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La tromba blue di Jack

Raccontavano, poco tempo fa, che sarebbe dovuto nascere il nuovo Miles Davis. Non mi ricordo più chi lo affermò su una rivista di curiosità matematiche. Un tale lo scrisse in un articolo, dopo aver fatto chissà quale calcolo statistico del cazzo. Primo, Miles non rinascerà, secondo che cazzo vuole dire? In quest’articolo si diceva che certa gente nasce ogni tanto. Diceva anche che quel “ogni tanto” era calcolabile con una formula che diceva così: x = quando Iddio si sveglia. Non era proprio uno scienziato nel vero senso della parola, però per quanto mi riguarda ci andava molto vicino. Scopriva formule strane e a volte complicate, altre apparentemente semplici: come questa; vista così uno pensa -è solo questione di tempo, prima o poi si sveglierà-. Quello che negli ultimi tempi preoccupava era il “ prima o poi”. C’era bisogno di qualcuno o qualcosa che facesse un gesto, avesse un’idea, un’illuminazione, una lampadina. Un tizio che si chiamava Russel Black, magistrale inseguitore e critico di vero Jazz, s’incazzò. Una sera prese sua moglie Jenny e cominciò a farci l’amore. Al punto più alto di godimento fece qualcosa di strano e inconsueto: bellissimo. Assomigliava più ad un ordine che ad una preghiera. Urlò: - Fai qualcosa… Cazzo!-. Non si sa bene a cosa si riferisse, ma urlò con una tale forza che svegliò, non solo l’intero pianeta, ma anche Dio, che preso alla sprovvista e svegliato di soprassalto battezzò uno spermatozoo del signor Black.
Le reazioni dei vari popoli a questa sveglia comune al continente furono delle più diverse: Bush si alzò e ordinò di ritirare le truppe dall’Iraq, poi andò a trovare Saddam sulla sua tomba e gli portò fiori bellissimi, non contento andò a fare colazione con Bin Laden e Fidel. A loro si unì anche Bossi che prese da bere un marocchino (non è da lui) e un Kebab per tenersi bello leggero di primo mattino.
Qualcuno finalmente si era svegliato…
Quella notte, fra le altre cose, capitò anche che quello spermatozoo del signor Black (di nome e di fatto) fecondò l’ovulo della sua donna.
A nascere da quell’ordine, non fu un tale qualunque, bensì, un batuffolo nero come la pece, bellissimo. Il più bel bambino degli ultimi cinquanta anni. Tutto era al posto giusto. Nulla mancava. Il naso, la bocca… c’era proprio tutto.
Cresciuto dormendo nella custodia della tromba del padre (era la sua culla), allattato a freejazz e be-bop, vestito con smoking da vero jazzista, un batuffolo alto poco più di tre ottave di pianoforte si misurava costantemente con una tromba blue. Si misurava proprio... come dicono le parole. Il padre lo prendeva, lo teneva bello dritto affianco alla sua tromba blue e con un gesto delizioso rubava quei due o tre centimetri che lo facevano sentire meglio. Russel pensava, che quando il suo piccolo avesse superato di trenta centimetri l’altezza della sua tromba blue, avrebbe potuto iniziare a dargli qualche lezione, così... per avvicinarlo allo strumento.
Alla bellezza di due anni tre mesi e ventidue giorni, il ventitré dicembre alle tre e mezza della notte, un sibilo fioco e dolcissimo, svegliò Russel e Jenny…
Russel, per primo si drizzò in piedi sul matrimoniale credendo di sognare; si diede due manate ben assestate sulla faccia: nulla cambiò. Scese dal letto con un balzo felice, corse nella stanzina del piccolo Jack e non accese la luce. Stette a sentire, in silenzio, senza rovinare quel soave suono di tromba rotondo come un bicchiere di whisky. La nota, debole e forte, bianca e nera, scura e chiara, dolce ma un po’ salata, spugnosa e liscia, durò per un po’ ancora prima di finire nel fosso del buio di quella fredda notte.
Russel sulla punta dei piedi, senza far rumore, tornò in camera da letto e dormì profondamente con la consapevolezza che qualcuno, finalmente, si era svegliato…

 

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4 commenti:

  • sara rota il 12/03/2007 22:00
    Carino
  • Gianni Carretta il 01/03/2007 16:36
    grazie ragazzi mi fa piacere che le mie storielle siano capite.

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