Come spesso accade nei posti dove le teatralità sono molto di moda quel giorno una pioggia incessante batteva la città alla quale mi rifiuto di attribuire un nome. Il cielo si era oscurato improvvisamente e le prime gocce avevano iniziato a bagnare l'asfalto nello stesso momento in cui Helen era uscita di casa per svolgere dei lavori che non conosco. Correva e rideva sonoramente sotto la pioggia sperando di schivare le gocce più fredde che andavano a infilarsi proprio sotto il colletto della sua camicetta.
Nelle giornate di agosto non dovrebbe mai piovere così ma quando accade, è sempre un gran divertimento.
Il rifugio più vicino fu trovato sotto una tettoia smorta e innaturale che sembrava urlare a tutti i venti il suo ruolo di riparo. Quella tettoia doveva sicuramente essere molto orgogliosa quel giorno, stava infatti donando riparo a Helen, i suoi capelli neri saettavano mossi dal vento lasciando andare le fragili gocce d'acqua che con speranza si erano attaccate a lei. I suoi occhi andavano cercando nel buio di quel giorno una piccola fonte di luce che sicuramente avrebbe provocato la sua più sincera ilarità.
Accade spesso in questi momenti che un incontro anche banale arrivi direttamente dal cielo a graziare la vita degli eroi descritti nella storia. Lentamente, infatti, si faceva strada tra la pioggia impetuosa il giovane Matthew. Dodici anni di puro sarcasmo e superbia, altezza nella norma e delle bellissime scarpe che ora erano costrette a trattenere il respiro sott'acqua quando qualche pozzanghera veniva calpestata.
Inutile dire che trovò anche lui riparo sotto quella tettoia e scorgendo la bella Helen (di almeno dieci anni più grande)le si avvicinò.
Helen lo fissò sbalordita, di certo non pensava che un ragazzino della sua età avesse l'intenzione di rivolgerle la parola.
Helen continuò a osservarlo con un sorriso ironico sul volto. Che ricordi poteva avere un ragazzino di quell'età?
La ragazza si trovò punta dalla voce scottante del giovane e assunse un'aria seria e attenta (probabilmente fittizia)
Helen indietreggiò sotto lo scrosciare di quelle parole fredde più delle gelide gocce di pioggia.
Helen indietreggiò ancora andando a finire sotto il getto dell'acqua.
Il ragazzino si avvicinò ancora di più, le poggiò una mano sulla spalla (mettendosi in punta di piedi) e cominciò a sorridere.
Il ragazzino si voltò dando le spalle alla sua interlocutrice.
Helen crollò in ginocchio lacrimando, quella frase la devastò e iniziò a mormorare parole insensate.
Urlò con rabbia questa frase ma il suono della sua voce sembrò inghiottito dal rombo di un tuono in lontananza.
Helen si bloccò a pensare e lentamente un ricordo remoto giunse al suo occhio.
Delle fiamme, uno strano suono di allarme, il panico, il suo ragazzo che piangente la stringeva a se tentando di proteggerla e poi l'esplosione. Helen urlò, urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, poi si lasciò andare a terra ai piedi del ragazzo che cominciò a sorridere bonariamente.
Helen scomparve istantaneamente e il ragazzo se ne andò fischiettando sotto la pioggia.. in questo racconto non si cambia la vita perché spetta a noi la modifica di essa, in questo racconto si cambia la morte poiché ognuno muore quando gli altri lo permettono.