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La ferita
Il dito pulsava forte, sotto i pori bianchi del fazzoletto, anche se ormai, di bianco c'era rimasto ben poco. La macchia rossa si espandeva, come una goccia di inchiostro su un foglio di carta.
Non sembrava una ferita così grave, eppure il sangue era iniziato a sgorgare in grandi quantità e non aveva ancora intenzione di smettere. Fu solo dopo aver buttato il secondo fazzoletto di carta, completamente imbrattato, che decise di recarsi al pronto soccorso. Gli girava la testa, ma non solo a causa di ciò che era successo. Qualcosa di strano stava nascendo dentro di lui...
La moglie guidava e lui era al suo fianco, tentando di comprimere con forza la ferita, per cercare di fermarne il continuo efflusso di sangue. Ma non c'era verso, probabilmente solo qualche punto di sutura avrebbe posto fine alla sua sofferenza. Fissava immobile i tubi di scappamento delle auto davanti a loro, che borbottavano e sputavano fumo grigio, perdendosi nei suoi pensieri e nei suoi rimpianti...
A prima vista era solo un innocente fiore di campo, ma i suoi meravigliosi colori sgargianti l'avevano colpito...
La brusca frenata della moglie lo riportò al presente.
Davanti a loro, l'ospedale. Con fatica e la testa che girava sempre più forte, raggiunse la sala d'aspetto. E la sua memoria riprese a viaggiare.
Stava passeggiando in un parco tenendo per mano la figlia sotto il sole cocente, in cerca dell'ombra di qualche albero che gli avrebbe regalato un po' di refrigerio. Fu lei la prima a vederlo e ad indicarlo, con la sua tenera manina. E lui non esitò un attimo ad avvicinarsi, per accontentarla. Il suo passato segreto era ormai lontano. Il suo angioletto di otto anni era stato in grado di cancellarlo. Ora per lui, amarla con tutto sé stesso era un modo per espiare i propri peccati.
La luce rossa divenne verde ed una porta automatica si aprì a pochi metri, davanti a loro. Era arrivato il suo turno. Dieci minuti e un punto di sutura. Niente di grave, ma anche i medici rimasero sorpresi di quale disastro fosse stato in grado di combinare la spina di un fiore.
Quello che accadde dopo, nessuno l'avrebbe potuto immaginare...
La notte fu terribile. Mai, in tutta la sua vita aveva fatto così tanti incubi, in sogno.
Il mattino seguente, tutto fu chiaro. Nero su bianco.
Leggere i fatti di cronaca sul giornale locale fu agghiacciante. Non solo perché alcune notizie gli ricordavano il suo passato _ quando uccideva anche lui _ ma perché quelle storie, in realtà, le aveva appena vissute da spettatore : gli incubi di quella notte non furono nient'altro che macabre previsioni del giorno dopo.
Quella sottile e insignificante spina aveva svegliato in lui capacità sensitive che gli consentivano di prevedere il futuro.
Ma il suo destino stava mutando. Il momento di pagare tutto si avvicinava...
Dopo un paio di mesi, in una sera d'estate, litigò furiosamente con la moglie arrivando quasi alle mani, mentre la loro piccola figlia osservava innocente e spaventata. Così per non peggiorare la situazione, con i nervi a fior di pelle, decise di andarsene a letto prima.
Quella notte, tornarono gli incubi, che per un po' lo avevano abbandonato. Fu uno soltanto, l'ultimo, quello più mostruoso, che lo svegliò di soprassalto e gli impedì di riaddormentarsi. Rimase in silenzio, fissando la moglie col groppo in gola.
Il mattino seguente, prese una decisione. Era giusto farlo, loro non avevano colpe.
Stampò un bacio sulla fronte della moglie ancora semiaddormentata e strinse, con gli occhi umidi e le mani tremanti, la figlioletta al petto dolcemente, prendendola tra le braccia, senza svegliarla.
Poi prese l'auto e partì.
Dopo un paio d'ore arrivò a destinazione. In giro non c'era nessuno, proprio come desiderava.
Cosparse l'auto di benzina e si rimise al posto di guida. Accese il motore, diresse l'auto verso la scarpata e gettò il fiammifero acceso dal finestrino, accertandosi di colpire la carrozzeria.
In un attimo le fiamme invasero il metallo, mentre la carcassa incendiata scivolava lenta sul terreno sterrato.
Pochi attimi e sotto di lui ad un centinaio di metri, c'era il bosco.
La macchina rimbalzava e rotolava mentre le fiamme si ingigantivano tramutandola in un cubo deforme impazzito. Ci fu un esplosione mentre le prime piante erano ormai a pochi metri.
Mentre il suo corpo veniva avvolto dalle fiamme, sorrise, sicuro di aver fatto la scelta giusta. Per anni aveva ucciso con freddezza tanta gente, anche innocente, e forse era giunto il momento di presentarsi al cospetto di Dio per essere giudicato, facendo un ultimo grande atto d'amore per salvare le donne della sua vita.
Nella testa gli scorrevano ancora le immagini tetre che l'inconscio, nella notte gli aveva mostrato: la sua mano che afferrava il collo della propria donna, mentre con l'altra, armata di un lungo coltello da cucina, le recideva il collo. A pochi passi, c'era il frutto del loro amore, in piedi con un orsacchiotto nelle mani, due piccoli e innocenti occhi tremanti che osservavano impauriti. Una tenera bambolina inconsapevole di essere la prossima imminente vittima.
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