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Parole nella testa
15 settembre, a Molfetta un raggio di sole discende sulla finestra di un'aula del liceo Classico Leonardo Da Vinci, le lancette dell'orologio segnano entrambe il numero 12, un suono squillante si diffonde nell'aula, dodici ragazzi tirano un sospiro di sollievo, tre ragazze pensano a cosa faranno quel pomeriggio, due si preoccupano del resto dell'anno, uno non vede l'ora di masturbarsi, l'insegnante, il signor De Marco guarda con occhi tristi il suo cellulare, pensando all'anziana madre sul letto di morte, vorrebbe piangere ma non può mostrarsi debole di fronte agli alunni, esseri meschini e approfittatori. Passano esattamente 1 minuto e 30 secondi prima che Luca, collaboratore scolastico, diplomato in quella scuola, apra l'enorme porta di legno e vetro per lasciare libera un'orda di oltre 200 ragazzi. Fra questi c'ero io, Anna Debois, ragazza di diciassette anni di origine francese, figlia di un'agente immobiliare e di un gestore di onoranze funebri.. essendo questo un lavoro che va raramente in crisi mi ritrovavo in una situazione abbastanza agiata e ciò mi permetteva di praticare, con le migliori attrezzature, l'arte del disegno; avevo iniziato a sei anni quando, a differenza degli altri bambini, mescolavo i colori; come amanti si univano in danze di verde acqua e rosa pelle, il mare si tingeva di edera e petali di fiori baciavano scaglie d'arancio. Pian piano arrivarono i pennelli, le tele, gli acquarelli, le matite sottili e più gli strumenti aumentavano più la mia passione cresceva, travolti dalla mia fantasia i colori esplodevano su un vuoto e bianco ruvido. Avevo creato volti mai esistiti, corpi sinuosi e bellissimi, vesti fluenti e scarlatte, cieli brillanti d'oro e d'azzurro, mari infuocati di porpora e violetto. Ma mai nessuno sguardo fu simile a quello che vidi mentre aspettavo vicino al cancello; era un giovane della mia stessa età, alto, non particolarmente bello, i capelli lunghi, la barbetta rada e gli occhi nocciola.. ma.. non erano felici, no.. sembravano inghiottirti in un baratro oscuro, brillavano di cinismo e odio.. era uno sguardo penetrante semi-coperto dai capelli ricci ed incolti, quasi ad aumentare l'inquietudine che trasmettevano; mi accorsi che faceva una cosa particolare, si guardava intorno, già, si voltava continuamente come se stesse cercando qualcosa.. o qualcuno, quando mi accorsi che stava per voltarsi verso di me distolsi rapida lo sguardo e avvertii il suo sfiorarmi le spalle, ebbi un leggero brivido. Se ne andò via, verso la discesa, con la cartella su di una spalla. Ilaria mi chiamò e mi distolse da quello strano individuo
-Ehi, dimmi
-Che c'è? Hai una faccia strana, come se avessi visto un fantasma
-Non fare la scema, senti, chi è quel ragazzo?
-Quello con la cartella nera?
-Si, lui
-Dante Bohem, è della A, di Bisceglie come te
-Davvero? Non l'avevo mai visto prima
-Ovvio, sei stata sempre appiccicata a Mario in questi anni, Mario di qua Mario di là
Sorrisi arrossendo
-Stronza! - le diedi una pacca mentre lei sghignazzava
-Comunque, tieniti lontano da quello
-Perché? È forse un teppista?
-No, ma, come dire, è.. strano. Sta spesso per conto suo, non sorride quasi mai e non fa altro che leggere.. beh io ti lascio, mia madre mi ammazza se non vado a prendere mio fratello
-Ok, ciao Ila
Percorsi Corso Umberto, la mente mi ritornò a giravolte su Mario, un bel ragazzo: molto alto, muscoloso, i capelli biondi bagnati dal gel e gli occhi azzurri.. ripensai ad un pomeriggio d'estate quando, seduta sulla spiaggia con lui fissai il tramonto con le sue braccia intorno al corpo, quasi a proteggermi; scacciai quel pensiero dalla testa, era storia passata e tale doveva rimanere. Ritrovai Dante alla fermata, i suoi occhi stavano scorrendo rapidi fra le pagine di un libro, era incredibilmente veloce e il suo sguardo appariva estremamente serio sebbene la sua bocca ogni tanto assumesse la smorfia di un sorriso. Alzò gli occhi per pochi secondi e mosse ancora una volta lo sguardo verso di me, appariva irritato e compiaciuto allo stesso tempo, evidentemente si era accorto che lo stavo guardando. Il viaggio verso casa durò all'incirca una decina di minuti, lui non prese il mio stesso pullman (il Bisceglie strapieno) ma aspettò l'Altamura che si trovava dietro. Arrivata a casa e finito di mangiare decisi di dipingere un po', feci qualcosa di astratto per rilassarmi senza troppo impegno, e mentre i colori prendevano vita sulla tela fantasticavo su ogni cosa lasciando la mente libera di divagare. Strisciò sotto le porte, entrò nei camini immaginando la vita di altre persone, sorvolò mondi e galassie creando nuove stelle e pianeti variopinti ma poi precipitò nel baratro di quelle pupille scure e cariche di odio. Perché una persona dovrebbe provare tale sentimento in maniera così intensa? Che motivo ne aveva? Bah, alla fine non erano fatti miei e forse era tutto frutto di una mia fantasia. Feci gli ultimi ritocchi e sorrisi per il mio meraviglioso lavoro, ammirai i colori sgargianti, fiera di me
15 settembre 2012-07-22 diario di Dante Bohem
Oggi la scuola è ricominciata.. i compagni non mi mancavano particolarmente a parte qualcuno e tantomeno le valanghe di lezioni e compiti, penso che la scuola insegni ad essere matematici così come la vita.. la follia invece insegna ad essere poetici e dato che la matematica non è il mio forte suppongo di essere un folle o forse mi affascina l'idea. Mi è accaduta una cosa particolare all'uscita, ho visto una ragazza, una di quelle persone che io amo definire particolari, non perché avesse qualcosa di speciale che la rendesse tanto diversa dalle altre tanto da farsi notare nella massa (non ha certo un seno prosperoso come Giulia di quarta o gli splendidi occhi azzurri di Rosa della seconda) ma non so, c'era qualcosa in lei che mi ha colpito. Ho sempre pensato che gli uomini siano influenzati da un magnetismo di anime.. per carità non sono un romantico, perlomeno non nel senso comune del termine, Credo nell'amore, anche a prima vista, ma esso non può essere celebrato da poesie smielate e banali.. no, ci vogliono versi sublimi, oscuri, ipocalorici e osceni. Sento il bisogno impellente di scrivere qualcosa, una poesia, le parole.. le sento nella testa.. si muovono intorno a me, sin dall'uscita da scuola mi ero istintivamente volto, quasi per cercarle, basta, mi schiacciano il cervello.. è tempo di liberarle dalla loro prigione di immaterialità e rilasciarle in campi di neve macchiati d'inchiostro. Appena finita e corretta la riporterò qui, sulle pagine ingiallite di questo diario.. non intendo insozzarlo con inutili scarabocchi e futili cazzate
Fatto, a breve la riporterò.. comunque, non riesco a smettere di pensare a quella ragazza.. perché mi guardava? I suoi occhi non avevano lo stesso taglio degli altri, giudicatore.. no sembravano piuttosto incuriositi.. capisco di essere una persona che possa destare tale emozione ma perché non vi è stata.. derisione? La so riconoscere, di solito c'è una risatina malcelata, un'occhiata perplessa, una smorfia ma lei.. niente, solo gli occhi di una bambina che scrutano, un po' impauriti, qualcosa di nuovo; sento che entrerà in gioco nella trama della mia vita, chissà se avrà una parte principale o solo una comparsa come centinaia di altre persone.. chissà se sarà un'antagonista, un aiutante o un co-protagonista.. ahahah già, sembra io stia parlando di un film.. ma alla fine cos'è la vita se non un gigantesco spettacolo teatrale che va avanti a furia di improvvisazioni, una storia fondata sull'improvvisazione che ora è diventata copione.. trovo affascinante come le azioni degli uomini possano stratificarsi in una sorta di sentiero metafisico che influenza i nostri comportamenti, le nostre azioni, ciò che siamo e che saremo ma vale davvero la pena percorrere quella strada come una massa di pecore? Credo che sia troppo facile, la strada bisogna farsela da soli per crescere, maturare, vivere davvero chiamare questa esistenza VITA e non solo un mucchio di anni e un continuo ciclo di morte e sostituzione di cellule fino a quando non reggiamo più e il tempo ci polverizza con un solo tocco e la nostra pelle, le nostre ossa, ciò che siamo stati diventa polvere.. solo altra polvere in balia del vento.
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- Marco che dirti, mi hai chiesto di leggerlo ed ho fatto bene ad esaudire la tua richiesta.. Il titolo è davvero azzeccato e hai scritto pensieri profondi e stupendi uniti a fantasia e creatività. Sei davvero bravo
Spero ci sarà una continua, ti voglio bene!

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