Si chiama Fonzo, ed è un folletto che fa da spola tra il cuore e l'anima. Di anni ne ha molti e tra un corpo e l'altro de lo stesso casato, di viaggi ne ha fatti tanti.
E nei secoli definiti bui, tanti problemi come oggi non ne ha mai avuti.
Ora alberga nel corpo di un certo Pompeo, che Don piace esser chiamato, per via di nobili ed indiscutibili natali.
Costui sensibile, ma a volte burbero, scuoter fa Fonzo, come una foglia tremolante.
Eppure è questo folletto, da le piccole ali dorate e da un corpicino che li somiglia a pompargli la vita.
E quando leggero, sulla sua anima biancastra poggia i suoi piedini, quel luogo candido diviene.
Lo burbero Pompeo, gentile ormai, in versi traccia il suo destino; presunto certamente, perché Dio non è, e Fonzo lo tiene a bada, aiutato, o meglio coadiuvato dallo Spirito Santo.
Ci sono momenti poi, che a tu per tu si scontrano, e Pompeo detto Don, finalmente pace trova.
Peccato che a lungo non dura, e la sua voce rombante per tutta la casa si sente come saetta.
Ma grazie a Fonzo, i peccati di costui si limitano a quel tanto che, il Padre Nostro Signore tollerar può e sul suo capo chino la mano stende in segno di benedizione e perdono.