Sgranocchia la noce, bambino, ascolta il suo sapore.
Come miele ti entra tra i denti e non se ne vuole andare.
Non apparirà mai come una mandorla pelata, bianca e liscia.
Rugosi, scuri e irregolari sono il suo aspetto e la sua vita.
Il suo sapore ti rimane dentro, con un residuo di amaro, che offusca il primo assaggio.
Lei è come un panorama di montagna che scopre i suoi colori solo se illuminato dal sole, dopo il temporale.
Nata in un guscio dai pori serrati, anela il respiro.
Uno schiaccianoci sapiente rompe la scorza legnosa e libera il frutto.
Lo rinchiude nel guscio di plastica riciclata, senza luce né calore.
Negli anni della neve sui capelli, il frutto rinsecchito trova una incrinatura e scappa. Si rifugia nel terreno di lettere e suoni.
Respira brezza di primavera, si lascia cullare dai sogni di bambina.
Ridono gli occhi innocenti di chi ascolta.
La noce accarezza con le parole.