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Futuro e vacuità
Trenta, quarant'anni fa ci raffiguravamo un futuro popolato di robot e macchine volanti. Non era considerata fantascienza, ma un'attesa evoluzione della spinta tecnologica, dopo aver sperimentato quasi all'improvviso le meraviglie della lavatrice, del frigorifero e del televisore. Quella spinta ci portava nella direzione di una minore fatica quotidiana, con più tempo da riservare al godimento in vita di questa terra.
Ma non andò così, ed oggi si fatica molto, spesso per oscurare la fatica degli altri. La tecnologia ha fatto, sì, passi da gigante, ma sulla strada delle comunicazioni più che su quella dell'automazione. Quasi improvvisamente, si è resa possibile la circolazione rapida di quantità enormi di dati, tanti da renderne impossibile la percezione totale ad una singola persona, persino nell'arco di una vita. Quella stessa persona, cioè, che poteva considerare di aver letto tutti i libri di cui si era circondata nell'arco di una vita (ripeto volutamente arco di una vita, perché quello è il nostro riferimento) e che popolavano il salotto, lo studio e il corridoio oltre che riempire i momenti, ora si trovava a misurarsi con i dati esattamente come poteva essere un abitante di New York con la quasi totalità degli esseri umani nel raggio di un chilometro dal suo ufficio in grattacielo: visibili ma non conoscibili, incontrabili ma inafferrabili. Tutto a portata di mano, tutto sfuggente. E, chissà perché, la parte incontrata ed afferrata di questo tutto, un manto vasto e sottile, è risultata sempre più grigia, indistinta, degradata, come se il brulichio vivo della nostra essenza trasudasse all'esterno una fuliggine uguale per tutti. Esattamente all'opposto di quanto avviene per l'arte, che ci mette a contatto nel sentire le profondità dell'uomo, l'accrescersi spropositato della potenza tecnica della comunicazione ci sta unificando nell'estraneità di un rivestimento esteriore: una coltre uguale e robusta che ben si attaglia al modo di vivere cui ci siamo orientati fin dalla prima rivoluzione industriale, quando le case sono diventate troppo piccole per contenere insieme i figli e gli oggetti acquistati, le strade sono state costruite per muoverci rapidamente sotto la spinta del malessere che ci siamo procurati lì dove siamo, gli spazi li abbiamo distrutti pensando che divorare i nostri spazi fosse il solo modo per soddisfare la fame che ne avevamo.
Ora sta per spuntare un secondo ramo della rivoluzione tecnologica. E crescerà rapidamente. Non sarà, ancora una volta, la fioritura dei robot (perché ce ne sono già più del necessario, fatti non di microprocessori ma di carne e cervello), ma quello che ci porterà, fra non molto, ad una disponibilità inattesa di energia. A lungo, tramite pochi e potenti affaristi suoi nemici, quella stessa umanità che aveva espresso e sfarinato sui banchi di scuola il pensiero di Aristotele, Galileo, Einstein, ha agito come convinta di poter attingere alle riserve di fonti fossili di energia (petrolio, carbone e gas) fino all'esaurimento delle medesime, senza provocare danni irreversibili alla natura, quella che per milioni di anni aveva lavorato per ripulire l'atmosfera dall'eccesso di atomi di carbonio, sprofondandoli sottoterra e sottomare. Per decenni si è impedito lo sviluppo delle tecnologie che permetterebbero di attingere direttamente all'energia fresca, quella che il sole ci riversa addosso in misura pari a circa mille volte il bisogno di un'equilibrata società, che può assicurare benessere a tutti i suoi componenti. Ci stiamo rendendo conto, ora, di come la razionalità abbia offuscato la ragionevolezza.
Imboccata con decisione la strada giusta, basteranno pochi decenni per compiere il salto che, attraverso la fonte solare, ci porterà a disponibilità enormi di energia. Significa, questo, che finalmente saranno coniugati buon senso e tecnologia? Che avremo compiuto un grande passo in direzione del bene comune?
Non solo, purtroppo. L'energia non è altro che un'attitudine a compiere lavoro. In qualità di attitudine, può essere orientata a coltivare la terra così come a devastarla. La disponibilità di potenza tecnica delle comunicazioni, con l'apertura di canali esterni estremamente numerosi e capaci, ha portato con sé un indurimento dei canali capillari di comunicazione profonda fra esseri umani. Non è difficile vedere anche l'effetto collaterale di un'enorme disponibilità di energia: moltiplicherà gli effetti della nostra attitudine verso il tutto, inclusi il bene ed il male. Troppa energia potrà concentrarsi nelle mani di pochi soggetti, per l'avvento sulla scena di una nuova confraternita di barbari, pieni di potere e vacui di valori umani.
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