-Un giorno ti ammazzerò e raccoglierò i tuoi occhi con un cucchiaino da tè-
...
Quanto mi piaceva stare con G.
Maestro di musica, suonava la viola!
Io manco sapevo dell'esistenza della viola fino a quando non ho conosciuto lui.
Diceva che il mio sguardo gli ricordava la drammaticità che ha il suono della viola.
Era fissato, ogni volta che ci incontravamo mi regalava un aforisma apposta per i miei occhi.
Credo non gli interessasse niente altro, era solo drogato dei miei occhi.
Passavamo pomeriggi interminabili insieme, parlavamo ininterrottamente per ore.
Suonava la viola per me, e quando gli chiedevo che brano stesse interpretando mi sgridava dicendo di non interromperlo, che tanto anche se mi avesse detto il compositore ero troppo ignorante per conoscerlo.
Era vero, al suo fianco ero la più stupida delle ignoranti.
Mi faceva sentire piccola piccola, una nullità, amavo quella sensazione.
Era imponente, una personalità immensa, un pugno nello stomaco davvero.
Mi piaceva essergli accanto, mi piaceva il suo sguardo perso e disinteressato mentre gli raccontavo la mia giornata.
Mi è piaciuto anche fargli credere che ero vergine la prima volta che abbiamo scopato, perchè lui la mia verginità se la meritava.
Avrei riacquistato la mia verginità cento volte solo per poterla perdere di nuovo con lui ain altrettante occasioni.
Non è stato lui a chiedermelo se lo fossi o meno, sono stata io a volerglielo dire.
Nudi e con le mie gambe legate dietro la sua schiena, un attimo prima che mi penetrasse gli dissi che ero vergine, glielo dissi perchè lo avrei desiderato davvero, essere vergine per lui.
Lui non fece una piega semplicemente all'orecchio mi sussurrò:
-preparati allora perchè credo che ti farò molto male-
e mi fece male davvero, non ebbe il minimo rispetto per la mia falsa verginità, non ero più vergine ma una foga simile non l'avevo mai sperimentata.
Piangevo dal dolore per i crampi i morsi e i graffi, ma non gli dissi mai di fermarsi per paura che potesse farlo.
Mi obbligò in diverse posizioni, e in tutte voleva comunque fissarmi negli occhi.
Anche a novanta, mi prese per il collo e mi girò verso se, temevo che sarebbe arrivato a romperlo per come lo torceva, ma sarei morta volentieri pur di compiacerlo, sarei morta coi suoi occhi nei miei.
Alla fine di tutto si accasciò al mio fianco e fissandomi negli occhi mi chiese scusa per la brutalità con cui mi aveva scopata, io no dissi nulla, mi limitai a sorridere e a tirar su col naso.
Con una mano mi asciugò una guancia che era ancora bagnata dalle lacrime e mi disse che erano i miei occhi a renderlo un animale, che erano i miei sguardi a risvegliare in lui una violenza inaudita.
E fu allora che me lo disse, chiudendomi gli occhi:
-Un giorno ti ammazzerò e raccoglierò i tuoi occhi con un cucchiaino da tè-
E riprendemmo a scopare.