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Compero e vendo oro. Di chi era il bracciale?
Il bracciale era stato di proprietà di Noemi Blaumen , ebrea, moglie di un ricco imprenditore bavarese , di nome Helmut, il quale forniva metallo per i binari delle ferrovie del Reich e rame per i cavi dell'energia elettrica. I due si erano sposati assai prima del 1935, quando non esistevano ancora le proibizioni razziali ai matrimoni misti. Nel caso di questa coppia, viste le potenti amicizie del bavarese, soprattutto nell'ambiente finanziario estero, nessuno intervenne con la nota brutalità; alla Gestapo e presso le SS si fece finta per un po' di non sapere o forse fu solo merito di persone poco zelanti. Non è escluso che Helmut avesse anche pagato cifre ragguardevoli per acquistare l'ignoranza dei funzionari.
Si dice che Noemi fosse una donna bellissima, dai tratti molto singolari, essendo una ebrea sefardita che il commerciante tedesco aveva conosciuto durate un suo viaggio di piacere in Spagna. Dalla coppia erano nati due bambini, uno biondissimo come il padre ; l'altro invece con i riccioli e gli stessi occhi bruni e profondi della mamma.
Fatto è che un mattino Noemi venne arrestata in pieno giorno mentre faceva la spesa al mercato della frutta. Cadde in una retata, di quelle che i nazisti usavano fare all'improvviso per mantenere alto il senso di terrore tra la cittadinanza. I pretesti non mancavano mai.
La donna venne portata al carcere femminile e ammucchiata assieme ad altre donne, certune di queste con la stella gialla di David obbligatoria, cucita all'abito.
Verso le due di quel pomeriggio, mentre il marito era in forte apprensione per l'assenza di Noemi, il telefono della loro abitazione in Hegelstrasse, squillò insistentemente.
L'imprenditore bavarese venne seccamente informato da una voce poliziesca che la moglie era stata arrestata e che erano in corso accertamenti.
Il pomeriggio e la serata trascorsero per Helmut nella più profonda prostrazione. Chiamò alcuni numeri di personaggi altolocati. Sembrava che nessuno fosse a conoscenza di questo arresto. Tergiversavano, declinavano ogni responsabilità. Verso sera Helmut si decise ad uscire per raggiungere un noto club privato, aperto a pochissimi soci, alti esponenti nazisti e loro sodali , luogo dove egli era certo che avrebbe potuto incontrare, di persona, soggetti influenti.
E fu così, infatti, poiché seduto ad un tavolino con abat jour, accanto ad una entreneuse olandese, magra e scollatissima, si trovava il capo della polizia locale, certo Hans Kruger.
Senza tanti preamboli, Helmut si fece avanti e costrinse costui a seguirlo in una saletta. Espose il fatto, mentre il poliziotto fumava imperterrito un grosso sigaro e seguiva le volute di fumo arrampicarsi contro uno specchio.
" Helmut...- gli rispose pacatamente Kruger e senza guardarlo in viso - non hai pensato che sia cambiato qualche cosa anche per te, così ricco? Non hai pensato che qualcuno, nelle alte sfere di questa perfetta economia nazionale, ti voglia soffiare qualche commissione, rovinarti qualche affare con il Governo? Questa storia di tua moglie non poteva andare avanti a lungo, lo si sapeva. Lo sai che da Berlino, già mesi fa, avevo ricevuto ordine di far finire questo... questo... non so come chiamarlo... privilegio di cui godi? Ma come, tante belle buone famiglie ebree sono state smantellate, disperse, rapinate di tutto e tu, solo perché sei un uomo assai ricco, ricchissimo direi, la devi fare franca?"
Helmut sentì per la prima volta in vita sua parlare una lingua che non conosceva, urtava con un tono che gli era estraneo. Un tono che creava uno spazio enorme tra lui e il poliziotto, un baratro al fondo del quale appariva la parola " morte".
Allora gli uscì dalla bocca una frase, secca, arida, dura e pericolosissima : " Quanto vuoi Kruger? Ti pago quello che voi solo perché tu faccia rilasciare Noemi e mi permetta di farla partire con i bambini. In ventiquattro ore sarà lontana dalla Germania.."
" Già... i bambini, Helmut... bellissimi i tuoi bambini... li ho visti giorni fa con quell'odiosa governante che hai scelto per loro... erano la parco.. giocavano felici - sottolineò il poliziotto.
Ad Helmut il sangue si raggelò. L'idea che anche i bambini fossero in pericolo gli apparve di colpo come un mostruoso buco nero. Capì che non lo doveva mostrare, che istintivamente doveva celare il panico. Non doveva manifestare paura di fronte a quel burocrate freddo ed indifferente.
" Vuoi corrompermi Helmut? L'idea in sé non è così disgustosa... in molti qua lo siamo... terrore e corruzione è tutto ciò che regge il sistema... Solo che quello che mi disgusta è che un domani mi dicano che ho salvato la vita ad una giudea, capisci? Meglio se la mettiamo come una compravendita..." - continuava a fumare lentamente.
" Va bene Kruger... quanto vuoi per mia moglie? " sussurrò il bavarese con la gola secca.
" Molto - scandì il poliziotto - vieni a trovarmi domani in ufficio"
" No - rispose con pari calma Helmut - meglio a ora di pranzo, al chiosco del parco.. così ti pago pure la colazione... Posso essere certo che nel frattempo non verrà fatto del male a Noemi? "
" Dormirà solo un poco scomoda, Helmut... sai com'è... " rispose con un sorriso il capo della polizia della città.
" Dammi solo la possibilità di farle sapere che so dove si trova e che non l'abbandono" incalzò Helmut.
" Dirò alla direttrice del carcere di farle sapere che ne sei informato.. E ora, se permetti, torno alla mia olandesina; volevo concludere qualche cosa di gradevole questa sera.. andiamo Helmut, su.. ne verrai fuori alla grande! " , concluse il colloquio Hans Kruger, riavviandosi i capelli impomatati e dalla sfumatura eccessiva, e trovandosi alquanto piacevole nel guardarsi allo specchio del privé.
( Fine seconda parte/ segue)
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1 recensioni:
- Una buona digressione in flash back dalla trama centrale, senz'alltro ben condotta. A risentirci magari quando la tua storia sarà giunta al termine. Saluti.
Anonimo il 14/10/2012 12:19
ok capito, aspetto la terza parte!
Anonimo il 13/10/2012 21:19
Molto bene Morry, ti fai leggere con piacere e sai scegliere pure il momento opportuno per interrompere lasciando la suspense.
- aspetto la fine, brava
- Ma il vissuto è nel braccialetto, non nella donna iniziale...
Anonimo il 13/10/2012 19:53
non metto in dubbio solo che io qui avverto una "sovrastruttura" narrativa che un po' soffoca l'autenticità del vissuto che vuole raccontare... kmq questa è solo la mia impressione!
- Una storia è storia. caro Francy, Comunque storie come questa sono bene o male accadute in quella triste epoca. Leggiti qualche cosa del tempo e vedrai se non è verosomile!
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