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Amore fratto amicizia 2... dalla parte di lei
Ho passato la notte peggiore della mia vita. Credo di aver pianto tutte le mie lacrime. Al posto degli occhi mi sento due enormi bulbi aridi e infuocati. Manuel mi evita accuratamente per tutto il giorno e ogni volta è un colpo al cuore. Per fortuna a ora di cena, puntuali come orologi svizzeri, Eva e Alex vengono a fare il loro dovere di migliori amici. Anche se, in tutta onestà, credo che Manuel non si stia facendo consolare, ma stia raccontando al suo amico delle avventure erotiche con Valentina.
"Chiodo scaccia chiodo" sentenzia Eva alla fine del mio racconto.
"La fai facile tu..." dico tristemente "io non riesco ancora a crederci..."
"Sara, forse hai ragione, io non posso capire... ma quello che so è che devi reagire, non puoi passare il resto della tua vita ad autocommiserarti... adesso sai veramente com'è Manuel e so che non è facile accettare di esserti sbagliata sul suo conto per tutti questi anni, ma credo sia più che normale il fatto che a vent'anni le storie finiscono..."
"Non era una storia... era La Storia!"
"Come fai a saperlo? Non hai mai fatto esperienze, non hai mai avuto il problema di trovarti un ragazzo né quello di essere stata scaricata... benvenuta nel club" mi sorride e mi fa una carezza. Per sbaglio giro lo sguardo verso Manuel e... oh no, non ci credo! Valentina si è materializzata sul marciapiede e sta facendo la cretina con lui. Alex è rimasto in disparte, seduto al tavolino, mentre loro, in piedi si scambiano due baci sulle guance. Vuole la guerra? Che guerra sia!
In un momento morto, mentre Manuel svuota la lavastoviglie, estraggo dalla tasca dei jeans il biglietto da visita e compongo il numero.
"Edoardo? Ciao sono Sara" dico a voce troppo alta sorridendo alla mia immagine riflessa nel marmo lucido del bancone.
"Sara! Ma che bello sentirti..."
"Anch'io sono contenta di sentirti" rivolgo a Manuel uno sguardo di sfida e noto con piacere che inizia a mettere a posto con fare nervoso. Come godo. "Ti ho chiamato" proseguo con il tono più civettuolo che mi riesce "per farti sapere che il locale è disponibile per la festa privata... sai, non è stato facile convincere il proprietario, ma per te..."
"Sei un angelo" mormora "ti va se sabato sera andiamo a farci un giro per metterci d'accordo sui dettagli?"
"Sabato sera sono liberissima da mezzanotte in poi!"
"Allora verso mezzanotte passo lì, così appena stacchi andiamo in qualche posto carino a berci qualcosa"
"Ma con molto piacere" adesso Manuel asciuga i bicchieri e li sbatte con eccessiva forza sulle mensole "a sabato allora, un bacio!" rimetto il cellulare in tasca e faccio notare a Manuel che così facendo finirà per romperli.
"Allora fai te, visto che sei tanto brava!" esclama lanciandomi in faccia lo strofinaccio. Mentre, senza replicare, mi do da fare con i bicchieri, mi cade l'occhio sul mio anulare nudo. C'è rimasto il segno. Il segno dell'abbronzatura intendo. È ben radicato e deciso, come quello degli slip, che non va mai via, nemmeno d'inverno.
Sabato arriva dopo quello che mi è sembrato un secolo. Io e Manuel ci parliamo solo a grugniti. Spesso faccio fatica ad ammettere persino a me stessa quanto mi manchi e quanto vorrei tornare a pochi giorni fa, quando andavamo d'accordo, ridevamo e scherzavamo insieme. Valentina non s'è più vista, ma ogni volta che gli squilla il telefono penso che sia lei e provo una fitta al cuore. Speriamo che passi.
"Ecco fatto!" esclama Eva soddisfatta "adesso puoi guardarti"
"Bellissimo!" commento ammirando il trucco, opera di Eva, ovviamente. Gli occhi sembrano più grandi, la pelle più luminosa, gli zigomi più alti... sto proprio bene. Non riesco a staccare gli occhi dallo specchio del bagno del personale, mi piaccio davvero. "Dai, vai!" mi sprona la mia amica mettendosi in borsa la mia maglietta da lavoro "Edoardo ti starà aspettando". Esco di fretta dal bagno e attraverso il locale sculettando sicura dentro i miei nuovi jeans attillati. Passo davanti a Manuel ignorandolo alla grande e m'infilo con scioltezza dentro un'elegante porsche argentata dalla quale intravedo Edoardo farmi un cenno con la mano. Ci salutiamo con due innocenti baci sulle guance, dopodiché mette in moto e partiamo. Faccio in tempo a vedere Manuel infastidito estrarre il cellulare dalla tasca. Chiamerà Valentina. Di nuovo quella stretta al cuore.
"Tutto bene?" mi chiedi Edoardo accarezzandomi il ginocchio.
"Sì certo" gli sorrido "benissimo".
In dieci minuti raggiungiamo una grande casa in stile moderno con un ampio e curatissimo giardino.
"Ho pensato che magari a casa saremmo stati più tranquilli..." dice aprendomi la portiera della macchina. Che galanteria.
"Perfetto!" esclamo scendendo dall'auto. Edoardo mi cinge le spalle con un braccio e mi fa entrare. Il soggiorno è qualcosa di indescrivibile; soffitto alto, luci soffuse, musica rilassante e arredato nei toni del blu e dell'argento.
"Ti piace?" chiede con aria soddisfatta aprendo il frigo.
"È stupenda..." commento incantata "l'hai arredata tu?"
"Sì, è il mio gioiellino" sorride mettendomi in mano un bicchiere di spumante "accomodati" accolgo l'invito a sedermi sul morbido divano di pelle e m'irrigidisco appena lui mi si siede accanto.
"Allora..." bevo nervosamente un sorso di spumante "pensavo, per la festa..." estraggo dalla borsa l'agenda "quanti invitati? A che ora la facciamo partire? Io avrei pensato a una cosaa in piedi; prima di tutto serviamo gli aperitivi magari con qualche stuzzichino, poi passiamo la cena, possiamo fare un primo e la pizza a spicchi... con un po' di musica di sottofondo..."
"Sara..." si avvicina pericolosamente al mio viso.
"E poi" continuo agitata a consultare i miei appunti "da mezzanotte in poi possiamo mettere il Dj, spostiamo i tavoli ai lati e lasciamo qualcosa da bere..."
"Mi sembra un ottimo programma" commenta sbrigativo "tu ci sarai vero?"
"Certo che sì... anzi, ti chiedo un favore personale..."
"Quello che vuoi"
"Siccome per convincere il proprietario a fare la festa ho dovuto promettergli che sarei stata io la responsabile... se potreste non fare troppo casino... tipo non rompere i bicchieri, risse, comi etilici..."
"Sara" mi punta addosso quegli occhi scuri e penetranti "non siamo ragazzini immaturi, ma persone adulte e civili"
"Hai ragione..." sentendomi un po' nervosa, distolgo lo sguardo da lui. Le parole mi muoiono in bocca quando lui inizia ad accarezzarmi il fianco e strofinare la punta del naso sulla mia. Ha un dopobarba molto forte, l'odore mi nausea un po'.
"Sai che sei bellissima?" mi sussurra alzandomi appena la maglietta e facendo scorrere le dita sulla mia pelle "non vedevo l'ora di stare un po' così con te..." rimango stordita quando lui inizia a baciarmi sul collo.
Gli accarezzo la nuca, ma tutto quello che sento sono i capelli di Manuel. La lingua di Manuel. Le mani di Manuel.
"No!" istintivamente schizzo in piedi. La sua espressione è indecifrabile. Resta un silenzio carico di tensione.
"Scusami..." farfuglio "Edoardo, mi dispiace... tu non c'entri niente. È colpa mia... mi sono appena lasciata con il mio ragazzo storico... forse non sono ancora pronta a gettarmi a capofitto in una nuova storia..."
"E chi ha parlato di storia?" si alza e si avvicina a me con fare minaccioso. Il cuore mi batte forte. Il suo sguardo è di ghiaccio. Afferro la borsa e mi avvicino all'uscita con gambe tremanti.
"È meglio che vada..." anche se non so di preciso dove "grazie... ci sentiamo, magari..." mi volto per aprire la porta ma lui mi afferra per un braccio e mi attacca al muro.
"Mi fai male!" grido nella speranza che qualcuno possa sentirmi. Non lo riconosco più. Non sembra il ragazzo a modo che avevo conosciuto, ma un mostro. Ha gli occhi iniettati di sangue e una spaventosa espressione contrariata.
"Lasciami..." lo supplico con le lacrime agli occhi "per favore..."
"Nessuna" mi interrompe con voce solenne "nessuna e ripeto nessuna ragazza mi ha mai rifiutato. E tu non sarai certo la prima" con un gesto infastidito mi strappa la camicetta e mi spinge ancora più forte. Inizio a gridare, a dimenarmi, ma lui è più forte di me. A un tratto, noto la manica della camicia arrotolata. Gli pianto le unghie nel braccio e lo graffio senza pietà. "Ahi!" esclama lasciando la presa per prendersi il braccio ferito.
"Troia!" lo sento urlarmi mentre, con il cuore che va mille, percorro correndo il vialetto.
Sto camminando già da dieci minuti e mai in vita mia ho avuto così paura. Tengo saldamente strette in mano le chiavi di casa, soprattutto perché come portachiavi uso uno spray al peperoncino. Ogni macchina che passa mi sembra che rallenti accanto a me, ma io rimango a testa bassa e mi fingo invisibile. Non so nemmeno dove sto andando, spero di imbattermi in una fermata dell'autobus, ma soprattutto spero che il sole sorga presto. Sono le due e le ore di buio sono ancora molte. Il cellulare è scarico, così non posso nemmeno chiamare Eva per farmi venire a prendere.
Le scarpe con il tacco stanno iniziando a farmi male e con la camicetta strappata sento freddo. Provo a tenerla chiusa con una mano, come meglio posso.
Non sono mai stata tanto stupida come stasera. Salire in macchina di uno sconosciuto, andare a casa sua... ma come mi è venuto in mente? Vorrei solo essere sul mio divano sfondato a guardare la televisione con Manuel a ingozzarci di popcorn.
Se riesco a sopravvivere a questa serata giuro che sarò molto più carina con Eva, andrò a trovare i miei più spesso, m'impegnerò di più al lavoro, chiederò scusa a Manuel... ho una stretta al cuore. Adesso sarà sicuramente al caldo e al sicuro, terrà Valentina stretta tra le braccia e magari... inizio a piangere al solo pensiero. Devo fare qualcosa. Non m'importa se mi ha tradita, ci chiariremo. Non può cancellarmi così, nel giro di pochi giorni. Un po' d'affetto per me ce lo deve ancora avere. Solo adesso mi rendo conto di quanto sia innamorata di lui e di quanto sia per me indispensabile. Come l'ossigeno.
Il cuore inizia a battermi ancora più forte quando mi accorgo del rumore di una macchina che procede a passo d'uomo dietro di me. Fingi indifferenza. Fingi indifferenza. Fingi... appena sento il rumore del finestrino abbassarsi, allungo il braccio e spruzzo il peperoncino in faccia al conducente.
"Cazzo!" lo sento gridare "Sara, ma sei tutta matta!?!"
Circa mezz'ora dopo l'effetto sembra essere passato. Manuel ha ancora gli occhi un po' lucidi e arrossati, ma riesce a tenerli aperti. Siamo al sicuro, in macchina, e non accendiamo la luce, visto che potrebbe dargli fastidio.
"Almeno adesso so che funziona" non posso fare a meno di ridere per l'assurdità della situazione.
"Ma proprio su di me lo dovevi testare?" protesta asciugandosi una piccola lacrima.
"Non sapevo chi fossi" mi giustifico "tu al posto mio avresti fatto lo stesso"
"Te l'ho regalato per usarlo sui maniaci" mi fa notare "non su di me"
"Mm... non sarà il regalo più romantico che abbia ricevuto, ma almeno è utile"
"Senti Sara" mi guarda negli occhi "credo che abbiamo altro di cui dovremmo parlare, qualcosa di sicuramente più importante del tuo spray al peperoncino"
ecco, ci siamo. Sta per dirmi di Valentina. Devo comportarmi da persona matura. Fare buon viso a cattivo gioco, fingermi contenta per lui e tornare ad essere la sua migliore amica. M'incanto a guardare il suo profilo avvolto nel buio dell'abitacolo, illuminato solo dalla fioca luce che viene da fuori. Faccio scorrere lo sguardo sulle spalle larghe su cui ho pianto tante volte, sulle braccia rassicuranti alle quali mi sono sempre affidata, sulle mani grandi che adoro stringere tra le mie. Ha i capelli scompigliati e un'aria turbata. Non l'ho mai visto così bello.
"Sì..." riesco a dire "hai ragione"
"Bene, è arrivato il momento " fa un lungo sospiro "ti volevo dire..." si volta di nuovo verso di me e posa lo sguardo sulla mia camicetta strappata. Mi guarda di nuovo in faccia e poi ancora sulla camicetta.
"Oddio!" esclama passandosi una mano tra i capelli "cosa... cosa ti è successo?"
abbasso gli occhi e confesso. "Sono stata a casa di Edoardo" ormai non posso più trattenere le lacrime "e ha cercato di..."
"No, Sara" si sporge verso di me per abbracciarmi "non dire altro" mi rifugio nel suo odore di pulito, tra le sue braccia familiari, nelle sue carezze delicate.
"Mi dispiace" singhiozzo "mi dispiace per tutto... e spero che non sia troppo tardi per noi, anche se adesso stai con Valentina..."
"Cosa?" si stacca da me mi guarda attonito.
"Valentina..." insisto "tu e lei... non state insieme?"
"Ah sì?" sorride "non lo sapevo..."
"Manuel... il messaggio in segreteria, tutti quegli SMS al lavoro, quel giorno addirittura è venuta... e soprattutto, che ci facevi stasera nei quartieri alti? Non è forse lei che abita da queste parti?"
fa un lungo sospiro e mi guarda con intensità. Sta per dirmi qualcosa di serio, me lo sento.
"La verità" comincia "è che sì, sono andato da lei stasera. Sapevo che saresti uscita con quel pennellone del cavolo e volevo fartela pagare, ma..."
"Ma...?" lo sprono
"Ma la verità è che sono così innamorato di te che non riesco nemmeno a tradirti" estrae dalla tasca il mio anellino d'argento "anche se mi hai lasciato"
"Dammelo subito" glielo strappo dalle mani "è mio e non ho più nessuna intenzione di togliermelo" riesco finalmente a sorridere. Sento la tensione scivolarmi via. È finito tutto ormai, posso tornare ad essere felice come prima. Anzi, molto più di prima...
"Sara, ma..." fa Manuel con un mezzo sorrisetto "questa camicetta rotta... perché non la togli del tutto?"
"Mm... sì, è un'idea" gli sussurro mentre lui comincia ad abbassare i sedili dell'automobile.
Rimettiamo in moto la macchina all'alba. Questa è stata senza ombra di dubbio la notte più entusiasmante della mia vita. Sento ancora i brividi di piacere quando Manuel mi sfiora il ginocchio mentre guida. Credo che non se ne andranno mai più.
Ad ogni modo, questa è solo la mia versione. Forse ora dovreste leggere la sua.
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