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L'Egoista
In un posto lontano, a nord del mondo, c'è un paese. "Nel paese ogni giorno ferve un'attività lavorativa molto intensa. Tutti sono sempre alle prese con impieghi di ogni genere (artigianato, agricoltura, commercio); in pochi riescono a svagarsi e a passare un po' di tempo libero in tranquillità.
Tuttavia, qualche volta, nelle giornate di sole, accade un fatto strano. Accade che la gente alzi gli occhi al cielo e veda delle persone sconosciute, vestite come a carnevale, su di un carro, volare nelle nuvole, e ridere, ridere di gusto, con una voce straordinariamente limpida, fresca, nuova, libera.
I lavoratori si fermano sempre ad osservare questo spettacolo, non nascondendo una certa invidia... e poi, quando i bizzarri individui sul carro sono ormai spariti tra le nuvole, tornano veloci al loro lavoro."
Dopo aver letto questa leggenda su una rivista del mistero, decisi di partire per indagare.
Arrivai là di pomeriggio; pioveva a dirotto. Mi rifugiai nella prima locanda che trovai. La gente era molto accogliente, e aveva mille premure nei miei confronti. Il turismo era assai sviluppato, perciò ogni tipo di visitatore era ben accolto.
Mi sedetti a un tavolo per la cena, e cominciai a fare domande ai camerieri riguardo alle persone bizzarre tra le nuvole.
"Lei li ha mai visti?"
"No.", disse il cameriere. Poi aggiunse: "... non di recente."
"Ma volano sul serio? Su di un carro...?"
"Può trovare tutte le informazioni che vuole nella libreria in fondo alla strada, signorina. Buon appetito"
Feci tesoro di quella frase, e mi ripromisi che sarei andata in cerca di informazioni in libreria, il giorno dopo.
L'indomani mi svegliai di buon'ora e corsi in libreria.
"Buongiorno! Vorrei un libro sulle bizzarre persone delle nuvole", dissi. Il negoziante mi guardò dal profondo dei suoi vecchi occhi vitrei e mi rivolse una domanda insolita: "... per farne che?"
Lì per lì rimasi un po' interdetta, poi risposi: "... Per leggerlo, no?"
"E una volta che l'avrà letto, cosa ne farà?"
"I-io... cercherò di capire... chi sono queste persone... d-da dove vengono"
"E crede che nessuno ci abbia mai provato?"
"S-sì, probabilmente sì, qualcuno ci avrà provato di certo"
"E invece no. Nessuno, qui, vuole abbandonare il proprio lavoro e i propri guadagni per andare alla ricerca del Sentiero delle Pietre. Sono tutti così egoisti... Il Sentiero potrebbe salvare la loro vita, però loro pensano solo a se stessi... E io ormai sono troppo vecchio..."
"Il sentiero... delle pietre?"
"Tu sei giovane, e sei una straniera. Mi sembri piena di buona volontà. Prendi questo fascicolo. Và! Vattene e non farti più rivedere, se non in cielo."
Mi consegnò un fascicoletto piuttosto logoro, impolverato, e in pochi minuti mi ritrovai fuori, in strada, a leggerlo.
Conteneva delle scritte nella loro lingua nativa, che io non conoscevo, più una mappa.
Ora ero davvero determinata a portare a termine la mia missione, e a raggiungere il Sentiero delle Pietre.
Ci misi poco ad interpretare quelle scritte, e ci misi pochissimo a raggiungere il fiume indicato dalla mappa. Ecco, avevo trovato il Sentiero.
Per percorrerlo bisognava pensare solo a cose positive: essere felici, felici dentro. Se dimostravi di essere felice compariva una pietra ad ogni tuo passo, così potevi camminarci sopra senza cadere nell'acqua!
Mi feci coraggio e andai. Uno, due, tre passi. Uno, due, tre pietre. Quattro. Cinque. Andavo avanti. All'inizio dovevo concentrarmi per essere felice, sforzarmi, pensare a tutte le cose belle della mia vita. Ma man mano che andavo avanti, la cosa che mi rendeva più felice di tutte era proprio il fatto che stavo proseguendo il cammino! Non pensavo più al futuro, e nemmeno al passato. Quello che più contava era il presente. Era quel momento. Quell'attimo. Ora. Io. Camminavo. Sul. Sentiero. Delle. Pietre.
Gioia.
Alla fine del fiume, c'era un carro. Sul carro erano sedute delle persone luminose e sorridenti: mi stavano aspettando. Erano vestite con dei costumi colorati, buffissimi, indossavano maschere e cappelli piumati. Mi porsero una maschera dorata con dei ricami azzurro cielo. E poi via, tutti sul carro, spiccammo il volo...
Oltrepassammo l'arcobaleno tra le nuvole, e in quel momento non riuscivo a pensare più a nulla se non al fatto che ero totalmente felice. I miei occhi cambiarono colore, divennero di luce. Il cuore sembrava scoppiarmi nel petto; volavo, volavo davvero. Guardavo le persone, giù in paese, che lavoravano. Vidi il vecchio libraio e mi sbracciai per salutarlo, ma lui non si accorse di me. "Voglio restare qui per sempre!!!", gridai, in piena estasi.
Poco dopo, il ragazzo che era dietro di me mi fece voltare verso di lui e mi disse: "Io non sono più tanto felice..."
"E perchè mai?!?", chiesi io.
"Perchè tu... non condividi la tua gioia con noi... la tieni tutta per te... sei un'egoista"
Quella frase frantumò i miei occhi di luce.
"Tu non ti sei mai voltata verso di noi... guardavi solo avanti, pensavi solo a te...! Noi vogliamo essere partecipi della tua felicità... e tu non ci degni di uno sguardo... mi rendi così triste."
Questa seconda frase mi strappò via il sorriso.
Caddi a terra, in mezzo alla strada, incapace di pensare. Cominciò di nuovo a piovere a dirotto. Una persona mi chiese se stavo bene ma io non le risposi e me ne andai nell'aria grigia, svegliandomi dal sogno.
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