racconti » Racconti su problemi sociali » LU VENTU FA ed il vento disfa
LU VENTU FA ed il vento disfa
Gasparinu Piloru guardava l'aria piena di gregne di spighe di russellu e non poteva fare a meno di sentirsi salire dentro la gioia, una grande soddisfazione a vedere su quello spiazzo ricavato in un costone del feudo del Conzo. Quell'anno il grano era venuto 'ngranatu, spighe lunghe a ottu carri, tutto lasciava presagire che il grano prodotto sarebbe stato tanto e di buona qualità. Avrebbe potuto, pagando le spese delle mezzadria, di mettere da parte il grano per la mancia e forse qualcosa ancora da vendere, depositando poi il denaro ricavato in banca.
Certo quel raccolto, sin dall'inizio, si era presentato con molte difficoltà climatiche. Le prime piogge che solitamente arrivavano a settembre, quell'anno si erano fatte attendere così a lui pi simari primintiu non era rimasto altro chi sciaccari a siccu la terra che era dura come la roccia. Gli animali si torcevano sutta lu juvu, tiravano l'aratro che appena scalfiva il terreno mentre il vento di scirocco che soffiava impietoso, faceva alzare nugoli di polvere e pagliuzze che accecavano i poveri animali ed il loro padrone
Vento, vento, vento che soffiava impetuoso quando era necessario che esso calasse e vento che necessitava e si faceva aspettare, lo sapeva bene Gasparino che aveva coltivato quella tenuta con grandi difficoltà, tra i ritagli di tempo, magari mentre gli animali che stava pascolando, sazi di erbe, si fermavano a riposare. Il vento di gennaio aveva soffiato su quelle pianticelle al punto che il pover'uomo, guardandole, aveva imprecato sulla malasorte e disperato per qualche settimana aveva evitato di passare da quella tenuta per evitare di rattristarsi ulteriormente. Ma ancora una volta si dimostrò vero il vecchio detto: "Asinu puta e Diu fa racina. Volendo con questo dire che le componenti della natura possono distruggere una pianta e successivamente ridarle vitalità e vigore. Marzo fu soleggiato ed i venti leggeri accarezzarono a lungo quelle piantine di grano che ripresero vigore. Il grano venne sarchiato; scurrutu dicianu li vecchi ed il vento di maggio che prese a soffiare trasportò il polline per ogni dove, le spighe si gonfiarono e così anche il cuore del contadino si allargò alla speranza.
Venne il tempo della mietitura e tutta la famiglia la mattina presto, ancora che faceva buio, si recò all'antu e mieterono il grano, e li jermita foru 'nfasciati e addivintaru gregni, e li gregni la speranza pi tutti.
Adesso tutto quel grano era stato trasportato nell'aia Gasparinu avia sfasciatu l'aria, ci trasiu li vestii e cuminciau a pisari. Cacciava li vestii e cantava:
Acchiana e scinni chi l'ancilu vinni
sinni acchiana chi la mula baciana.
acchiana e scinni e torna ancora,
e chi te dari 'na bona nova
e chi nona eni chista?
e veni lu ventu e t'arrifrisca
e lu ventu e lu straventu
e viva lu santissimu Sacramentu.
Attia mula di battaglia
acchiana e scinni
chi la m'affari paglia
Dopo qualche tempo che gli animali girano nell'aia si cambia il senso di rotazione ci jiccavanu li retini e ci gridavano:
a la banna!
Arroventa e piglia sciatu
E viva Diu sacramintatu;
arroventa sta spadduzza
arroventa e cogli sciatu
e viva Diu chi t'ha criatu.
Doppu quarchi ura Gasparinu nisciu li vestii e lu figliu li ju ad abbiari.
L'aia era uno spettacolo davvero bellissimo; una poltiglia di paglia e di chicchi di grano, il contadino prese una tradenta e si misi a spagliari. Il vento all'inizio soffiava nella direzione giusta; la paglia volava fuori l'aia a formare la mmargunata ed i chicchi di grano cominciavano ad ammucchiarsi al centro dello spiazzo, poi, malignamente esso prese a soffiare a mulinelli, a cambiare spesso direzione rendendo vano il lavoro di separazione della paglia dal grano. Il lavoro venne fermato e la disperazione si impadronì dei presenti anche perché quel vento che negava quel lavoro nel frattempo aveva preso a spingere in quella direzione nuvole nere chi minacciavano un temporale. In quel momento di grande tensione arrivò provvidenziale un monacu di cerca del convento di San Calogero di Sciacca. Il religioso riunì i presenti al centro dell'aia ed elevarono preghiere sentite a lu Santu Nivuru perché questo intercedesse presso il Signore. La preghiera risultò efficace, il vento cambiò quasi subito direzione, il monaco si avviò verso altre aie cu li vertuli chini di furmentu e Gasparinu ripigliau a spagliari cuntentu chi pi sta vota l'aria era sarva e la mancia pi lu 'mmernu puru.
12
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
1 recensioni:
- Grazie Rosanna, che dire su i tuoi complimenti? fanno bene.
- IL SOGNATORE
C'era una volta
un ragazzo contadino
che pascolava un gregge
sopra il Pizzo di Gibile.
Correva sui costoni, libero e felice
sembrava una volpe
oppure un grande uccello
nell'atto di spiccare il volo
verso l'immenso cielo,
avrebbe voluto, povero illuso
seguire tra le nubi
il suo mondo fantastico,
sognare, rimanendo seduto.
Sognava quel ragazzo
di dame e cavalieri
di spade sguainate e luccicanti.
Seguiva ne fango
gli animali in cerca d'erba;
a suo dire cavalli al passo
con in groppa i cavalieri
diretti alle Gole di Roncisvalle.
La merda di pecora puzzava
più della morte che aleggiava
sul campo di battaglia
cantava luccello, un merlo nero,
non era una sirena tentatrice
ma metteva in fuga
le fantasie di quel momento.
- Vi ringrazio per l'apprezzamento convinto. Gasparino era mio padre ed attorno a lui, al suo lavoro di contadino e allevatore c'era tutta la mia famiglia che collaborava con lui, io ho vissuto in questo feudo, il Conzo per molti anni; atto d'amore per un luogo e per dei personagi che mi hanno donato la capacità di vivere nel sogno per dimenticare spesso le difficoltà dell'ambiente, degli agenti atmosferici, ecc.
Anonimo il 11/09/2012 14:46
Non c'è che dire: voi siciliani siete speciali. Mi piace questo intercalare di frasi e terminologia nel vostro Vernacolo-Lingua (Camilleri docet...)
Sembra che ci teniate (e fate bene... ) a riaffermare e sottolineare la vostrà identità culturale. Chissà se è solo un ricordo di un tempo andato quello che hai narrato, ma pare di essere in mezzo al vento e alle preghiere, che non fanno mai male! Linfa vitale questo raccontare per un sito che non credo affatto stia morendo perché... si scrivono tali cose! Che poi ci siano momenti di stasi credo sia fisiologico. Un caro saluto!
- Un bel racconto che dimostra che le preghiere hanno sempre effetto anche di non far perdere la fiducia sulle cose che possano rimettersi bene. Alla fine Gasparino ha avuto un raccolto super, piaciuto Salvatore!
Anonimo il 10/09/2012 09:31
bel racconto salva... le preghiere hanno sempre un effetto benefico... anche se il povero Gasparino aveva da fare con un vento birbante e dispetoso... ho molti amici siciliani...è stato un piacer rileggerti...
- Grazie Giacomo! Noi anziani abbiamo il gusto delle belle parole, per cui ci viene naturale raccontare... in tanti pensano che mettere assieme qualche verso, magari stiracchiato dal webb basti a classificarli come Poeti... a questi grandi corone d'alloro!
Anonimo il 09/09/2012 16:29
Minchia...è piaciuto a me questo racconto che sono Lombardo... vuoi vedere che ho sangue siciliano nelle vene?
Mi sorprende che non ci siano commenti quanno lu popolo siculo ammirisulta ca sia lo maggiori in questo situ... o sbaddiu?... ahahah... che improbabile il mio idioma siciliano!... vabbè, ecco perchè questo sito se ne sta murenno. ciaociao
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0