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RACCONTO DI NATALE
La carta intestata color papiro mostrava in bella vista due M di color oro.
Era il marchio dello studio legale Martin Mann e Morgan Melbourn.
Uno dei marchi più prestigiosi di tutto il paese, se non altro per il timore e la riverenza che incutevano le due M.
Di solito chi riceveva delle comunicazioni scritte su quella carta intestata si poteva già considerare col culo per terra.
In quei giorni però, dallo studio partivano fogli di carta intestata con intenti amichevoli.
Erano gli auguri di Natale, che come ogni anno accompagnavano una notevole quantità di regali anche abbastanza costosi, destinati alle personalità più disparate del paese e non solo.
Martin Mann e Morgan Melbourn erano i soci fondatori dello studio, nato nel dopoguerra verso l’inizio degli anni cinquanta a Boston.
I due avevano intrapreso una carriera fulminante, costellata di vittorie importanti difendendo casi anche abbastanza discutibili, come quello del senatore Nelson. Un torbido caso di cronaca nera che vide il senatore coinvolto nell’omicidio della povera Lucia Alvarez: una portoricana di sedici anni trovata morta nel salotto della villa del senatore, imbottita di droga e alcool.
Il coroner parlò di morte per strangolamento e il caso tenne banco su tutti i giornali dell’epoca per mesi. Un vero classico di cronaca nera.
Naturalmente il senatore ne uscì pulito.
Lo studio M & M era riuscito a fare assolvere il senatore per mancanza di prove deviando i sospetti su un giardiniere della villa, che sparì nel nulla nel giro di pochissimo tempo.
Gli anni passavano e i successi ottenuti portavano prestigio, potenza, e denaro allo studio, tanta potenza e tanto denaro.
Però, verso la fine degli anni settanta, qualcosa accadde.
Morgan Melbourn, una passione sfrenata per il lusso, si trovava in Italia, dove aveva appena acquistato una splendida luccicante potentissima Lamborghini.
Mentre guidando la sua cabrio si godeva il sole della costiera Amalfitana, sfortuna volle che la sua abilità da avvocato non fosse pari a quella nella guida, e imboccando una curva a velocità un po’ troppo sostenuta si trovò davanti una vecchia corriera, come tante se ne vedevano in giro per l’Italia in quel periodo. La Lamborghini per evitare l’impatto puntò verso il guard rail e nel giro di pochi secondi, prima la scogliera, e poi il mare, diedero l’ultimo saluto
a Mr. Melbourn, uomo copertina del Time nel 1972.
Martin Mann rimase da solo, ma questo non cambiò niente per lo studio, non c’era neanche bisogno di cambiare la carta intestata.
Gli anni passavano e lo studio M & M continuava ad accumulare successi. Mr. Mann ormai da solo, aveva una rete di collaboratori di primissimo ordine, una trentina in tutto, ma erano i migliori sulla piazza, dall’ultimo dei fattorini fino al vertice della piramide.
I dipendenti dello studio non avevano proprio niente di che lamentarsi, denaro e prestigio erano alla portata di tutti, e tutti dovevano portare denaro e prestigio allo studio.
Del resto Mr. Mann aveva una massima alla quale aveva sempre fatto fede in tutti questi anni. “Dare il massimo per ricevere il massimo”.
E per non tradire la sua fede, Mr. Mann, nel suo maestoso ufficio, nel super attico dove aveva sede lo studio M & M, sorseggiava un superbo Calvados di uno splendido colore ambrato, vellutato e caldo nel sapore, un riserva di almeno trent’anni, raro a trovarsi in giro, poche bottiglie destinate a pochi eletti nel mondo, e altrettanto si poteva dire del finissimo cioccolato fondente che si accompagnava al Calvados. Per non parlare della fragranza dei Montecristo, sigari di qualità soprafina che sposati col Calvados davano veramente un piacere unico ed esclusivo.
Tutti piaceri che costavano una fortuna, ma del resto, quando dai il massimo ottieni il massimo.
Tra un sorso e l’altro Mr. Mann leggeva i bigliettini di auguri che gli pervenivano da mezzo mondo: buon Natale dal senatore, dal generale, dal Presidente; sempre gli stessi ogni anno da tanti anni ormai, cambiavano i presidenti ma gli auguri erano sempre uguali.
Tra i tanti mancavano però quelli di sua figlia Mary e della sua famiglia.
Tra lui e Mary i rapporti si erano incrinati da tempo: lei era partita per l’Inghilterra, dove si era sposata e aveva avuto due figli, che Mr. Mann non ebbe mai il piacere di vedere.
Mary non gli perdonò mai di aver lasciato morire nella polvere del lusso sua madre, una donna bellissima che non aveva mai ricevuto da parte di suo marito niente più che il riflesso del suo potere.
Si suicidò qualche mese prima della morte di Mr. Melbourn; dopo essersi resa conto di aver ricoperto per tanti anni il ruolo della splendida e impeccabile moglie di rappresentanza. Unica gioia aver dato alla luce una meravigliosa creatura di nome Mary.
Martin Mann qualche volta pensava a Mary, qualche volta a sua moglie, ma la sua vita trascorreva imperturbabile, dedita al lavoro e a consolidare la sua figura, finchè gli anni non lo sorpresero ormai vecchio a portarsi sulle spalle la solitudine del suo potere.
Dall’ampia vetrata del suo ufficio e col bicchiere di Calvados in mano guardava per strada e si abbandonava a considerazioni sulle povere e meschine formichine che percorrevano i marciapiedi.
“Insettini operosi e frettolosi, tutti infreddoliti, chiusi nei loro capotti da quattro soldi a sprecare quel po’ di denaro che guadagnano per sentirsi vivi il giorno di Natale. Se solo sapessero, io potrei spazzare via le loro insulse vite con un soffio, nessuno di loro saprebbe bere una sola goccia del mio Calvados e carpirne la vera essenza.” Chiamò la sua segretaria e chiese di fare preparare l’auto, era quasi ora di pranzo. Chiamò poi il suo assistente personale e lo convocò nel suo studio. “Avanti” disse Mr. Mann “Entri pure Freeman, è ora di pranzo, viene con me al Roma?” Freeman rispose “Penso, penso di si, mi lasci avvertire mia moglie, avevo promesso che avrei passato qualche ora con i bambini, ma certamente possono aspettare, che diamine stasera è la vigilia di Natale ma, i regali li ho acquistati già, e avremo tutto il tempo per stare insieme, io, mia moglie e i ragazzi.” “Allora non perdiamo tempo, la macchina è pronta, io ho fame e lei potrà telefonare dall’auto.” Rispose Mr. Mann.
Tra una miriade di inchini, di “buongiorno signori”, di “benvenuto Mr. Mann,
è un piacere averla tra noi, la prego mi segua il suo tavolo è già pronto” i due pranzarono. “Ha ricevuto il Cartier per lei è sua moglie Mr. Freeman?” Disse Mr. Mann. “Certo grazie, bellissimi orologi, del resto lo studio M & M si è sempre distinto per i sontuosi regali di Natale ai suoi dipendenti.” Rispose Mr. Freeman. “Bene mi fa piacere, ora torniamo allo studio, devo sbrigare le ultime faccende e poi si va a casa, del resto è Natale per tutti no? Anche per un povero vecchio come me.” Disse Mr. Mann.
I due tornarono allo studio, ognuno sbrigò le cose che doveva e tutti si congedarono, facendosi gli auguri di rito, e affrettandosi a tornare nelle proprie case, dove mogli, figli, cani e alberi di Natale li aspettavano.
Martin Mann fu l’ultimo a lasciare lo studio, il suo autista lo accompagnò all’ingresso del viale della sua villetta e sparì velocemente per tornare a casa dove la sua famiglia lo aspettava impaziente.
La villa era come sempre illuminata, ma completamente disabitata, la servitù aveva ricevuto la serata del 24 e il giorno del 25 liberi per poter festeggiare il Natale con i propri cari.
Martin Mann entrò in casa: si tolse il capotto, si servì un Calvados, si accese un Montecristo e si buttò sulla sua poltrona preferita, nel silenzio profondo della immensa sala si sentì un’esclamazione:”Penso che andrò a dormire presto stanotte”.
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- Vi ringrazio di cuore per i commenti positivi.
- È un racconto di una tenerezza unica, intenso, malinconico, Mi è piaciuto molto.
Simona
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