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Alibi e pretesti vari per non commentare un post
Come ben sappiamo, viviamo nell'epoca del "tutti scrivono e nessuno legge" ma tranquilli: non voglio sottoporvi l'ennesimo pistolotto sul noto fenomeno contemporaneo. Sull'argomento è stato ormai scritto di tutto e il contrario di tutto. È così e amen, nessuno può farci niente.
Oggi viviamo tutti sulla corsia di sorpasso e chiediamo spazio globale.
Il cyberspazio web ha inaugurato ormai un'era, dove domina il bisogno e non il valore di ogni persona.
C'è bisogno di spazio, di vuoto per farsi riempire, e nonostante un vuoto di fondo, quello dei video che rimandano i nostri faccioni, è tutto troppo pieno. Ognuno scoppia di se stesso e dei suoi autocelebrati superpoteri. Siamo tutti molti e molto tosti, belli e preparati. Feroci e implacabili nella competizione.
Siamo allenati e in forma e pronti a dar di gomito, per conquistarci un posto nel sole al silicio.
Savonarola e Giordano Bruno li hanno bruciati da secoli e allora ridiamoci su, non ci resta almeno che sogghignare.
Vi propongo di seguito queste divertenti e geniali scuse e trovate per non commentare un post di un altro autore, che mi sono annotato in questi otto anni di litweb (alcuni anche miei, ci mancherebbe, non voglio finire come il Savonarola).
Chi volesse in sede di commento segnalarne altri, sia il benvenuto:
- Guarda, la poesia è bellissima, ma in questo momento non trovo l'ispirazione per riuscire a commentarti... problemi, terribili, mi travagliano...
- Non trovo la chiave, per adesso, per entrare nel tuo messaggio recondito...
- Scusami, ma per principio non commento mai racconti a puntate...
- Per commentare qualcuno mi deve essere simpatico, piuttosto che leggere qualcosa di quel (nick odiato) mi vendo il computer! (mail ricevuta).
- Volevo comunicare a tutti che mi piace leggere i vostri commenti ma purtroppo io sono negata! Mi piace scrivere poesie ma non so commentarle (emoticon faccina sorridente) ooopsss! Scusatemi! Vi aspetto!
- Per ora riesco solo a scriverti questa righetta ma poi torno...(commento scritto nel 2007 che ancora attende la continuazione; dove sei finito amico! Mistero, meno male c'è la Sciarelli.)
- Quando torno dal lavoro sono stanco e voglio leggere solo testi distensivi, scusa se non ti commento...
- Guarda, Mauro, se vuoi essere commentato in questo sito, devi seguire gli utenti del nostro gruppo, che fa riferimento a (nome del nick capobastone) e a questi appartenenti (elenco degli affiliati alla cosca, cricca, camorra vincente in quel momento nel litblog).
Questa ultima tristissima mail, veramente ricevuta, conferma se ce ne fosse bisogno, quanto la realtà virtuale è identica alla realtà effettuale italiana, con le sue consorterie clientelari, le raccomandazioni e le mafie ad ogni livello.
Usatissimi un tempo i messaggi privati del tipo (ora impera l'ultrainvadente chat):
"oggi sono sull'orlo del suicidio, pensa ho in casa un'invasione delle locuste e fuori piovono topi e rane e sta bussando alla porta l'esattore delle tasse e mi pare di scorgere nella finestra l'Angelo Sterminatore: ti prego commentami!".
Un capitolo a parte sono quegli utenti che ti richiedono una o più letture dei loro capolavori artistici e ti ritengono di diritto un loro schiavo lettore a vita e a tutti gli effetti, quando hai fatto la recensione al loro testo geniale.
E di renderti la visita e la fatica di una lettura di scambio, per instaurare una conversazione reciproca? Piuttosto la morte.
Certi si adontano e non si fanno più vedere se però osi criticare le loro Maestà.
- Ma del mio racconto che cosa ne pensi?
- Boh, non ho avuto tempo di leggerlo ma ti mando il mio. Dai, e poi non seguiamo il commento di scambio, noi artisti dobbiamo seguire le emozioni, la spontaneità, dobbiamo seguire il flusso, il Tao, l'istante...
Ultimamente la chat, nei litblogs, sta diventando un'arma micidiale, dicevo. I cacciatori di commenti usano questa tecnica prediletta:
sia sulla chat pubblica che su quella privata ti scaricano il link della loro opera immortale, una, due, tre, dieci, trenta volte al giorno.
Una volta ho risposto a uno di questi elemosinatori:
- Ma non hai proprio un cazzo da fare? Temo di aver perso un potenziale commentatore.
Altri modi usatissimi per non leggere e commentare un post sono i falsi commenti entusiastici, particolarmente in voga in quei litblogs letterari dove si usano i crediti accumulati con commenti, quasi sempre farlocchi e ipocriti, per accedere alla pubblicazione del post.
Eccone un'esilarante campionario: ecco i mitici, biblici, tetragoni e immarcescibili,
- Interessante (sì, ma perchè? solo il o, oooo1 per cento dei commentatori ti scrive perchè è interessante!)
- Bello;(idem con patate)
- Bello, bellissimo!
- Grande;
- Grande, grandissimo! (misure?)
- Un'opera che dà davvero da pensare...
- Un racconto emozionante, bravo.
- Bravo, emozionante come racconto.
- Emozionante racconto, bravo! (Meravigliosa la capacità dinamica della sintassi italiana con le sue inversioni!).
- Piaciuto. E qui ci vorrebbe un capitolo a parte: i piaciuto sono di svariate e pluriformi tipologie.
- Piaciuto tanto, però, assai, comunque, in effetti e via cazzeggiando per ore.
Non parliamo poi dei:
- Mi ha colpito: allo stomaco, favorevolmente, in modo micidiale, abbastanza.
Tenetevi forte, arrivano i:
- Condivido: in toto (cutugno?), abbastanza, a metà, una fetta, un sorso, pienamente e miriadi di avverbi assortiti.
Concludo (il materiale che ho su questo tema mi permetterebbe almeno venti post, ma il tempo litweb è scaduto) con in commenti aggressivi e teppistici dei famosi plurinicks, quei tristi personaggi che creano un'utenza su un sito solo per offendere o deridere qualcuno che vogliono annientare, componendo finte opere creative orribili e senza senso. Si riconoscono facilmente perchè il loro parco pubblicazioni è desolantamente vuoto: la loro inventiva sta tutta nella distruzione.
No, ci ho ripensato: le frustrazione di questi poveri risentiti, col cervello avvelenato e affumicato dalla loro stessa bile nera, rovinerebbe tutto quel poco o tanto umorismo che spero di essere riuscito a donarvi.
Meglio voltare lo sguardo da un'altra parte, la puzza offende le narici e il brutto rovina la retina.
Abbiate gioia.
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