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Amore fratto amicizia... dalla parte di lei
"Che differenza c'è tra essere amici e essere fidanzati?"
era da un po' che quella domanda mi bruciava dentro. Avevo dodici anni e iniziavo a pensare anche all'amore oltre che all'amicizia. Il confine non mi era affatto chiaro. Eva e io eravamo amiche; parlavamo di tutto, andavamo molto d'accordo e ogni sabato sera ci ritrovavamo o a casa mia o a casa sua per vedere un film. Ma avevo sempre considerato anche Manuel come un mio amico; giocavamo insieme da sempre, sapevamo tutto l'uno dell'altro e ci volevamo bene. Un po' come con Eva. Ma c'era qualcosa di diverso che non riuscivo a spiegare nemmeno a me stessa. C'era qualcosa di diverso in lui. Lo stavo pensando da qualche tempo. Qualcosa che mi faceva confusione. Lui era un maschio, io una femmina e passavamo insieme la maggior parte del tempo libero. Come i miei genitori d'altra parte.
"Beh..." cominciò con l'aria da esperto "la differenza è che i fidanzati si baciano, gli amici no" la risposta mi lasciò perplessa. Non me l'aspettavo. Però a pensarci aveva ragione. L'affetto e l'intesa che c'era tra i miei genitori perché era diversa da quella che c'era tra me e Manuel? Noi non ci eravamo mai baciati, intendo baciati per davvero sulla bocca. Era semplice come risposta. Chissà perché mi aspettavo qualcosa di più complicato. Ero poco più di una bambina ed era bello pensare a quanto tendessi sempre a semplificare.
"Vuoi provare?" mi chiese con timore. Feci sì con la testa e lui mi sfiorò le labbra con le sue. Qualcosa mi strinse lo stomaco mentre provavo quella sensazione nuova. Non so dire se mi piacque o meno.
"Adesso allora siamo fidanzati?" la voce mi uscii un po' roca.
"Credo di sì" rispose mettendomi un braccio sulle spalle.
Il giorno dopo mi regalò un anellino d'argento. Non me lo tolsi più.
"Basta, gli do altri trenta secondi, se non mi chiama lo archivio definitivamente!" esasperata Eva picchietta con l'unghia smaltata di viola sul povero touch screen del suo cellulare.
"Com'è che si chiama questo qui?" chiedo dando una pulita al bancone del bar.
"Mi prendi in giro?" fa lei stizzita mentre lancia infuriata il cellulare dentro la borsa.
"Devo pulire, puoi alzare i gomiti?" le faccio notare che io sto lavorando a differenza sua che, appena stacca, corre subito qui per due chiacchiere che, in teoria, io non potrei permettermi di fare.
"Andiamo a cena fuori?"
"Lo sai che lavoro fino a mezzanotte"
"Allora a mezzanotte andiamo a fare quattro salti? Mi devo riprendere dalla fine di questa storia..."
"Sì Eva, un sabato sì e uno no ti devi riprendere dalla fine di una storia..." sorrido sarcastica. Eva è la mia migliore amica e le voglio un gran bene, è solo che è un po' superficiale in fatto di ragazzi. Ogni volta crede di aver trovato l'anima gemella, vorrebbe avere una di quelle storie durature, ma non è disposta ad accettare nessun compromesso. Appena si accorge di un piccolo difetto, manda il malcapitato a quel paese senza possibilità d'appello.
"Oh accidenti!" esclama furiosa mentre il cellulare inizia prepotentemente a squillarle.
"Tempo scaduto, stronzo!" urla prima di pigiare con forza il tasto rosso. Visto?
"Va be io vado a casa a mangiare e fare la doccia, mi chiami quando stacchi? Così ci organizziamo per la serata... anzi no, resto qui un altro po'!" un largo sorriso le si stampa in faccia appena vede entrare un uomo moro, sulla trentina, con la camicia generosamente sbottonata e jeans strettissimi.
"Ciao" dice sedendosi a uno degli sgabelli.
"Ciao" sorrido "dimmi pure"
"Ciao!" saluta Eva con una voce che è almeno un'ottava più alta del normale.
"Che mi consigli?" fa lui senza degnare Eva di uno sguardo. Dio mio quanto non sono in vena di fare la carina stasera!
"Un spritz?" vado sul classico per evitare di discutere.
"Mi fido" e mi mostra un sorriso smagliante.
Mi sento spiacevolmente osservata mentre mi di do fare con ghiaccio, aperol e vino bianco. Incastro una fettina di limone nel bordo, aggiungo un paio di cannucce all'aperitivo e lo appoggio sul bancone.
"Chi è?" mi chiede Manuel mentre mi avvicino a lui per aiutarlo ad asciugare i bicchieri. Meglio lasciarlo solo con Eva, sono certa che la mia amica me ne sarà grata.
"Ah non ne ho idea" rispondo a testa bassa.
"La prossima vittima di Eva?"
"Probabile!"
mentre sghignazziamo Eva si avvicina a noi con aria afflitta lasciando il bel sconosciuto da solo.
"Niente da fare" piagnucola "non mi si fila proprio! Va be, ragazzi, vado a casa sul serio... ci si sente per dopo! Ciao ciao" si alza dallo sgabello lasciandosi dietro un'intensa scia di profumo Dolce&Gabbana.
"Ma quando se ne va questo?" mi sussurra Manuel nell'orecchio "io ho fame!" in effetti il locale a quest'ora, troppo tardi per l'aperitivo e troppo presto per il dopo cena, è quasi sempre vuoto e di solito ne approfittiamo per cenare cosa che, finché il cliente non va via, non sta bene fare. Mi avvicino alla cassa sperando di mettergli fretta.
"Sono quattro euro" dico battendo nervosamente sui tasti. Lui finisce l'ultima sorsata di spritz e mette sul piattino due monetine.
"Fate anche feste private?" perché diavolo non se ne va?
"Sì, qualche volta è capitato..."
"Stavo cercando un locale dove festeggiare il compleanno di un amico... qui mi sembra perfetto. Spazioso, ben arredato, ottimo spritz e personale molto..."
"Bisogna sentire il proprietario!" mi affretto a interromperlo prima che possa aggiungere qualcosa. Le guance mi stanno andando in fiamme e per qualche assurda ragione vorrei avere addosso qualcosa di carino e non questa stupida maglietta con il logo del locale.
"Ti lascio il mio numero, così quando sai qualcosa mi fai uno squillo" e fa scivolare sul bancone un elegante biglietto da visita color panna.
"Sono Edoardo"
"Sara" gli stringo la mano con imbarazzo. Manuel nemmeno sembra farci caso, preso com'è a cercare di far stare in equilibrio sul naso un chicco d'uva. Certe volte è proprio infantile.
"Chiamami" di nuovo quel sorriso smagliante "ci conto"
La serata trascorre in modo strano. Alex, il migliore amico di Manuel, ha insistito per andare in una discoteca che ha aperto da poco e, ovviamente, Eva è scocciata. Non sopporta Alex e tutto ciò che propone lui, per lei è da scartare. Infatti mi costringe a starmene affacciata a una ringhiera con un bicchiere di margarita in mano (come se non avessi abbastanza di cocktail stasera!) mentre i ragazzi si stanno scatenando in pista. Ballano in modo piuttosto imbarazzante e il fatto che e Eva non mi costringa a raggiungerli un po' mi solleva. Ce ne stiamo qui al riparo, facendo finta di non conoscerli.
"M'inviti alla festa di Edo vero?" stasera Eva è decisamente monotematica.
"Edo? Già è diventato Edo? E poi non è detto che si faccia, l'ultima volta che abbiamo fatto una festa privata erano tutti ubriachi persi e Giovanni si era arrabbiato tantissimo" le faccio notare. Giovanni, il proprietario del locale nel quale lavoro, era abbastanza deciso a non ripetere l'esperienza.
"Devi convincerlo, Sara! Ci devi riuscire assolutamente"
"Oh senti, mi ha dato il suo biglietto da visita, se t'interessa tanto chiamalo e chiedigli di uscire!"
"Sei matta? Quello non mi guarda nemmeno... gli piaci tu!"
"Ma che dici? Smettila" mi giro dall'altra parte per nascondere il rossore che sento invadere le mie guance "sono una ragazza impegnata" le mostro l'anellino d'argento che ho al dito ormai da otto anni.
"Dio mio Sara! Ma impegnata a fare che? Smettila con questa buffonata, tu e Manuel vi siete messi insieme per gioco e se non vi siete lasciati è perché siete amici da sempre e vi volete troppo bene per accettare l'idea di non frequentarvi più"
"Eravamo amici" ribatto offesa "adesso stiamo insieme"
"Apri gli occhi, per l'amor del cielo! Non è amore il vostro, è abitudine... amicizia, quella forse sì. Ma non amore" fa una pausa carica di significato "a dodici anni non si è maturi per capire e adesso ci sei dentro fino al collo a questa cosa per renderti conto quanto sia sbagliata!"
"Non è sbagliata!" sbotto "io e Manuel ci vogliamo bene, ci conosciamo meglio di quanto conosciamo noi stessi e ci accettiamo così. Cos'è l'amore se non questo?" ah, beccati questa, signorina dai mille flirt di una settimana.
"L'amore è anche passione, desiderio, attrazione... cose che nascono anche dal mistero, dalla voglia di scoprirsi..." lascia la frase in sospeso prima della fatidica domanda a bruciapelo "quand'è l'ultima volta che avete fatto sesso?"
"Beh... adesso così, su due piedi..." uno spiacevole senso di vuoto s'impadronisce del mio stomaco. Su, Sara pensa... pensa! "Non mi ricordo" confesso infastidita.
"Vedi?" insiste lei con un insopportabile tono da maestrina "e l'ultima volta che vi siete baciati?"
"Stamattina"
"Intendo baciati per bene... con la lingua"
"Forse al suo compleanno" ammetto sconsolata.
"Tre mesi fa" mi punta addosso i suoi grandi occhi celesti "ti sembra normale?"
"Oh insomma, Eva, fatti gli affari tuoi!" sbotto "io e Manuel abbiamo un rapporto maturo, non siamo due adolescenti in piena tempesta ormonale e tanto meno Ridge e Brooke di beautiful"
"Tu sei affare mio" ribatte "senti, non lasciarti sfuggire l'occasione. Edoardo è bellissimo, pieno di fascino e sembri piacergli... l'ho visto come ti guardava. Capitassero a me certe fortune... devi convincere Giovanni a fare quella dannatissima festa e... guarda, Sara!" abbasso lo sguardo verso la pista. Tra Manuel e Alex sta ballando una ragazza con un caschetto biondo platino, top ridottissimo e minigonna inguinale. Mette le braccia intorno al collo di Manuel mentre lui asseconda i suoi movimenti.
"Beh?" faccio con aria indifferente.
"Sara, ma sei scema?" a quanto pare oggi la mia amica è in vena di complimenti "quella zoccola si sta strusciando addosso al tuo così detto ragazzo e tu non fai niente?"
"Stanno solo ballando" rispondo con il tono più calmo del mondo "mi fido di lui"
Domenica sera io e Manuel stacchiamo alle nove e ci prendiamo un po' di cibo cinese da asporto da mangiare a casa mia. Non ho ancora parlato con Giovanni e so benissimo che per correttezza devo informarlo, ma se mi dicesse di no ci rimarrei male... e se mi dicesse di sì so che sarebbe un bel casino. Ci penserò domani.
"Indovina chi ho incontrato sabato sera a ballare?" chiede Manuel con tutta la naturalezza del mondo prendendo un altro involtino primavera.
"Chi?"
"Valentina, la tua migliore amica delle medie"
solo a sentirla nominare mi viene la nausea. Valentina era la più stronza, la più cattiva e la più subdola delle ragazze. Circondata dalla sua fedele cricca di schiavette, come ogni leader delle snob che si rispetti, faceva di tutto per farsi odiare da quelle come me ed Eva, che non riteneva alla sua altezza. Inutile dire che era di una bellezza mozzafiato, sempre truccata e vestita firmata dalla testa ai piedi.
"Ah sì?" fingo indifferenza.
"Sì... ci ho anche ballato per un paio di minuti"
"Va bene" abbasso lo sguardo sui miei ravioli al vapore e dedico a loro tutta la mia attenzione. Come osa essere così sfacciato? Non voglio guardarlo, altrimenti potrei fulminarlo con un'occhiata.
"È diventata una modella adesso... quello che ha sempre desiderato"
"Sono contenta per lei" che strano scherzo del destino è mai questo? Com'è che improvvisamente è diventato grande amico della vipera? E poi che c'entra quella frase "quello che ha sempre desiderato" come se fosse riuscita a diventare un magistrato antimafia?
Chiuso l'argomento Valentina, la cena scorre tranquillamente. Ridiamo, scherziamo e chiacchieriamo della giornata appena trascorsa.
"Se intanto vuoi andare di là e accendere la televisione..." dico alzandomi dopo aver finito di mangiare "intanto io faccio il caffè e poi te lo porto"
mentre armeggio con la macchinetta del caffè, lo sento abbracciarmi da dietro.
"Com'è che sei tanto affettuoso stasera?" ridacchio quando inizia a mordicchiarmi l'orecchio.
"Non si può?" mi alza la maglietta e mi accarezza sotto l'ombelico "sei la o no la mia ragazza?"
"Certo che sono la tua ragazza..." mi giro verso di lui completamente scossa da tanti brividi. Mm. Avvicino il viso al suo e ci scambiamo uno di quei baci lunghi e intensi. Forse Eva ha ragione, dovremmo farlo più spesso. Mi godo la sensazione delle dita di Manuel sulla lampo dei mie jeans e... merda! Non mi sono depilata le gambe. Sono decisamente impresentabile. È vero che parliamo di tutto, ma non di problematiche femminili. Gli scanso la mano prima che possa abbassare la zip e lo liquido con un frettoloso bacio a stampo. Torno a concentrarmi sul caffè, ma lui non mi da tregua.
"Manuel, devo fare il caffè"
"Ma che mi frega del caffè..." biascica con il viso affondato tra il mio collo e la mia spalla "sono bello sveglio... anzi, lo siamo in due..."
d'un tratto, vado involontariamente a sbattere in un orribile pensiero. Non è che quella Valentina del cazzo gli ha fatto venire voglia e ora cerca me perché sono io la sua ragazza? Perché proprio stasera dopo mesi che non lo facciamo vuole fare sesso? Forse è lei che desidera, non me. Mi viene il vomito solo a pensarci.
"Scansati" me lo scuoto di dosso con fare infastidito "mi butti il caldo"
"Non ti va?" il suo tono è stupito e deluso.
"No"
"Bene" stavolta invece è freddo e tagliente.
"Bene" e il mio non è da meno.
La mattina seguente mi sveglio con animo più allegro. Ho pensato una cattiveria su Manuel; lo conosco e non mi userebbe mai. Sicuramente stava pensando a quello che pensavo io sabato sera mentre parlavo con Eva, anche se sarei morta piuttosto che ammetterlo di fronte a lei, e cioè che ci stavamo allontanando. Questo dimostra quanto siamo in sintonia e quanto Eva si sbagli. È vero, abbiamo avuto un momento di distrazione, ma insomma, quale coppia non ne ha?
Stasera mi faccio perdonare. Ho provveduto alla depilazione e mi sono anche concessa un piccolo regalino; un completino intimo nero molto raffinato che a Manuel piacerà sicuramente.
Sono di buon umore per tutto il giorno pensando alla favolosa serata che passerò. All'ora di pranzo Eva non passa così ne approfitto per mangiarmi un panino in santa pace mentre Manuel, seduto in un tavolino all'aperto, chiacchiera fitto fitto con Alex che è venuto a scroccare un caffè. Un piccolo bip segnala l'arrivo di un messaggio.
"Parlato con Giovanni?? Eva" rimetto il cellulare in tasca ignorando l'SMS. Il solo pensiero di dover telefonare a Edoardo mi fa stringere lo stomaco. Però forse Eva ha ragione, ho latitato fin troppo e Giovanni ha il diritto di sapere. Per fortuna oggi lui non c'è, così ho un giorno in più per pensare a come parlargli. Oggi devo concentrarmi solo sulla bellissima serata che mi aspetta.
Ho detto a Manuel che sarei passata da lui dopo cena, ma mi è sembrato mediamente entusiasta. Deve esserci rimasto molto male ieri, si sarà sentito rifiutato e adesso si è chiuso a riccio. Tipico suo, quando ha un problema non ne parla, se lo tiene dentro e aspetta che passi. Ad ogni modo, non mi preoccupo troppo, so che dopo stasera sarà tutto risolto. Per andare da lui indosso un vestitino nuovo e mi spruzzo il mio profumo più costoso. Infilo un paio di preservativi nella borsetta ed esco di casa canticchiando.
"È aperto!" mi urla Manuel da dentro casa dopo avermi sentita bussare. Ma il mio entusiasmo si smorza quando lo vedo con lo sguardo appiccicato al televisore e le mani attanagliate al joystick. Ha la bocca semiaperta, l'espressione da ebete e indossa una vecchia tuta sformata.
"Ciao" mi siedo accanto a lui tirando un po' su la gonna. Non mi guarda. Provo ad attirare l'attenzione con una bacio sulla guancia che però, non sembra avere alcuna intenzione di ricambiare. "Puoi mettere un secondo in pausa?" chiedo esasperata.
"Sì" pigia un tasto e quella insopportabile musichetta cessa "che c'è?"
"Non ci arrivi da solo?" gli sussurro avvicinandomi per baciarlo. Ricambia il bacio, ma non lo sento coinvolto come vorrei. Così provo ad avvicinare la mano al bordo della tuta. Lentamente me la scansa, ma non troppo. Ah, ho capito! È un gioco. Vuole fare l'offeso per un po'... e va bene, l'accontento. Stavolta, con maggiore audacia, faccio scendere le dita fino all'elastico dei boxer, ma lui, con ancora più decisione, sposta la mia mano. Si allontana da me e riprende in mano il joystick. Eh no, adesso sono davvero offesa.
"Spegni subito quest'affare infernale!" esclamo concitata. Mai, mai in vita mia mi sono sentita così ferita. Sento in cuore infervorato, rimbombarmi dentro.
"Uffa!" mette di nuovo in pausa e alza gli occhi al cielo "cosa vuoi? Sei piombata qui all'improvviso e m'hai scombinato la serata!"
"Te l'avevo detto che sarei venuta... scusa tanto, non sapevo di dover prendere l'appuntamento un mese prima per andare dal mio ragazzo! E poi di che serata ti avrei scombinato? Stai qui, come un demente..."
"E allora?"
"Io ero venuta per stare con te" ammetto abbassando lo sguardo, nella speranza che si renda conto del male che mi sta facendo rifiutandomi.
"Anch'io ieri sera volevo stare con te"
"Vorresti dire che è una ripicca?" sento la rabbia crescermi dentro "pensavo fossi più maturo di così. Io ieri... non potevo"
"Beh, io non posso oggi"
"Ah non puoi? E come mai?" non riesco a controllarmi, le parole dettate dal sentirmi così offesa escono da sole, una più infuriata dell'altra "hai le mestruazioni, Manuel? Eh? Hai le mestruazioni...!?!"
Il telefono interrompe il mio vomito verbale. Restiamo in tensione, a fissarci, immobili. Come se la lite dovesse riprendere subito dopo il cessare degli squilli.
"Ciao, sono Manuel, al momento non sono in casa, lasciate un messaggio dopo il segnale acustico e vi richiamerò!"
"Manuel sei lì...?" è una voce femminile "Sembra di no... sono Valentina, volevo solo farti un saluto. Magari uno di questi giorni facciamo il replay di sabato sera... un bacio!"
un'orribile sensazione di gelo mi scorre lungo il corpo. Non ci posso credere. Resto pietrificata, basita, incapace di parlare, persino di pensare a una spiegazione plausibile.
"Merda" mormora Manuel distogliendo lo sguardo da me.
Tutte le paure che volevo evitare di avere mi si materializzano davanti agli occhi. Non riesco a togliermi dalla testa l'immagine di Manuel e Valentina. Lui che la bacia, l'accarezza, le sussurra paroline dolce nell'orecchio... non riesco nemmeno a guardarlo. So che l'ha toccata e mi fa ribrezzo il solo pensiero che adesso possa toccare me.
"Ti posso spiegare..." la sua voce è come un soffio.
"Cosa cazzo vuoi spiegare?" mi sento urlare "sei una merda! Io pensavo che tu fossi diverso dagli altri, invece sei come tutti, anzi forse peggio, perché tu ti mascheri da buono!" con rabbia mi sfilo l'anellino d'argento e glielo lancio contro. Atterra sul pavimento con un leggero tintinnio. La faccia di Manuel è sconvolta, ha gli occhi lucidi e sembra che stia per piangere.
"No..." si china a raccoglierlo e mi guarda come un cane bastonato "Sara..."
non voglio sentire una parola di più. Esco di casa sbattendo la porta e mi rifugio in macchina dove scoppio a piangere. Calde e numerose lacrime sgorgano dagli occhi e mi rigano le guance. Esci per favore, mi ritrovo a pensare, esci da quella maledetta porta, corrimi dietro e dimmi che a me ci tieni ancora, che possiamo ricominciare. Ma niente da fare. La porta rimane chiusa.
Continua...
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1 recensioni:
- E perché non dovrei crederci? La mia amica ha detto lo stesso ti rispondo in modo più completo nel seguito!
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