"L' uomo è un animale politico", disse un filosofo. Non è fatto per vivere solo, ma in relazione con gli altri uomini. "Non è bene che l' uomo sia solo" disse il Signore dopo aver tratto dal fango Adamo e gli diede una compagna. Che sia stato davvero l' insidioso serpente a rivestire gli uomini, fatti per vivere in relazione, del pesante mantello della solitudine? Ma poi, la solitudine è davvero un pesante mantello? Antichi Padri della chiesa l' hanno scelta come sposa e con lei hanno vissuto in silenziosi eremi. Hanno posto una barriera tra loro e il mondo per entrare nel profondo del loro essere, per leggersi, per conoscersi, per purificarsi. Per ascoltare la voce di Dio con cuore attento e bocca orante. Ognuno di noi, credente o non credente, ha sentito il bisogno di momenti di solitudine per concentrarsi, per leggersi, per riflettere, al riparo dei rumori del mondo. In questi casi la solitudine è una scelta, breve o lunga quanto la vita. Ma se la solitudine non è una scelta e ti piomba addosso a tradimento, beffandosi della molta gente che ti sta intorno, è lecito chiedersi: "Perché?". Lei, la solitudine, non ti risponderà. Le molte persone che ti stanno intorno ti diranno : " Ma dai, perché ti senti solo? Siamo in tanti a starti vicino! La tua è una sensazione. Esci, non ti isolare, coltiva i tuoi interessi". Ma lei, la solitudine, o, meglio, la sensazione, appunto, della solitudine, ti fa disamorare dei tuoi interessi, ti rende inerte agli stimoli, ti fa desiderare una compagna triste che non ti abbandonerà più. Sì. la morte. Le molte persone che ti stanno intorno si stancano di farti coraggio, di cercare di consolarti, di aiutarti. Ti evitano. Non sopportano la tua tristezza, ti accusano di vittimismo, di protagonismo. Ormai la solitudine ti possiede.
Ma perché questa sensazione claustrofobica, questo sentire il proprio io morire a poco a poco dentro la sua gabbia? La solitudine non è un fatto fisico, ma una situazione mentale non necessariamente di una psiche disturbata.
Non credo si possa assimilare tout court alla depressione. Semmai la depressione ne è effetto. Può accadere che una persona scopra via via, nel suo percorso di vita, di trovarsi in una situazione sociale o familiare, oppure legata al suo ambiente lavorativo, dove si parla un linguaggio diverso dal suo, tale da rendere la comunicazione faticosa, al limite dell' impossibilità.
In questo caso la diversità non è una ricchezza ma un handicap. Forse la barriera che divide i diversi linguaggi e produce incomunicabilità, si chiama intolleranza o forse pigrizia. Intolleranza e cioè incapacità, non-volontà di capire il diverso modo dell' altro di vedere e leggere il mondo, nei suoi aspetti piccoli o grandi.
Pigrizia che impedisce di fare un passo per entrare nel cuore, nei sogni, nei valori o disvalori dell'altro, nella sofferenza dell' altro.
La solitudine può diventare un dramma, una tragedia, quando si trasforma in aggressività di cui può essere oggetto chi la vive o chi gli sta accanto.
Le cronache sono piene di tragedie figlie della solitudine. Ci sono vari modi con i quali chi è solo cerca un sollievo alla sua sofferenza. C' è chi si rifugia nella fede, chi nella droga, chi nel sesso senza amore, chi nel suicidio. Credo che siano tutti modi sbagliati, sconfitte e non vittorie sulla solitudine. Può darsi che la fede nata dalla disperazione diventi amore e speranza. Ma non è detto. Potrebbe essere una non-fede, una forma di superstizione, di bigottismo strumentale. Lo squallore del sesso senza amore, la droga, il suicidio, sono una svendita della propria dignità, una resa senza l' onore delle armi, alla nemica della vita, questo meraviglioso mistero che ci rende bella anche la sofferenza. Forse chi vive il peso della solitudine dovrebbe fare un atto estremo di coraggio: cercare di entrare nel mondo di chi non lo capisce, cercare di leggere chi non sa leggerlo. Potrebbe scoprire, dietro quello che gli sembra intolleranza o pigrizia o indifferenza, tesori nascosti. Forse si ricucirebbe il filo spezzato della comunicazione. È difficile ma non impossibile e quindi si dovrebbe tentare perché vivere è bello anche quando è difficile, ma vivere senza comunicare è distruttivo.