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Gli amori di D
Sono un ragazzo di quasi ventun'anni, anche se in verità ho imparato adesso a dire diciotto, che mi frega del tempo, penso spesso che non lo capisco e forse non lo capirò mai. Dicevo che comunque sia, gli altri, soprattutto mia madre, che me lo ripete a volte in maniera quasi ossessiva, dicono che ho vent'anni. Sono un bel ragazzo moro, non troppo alto in verità ma ho un fisico ben fatto, asciutto e muscoloso. Fin da piccolissimo mi hanno tartassato con la ginnastica: prima la fisioterapista, che mi si dimenticava appeso sulla spalliera, con grande spavento della mamma; poi in piscina con un'istruttrice insensibile ai miei pianti, che mi trascinava avanti e indietro appoggiandomi al suo corpo, massiccio e caldo. Il fisico mi si è ben modellato, ho la tartaruga sulla pancia, come mi dice papà, io realmente questa tartaruga non la vedo, rido e sbavo e faccio la risata da film dell'orrore, che tanto irrita mamma e papà. Eh che volete si sà, alla mia età si fa di tutto per irritare i propri genitori e io, che gli altri definiscono disabile, non faccio eccezione alla regola.
Mi piace specchiarmi e vedere il mio corpo mutato, ma non accetto che mi dicano di essere diventato grande. Io voglio tutti i pupazzetti che vendono, voglio poter tornare a giocare come prima, come ieri. Quella cretina di mia madre non mi capisce, dice che è stanca, che oramai non mi divertirei più. A sentirla parlare così mi infurio e lancio tutto quello che mi capita a tiro, meglio se sono cose a cui mia madre tiene. Certo si vede che è passato il tempo, non si sconvolge più come una volta, quando queste mie scene la mandavano in tilt e cominciava ad urlare come un'aquila - Che goduria! Che perfidia la mia! - Ora è imperturbabile, vigila che non combini troppi guai, ma soprattutto cerca di interpretare le mie emozioni, così le chiama, io le sento come un uragano, che si impossessa di me, facendomi perdere la testa.
Quando mi specchio e osservo il mio corpo, mi compiaccio e sono felice, penso di essere molto bello e allora comincio a fare lo facce strane e mi faccio un sacco di risate.
Fin da piccolissimo mi sono piaciute le femmine, che ne so è un istinto. Mi piace il loro odore, la morbidezza del loro corpo, dicono che è normale. Ma perchè, se è normale, non posso uscire per conto mio con le donne come fanno i miei coetanei?
Quando pretendo di andare in giro da solo mia madre tira fuori il piccolo che è in me. E allora che mi compri tutti i giocattoli che chiedo, dico io.
Boh è un mondo di matti, quello in cui sono caduto!
Tutte queste paranoie però lasciamole a mia madre, che è matta come un cavallo brado, a voi voglio raccontare i miei amori, che sono tanti. Ce l'avete presente la canzone di Lucio Battisti, uno dei miei cantanti preferiti, Dieci Ragazze Per Me, quello sono io. L'unica differenza con il protagonista della canzone è che non ne ho una per la sera, la sera si torna irrimediabilmente in quella fottuta casa in cui vivo. Per il resto è tutto uguale. Abbraccio e dico ti amo a tutte ma quella che fa palpitare all'inverosimile il mio cuore è Giulia. Alta, con i capelli marroni come le castagne, che le ricadono lungo le spalle e spesso mi solleticano il viso, gli occhi grandi e scuri mi accarezzano più dolcemente delle sue mani. Giulia è la mia Beatrice, l'inafferabilità del sogno e per questo passo intere settimane incazzato nero. È inutile che mi si porti davanti, come mera consolazione, quella piccoletta di Erika. Non voglio nessun altra, voglio lei ma sfugge, come un'ombra davanti al sole. Rimango accecato dalla luce e non la distinguo più e lei si è dileguata, rimanendo un miraggio. Io a quel punto sono come uno disperso nel deserto: la bocca salata e le gambe molli mi accascio e piango disperato.
Per fortuna questa tristezza ci vuol poco a farla dissipare. Basta una canzone azzeccata, una battuta comico-schifosa gettata lì, come un vecchio strofinaccio, per tornare la bonaccia nel mio cervello in delirio di ormoni.
Sono un ragazzo semplice, alla fine so anche accontentarmi di poco ma c'è una mancanza di contatto che mi manda in delirio.
Non posso spiegare a voi quello che non comprendo neppure io. Un'inquietudine sottile mi perseguita, non ha forma, per questo il prurito mentale si veste di bisogni, che so benissimo non mi appagheranno. Cavalieri, peluche, gadget e quant'altro che attira la mia vista, accendono una frenesia che se non trova soddisfazione, fanno di me un pazzo incontrollabile. Sono un prodotto di questa civiltà dell'avere, l'ho imparato dai miei simili, compreso mio fratello. Approfittando del fatto che oramai sono grande e grosso, metto in scena delle tragedie in piena regola, che lasciano tutti sgomenti e, pur di farmi smettere, accontentano i miei desideri.
Purtroppo non è così, loro sono felici di aver fatto un'opera buona nei confronti del povero ragazzo handicappato, ma io non sono felice affatto, ciò di cui ho bisogno non sono i pupazzetti, lo sento ma di cosa ho bisogno? Non lo so, oppure si, voglio divertirmi con le ragazze belle, morbide e sorridenti. Voglio poter trascorrere giornate intere in loro compagnia, sentire le loro mani accarezzare i capelli, le loro labbra sfiorare le mie guance, che si imporporano emozionate. Questo però sembra proprio impossibile, nessuna ragazza esce con me. L'emozione, che non mi fa formulare un briciolo di discorso compiuto, mi rende stupido.
Per fortuna che ho un carattere forte, non mi demoralizzo neanche un po' e pur soffrendo per la mia amata Giulia, non faccio certo come Dante, mi do da fare con tutte le altre che incontro.
Jessy è stata la mia compagna delle medie, che più di ogni altra mi si è affezionata. È bella, bionda con due grandi occhi neri, un fisico mozzafiato ragazzi! Ci sa fare Jessy con me, con lei l'estate scorsa ho trascorso un pomeriggio a dipingere a casa sua, mitico. Purtroppo sono chicche rare e sporadiche, comunque mi accontento.
Erika è la mia fidanzata, lei dice di essere mia moglie. È una ragazzina che fa parte del mio gruppo di amici " appati " ( come dico io ) del laboratorio. Il nostro è un rapporto altilenante, passiamo dall'amore sfrenato, con baci appassionati, lei è piccolina e io me la strizzo addosso con passione; all'odio. Ci tradiamo come pochi, lei è peggio di me si innamora di tutti, io sono geloso ed Erika sa che deve fingere di amare solo me, quando sono presente. Certo che sono proprio uno s... un maschio della peggior specie, così d'istinto signori, non ciò mica tutte le vostre minchiate in testa sapete? Io sono quello che vedete ed Erika è la mia donna, magari è bruttina, almeno rispetto a Giulia, a Jessy o a Sara, l'ultima fiamma di questa mattina. Si non vi avevo ancora detto che oggi mi è successa una cosa incredibile. Ero andato al mercato ortofrutticolo con mia madre, erano circa le otto e mezzo del mattino. Mia madre parcheggia davanti ad un negozio, poggiata sullo stipite della porta una femmina da urlo, fumava una sigaretta. Quando mamma ha spento il motore e ha aperto lo sportello, questa benedizione del cielo si è avvicinata sorridendo verso di noi. Sono rimasto a bocca aperta e la saliva, come al solito, mi è colata lungo le gambe. Considerate il mio disorientamento, chi era questa? Mamma l'ha riconosciuta quasi subito, io ho finto miseramente, folgorato da tanta bellezza. Sentite che donna e poi mi dite. Sara è alta forse un metro e settanta ma anche qualcosa in più, è mora con dei grandi occhi neri, le labbra carnose sembrano fatte per essere assaggiate come ciliege, un incarnato ambrato, tutta la sua figura ha qualcosa di esotico, di caldo e profumato, come un'isola selvaggia, circondata da un mare cristallino. Un corpo mozzafiato, le cui curve morbide mi hanno provocato un leggero capogiro, quella carne pulsante che stentava a rimanere fasciata dall'abbigliamento, oddio ragazzi che sensazione. Però questa volta sono stato bravo, non ho fatto come l'ultima che sono uscito con delle ragazze, non ho cominciato a chiedere di fare pipì. Purtroppo la vicinanza delle belle donne mi stimola la minzione, io ho questa sensazione e soffro terribilmente perchè loro si agitano e mi riammollano a mia madre. Questa volta sono rimasto tranquillo e, mia madre che è intelligente, mi ha lasciato con Sara ed è andata a fare la spesa, grande madre!!
Ragazzi che femmina! Sono stato per tutta la mezz'ora, che abbiamo trascorso insieme, con il naso per aria a guardarla, ad annusarla, mi sembrava un sogno. L'aria morbida della primavera, il sole sorridente in mezzo ad un cielo azzurro prepotente ed io, mano nella mano, con Sara. Poi mia madre è tornata e lei doveva rientrare nel negozio di parrucchiere, così ci siamo lasciati con la promessa di uscire insieme. Come sono stato contento! Pensate che dopo poco ho visto Erika e, pur notando le differenze con Sara, diamine è evidente, sono stato bravo e gentile, come se niente fosse successo. Certo sono proprio un infedele ma sento sempre mamma che dice a mio padre: - La vita va presa a morsi altrimenti ti morde - e allora io, che in fondo di morsi ne ho presi tanti, posso ben spassarmela con tutte le donne che vorranno amarmi.
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