare; ma tua figlia ti ha fatto questo!"
"Wow! L'ha fatto lei?" Chiese allibito il padre della ragazza.
"Con le sue mani! Diciamo che l'ha creato lei!" Rispose.
"Ma è bellissimo! È così, così particolare!"
"Per il padre della sposa! Ovvio!"
"Sicuro che non è troppo particolare per una cerimonia di nozze?" Chiese Jacob.
"Ah! Ah! Temi d'essere strano con questo miscuglio di colori?" Nessuno lo noterà più di tanto! Sai qui la moda non è che sia un fattore esistenziale!"
"Ok! Mi fido! Lo indosso subito!"
(diciassettesima)
Un matrimonio bellissimo.
Jacob ancora non se ne capacitava.
Se ne stava seduto alla tavola della sposa ed osservava sua figlia, raggiante con quel bellissimo vestito bianco, salutare in qua e in la i tanti ospiti.
Alan era accanto a lei e la stringeva forte a se.
Una cerimonia incredibile dove Jacob, quasi incredulo d'accompagnare sua figlia così grande, verso un altare d'una scompostezza atroce tra il moderno e l'antico, ma tendenzialmente originale; era rimasto basito dalle dimensioni di quella cattedrale.
Gli ricordava molto un libro che aveva letto anni or sono:
"I pilastri della terra"
Dentro quella enorme cattedrale; più di centomila persone, tra il silenzio e l'immensa euforia avevano seguito i due ragazzi unirsi con incredibile emozione ed enfasi.
A Jacob gli era scesa pure una lacrimuccia quando sua figlia aveva pronunziato quelle parole fatidiche.
"Si lo voglio! Ti voglio per sempre! Alan!"
E poi i suoni, le canzoni, i cori; tutto incredibilmente bello.
Jacob pensava che sarebbe stato meraviglioso che anche sua moglie Siria, avesse partecipato all'evento.
Forse avrebbe capito; forse avrebbero risolto i loro problemi in un sorriso solo.
In un attimo.
Ma lei non era li. Lei non poteva. Lei non capiva.
Jacob venne scosso da un ragazzo che gli versò qualcosa addosso, poi corse lontano, scusandosi.
Si guardò ancora attorno, sperando che quella festa durasse ancora a lungo; che non si risvegliasse mai.
E poi vedere la sua Alys, la Alys di quel mondo già grande e sposata; dava lui un'immensa gioia e tenerezza.
Fromm si sedette accanto a Jacob e gli offrì un bicchiere di vino.
"Visto che roba eh?" Gli disse.
"Favoloso Fromm! Favoloso!" Rispose entusiasta Jacob.
Poi si misero a tavola composti ed attesero le pietanze che, scaltri giovanotti, iniziarono a distribuire agli innumerevoli tavoli;
dove persone agiate e meno condividevano il pranzo luculliano, senza particolari problematiche di stirpe o di lignaggio.
"Sembra una immensa festa popolare dell'aldilà! Vero Fromm?" Chiese allegro Jacob.
Ma Fromm parve assente.
"Che c'è ora? Problemi?" Chiese insospettito il padre della ragazza.
"Shhh! Jacob! Shhh! Ancora quei rumori!" Disse.
"Che rumori? "
"Non so! Non capisco! Non li abbiamo mai sentiti prima!" Disse ancora.
"Mi devo preoccupare Fromm? No dimmelo!"
"Ascolta! Ascolta attentamente! Togli la testa dalla festa; dai rumori, dalle strilla; ed ascolta!" Gli intimò.
Fu allora che Jacob cercò di estraniarsi da quell'enorme baraonda festante di persone.
Ed ascoltò.
I suoi occhi si dilatarono dalla paura.
"No!" Disse.
"Li senti anche te?" Chiese Fromm
"Sbaglio oppure il terreno sta vibrando?"
"Si!"
"Sono zoccoli! Vero?"
"Milioni di zoccoli! Jacob! Milioni! Bisogna che lo dica ad Alys!" E si alzò dal tavolo di corsa, andando a cercare la principessa.
"O no! No! Ci stanno attaccando! Proprio ora No!" latrò Jacob che vide Fromm parlare in modo ravvicinato alla sua Alys, che l'ascoltava.
Poi la principessa fece un gesto e tutto quel brusio improvvisamente cessò.
Andò verso la parte superiore di quella enorme stanza ed iniziò a parlare.
"Mio popolo! Amici miei! Purtroppo in questo momento felice, le forze del male hanno deciso di attaccarci in massa!"
La folla di gente iniziò a blaterale parole sconnesse e confusionarie.
Alys fece un gesto per rimetterli all'ordine.
"Silenzio! Per favore! Silenzio!"
"Abdia! Io lo percepisco! Ha deciso di utilizzare ogni parte del suo potere, delle sue forze, il suo completo impero per distruggerci!"
Si fermò.
"Ma noi non lo permetteremo!" Concluse.
Un ovazione fece tremare il terreno della sala.
"Prepariamoci ad affrontare la battaglia più difficile ci sia mai capitata! Voglio tutti gli uomini ed i cavalieri con me sulla piana tra mezzora.
Alan dirigerà le truppe.
Jacob tentò di dire qualcosa ma Alys lo percepì e gli fece un segno d'attesa.
"Stavolta miei cari amici, sarà un nuovo inizio oppure
la nostra fine!"
12345678910111213141516171819202122232425262728