Quanti pensieri che mi cadono in declino e rammentando striscio nell'unico angolo ebbro di felicità di lei vigile sulla mia adolescenza di una piccola operazione.
Poi buio, ancora adesso cado miseramente ma, sono solo brevissimi dialoghi fatti di nullità.
Cerco con tutte le mie forze, se mai me ne sono rimaste, di alleviare questi brevi incontri che sfociano inevitabilmente in rancori e rabbia.
Ho tentato di vigilare sulle confidenze, mi sono fatta fornitrice d'ascolto, sono scesa nell'intimo ma, vi ho accolto solo critiche.
Ho subito presunzioni, divieti, sono stata degenerata in puro sfoggio di prepotenza verbale e menzogne, essendo l'unico privilegio dell'uomo.
La mia mente allora, rivestita di abiti succinti che sfiorano l'indecenza, mi dissi;non merita di vivere ma, essa è pur sempre un'espressione della vita.
Mi ha allevato come serva della famiglia, forse inconsciamente non so, mi sono sentita ricattata e defraudata di quel compito che si chiama figlia ma, evidentemente non appartengo a questa casta, ci siamo perse il successo che unisce madre e figlia e con dolorosa fatica mi sono svegliata dall'abitudine, ormai consolidata del ruolo.
Quante volte ho desiderato anche un abbraccio sospeso, quante volte ho cercato addirittura di mercanteggiare ma, l'aria che è intorno a me è così calda che mi sembra di avere un cappotto adosso e allora straccio via con prepotenza quel pastrano che mi limita il respiro.
Essa è ancora altera, cieca ai suoi difetti, sorda ad ogni spiegazione, tenta di piegarsi come un fiore da una parte all'altra ma, è così forte questa sua collera nel distruggere tutto ciò che mi sono costruita sia pur con fatica ma, con orgoglio la mia esistenza.
Nella nebbia della sua gelosia e invidia porta avanti quel corpo anziano ma, di una mente ancora lucidissima, ed io ormai, impolverata dall'incomprensione, mi nutro di un odio profondo, difficile da emulare.