Nel mio cuore sei presente anche se ci separa una spessa coltre di dinieghi e lunghi kilometri.
La tua assenza morde con la voracità d'una vena tagliata, una parola che fischia all'orecchio.
Non posso chiamarti, anima mia.
M'aggrappo all'eco della tua voce nei labirinti bui della memoria, e subito è più dolorosa questa attesa incerta.
Resto ogni notte davanti alla candela, osservo la luce che trema nel terrore che si spenga perché solo tu hai i fiammiferi.
Rammenti la nostra notte, quando stretti e scivolosi di sudore ci cercavamo l'anime sotto la pelle?
Ricordo i tuoi occhi lucidi di una felicità acquosa, un sogno concreto che non svanisce più alla luce dell'alba.
"Poggia- dicesti- la tua stanchezza sul mio petto, e perdonami se non ho altro da offrire."
Ah, angelo, cosa mi manca essendo amato? Mi nutre solo il battito del tuo cuore.
Ti chiesi se potevo rifugiarmi in te. "Sciocco amore mio- sul tuo viso apparve un sorrisetto materno- Sei dentro me da tempo ormai, al caldo, al sicuro."
Sei partita al mattino, proprio come i sogni, sopra un treno che va più veloce del mio sguardo e troppo più lento del mio desiderio.
Sei andata ancora a nasconderti da me.
Vuoto, cammino scalzo sui vetri dell'attesa, il mio cuore non pompa sangue, grida il tuo nome.
La mia sete s'abbevera alle lacrime mentre rifuggo tutte le persone che non sei tu, per nessun altro c'è posto.
Cado in ginocchio su una disperazione rovente e odio, odio tutto il mondo che ci tiene lontani.
Ho promesso, aspetto due persone: o te o la morte.