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Il simposio
Certo che questo Museo del Prado è così noioso! È vero che la guida, un uomo dal sorriso irritante e disgustosamente malizioso, mi aveva avvisata che avrei trovato circa un quarto dei dipinti (oltre a una vasta selezione di disegni) di quel Francisco che tanto non stimo come artista, ma non pensavo fino a questo punto! La sua è proprio una pittura vuota, senza emozione. Ma chissà se l'oggetto dell'arte è veramente il sentimento o la bellezza! Tuttavia meglio non riflettere ad alta voce in presenza di Saturno: già mi sta guardando... come dire? Con intenzioni difficilmente apprezzabili da me, forse mi vuole divorare... eppure io non gli usurperei mai il trono, mi limiterei soltanto a criticare il suo autore. Certo che quello sfondo di tenebre non lascia spazio ad alcuna speranza. Ripeto, caro Saturno, io non ti sono nemica... mangia pure con comodo i tuoi sventurati figli, ma io, intanto, me ne vado da questo manicomio! E, mentre mi volto, mi ritrovo faccia a faccia con un uomo dagli occhi fieri e consapevoli, la bocca carnosa, dai lineamenti morbidi ed estroversi. Non so chi sia peggio tra Saturno e costui. E lui, con una smorfia di disgusto, mi fa: "Lo sai qual è il mio intento in quest'opera? Denunciare il primo responsabile dei mali di cui soffre l'umanità: l'uomo stesso. Il sonno della ragione genera mostri! Ma tu, tu che ne sai della Spagna, di quelle che furono le sue disgrazie e le sue glorie?! Ridicola sei con quel manuale di guida! Per capire la Spagna, ti ci devi prima perdere". "Lei", intervengo io, "deve avere qualche disturbo della personalità: parla di quest'opera come se ne fosse l'autore. Tanta é la sua arroganza che non sa neanche chi é lei stesso! E, visto che dovrei gettare questa mappa e vivere veramente Madrid, mi faccia lei da guida!". "Non ho tempo da perdere", mi risponde; "ma lo sta già perdendo" gli ribatto io. "Seguimi, ti voglio far vedere qualcosa, così ti renderai conto di come il mio tempo sia sprecato con te e che un'ora sottratta al mio lavoro, sono diecimila anni indietro per l'umanità". E io, frattanto che blaterava, lo seguivo silenziosamente sia fisicamente sia nel ragionamento..."Umile lei", continuavo a ripetere, e lui, austero e superbo più che mai, "Io amo gli esseri eccezionali, e sono uno di questi. Però mi interessano gli esseri volgari: io li ingrandisco, li idealizzo in senso inverso, nella loro bassezza o nella loro bestialità. Io do alle loro difformità dimensioni spaventevoli o grottesche... potrei farlo persino con te, sai?". "È fin troppo facile ingrandire ciò che é già grande: il suo é un lavoro inutile e rischioso, perché lo rende schiavo degli altri. "Io vivo soltanto sotto il più duro dei dispotismi: quello che uno esercita su se stesso". Finalmente arriviamo a destinazione. Davanti a me c'era una tela: L'autoritratto a 69 anni di quel innominabile pittore che fu Francisco Goya. Un quadro come tanti in quel museo, ma questo aveva delle forme familiari: mi ricordavano qualcosa o qualcuno, ma non ne avevo nè la certezza nè un senso lontano di sicurezza."Osserva l'eleganza di costui, la sua bellezza, la sua perfezione!", mi diceva la voce dietro di me. "Io vedo solo vanità e, finché ci sarà questa, non ci sarà arte. E questo spiega la mediocrità dell'artista". "Lui mediocre???!!!", lo aveva detto con voce così urlata, agghiacciante, drammatica e grave che mi sentii obbligata a voltarmi. Quel che vidi fu straordinario! Era lui, Francisco Goya... era uguale al dipinto, era, era... non poteva essere lui! Francisco era morto nel 1828, insomma, era impossibile una cosa del genere! Forse, un lontano parente? O forse mi ci voleva un bravo psichiatra. E l'uomo, intuendo il mio turbamento e la mia sorpresa: "Perché accusarmi di mediocrità ? In che cosa io sarei mediocre? È mediocrità perseverare per sessant'anni in una immensa produzione artistica? È mediocrità lavorare e cadere a terra sfiniti, dissanguati, senza più anima? È mediocrità non essersi ancora asfissiati, o sparati, o gettati nell'acqua in mezzo a tanta disgrazia e a tanti caproni? Sarei mediocre perché lavoro senza sosta, cercando, però, di abbreviare con la bellezza e la ricchezza il tempo dei miei lavori forzati? Io per l'arte ho fatto di tutto, persino a vivere mi sono ridotto. Mediocrità ! Chi me ne accusa fa come avrebbe fatto un buon borghese, il quale, vedendo Napoleone girare a destra e a sinistra e da tutti i lati per esaminare il suo campo di battaglia, avesse detto: << Costui non può proprio star quieto, non ha fermezza di idee! >>". Tutta tremavo per paura, tranne la mia volontà, il mio desiderio estremo: parlargli dovevo, come se non lo avessi già fatto in tutto questo tempo. Si sa, la gente nota raramente la possibilità che ha sotto i propri occhi, ma...: "Francisco, con l'arte non bisogna rinfacciare, anzi, le si deve donare sempre un'anima da straziare, un'energia prodiga di sacrifici e disposta a tutte le torture. Io ho avuto in sorte una grande capacità d'osservazione e nella mia vita ho avuto la possibilità di conoscere tanti zotici che si credevano artisti, ma che io non li avrei voluti neanche per portinai. Eppure sono anch'io umana e, con i gusti, non c'è molto da discutere. Posso dirti che sei stato un intellettuale importante, che la tua grandezza sta nella profondità di un'indagine psicologica che sa cogliere e trasmettere ogni aspetto, ogni movimento, ogni pulsione della vita, ma io ti considero un artista del vago". E lui...: "Io racchiudo in me tutte le incoerenze, tutte le possibili divergenze e coloro i quali mi credono superficiale, prodigo, caparbio, farfallone, incostante nelle idee, leggerone, svogliato, scontroso, sbadato, sgarbato, capriccioso, arrogante non hanno meno ragione di quelli che mi ritengono avveduto, misurato, audace, costante, riservato, raffinato, allegro e simpaticamente spigliato. Ma tu, tu che é da quando ne hai memoria che vuoi diventare storica dell'arte, tu puoi permettertelo? Tu che hai spesso detto che moriresti di malinconia il giorno in cui ti rendessi conto che le tue speranze sono impossibili a realizzarsi, puoi farlo?". "Io, Francisco, prima di essere storica dell'arte, sarò una fruitrice come te, come questa gente che ci circonda. Sarò una persona normale con i propri pregiudizi, con i propri peccati, con i propri limiti, ma ti prometto che saprò anche andare oltre il già visto, entrando a far parte della tua storia, della tua opera... vivendola, facendola. E ti racconterò con la più devota obiettività. Ti conosco, so chi sei. Sei stato un buon cronista, un buon storiografo, sei stato un maestro, ma l'arte non imita la vita, l'arte la supera".
Ci guardammo, forse ci capimmo: io ero in lui, lui era in me.
Ma l'arte era con entrambi e questo sarebbe bastato per sempre.
Ecco, però, che la vibrazione del mio cellulare interruppe il romanticismo di una tregua, di un'alleanza. Era Tylith! Insomma, perchè chiamarmi proprio in quel momento? Perchè rovinare tanto costruire? Certo, che Tylith ha veramente la delicatezza di un ippopotamo! Decido di rispondere.
"Ciao Tylith! Guarda, possiamo parlare solo per qualche secondo".
"Ciao Luana! Ti disturbo?".
"Certo che no Tylith!!!!! Come puoi pensare una cosa del genere??????? Solo che mi trovo al Museo del Prado e, quindi, la linea è molto debole... comunque, dimmi tutto".
"Volevo ricordarti della cena a casa di Kirchner e...".
"Sì, lo so Tylith, sono ancora troppo giovane per la demenza senile!".
"... E avvisarti, se mi lasci finire, che puoi portare anche più di una persona".
"Ah! E chi altri dovrei invitare? Non basta Cattelan? Anzi, visto che stiamo in argomento, i nostri amici, Viktor, Augusta e Frivolous, da chi saranno accompagnati?".
"E che ne so io??!!".
Io, intanto, osservo Francisco, mentre ammira il suo stesso ritratto (quanto è vanitoso, orgoglioso e noioso!).
"Comunque, Tylith, penso di aver già trovato il mio secondo accompagnatore, vedrai... sarà una sorpresa (sempre che tutto questo non sia un sogno!)".
"Ok, ci vediamo la settimana prossima".
"D'accordo! Ora, mi raccomando, chiamami altre ventimila volte!!!".
"Guarda che se non la smetti, non ti aprirò la porta!".
"Per caso, sei già diventata la signora Kirchner?
"Ciao!".
"Ciao.".
E ora, come spiegarlo a Francisco? Temo più la sua fame, che quella di Saturno!
"Francisco?"
"Voi giovani siete sordi, cretini e diversamente umani proprio grazie a questi aggeggi luminosi e parlanti. Non giocate più alla corrida!".
"Veramente, non giochiamo proprio e devo convenire che hai pienamente ragione. Ma vorrei proporti un simposio intellettuale a Dresda, in Germania, a casa di Kirchner".
"Quale parte non capisci della frase: "Non ho tempo da perdere"? E chi sarebbe questo Kirchner?".
Spero che Ernst mi perdoni!
"Un tale che si crede il più grande artista della storia".
"Interessante".
"Davvero?".
"Io credo in tali uomini, perchè nella loro volgare arroganza, trionfa inevitabilmente la mia elegante immagine, il mio genio straordinario, il mio essere maestosamente...
Sì, si sta proprio perdendo nel suo personalissimo e gratuito encomio.
"... Maestosamente unico, raro...".
"Ho capito, Francisco. Allora, che ne diresti di sfidare questo Kirchner o, semplicemente, di giudicare la sua arte?".
"Dicevo, in loro trovo la mia eternità. Comunque, tu non mi convinci".
"Se per questo, neanche tu Francisco, tuttavia non starò solo io, ma anche i miei amici! Insomma, dov'è la movida spagnola??? Io avrò bisogno di una guida, ma tu devi recuperare la vera essenza della Spagna!".
"Si parlerà di arte?".
"Certo! Ti ho detto che è un simposio! Sarà l'arte la protagonista".
"E, allora, ti seguo, ma rammenta: mi porterò Saturno".
"NO, SATURNO NOOOOOOOOOO!!!!!!".
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2 recensioni:
- Grazie a tutti, comunque, Tylith, io non ho mica detto che soffri di demenza senile!!! Ora mi obblighi a dire che soffri di miopia (non preoccuparti, ti sono vicina in tale circostanza)!!!
- Ecchettedevodadì? Colpito e affondato, anzi sommerso!!!! passare dallo stile pomposo nel dialogo della prima parte al dialogo sferzante della seconda ci vuole della bravura e non poca... Dire che questo racconto è geniale è come dire che il titicaca è una pozzanghera... Ora mi costringi a ripensare la seconda parte... Fri, meno male che ti sei salvato in corner, usando solo il plurale FEMMINILE... altrimenti mi costringevi a convincere Ernest a preparare anziché patate e piselli.. patate e carciofi!!!!! )))))))))))). Ora tocca a Tylith, che capisco che a dresda si sta divertendo un casino, ma che più che soffrire di demenza senile mi sembra che soffra di "culo pesante" ))))
- Bellissimo, a parte che mi hai detto che soffro di demenza senile! Ed io che sto convincendo Kirchner a preparae il più ricco buffet della storia! Ti chiamerò tutte le volte che voglio e soprattutto non potevi dirmi che eri in compagnia del Goya, no! La solita egoista!!!! Lo conoscerò presto comunque visto che hai avuto la bella idea di invitarlo!
- e si vincenzo... non solo tylith è scomparsa ma anche viktor... sto in trepidazione per la seconda parte... fri è già avanti...
- Mi ha incuriosito, i dialoghi sono ricchi, giocosi, vivaci. Ecco perchè Tilith è scomparsa...è a Dresda!
- che dire luana.. perfetta...è magnifica... come sai entrare tu nella sensibiltà e spiegazione dell'arte non vi è nessuno... la seconda parte mi ha divertito tipica tua... quando sai essere ironica e simpatica... mi piace brava... ma non c'era bisogno di conferma
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