... quando sono a un terzo della caduta so che tutti i miei problemi avrebbero potuto essere risolti. ciascuno di essi, dal più grande al più piccolo, dal più intollerabile al più impalpabile, ciascuno di essi..
terribile certezza. Sono passati due secondi e mezzo dal mio viaggio verso l'abisso. L'abisso senza fondo della divinità silenziosa e deserta, che ho desiderato raggiungere.. fino a due secondi fa. due secondi e mezzo.
Quei due secondi e mezzo così piccoli, il tempo di un respiro. un tempo così piccolo da non sembrare più nemmeno un tempo. trascurabile intervallo, inosservato, quasi vuoto. Quei due secondi e mezzo in cui si può nascere o morire, mentre tutto scorre. quei due secondi e mezzo che dividono il tempo, lo spazio, la vita dalla non vita. Quei due secondi e mezzo che non avevo calcolato, e che non pensavo potessero durare così a lungo. La vita che è stata e quella che sarebbe potuta essere, entrambe in quei due secondi e mezzo.
Di chi la beffa? a chi? mi rendo conto solo adesso della vera natura del tempo, la sua entità è l'inconsistenza.
Qualcosa dentro me ha paura. Paura d'aver commesso un errore di valutazione. L'imperdonabile fattore umano che trasforma la soluzione delle soluzioni in un dissolvimento insensato.
Ma dura un attimo. no, non un attimo, come definire l'attimo in una circostanza capace di racchiudere un'intera esistenza e il suo contrario in due soli secondi? e di dare a due secondi il senso di una vita?
Tutto quanto lascio dietro di me si dilata, si espande, copre ogni altra sensazione con la sua enormità, ciò che invece è davanti a me si contrae... fino a non esser più visibile né immaginabile. estremamente lontano,
mentre invece non è mai stato così vicino. Guardo la realtà e l'irrealtà con gli stessi occhi e nello stesso tempo.
Non so più distinguerle, persino i colori, mi appaiono tutti assieme. In fondo, il buio,
ma non fa paura, non c'è più tempo per la paura. La paura ha un senso solo se puoi scegliere, io non posso più. Adesso ho solo certezze, una sola certezza. sto precipitando.
Sto scivolando lungo una parete di sabbia che si arroventa sulla mia schiena fino all'incandescenza, ma non ricordo che fosse sabbia. mi sembra di vedere il mio respiro che diventa luce.
O, forse, è solo luce. Non so se ancora respiro a questa velocità, aumenta col quadrato della distanza che ancora esiste tra me, e non so cosa...
mentre milioni di motivi cercano di agganciarmi, e fermarmi, impotenti. Ci muoviamo in direzioni opposte, mossi da volontà diverse.. li sento fuggire via da me, sento pietà, non per me, per loro, perché erano miei, sarebbero stati miei, non li ho mai sentiti miei come adesso.
Mi sento come una stella che collassa, estremamente leggera, estremamente pesante. e densa. Ogni cosa vola via da me e ogni cosa ritorna su di me. mi schiaccia, senza farmi male.
non sento più le mani.
... apro gli occhi.. dove sono? che sarà stato?