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Euromissione Parte 1
Mi presento. Mi chiamo Alexander, Alexander Burtosky, ho ventiquattro anni e lavoro come spia nella CIA e questa è la mia storia.
Era il Sabato 27 Maggio 2020 quando mi sono svegliato di soprassalto a causa di una telefonata da parte del generale:
"Agente, agente, si svegli. Deve subito venire: Codice Alpha, ripeto, Codice Alpha. Si sbrighi, non c'è tempo da perdere"
Il Codice Alpha vuol dire Codice d'Emergenza e la fortuna è che era il mio giorno libero. Neanche cinque minuti, solo il tempo di vestirmi e lavarmi, ed ero già uscito. Avevo il cuore a mille mentre prendevo la mia YamaCIA, un motore nero metallizzato con millecinquecento cavalli e ruote magnetiche che potevano sfrecciare ovunque levitando, anche nelle ferrovie e con un massimo di 260 km/h di velocità sono arrivato, superando il traffico, alla centrale della CIA.
Essa è un enorme edificio contornato da un giardino verde, un giardino che sembri appartenere alla reggia di Versailles, e formata da finestre a specchio termosolare grandi quanto una parete. All'edificio sono attaccati altri tre edifici: una stazione per velivoli, come elicotteri, jet, dirigibili, che sembra un areoporto, una palestra per allenarsi ed esrcitarsi per le missioni e un altro edificio per gli aggeggi e i gadget che si sperimentano e si creano, molto utili nelle missioni.
Avevo attraversato quel giardino pieno di erba ben tagliata ed ero giunto dentro l'edificio, dove mi aspettava la riunione. Avevo salito le scale, il minimo per la missione, e dopo aver attraversato il corridoio ben pulito, ero davanti alla sala Codice Alpha. Stavo per introdurre la mano, per il riconoscimento, quando a un certo punto la porta si era aperta, senza toccare niente.
"Appena in tempo agente Burtosky, la stavamo aspettando" mi diceva il Generale.
Il Generale è uno di quei tipi che non si fa intimorire da nessuno e da niente, è robusto e molto alto, ha completato molte missioni e all'apparenza sembra che un aura di ghiaccio, ma in fondo in fondo è un cuor di leone.
Alla riunione ci sono quasi tutti quelli che ci devono essere: l'agente Kalinka, molto astuta, Mx Google, il fondatore di Google e del laboratorio Google X, Carmen e Diego, le nostre spie per eccellenza e miei cugini, ma soprattutto Giuliana, Giuliana Walker, la mia unica migliore amica in tutta Washington e mia grandissima "braccio destro". Siamo amici molto intimi e molto confidenziali, non abbiamo mai litigato dalle superiori in poi e cosa più bella è molto attraente nei confronti degli altri, infatti tutti quelli che la vedono gli chiedono il suo numero. Mi ricordo che una volta eravamo alla Punta di ferro con suo cugino e l'Ecaterina e aveva visto un ragazzo bellissimo e figo -anche se in realtà era tutto il contrario- e mi ha mandato a chiedergli il numero: alla fine, quando doveva venire a prenderci la mamma dell'Ecaterina, li ho visti che si stavano baciando e dopo un mese ci provava con l'Ecaterina. Cosi quando qualcuno la fa soffrire o la tradisce fa come la mantide religiosa femmina: gli stacca la testa.
"Buongiorno a tutti, sono molto contento che molti di voi siano qui, perchè abbiamo degli incarichi molto importanti e molto pericolosi.
Inanzitutto ho chiamato qui con noi Mx Google, il nostro carissimo amico e alleato, che ci aiuterà in queste tre missioni molto importanti e vitali"
"Grazie. Ehm si, volevo dirvi che stiamo lavorando a un progetto molto significativo per l'intera umanità che è ancora Top Secret, ma che presto entrerà in funzione"
"Scusi" aveva risposto la Kalinka, perplessa, "Scusi se la interrompo, ma ho sentito bene Generale, avremo tre missioni?.
Anch'io mi sarei sentito perplesso e avrei fatto la stessa domanda che ha fatto lei.
"Si, ed era proprio di questo che vi volevo parlare". Aveva assunto un tono più serio e -sembrerebbe- drammatico.
"Inanzitutto voglio iniziare dicendo che queste tre missioni sono molto complicate e per riuscire a dire 'Mssione compiuta' bisogna collaborare, cosa che tra di voi capita raramente. Tutte tre sono in Europa e la prima è in Russia, a Mosca, la seconda in Spagna, a Barcellona e la terza in Germania, a Berlino. Ve le dettaglierò meglio non appena saremo in Nevada, in un luogo che voi tutti conoscete, chiamato Area 51"
"L'Area 51, e chi non la conosce? è sempre stato il mio sogno vederla
"In Nevada? E quando ci andremo, visto che ci vuole un giorno intero?"avevo risposto stupefatto.
"Ora". Ero rimasto senza parole, ma rassicurò: "Non c'è da preoccuparsi, la CIA ha a disposizione sette jet over-sound che in sole due ore ci porteranno là. Chi si ritira? Una sola parola: licenziato" Nessuno fiatava.
Eravamo usciti subito e al pian terreno la Kalinka mormorava qualcosa:
"Stratzva scnoi deu ve lam sdovachila, otz caret piesct stramitzvio iet noi davam snurlarvasca" ( tradotto sarebbe così: Dovrò cercare di non farmi scoprire, ogni occasione è buona per i ficcanaso ).
Non capivo: stava facendo il doppio gioco con qualcuno o stava organizzando una messa in scena per tradire la CIA? La Kalinka ha un passato molto triste, ma è rispettata da tutti per via della sua voglia di vivere così forte, di lavorare così duramente e di essere molto generosa.
Mi ricordo che un giorno la CIA l'aveva sorpresa a favoreggiare un nostro vecchio nemico irrisolto e si è giustificata dicendo che era in debito di soldi da un prestito avvenuto anni fa fra loro due. Ormai era acqua passata, ma la CIA l'aveva avvertita che se sarebbe successa un'altra cosa simile in futuro l'avrebbero messa in isolamento per due anni. La Giuliana mi aveva visto turbato e mi aveva domandato:
"Cos' è quella faccia? Sei ancora stordito, eh?"
"Eh, si. Ho visto la Kalinka che mormorava qualcosa in russo, ma..."
"Ma cosa?"
"Ma forse è solo l'immaginazione. Comunque, non vedo l'ora di mettere le mani su uno di quei jet e poter vedere come vola veloce"
"Non ti agitare, non ci metterai di sicuro te le mani, ma un pilota esperto"
"E vero, non ci avevo pensato, infatti uno che ha una laurea in scienze motorie e una laurea in aeronautica non può toccare niente. Eccoci, siamo arrivati."
Eravamo davanti a una rete verde e molto lunga, circa due chilometri, che circondava il campo dove gli aerei saranno decollati. Cinquecento metri più in là c' era il deposito dei velivoli, quell'edificio di cui parlavo prima, che conteneva una moltitudine di aerei, jet, dirigibili, ecc...
Più ci avvicinavamo più sentivo l'adrenalina che mi scorreva nel cervello, come una droga che non si può curare, e cioè che non ne puoi più fare a meno, che ne hai sempre bisogno.
Arrivati il Generale fece un cenno di capo a dei militari sconosciuti e un'immensa porta magnetica si apriva davanti ai nostri occhi. Dopo l'apertura davanti a noi c'era una fila di sette... invisibili jet!
Non riuscivamo a credere ai nostri occhi, dei jet over-sound ultraveloci, invisibili e per di più dotati tutti di missili e di un sistema antiradar.
" Vi presento i nostri migliori gioielli, fabbricati dalle industrie Atomizon e dall'Ex Unione Sovietica. questi giocattoli sono dotati di tecnologia a laser infrarossi, missili Texatlon, sistema antiradar e un campo di forza, ma soprattutto sono i jet più veloci mai costruiti". Le nostre bocche non riuscivano a chiudersi.
La Kalinka era salita per prima e aveva come pilota un gorilla palestrato alto un metro e ottanta e la sua reazione è stata... un sorriso grande e due guance arrossate come pomodori
Io e la Bandini siamo saliti insieme, forse perchè il Generale ha riconosciuto le mie capacità, e la Giuliana mi domanda:
"Paura?"
"Ti piacerebbe?"
"L'hai presa da Harry Potter, vero?" mi disse sarcasticamente.
" Si, hai indovinato"
Quando tutti quanti erano saliti, il comandante disse a tutti:
"Ora partiamo e un'ultima cosa: se qualcuno se la fa sotto, sappia che non ci sono bagni e che non voglio i sedili sporchi o bagnati''
I motori si erano accesi, i jet correvano sulla pista e alla fine erano decollati.
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