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La luna aveva ragione
Aspetto questo giorno da 7 anni, finora ci sono stati stati pranzi veloci al bar o un paio d'ore serali davanti a una birra ma mai una cena. Lei è un'amica di vecchia data che mi è molto cara, ho sempre provato qualcosa in più di una semplice amicizia ma ogni volta che ho tentato di esternare i miei sentimenti ho avuto come unico risultato quello di farla allontanare.
Ero emozionato ma calmo, ormai ho superato quella sensazione di ebetismo che normalmente mi assale quando mi trovo in una situazione "fragile", dove la minima parola o il minimo gesto puo' rompere l'equilibro provocandomi una specie di paralisi che mi impedisce di pronunciare qualsiasi parola di senso compiuto.
È un pomeriggio caldo di luglio. Sono uscito verso le 16 per fare alcune commissioni che non potevo rimandare e, siccome non sarei più tornato a casa, ho già indosso un paio di jeans: prima pessima idea della giornata, ci saranno 35 gradi e si muore di caldo.
Sono passate tre ore e ho sbrigato tutte le commissioni, l'appuntamento è tra mezzora. Sto guidando. Tra una rotonda e l'altra mi guardo la maglia nei punti più "caldi" per accertarmi che non sia bagnata di sudore, lo ammetto mi sono anche odorato le ascelle: tutto a posto, sono pronto. Il mio sguardo cade poi sul vano portaoggetti, quello aperto e visibile situato sotto l'autoradio, poi guardo più a destra, il tappetino del passeggero: l'auto è un disastro. Ha l'aspetto di un'auto trascurata da almeno un anno, e in effetti lo è. Ovunque si possono trovare bottigliette di acqua vuote e sacchetti di focaccia appallottolati (quanto mi piace la focaccia al mattino, la mangio mentre guido sulla via del lavoro), per non parlare poi di polvere, residui d'erba, ragnatele e probabilmente anche qualche ragno! In zona c'è un'autolavaggio, vi arrivo di corsa ma il tir del rifornimento sta facendo manovra e si parcheggia proprio all'ingresso dei rulli del lavaggio automatico, decido quindi di iniziare dall'aspiratore, faccio un sacchetto di rumenta che butto via, libero l'abitacolo da tutto il resto ammucchiandolo nel bagaliaio e aspiro via lo sporco. Il tir è ancora li, fermo, parcheggiato, senza autista. Non ho altra scelta, devo lavarlo con le lance spara-acqua. Una è libera: insaponatura, lavaggio e risciacquo. Secondo errore della giornata:la mia polo blu ora ospita piccoli pois bianchi di schiuma e sono anche leggermente sudato, ma non troppo per fortuna. Mi siedo sulla panchina d'attesa dell'autolavaggio e faccio passare 5 minuti, l'auto è presentabile.
Arrivo al punto d'incontro puntuale come un orologio svizzero, "ci vediamo in piazza alle 19. 30" mi ha scritto nel pomeriggio. Accosto la macchina, osservo la polo, sono pronto e rimango in attesa. Mi guardo un po' in giro, è ora di cena e nessuno si trova in strada ora. Mi rendo conto che questa piazza è un po' distante e per arrivarci deve fare un pezzo di strada a piedi in discesa, la immagino con i tacchi discendere a fatica e sono tentato di andarle incontro con l'auto. Accendo l'auto e mi arriva un sms: "sono in ritardo 10 minuti, scusami". Mi scappa un sorriso: aspetto questo momento da 7 anni, cosa vuoi che siano 10 minuti? Accendo l'auto e vado sotto casa sua. Mentre guido penso che forse non vuole che vada sotto casa, "i muri parlano" mi hanno detto tutte le ragazze che ho accompagnato fin sulla porta di casa. Non mi importa, io vado lo stesso.
Sono fermo nella piazzetta sotto casa sua, ci sono macchine parcheggiate e finestre tutt'intorno. I dici minuti ora sono diventati quasi trenta, ma non mi importa, anzi ne sorrido, mi piace aspettare una ragazza, l'attesa aumenta la voglia di vederla e mi da tempo per immaginare come sarà vestita, elegante, sexy o magari sportiva, in fondo siamo amici. Eccola che arriva: abito nero, scarpe nere con tacco e fiore nero sulla fascia superiore e leggins perchè "l'abito mi sembrava un po' troppo corto". Elegante, sexy e un tocco di sportività per ribadire il concetto di amicizia, penso io. Mentre sale in auto un abitante della piazzetta si avvicina in scooter e la squadra da testa a piedi ridendo tra i denti. "Domani gireranno un sacco di pettegolezzi" dice lei, "quanto mi piace farne parte" penso io.
Lei propone un panino da "Garfield", tipica paninoteca del posto, io la guardo e penso che vestita così meriterebbe un tavolino in riva al mare, sulla sabbia, illuminato da una piccola candela bianca e con il suono del mare come sottofondo.
Propongo un posto nuovo dove nessuno dei due è mai stato, visto da fuori è carino, speriamo che si mangi anche bene. Mentre camminiamo verso il locale lei si accorge di essere, con i tacchi, più alta di me e si scusa per questo non sapendo quanto invece a me questa cosa piaccia!
Entriamo e ovviamente lei attira subito l'attenzione dei presenti. Il cameriere ci propone due tavoli, uno vicino al bancone, un po' in vista ma luminoso, l'altro è nell'angolo opposto in disparte e con poca luce, sicuramente più intimo. Lei non ha preferenze e fa scegliere a me: scelgo il primo, bella com'è questa sera è un peccato nasconderla alla vista del mondo. Ordiniamo due pizze e una bottiglia di birra artigianale e iniziamo a parlare del più e del meno raccontandoci le ultime vicende che ci sono capitate come facciamo sempre durante i nostri pranzi.
Un piccolo lampadario a cono scende perpendicolare al centro del tavolo ed emana una forte luce, bianca ma non fredda, che illumina i suoi grandi occhi grigi facendoli brillare come diamanti. Dal collo, nascosta dai capelli biondi, partiva una sobria collana argentata che scende lunga fin sotto il seno dove il mio sguardo rimane spero per non pi? tempo del dovuto. Non aveva uno di quei reggiseni push-up che ti tirano le tette fino in gola e che rendono le donne si ammirate ma a volte anche volgari. Pareva quasi non avesse reggiseno e che i seni fossero sorretti direttamente dalla collana, in una sola parola: elegante. Molto elegante. Mi sono reso conto che lei stava ancora parlando e che io non la stavo ascoltando, non so se ne sia accorta ma ho cercato di non farmi più distrarre da quella vista incantevole.
Dopo due bottiglie di birra artigianale, due pizze e aver rifiutato il dolce ho approfittato della sua fuga verso il bagno per saldare il conto ed evitare la solita scenata alla cassa dove alla fine è il cassiere a decidere da chi prendere i soldi: dovrebbero imporre ai cassieri di non prendere mai soldi da una donna in presenza di un uomo!
Siamo a passeggio per il centro, in pieno luglio è pieno zeppo di gente ma non mi accorgo di niente e nessuno, la mia attenzione e incentrata su di lei. Finito il centro storico ci ritroviamo in passeggiata e qui ci si presenta quella che ancora adesso non ho capito se devo definire un regalo o una bastardata della natura: luna piena, enorme, luminosa, alla fine del mare, due metri sopra quella linea orizzontale che a malapena si intravedeva. "Guarda che spettacolo, com'è romantico" dice lei, "da primo bacio" ho pensato senza riuscire a pronunciarlo. Ho guardato la luna, era rossa, forse perchè rifletteva il mio imbarazzo o più probabilmente era incazzata con me per non aver detto e fatto nulla. "Prendiamo un gelato?" - ha detto - "va bene" - ho risposto a fatica. Solita scenata in cassa per pagare, ho vinto io. Qualche goccia di gelato le è poi caduta sulla parte di gamba lasciata scoperta dai leggins, ci siamo seduti su una panchina, ha tirato fuori una salvietta dalla borsa e si è pulita. È incredibile come di una persona che ci piace troviamo sexy qualsiasi gesto, persino pulirsi il gelato dalla pelle con una salvietta.
Abbiamo fatto una lunga passeggiata fianco a fianco, lei ripeteva che era un po' brilla e ogni tanto, nell'ondeggiare della camminata, il dorso della sua mano veniva in contatto con il mio e mentre un brivido mi risaliva la schiena la tentazione di prenderle la mano era tanta, tantissima, ma purtroppo ancora controllabile. In un dehor li vicino stavano cantando Crockodile Rock di Elton John, ho guardato la luna, era sempre li, bassa, enorme, con i piedi che sarebbero stati a bagno nel mare, se li avesse avuti. Non era più rossa, era bianca, ormai non ci credeva più nemmeno lei.
Siamo in auto, la sto riaccompagnando a casa. Ha tirato leggermente giù il sedile, era splendida come lo è stata in tutta la sera, poi con un po' di tristezza negli occhi dice "non ho voglia di andare a casa". Ho proposto di andare da qualche altra parte, di andare a bere qualcosa, ha detto no. In quel momento per la testa mi sono passate diverse idee: cocktail in un locale tranquillo, posto appartato sotto la luna. Ad essere sincero ho pensato anche a qualcosa di più ma visto che diceva di essere un po' brilla e che ha risposto "no" alla mia precedente proposta, ho preferito non rischiare di rovinare quella serata che fino a quel momento era stata perfetta, in fondo in passato ad ogni mio mezzo passo in avanti è corrisposta una sua lunga e per me straziante fuga. Dentro di me pensavo che se ci fossero stati i presupposti, mi sarebbe piaciuto concludere la serata con un lungo bacio per poi vederla rientrare a casa e rimanere con quella sensazione di incertezza di cosa sarà domani.
Arrivati al bivio prima di casa sua potevamo scegliere due strade, una più lunga e una più corta, ho scelto la più lunga, quella che passa per il paese, per il semplice motivo che mi avrebbe permesso di averla con me anche solo per un minuto in più, poi ho pensato che la strada più corta era più isolata: spero non abbia pensato che non volevo appartarmi.
Giunti sotto casa ho fermato l'auto e ho slegato la cintura fingendo di sporgermi per vedere eventuali curiosi dalle finestre della piazzetta, in realtà volevo solo essere più libero nei movimenti. Non ho avuto nemmeno il tempo di studiare se c'erano i presupposti, "buonanotte" ha detto lei e mi ha offerto la guancia perpendicolare alla mia bocca, non avrei potuto sfiorarle le labbra nemmeno per sbaglio. Il gesto era inconfodibile, niente presupposti. Dopo il primo bacio sulla guancia ha offerto l'altro lato nella stessa modalità, secondo bacio, "buonanotte, mandami un sms quando arrivi" e così com'era arrivata è scomparsa sotto l'arco che porta a casa sua, bella, elegante e sportiva.
"Grazie per la serata, sono stata bene. Buonanotte", è stato l'ultimo suo messaggio sul telefono, non l'ho più sentita.
La luna aveva ragione.
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