racconti » Racconti autobiografici » Consola quelle lacrime!
Consola quelle lacrime!
È un giorno di festa e io cammino tranquillo su una strada secondaria dell'anonima periferia di Torino. La desolazione circostante è così perfetta che per un bel po' penso di esserci solo io da quelle parti, ma non è così. Davanti a me c'è un incrocio stradale; là noto una donna sulla cinquantina, una signora come tante. Sta guardando con una strana attenzione verso il marciapiede opposto; dove io però non vedo nulla di particolare. È indecisa se attraversare o andare via; poi la sento dire ad alta voce "Chissà perché sta piangendo?... Va be non importa" e con fare ben deciso fila dritto per i fatti suoi. Mi passa accanto senza degnarmi di uno sguardo.
Arrivato all'incrocio mi accorgo che c'è un altra donna. È vestita di cose povere e abbinate con cattivo gusto. Sulla sessantina. Ha i capelli lunghi e trasandati, il volto distrutto dalla vita. Grassa, con delle gambe molto gonfie. È tanto turbata e cammina di qua e di là. Fa fatica nel muoversi e il suo ciondolare mi ricorda un pinguino. Piange.
Lei mi vede, capisce subito che ho intenzione di avvicinarmi e urla "Quel bastardo mi ha portato via la collana". Mi colpisce il fatto che nonostante la rabbia quel urlo non riesce a essere cattivo. Mi avvicino a lei, il suo tono di voce ora è solo di una donna ferita, completamente privo di aggressività, rancore o altro. Non riesce a smettere di camminare avanti e indietro: mi da l'idea di non sapere nemmeno come bisogna reagire alla situazione, che per lei è molto forte.
Un ragazzo dai pantaloni marroni l'ha scippata di una catenina d'oro che aveva al collo. Ha paura che il marito non gli regalerà più nulla, giorni fa gli sono anche entrati in casa. Ora non ha più preziosi. Nel dirmi queste cose ho la sensazione che ingenuamente cerchi di giustificarmi il suo essere turbata, il suo pianto.
Le sue lacrime sono come quelle di una bambina completamente indifesa ai soprusi. A lei non resta che soffrire ogni volta che qualche stronzo le fa del male. In quelle lacrime vedo una donna umiliata nel su bisogno di decoro, di vanità, di voler essere una Signora come le altre. Vedo l'innocenza di una cosa preziosa negata crudelmente. Ma perché i più deboli devono subire così?
Una donna anziana si affaccia dal primo piano del condominio lì affianco. Il giorno prima anche lei ha subito un aggressione. l'hanno scippata proprio dal portone di casa. Gli hanno portato via la collana. Il ladro e un ragazzo che gira in bici per cercare le sue vittime. È schifosamente da vigliacchi rapinare gli anziani. Ma per questa signora non provo particolare dispiacere. Sicuramente anche lei ha provato l'umiliazione del furto e la rabbia del non potersi difendere. Ma si vede perfettamente che appartiene a una classe sociale media. Una collana d'oro se la può ricomprare, anzi sicuramente ce la già.
Invece la signora davanti a me è una donna a cui la vita non ha dato molto, anzi toglie e lei non ne capisce il perché. E neanche io.
Sento un nodo alla gola e un martello che batte sullo stomaco. Il mio cervello non riesce più a ragionare, non so proprio cosa io possa fare. Gli chiedo se vuole che chiami la polizia. Ma dice di no. Non ha bisogno di un'ambulanza, per fortuna non è caduta quindi non ha né contusioni né ferite.
Come un cretino non so più cos'altro pensare. Finisce che, miseramente, gli dico che mi dispiace, la saluto e me ne vado. Dentro sento un senso di colpa lancinante per un "qualcosa" che non ho fatto. Ma non avevo proprio nessuna idea in testa. Solo un profondo dispiacere alla pancia.
Quando sono ormai lontano da quel incrocio, realizzo che potevo almeno accompagnarla a casa. O che potevo cercare un bar e farle bere qualcosa per tranquillizzarla. Così avrei potuto farle capire che nel mondo non c'è solo chi toglie. Ma me ne sono andato dimostrandole che è una donna sola. Accidenti a me a quando il mio cervello va in tilt.
Entro in una chiesa a parlare faccia a faccia con Dio:
<Consola quelle lacrime! Non ti sto chiedendo di fermare le guerre o di guarire tutte le persone ammalate. Continua pure a fregartene del mondo che tu hai creato. Ma quelle lacrime le devi consolare. Te lo impongo! Maledizione devi far accadere qualcosa di bello a quella donna. Per te è uno sforzo microscopico; una insignificante cosa da poco. Ma sai quanto è importante per quella tua figlia? Significa Dignità. Lei non ne può avere perché gliela rubano, perché è indifesa. Porca miseria: consola quelle lacrime! Fallo! Guarda qua giù per una volta. Guarda quella donna. Consolala!>
Dio mi risponde formulando un pensiero, non mio, in testa:
<La consolerò se tu farai una rinuncia>
Un ricatto morale. La delusione mi entra nel cuore, poi mi prende la rabbia e allora ribatto:
<Non mi piace come ragioni: non fai nulla contro chi ruba, te ne freghi di chi subisce e poi fai pagare il conto a chi vuole aggiustare le cose. Se devi togliere qualcosa a qualcuno togli a quel bastardo che deruba le vecchiette e non a me. Spetta a lui fare il sacrificio. Io non farò nessuna rinuncia perché non è giusto; e se questo ti disturba allora puniscimi, ma non puoi lasciare quella donna così. Consola le sue lacrime. Dalle un po' di Dignità. Consolala e basta!>
Inutile: Lui non mi risponde più.
Esco dalla chiesa e, rancoroso, guardo la vita con le sue regole crudeli che Nostro Signore ci ha donato.
12
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
- Un buon scritto, nulla da eccepire. Anni fa capitò anche a una mia amica, a Genova, fu fortunata, però, proprio mentre stavano per straparle la catenella sopraggiunse una Pantera della polizia e i deliqnuenti fuggironon a mani vuote. Saluti.
- Grazie Augusta. La mia attenzione va proprio su chi non è attrezzato con nessun tipo di farza sui cui far leva e sono socialmente deboli. Non è che spero in Dio, sono certo della sua indolenza, è che in uno sfogo (più o meno sensato) gli chiedo un'eccezione: il pianto di quella donna mi ha veramente toccato.
- scusami pepè.. il racconto è bello e lascia dell'amaro in bocca... ... ma sperare in un dio.. sarà perchè sono agnostica... ognuno di noi deve fare leva sulle proprie forze... nessuno ci aiuta...

Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0