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Quando è troppo è troppo
Non se ne abbiano a male pupi, marionette e burattini se talvolta vengono tirati in ballo. Purtroppo citarli per definire coloro che si asserviscono, non per debolezza o paura, ma per puro tornaconto è una brutta abitudine assai ricorrente. Come dire a uno che va giù duro, senza un briciolo di scrupoli e il minimo garbo, che è un macellaio; o a un maniaco sessuale senza ritegno che è un porco. O riferirsi a una che si è venduta anche l'anima con quell'improprio appellativo che suona come lo squillo di tromba strozzato dalla sordina: troia!
Come si può pensare di offendere con simili accostamenti il professionista che ci permette di gustare una succulenta fiorentina; o insultare il divin porcello, martire ed elargitore di tante prelibatezze? O addirittura gettare discredito sulla sua compagna, abusando del suo nome comune? E, a maggior ragione, come si possono associare all'odioso servilismo i fantasiosi protagonisti del teatro popolare della nostra infanzia?
Bisognerà forse, per definire questi rifiuti umani, fare appello alla suddivisione sciasciana? Troppo onore bollarli con definizioni così acute e ricche di sfumature. E poi non credo nelle intenzioni fossero rivolte anche al gentil sesso.
Più semplicemente, suggerisco di definire i servili protagonisti di tanta parte della storia e in particolar modo della scena italiana dell'ultimo ventennio, che hanno fatto scempio della dignità umana, violenza al linguaggio e ingannato il volgo per riverire e compiacere un padrone e alimentare il suo ed i loro interessi, con un semplice dispregiativo: merdacce! Merdacccce! Con quel pizzico di compiacimento eufonico sulla seconda parte della parola. Come se l'appellativo uscisse dalla procace bocca della signorina Silvana, quella che faceva slinguare di lussuria il ragionier Fantocci...
Come nasce una merdaccia? Perché di certo lo saprete: merdacce si nasce non si diventa! Come mafattori del resto. La merdaccia, in genere, eredita questa sua peculiarità, la sua propensione alla menzogna, al tradimento, alla leccaculaggine, alla meschinità, all'opportunismo, alla dissimulazione, all'intrigo, alla vigliaccheria... per via genetica. Il maschio tende a prendere da mammà, la femmina da papino. Come i tratti del volto, certe peculiarità del corpo, il carattere o l'intelletto. Sempre in linea di massima, s'intende.
Non a caso di un uomo si dice spessissimo figlio di ndrocchia... molto meno di una donna, e non perché le donne siano da meno.
La merdaccia rivela la sua vera natura verso i tre, quattro anni... per arrivare a piena fioritura verso gli otto. Affina l'arte fino alla fine dei teen... mentre raggiunge l'apoteosi con la maggiore età. Dopo, è solo un rapido susseguirsi di conferme. Una via l'altra. Ormai usa e adusa a servir piacendo... come servo sciocco o scaltro, secondo le sue capacità: intrigante, talvolta arrogante, molto spesso ignorante... Magari per terminare in bellezza con un malvagio congedo: il testamento! Che spesso diventa una sorta di perfida vendetta del vile. Che lancia il sasso dopo essersi ritirato dalla scena. Assai raramente l'esistenza di una merdaccia si conclude in gloria. Con un catartico riscatto. Un bel pentimento in extremis. Troppo eroico. E soprattutto troppo generoso.
Di merdacce abbonda la letteratura: come non ricordare gli adulatori e i ruffiani danteschi o i viscidi e servili intriganti dickensiani, o quei miserabili rifiuti umani di Hugò; la storia che si studia a scuola coi suoi celebri e meno celebri cortigiani; quella del cinema, con un personaggio sopra tutti: il diabolico Hugo Barrett del film Il Servo di Losey; la televisione coi suoi V..., F..., M..., F..., S..., Z... solo per accennare ai più invadenti e scoperti; la stampa: coi suoi F..., B.. P..., S..., S..., S..., F..., V... solo per indicare alcuni degli sgherri più spudorati. Senza dimenticare la religione: si pensi a Satana adulatore o a Giuda, fantoccio dei sacerdoti. Di merdacce è disseminato - come fossero mine antiuomo - ogni sentiero della vita. E oggi, di merdacce, purtroppo, traboccano il Parlamento e il suo sottobosco. La politica tutta. E i suoi paraggi. Un nome per tutti? Le voilà: B... a! Al quale va, peraltro, anche la palma di quell'indesiderabile, per certi versi mostruosa, deformazione psicofisica che va sotto il nome di antipatia... Le merdacce sono merdacce: quando devono difendersi, nove su dieci, dichiarano la loro innocenza con sommessa e dimessa umiltà (fa un po' eccezione F... : sempre stupidamente e sfrontatamente arrogante, anche quando accusato di essere un mezzano!). Come uscite dall'Actors Studio, le merdacce sotto accusa lacrimano a guisa di madonne, fanno viso contrito, voce di bimbo, tirano in ballo i santi, il Papa, la fede, l'etica, la giustizia, la Storia, la virtù, i parenti tutti. Chiamano a testimone Dio, il confessore, la moglie o il marito. Accusano -a denti stretti- l'invidia e la malvagità del volgo. Si trattengono a stento dall'inveire contro la malasorte, volgendo gli occhi al cielo e mordendosi il labbro inferiore. E, dulcis, giurano, stragiurano e spergiurano sulla testa dei figli che magari non hanno e, se li hanno, vorrebbero tanto che fossero come l'Idra... per moltiplicare la propria credibilità.
Per mia fortuna, in passato, ne ho incontrato pochi esemplari. E anche se avrei potuto servirmene ampiamente con profitto, non l'ho mai fatto. Più per istinto e repulsione, che per rispetto e onestà.
Oggi, per una sorta di contrappasso, mi ritrovo a scontare questa specie di altezzosa, inconscia virtù e immeritata fortuna subendo e patendo quella che definisco "la devastante proliferazione delle merdacce". Sì, perché fino all'altro ieri loro operavano nell'ombra, quasi con discrezione. Stavano schisce. Come beghine timorate di Dio. Ma dopo che il Grande Genio, con gesto di spregio verso le persone decenti, le ha "sdoganate", insignendole di un potere ufficiale, si sono fatte spavalde, arroganti, debordanti, incontinenti e incontenibili. Oggi spuntano come funghi. E figliano come le mamme dei cretini. Ne siamo così circondati, vessati, sfranti in ogni istante della giornata e aspetto della vita, che non possiamo muovere un passo senza finirvi dentro fino al collo. Peggio della cacca dei cani nelle favelas di Rio o negli slums di Bombay! Sputano sentenze come maitres à penser o nouveaux philosophes. Influenzano e spesso decidono il nostro futuro e quello dei nostri figli, senza averne le capacità e soprattutto le competenze. Quanto al titolo... stendiamo un velo. Sanno ormai anche i sassi che è solo frutto di nomina. Perché dipendenti, fornitori, parenti, vicini di casa o di letto. Almeno Caligola fece senatore il cavallo. Essere molto più presentabile. E ai tempi di Artù per diventar cavalieri ci volevano virtù e onore.
A loro, alle merdacce, penultimo gradino della scala delle umane abiezioni e ai grandi malfattori loro utilizzatori e beneficiari, dedico quell'impareggiabile proverbio lombardo, probabilmente ricavato da un'ingenua e spontanea incisione rupestre camuna. Sottolineando che mai volgarità fu tanto profonda, espressiva, calzante, e immutabile nel tempo!
"Quan che la merda la munta in scagn o ca la spusa o c'la fa dagn."
Ahh... beata saggezza popolare degli antichi! Mi addolora se ne stia perdendo ogni traccia!
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1 recensioni:
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- Come sfogo personale va benissimo, ma mi piacerebbe capire se è rivolto a persone esistenti con nome e soprattutto cognome
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