Mi trovo a Milano per una delle mie rare trasferte per la nascita di un mio nipotino ed ero ospite naturalmente di mio figlio in un appartamentino, se cosi lo vogliamo chiamare, cosi composto: da una stanza da letto ed una cucina a soggiorno piu bagno, insomma quello che si può permettere un impiegato a basso stipendio a Milano in un quartiere popolare.-Era di maggio e si sa che in questo periodo incomincia l'afa, ma sempre era una buona giornata assolata, rispetto alla nebbia dell'inverno. Stavo affacciato al balcone e in lontananza sentivo arrivare una musica che si avvicinava sempre più, chiedo a mio figlio se ci fosse una festa nelle vicinanze, abituato come ero alle nostre feste popolari in Sicilia, e mi dice di non saperne alcuna perchè li poi non si usa. Intanto quella fanfara si avvicinava sempre di più ed ero sempre più curioso di sapere di cosa si trattasse. La musica ancora sempre più vicina sembrava suonata da una banda musicale. Incuriosito volevo scendere in strada, ma avrei dovuto attraversare tutto il cortile, non ne ho avuto il tempo perchè la banda girò l'angolo e me la trovai sotto casa. Il pezzo che suonavano era la marcetta <bella ciao="">Quella fanfara era composta da due tzigani di cui, uno con la tromba e l'altro con fisarmonica, questa era la fanfara che sentivo da lontano Appena mi videro smisero di suonare pensando di aver disturbato la quiete di quel pomeriggio afoso, in realtà alcuni avevano protestato se pur timidamente ma a me quella musica non dispiaceva affatto, anzi, con mio figlio apprezzavamo il loro modo di interpretare quel brano da discreti intenditori quali eravamo e godevamo della nostra posizione di spettatori privilegiati da quel balcone. Quando si sono fatti sotto al balcone abbiamo chiesto se avessero mangiato e a gesti abbiamo cercato un 'intesa, anche perchè non parlavano e non capivano bene la nostra lingua. A gesti ci facevano capire che più del pranzo avevano bisogno di scarpe e indumenti, facendoci cenni e additandoci gli indumenti che avevano addosso. Mio figlio si preoccupò subito di cercare nelle sue cose e preparò un paio di scarpe ed una camicia non senza aver messo nel pacchetto dei panini con delle bibite fresche. Scendo giù e gliele consegno ringraziandomi in un italiano stentato tutti contenti delle scarpe e della camicia, ripagandomi con un inchino, io da parte mia con complimenti alla loro bravura. Eravamo commossi da ambo le parti anche se a stento cercavamo di nasconderlo. Salgo nuovamente su e mi riaffaccio al balcone e vedo che provavano quegli indumenti prima l'uno poi l'altro facendomi un ok con le dita, poi riprendono a suonare nuovamente uno la tromba e l'altro la fisarmonica e con la loro fanfara scompaiono dietro l'angolo da dove erano venuti e il suono si allontana lentamente sulle note di <bella ciao="">questo succedeva a MILANO. In quel frangente mi è venuto in mente quando ero ragazzo emigrante anch'io all'estero.