Oggi, in questo giorno autunnale, in attesa della prima neve, sto mangiando, facendomi del male.
Sono mesi che sto male, e sono consapevole di cosa dovrei fare per stare meglio, ma non lo faccio.
Mi chiedo spesso il perché di questo mio atteggiamento distruttore, ma ogni sera mi corico col proposito di iniziare la mattina seguente a curarmi, per poi cadere nello stesso errore tutte le volte.
Sarebbe ben più facile e soprattutto sbrigativo, prendere una corda ed impiccarsi al trave della mia casa, invece che spendere soldi per mangiare, andare da mille dottori, comprare le medicine e poi non fare proprio nulla di quello che ti viene prescritto, raggiungendo in questo modo esattamente lo stesso risultato.
È come una lenta agonia, nella quale ci sto bene.
Deve essere, mi hanno detto, un processo mentale, devo esserne convinta e motivata.
Io non ho convinzioni sufficientemente forti, per fare tutto questo percorso.
Vivo in un limbo, dal quale vedo dove sarebbe bene che io arrivassi, ma vedo anche dove invece mi pare di essere chiamata e destinata.
Così mangio.
Non ho mai compreso bene le anoressiche, privarsi del cibo per una questione estetica tanto da arrivare a morire, non è forse meglio godere del suo piacere e raggiungere lo stesso risultato?
In ogni caso non è il mio problema, io non dovrei mangiare per altre ragioni, ma se continuo in questo modo il risultato finale non cambia.
Pensare che avrei razionalmente mille motivi per agire in modo diverso, eppure non lo faccio.
Perché???
In questo mese, sono venuti a mancare più di una persona a me cara, ho pianto, pregato, ho visto il dolore che la loro morte ha lasciato, ho ascoltato le parole di commiato da loro stessi scritte, eppure non mi hanno cambiato.
Perché non trovo la forza di fare ciò che è giusto??
Ora piove, credo che uscirò a prendere la pioggia.
Dolce e rilassante è bagnarsi sotto le gocce che lentamente cadono, pare di essere come purificati. Poi rientrerò, mangerò e forse quella corda che è sempre pronta sul quel trave farà il suo uso.
Ho finito l'ultimo pezzo di pane, non più nulla in casa.
Ho staccato il telefono, chiuso il gas, abbassato il contatore della corrente elettrica e scritto queste parole.
Qualcuno le leggerà e così forse la smetteranno di chiamarmi :
"La cicciona del piano di sopra... la gattara... quella che ogni giorno si reca al cimitero per portare fiori a chi neppure conosce".
Bene ora esco.