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Il cuore del corvo-fine
"Come sarebbe a dire che vuoi venderla? Non puoi! Non mi rimarrà più nulla di lui!"
"Se non è qui con me.. per me è già il nulla"
Mia madre non mi aveva guardata nemmeno in faccia. La sua voce era atona, il corpo abbandonato contro la parete bianca della cucina.
"Mamma, ti prego.."
Alzò una mano.
"Non dirlo.. non mi chiamare.. mamma.. non voglio"
Restai immobile, troppo scioccata per reagire.
Lei mi trapassò con occhi gelidi. Non riuscii a sostenere lo sguardo e abbassai il capo, poi la rabbia prese il sopravvento.
Mi avvicinai decisa, e la fronteggiai a pochi centimetri di distanza, fissandola con odio.
"Avrei voluto che fossi morta tu al suo posto"
Non aspettai una sua replica. Afferrai la giacca, uscii di casa, e richiusi la porta alle mie spalle con una violenza inaudita.
Mio padre era morto, mia madre l'ombra di se stessa, ed io stavo per sbriciolarmi. Ero sola nel buio.
Udii un suono forte e veloce. Vidi una piccola luce venirmi incontro. Il rumore si faceva sempre più limpido.
Ora riuscivo a percepire due suoni diversi, uno più potente, l'altro appena più ovattato. Era il battito di un cuore, la vita.
Sentii il mio corpo riscaldarsi e aprii piano gli occhi.
"Alex"
Sentii le sue dita fredde accarezzarmi il viso.
"I fuochi d'artificio sono appena finiti.. non so come tu abbia fatto ad addormentarti, ma mi sembrava stessi facendo un incubo, quindi ho provato a svegliarti"
Mi teneva abbracciata, il mio viso era poggiato sul suo petto. I battiti di entrambi stavano accelerando.
Tentò di sciogliere l'abbraccio, ma io non accennai a spostarmi.
"Irene, tutto a posto?"
"Sì, solo.. voglio sentirti ancora un po'.. voglio imprimere nel mio cervello il rumore della tua vita che s'intreccia alla mia"
Perse un battito. Rise, e cinse le mie spalle con le braccia.
Mi sentivo al sicuro in quella nicchia di luce, protetta da quell'incubo che mi ricordava un'azione spregevole contro l'unica famiglia che mi era rimasta.
Quando ti viene tolto quello che ami, sei capace di sopportare il vuoto che ti resta?
Ora, stretta in quelle braccia forti ma delicate, con il ritmo del suo cuore che mi riscaldava le membra, la capii, e mi maledissi per non averla aiutata ad uscire dal baratro.
"Alex.. io.."
Mi accarezzò i capelli con le mani diafane. Aveva percepito la mia inquietudine.
"Vai a cercarla.. io non scappo.. e poi devo ancora ridarti le valigie.. che ho dovuto trasportare dopo il tuo svenimento"
Risi, e sollevai piano il viso, fino a perdermi in quei due pozzi neri.
Unì la sua fronte alla mia. Sentii il suo respiro sulla mia pelle, e mi beai del calore di quel contatto.
Si mosse appena e catturò le mie labbra in un bacio. Il tempo si fermò. Il mio corpo diventò sabbia, sentii il suo sapore e il suo profumo travolgere i miei sensi.
Mi accarezzò ancora il volto.
"Vai, o non sarò più capace di lasciarti andar via"
Annuii ancora un po' inebetita e mi allontanai, voltandomi ogni tanto verso quel ragazzo la cui figura, da lontano, somigliava sempre più a quella di un corvo pronto a spiccare il volo.
La città era un calderone di colori, odori e rumori. Le strade erano affollate: i bambini correvano, gli adulti chiacchieravano e i venditori urlavano. Tutto era pervaso dalla gioia.
Da bambina aiutavo mia madre con lo stand di fiori, in fondo alla via principale, poi quando tutti andavano a casa, mio padre mi portava alla baia a guardare il cielo. La mamma ci raggiungeva con i sacchi a pelo, ma era troppo stanca, e crollava quasi subito.
Papà le accarezzava i capelli e diceva che, a furia di guardare le stelle, una era caduta sulla terra e lui le aveva promesso che l'avrebbe resa felice.
Quando gli chiedevo dove fosse, lui indicava la mamma, e io mettevo il broncio perché non gli credevo.
Ora guardavo quella stessa via, come se fosse stata il mio tesoro più prezioso.
Mio padre era davvero ovunque io mi fossi ricordata di lui.
Arrivai in fondo al viale di corsa.
Gettai lo sguardo sui banchetti sparsi qua e là, e la vidi. Era spenta, triste e stanca.
Deglutii. Avevo paura che non mi avesse perdonato tutto il male che le avevo fatto.
Chiusi gli occhi per trovare il coraggio.
Era con me. Il cuore del Corvo batteva prepotentemente nella mia mente, si attaccava come edera al mio essere, pronto per accompagnarmi in quell'ardua prova.
Sentii le braccia e le gambe tornare salde, il nodo alla gola sciogliersi, le lacrime sgorgare, finalmente libere.
Gridai come non avevo mai fatto.
"Mamma!! Ti prego.. perdonami! "
Solo in quel momento la guardai.
Le labbra le tremavano, gli occhi erano sgranati e lucidi di commozione, violenti sussulti la scuotevano.
Tese il braccio e si lasciò cadere in ginocchio.
Le corsi incontro gettandole le braccia al collo.
Mi tirò a se e singhiozzò.
"La mia.. la mia.. bambina.. è tornata.. da me.. a casa"
Una brezza leggera ci sfiorò, portando con se il profumo intenso di quei fiori bianchi che ci legavano ad un unico ricordo.
Mi sembrò quasi di sentirlo accanto a noi, mio padre, che cercava di consolare il nostro pianto.
Eravamo di nuovo insieme, non l'avrei lasciata sola nell'oscurità, mai più.
Tornai al cottage il giorno dopo. Un uomo, che mi disse essere un inserviente, mi ridiede le mie cose comunicandomi che Alex era partito la mattina presto.
Non realizzai immediatamente ciò che mi stava dicendo, accennai un assenso col capo, afferrai la valigia, e tornai sui miei passi.
Cercai il cellulare e digitai il numero della mia povera amica, che non sapeva che fine avessi fatto.
"Pronto?"
Inspirai profondamente.
"Emma? Resto in città un po' più del previsto.. credo che dovrai licenziarmi per davvero stavolta.. Ho deciso che continuerò gli studi, magari riesco a diventare una vera scrittrice"
Restò in silenzio per qualche secondo, poi s'infuriò.
"Razza di stupida! Ero spaventata a morte! Ho provato a chiamarti centinaia di volte.. si può sapere che ti è successo? "
"Niente.. ho fatto pace con mia madre, e ho deciso di tornare a casa.. tutto qui"
Attesi che superasse lo shock iniziale, e continuai.
"Emma.. non sono più da sola.. ricomincio da dove ho smesso di vivere due anni fa"
Sospirò.
"Non so se chiamarlo miracolo, o semplicemente buonsenso ma.. bentornata Irene"
"Grazie"
La salutai e terminai la chiamata.
Percorsi la spiaggia, l'orizzonte si stava tingendo di rosso.
Sentii il corpo pesante, come se tutto lo stress accumulato in quei giorni mi avesse raggiunta e schiacciata. I pensieri vagarono tutti nella stessa direzione.
Mi accasciai sulla sabbia tiepida, sottomettendomi a quella improvvisa tristezza.
Era sparito anche lui. Mi sarebbe rimasto ancora una volta solo un ricordo.
Guadai il cielo.
Era attraversato da uno stormo di rondini che già migravano verso luoghi più caldi.
Anche lui era solo di passaggio nella mia vita? Effimero, come un sogno.
Il mio cellulare trillò. Scattai a sedere e lo afferrai.
Il numero che apparve sul display mi era sconosciuto. Sperai con tutte le forze, e risposi.
Le mie aspettative non furono deluse.
"Mi sono preso la libertà di prendere il tuo numero.. ti ho salvato il mio da qualche parte in rubrica.. sono a casa, sistemo alcune cose, e torno fra un paio di giorni"
La sua voce era profonda e sicura. Era deciso a voltare pagina.
"Capisco"
"Tutto qui? Non sembri molto contenta"
Sbuffai.
"Non sono audace come te ad esprimere i miei sentimenti"
Sentii le guance arrossarsi per l'imbarazzo.
Alex ridacchiò.
"Era solo un bacetto innocente!"
"Sai.. temevo mi avessi lasciata anche tu"
Si ammutolì.
"Alex?"
Ero impaziente.
"Credevo che non mi avresti accettato nella tua vita così.. incasinata.. ma mi hai rubato il cuore, già la prima volta che ti ho incontrata.. sotto la pioggia"
Avvampai e sentii le labbra schiudersi in un largo sorriso.
Ne fui felice, non succedeva da tempo.
Improvvisamente un'idea interruppe la mia allegria.
"Il cuore del Corvo.."
"Cosa?"
Mi riscossi dai miei pensieri.
"Niente. Pensavo al titolo da dare al mio romanzo. Ho cominciato a scriverlo proprio quel giorno di primavera.. quando hai iniziato a trascinarmi verso la luce"
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- Finalmente è fatta!! Grazie a tutti coloro che hanno letto la mia prima faticosa storia Spero vi sia piaciuta
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