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Vacanze rumene
Abbandonati per l'ennesima volta gli studi universitari, il Tannino si cimentò nella ricerca di un'occupazione definitiva; durante quest'affannosa impresa incontrò diverse opportunità, una delle quali consisteva nella vendita a domicilio d'enciclopedie per ragazzi, in alternativa alla quale poteva proporre agli occasionali clienti una meno impegnativa Bibbia a fumetti.
Dopo un breve periodo di formazione fu lanciato sul mercato, ma le prime difficoltà legate all'innata timidezza ed alle scarse motivazioni che lo animavano non tardarono a palesarsi.
Vagò per un intero pomeriggio alla ricerca di un portone, di un numero civico, di un cognome che lo ispirasse; era stato fornito di un elenco di nomi di bambini legati ad un indirizzo, dove secondo le teorie del marketing avrebbe agevolmente trovato clienti da soddisfare, come se bastasse un foglio di carta per fare di una vendita " porta a porta" una missione umanitaria.
La serata volgeva al termine e l'anomalo venditore intendeva concluderla, se non con una vendita almeno con una visita a domicilio, il timido individuò l'obiettivo da colpire in una casa relativamente isolata, dove secondo le preziose indicazioni fornitegli, avrebbe dovuto abitare un bambino.
S'infuse coraggio e suonò il campanello, come da copione chiese se il bimbo fosse in casa, a seguito della risposta affermativa agì come gli era stato impartito, passando, dopo la presentazione di rito, alla fondamentale fase della socializzazione.
La signora che apparve agli occhi del Tannino, mostrava un aspetto non più giovanile e decisamente la vestaglia e le ciabatte con le quali si presentò non l'aiutavano a nasconderlo, quindi scartando l'ipotesi che si trattasse della madre di una così giovane creatura, pensò bene di domandarle se avesse avuto il piacere di parlare con la nonna.
Ancora prima di terminare la frase, comprese l'entità della gaffe alla quale era andato incontro, la donna sollevò le spalle e rivelò al paralizzato Tannino il proprio status di madre, consolandolo comunque, comunicandogli che non era stato il primo a scambiarla per la nonna.
L'imbarazzo fu rotto dal provvidenziale squillo del telefono, ma anche dalla cornetta non giunsero segnali incoraggianti per il venditore.
Dall'altra parte del filo si trovava un parente della signora che evidentemente aveva assistito al vagare nervoso del Tannino nella zona e dopo averlo visto entrare in casa della consanguinea, preoccupato la chiamò per sincerarsi delle intenzioni dell'estraneo: ricevute le informazioni adeguate, per bocca della stessa lo invitò a lasciare con sollecitudine l'abitazione.
L'inesperto ormai rosso in volto e completamente sudato, colse al volo il deciso invito e scusandosi lasciò in fretta l'abitazione.
La penosa esperienza risultò sufficiente per convincere il Tannino della sua inidoneità a tale lavoro, la sfrontatezza e la cattiveria necessaria per concludere le vendite, non figuravano nel suo repertorio e del resto non si sarebbe mai vestito di panni che non gli appartenevano.
Cominciò a sfogliare il volume portato dietro come rappresentanza dell'enciclopedia che non avrebbe mai venduto, e mentre annusava il tipico odore delle pagine per la prima volta violate, colse un'immagine che ricordava le spiagge affollate della Riviera Romagnola.
Restò interdetto quando leggendo l'iconografia comprese che si trattava di una spiaggia rumena, il mare in Romania? Ma da quando? Quindi, compreso che, in effetti, il Mare Nero bagna le coste del paese dei vampiri, si stupì dell'intensa attività balneare della quale sembrava godere tale striscia di terra: una località di quella zona, Mamaja, era addirittura celebrata come la Rimini dell'Est.
Le difficili preoccupazioni legate al mondo del lavoro lasciarono il posto a ben più favorevoli pensieri, le vacanze estive si stavano avvicinando ed ancora non erano state vagliate destinazioni di sorta: l'originale meta, servita in maniera curiosa dal destino, colpì favorevolmente il Tannino che si propose di informarsi sul come raggiungerla.
Per quanto riguarda il lavoro se ne sarebbe riparlato a settembre, questa sarebbe, infatti, dovuta essere l'ennesima ultima vacanza, prima della consacrazione del rapporto affettivo ed il definitivo addio ad una libertà fino allora stoicamente difesa.
L'agenzia di viaggi propose un pacchetto irrinunciabile, l'offerta comprendeva il volo aereo A/R il trasferimento da e per l'aeroporto + 14 pernottamenti in bed-brekfast in hotel a 4 stelle, il tutto alla modica cifra di 1000000 £.
Il Tannino fece presente agli amici l'opportunità che gli si era presentata e facendo leva sulla nota disponibilità delle ragazze rumene, che a suo dire si sarebbero "aventate come i gatti a' budelli" verso gli italici, riuscì a costituire un valido gruppo d'aderenti all'economica iniziativa.
Un'infarinatura sulla personalità del fautore del viaggio e sui suoi fidi collaboratori, il Tom ed Ezio, dovrebbe essere emersa dalle righe fino ad ora scritte, mi corre quindi l'obbligo d'informare i lettori sugli aspetti psicologici degli altri membri della spedizione che ritroveremo anche nei prossimi viaggi.
Inizierò a trattare i loro profili in rigoroso ordine alfabetico. Il Cordo: è decisamente il falco del gruppo, individua la vittima, l'esamina a dovere e quando coglie il punto debole agisce con determinazione; preferisce attaccare da solo anche se non disdegna una valida spalla, ma non è sicuramente animale da branco.
Si contraddistingue per l'abbigliamento sportivo dal sapore filoamericano e per il suo frenetico movimento del cranio sempre alla ricerca di una preda da catturare.
Il Cinatti: personaggio ambiguo dalle mille sfaccettature, sembra scomparire nelle viscere della terra per poi presentarsi al momento opportuno per non mancare agli appuntamenti più importanti, epiche sono le sue prenotazioni lampo per le vacanze, tanto da considerarsi un precursore degli odierni last-minut.
Peculiari sono anche le sbornie che raggiunge con estrema destrezza e l'abitudine d'incontrare l'amore sotto l'ombrellone per coltivarlo poi durante l'inverno.
Il Pechino: per l'anagrafe è il più grande del gruppo, ma il più piccolo in termini d'altezza, riesce comunque dal basso dei suoi 160 cm a farsi valere grazie ad una loquacità a volte asfissiante. È comunque di gran compagnia e favorevole ad ogni soluzione, unica grossa pecca il fidanzamento di lunga data con la sua moto che lo tiene lontano dal gruppo per gran parte dell'anno.
Il giorno della partenza i sei viandanti si presentarono all'aeroporto con un ritardo inaudito, furono caldamente incitati a sbrigare le formalità doganali da un tour operator che poi li sistemò sulla navetta che li avrebbe proiettati nell'aereo.
Quando l'apparecchio apparve agli occhi dei partenti, fu compresa l'esiguità della spesa del pacchetto turistico: si trattava di un vecchio Turbolef dell'ex aviazione sovietica, che la compagnia rumena aveva sommariamente riverniciato e fatto proprio.
L'interno era malcurato, maleodorante e terribilmente caldo, erano presenti persino le mosche che volavano in libertà nel poco spazio libero che rimaneva a loro disposizione.
Bastò uno sguardo verso gli altri numerosi compagni di sventura, per comprendere che due cose accomunavano tutti: il sesso maschile e la trasparente voglia di "trombare" mitigata in parte dal pietoso aspetto fisico delle hostess, degne rappresentanti della compagnia aerea.
Arrivati in quota, la temperatura scese bruscamente, provocando una notevole escursione termica, che ebbe come solo effetto favorevole, lo sterminio di tutte le mosche presenti; il Tannino fu inoltre bersagliato da un gelido spiffero che proveniva dal precario oblò, questo mentre il Tom smorzava la tensione divorando il misero pasto dato in dotazione, che nessuno tranne lui trovò il coraggio di consumare.
Accolto l'atterraggio con liberazione ed incredulità, i turisti del sesso furono inquadrati a dovere e scortati verso i loro torpedoni. L'euforia per l'incolumità raggiunta unita alla consapevolezza del luogo che andavano a visitare, si tradusse in ripetuti cori degni di un'orda di tifosi in trasferta, l'espressioni collettive erano perlopiù rivolte all'organo riproduttivo femminile ed al sesso facile.
I cori accompagnati da grida e commenti scurrili proseguirono anche all'interno del pullman che dopo aver superato la desolazione della città di Costanza arrivò a Mamaja, portando a destinazione i sei scellerati turisti.
L'hotel Condor che li avrebbe accolti, presentava un aspetto austero mostrandosi come una struttura di rispetto, ma la scarsa manutenzione e l'alone che avvolge ogni edificio costruito dal regime, gli conferivano un immagine terribilmente malinconica, l'omonimo ristorante, presente nell'edificio con l'omonima orchestra non facevano che accrescere questa sensazione.
I prestigiosi ospiti dell'hotel si sistemarono come da copione nelle loro stanze: il Tannino con Ezio, il Pipi con il Cordo mentre il Cinatti andò a far compagnia al Tom.
La fame che attanagliava i temerari viaggiatori era tale che non stentarono a sedersi ad un tavolo del misero ristorante Condor per consultare il menu, formalità che si tradusse in una scelta obbligata: il "bisteccu", unica pietanza dignitosa della povera e incomprensibile carta.
La tovaglia distesa sul tavolo, considerando le macchie che la decoravano, doveva giacere lì da settimane, tempo brevissimo se paragonato al bicchiere posto sopra per difenderla dall'azione del vento: presentava un dito di lordura ingiallita, che non scoraggiò comunque il Tom, che sopraffatto dalla sete, provocata dall'incauto pasto consumato sull'aereo, vi rovesciò dell'acqua per sorseggiarsela allegramente, concludendo l'operazione con un inevitabile rutto, provocando sdegno e ilarità tra gli altri.
Fortunatamente arrivarono altri bicchieri, subito riempiti di birra e celermente svuotati dai commensali che non tardarono a raggiungere una soddisfacente condizione alcolica, idonea a permettergli di vivere la notte; il Cinatti, restio ai prodotti alcolici leggeri, godette dei benefici di una wodka che risultò sufficiente per alterarne l'equilibrio mentale.
Il lungo mare sul quale si affacciavano gli hotel, presentava un magistrale movimento di femmine, che provocate dall'orda d'italici reagivano con sorrisi ben auguranti, ma la prima serata si concluse malamente per i sei novizi, che dopo essersi fatti trasportare per locali da un sedicente taxista, raggiunsero stremati i loro giacigli, sui quali si coricarono solitari senza violarli con rapporti sessuali, come si erano promessi di fare.
La casta serata servì loro però per comprendere la realtà della zona e la natura degli abitanti: le ragazze che solcavano la passeggiata erano riconducibili a tre distinte categorie: la prima comprendeva quelle del luogo, facili al dialogo e curiose fino all'inverosimile di quel mondo occidentale che vedevano solo attraverso la parabola, grazie alla quale apprendevano la lingua italiana, rischiando però di farsi contaminare, con usi e costumi italici a loro così lontani.
I principi che le sostenevano ed una forte religiosità impedivano approfondimenti fisici, che non oltrepassavano mai la soglia del bacio.
Le altre due categorie non erano ben definite tra loro, l'esile filo che le separava veniva soventemente scavalcato a seconda dell'occasione che gli si presentava.
Comunque la seconda era composta perlopiù da studentesse della capitale in vacanza, più disinibite delle autoctone ed evidentemente dotate di principi morali più labili rispetto a queste, non disdegnavano l'avventura con i turisti, le vivevano solo per diletto, cogliendo però l'occasione per togliersi qualche capriccio di natura materiale.
La terza categoria era formata dalle professioniste del sesso a pagamento, che intendevano capitalizzare al massimo il periodo della vacanza, spremendo i borselli dei favoreggiatori; generalmente il confine era invaso verso questa direzione, dalle ragazze che vedendo l'opportunità di unire l'utile al dilettevole se n'approfittavano; più raro ma in ogni caso possibile, il processo inverso.
Anche i locali notturni seguivano questa classificazione. Il primo, il Life, si trovava sulla passeggiata, era il più economico, presentava un aspetto spartano ed era frequentato dalla gente del posto. Diventò la prima tappa che gli esploratori, da qui in avanti cominciarono a compiere: qui incontravano grandi sorrisi, davano e ricevevano allegria, regali apprezzati ma che dopo poco, con il salire della gradazione alcolica, esigevano di essere sostituiti con qualcosa di più concreto.
Quindi i vogliosi si dirigevano verso il secondo locale: l'Enigma, dentro il quale si mescolavano le varie tipologie di ragazze, che non essendo sempre distinguibili tra loro, provocavano degli incresciosi episodi; uno di questi vide come protagonista il Tom che appartatosi con una ragazza, certo d'averla conquistata, si apprestò a prendere un taxi per raggiungere l'alcova, ma insieme alla ragazza salì sull'auto anche un uomo che senza mezzi termini si presentò quale il protettore della fanciulla, reclamando del denaro; dopo una breve contrattazione, il Tom affranto, mise mano al borsello per l'ennesima volta.
Le frequentatrici del terzo locale: l'Embassy, non lasciavano invece adito a dubbi, erano prostitute professioniste, che esercitavano su di un battello allestito a discoteca, ormeggiato sul porticciolo di una fetida palude, unito alla terra ferma da una vacillante passerella che portava gli avventori in un mondo perverso, dal quale, viste le argomentazioni usate all'interno, era difficile uscire senza la costosa compagnia di una lavoratrice.
Questo era il percorso abituale da seguire durante le notti rumene, ma a volte la scaletta subiva delle varianti, come quando il Tom ed Ezio lo stravolsero, dirigendosi immediatamente, dopo avere cenato, direttamente verso l'Embassy, snobbando gli altri meno efficaci luoghi d'incontro.
All'alba però l'appuntamento era sempre in camera del Tom e del Cinatti, dove a serata conclusa i sei scellerati, dopo avere disturbato il sonno a tutti gli ospiti dell'hotel, si scambiavano le esperienze vissute, consumando risate, sostenuti dall'alcool ancora in circolazione nei loro corpi.
Una mattina però il Tom avendo evidentemente prorogato di qualche ora il contratto di prestazione, con l'occasionale compagna, si rifiutò di aprire la porta della camera ai facinorosi compagni per il consueto incontro.
Gli altri non demorsero e per cogliere di sorpresa l'utente del sesso a pagamento, mentre esercitava il suo diritto, pensarono bene di rischiare la vita scavalcando un balcone, che li separava da quello del lussurioso, ma il prudente aveva chiuso anche le persiane, quindi non riuscirono ad introdursi nella camera. Provarono allora ad accontentarsi dei rumori, ma dalla stanza non udirono uscire gemiti o lamenti, testimoni di un'attività sessuale, bensì un timido: "able espanol?" proferito dal Tom verso la compagna, che scatenò ricche risate tra gli spericolati curiosi.
Ogni mattina comunque il Tom ricambiava la visita al Tannino, andando a trovarlo nella sua stanza, dove lo tempestava pesantemente con i suoi tozzi pugni, risarcendosi così degli scherni ricevuti e degli insuccessi sessuali.
Il malmenato, coperto dall'anestesia alcolica, sembrava al momento non subire traumi, ma i dolori si manifestavano puntualmente al momento del risveglio, quando gli arti inferiori, oggetto preferito delle percosse del vendicatore, stentavano a reggerlo.
Particolarmente cruento si rivelò il consuetudinario pestaggio ai danni del Tannino, quando il Tom, già "inverrito" dalla serata che non era riuscito a capitalizzare, fu anche costretto a subire le grida di piacere di una coppia che provenivano dalla stanza accanto, che gli incrementarono il rammarico da sfogare verso la vittima predestinata.
Le lunghe serate offrivano anche l'opportunità d'incontrare svariati personaggi, tra i quali si distinse per la sua estrosità un giovane abitante della verde Umbria, che quando si presentò al gruppo di vacanzieri lo fece in qualità di perugino, precisando però di abitare in quel di Spello, ridente località posizionata tra Perugia e Foligno, dove alla bellezza del posto si contrappone un comico dialetto.
La buona cucina umbra gli aveva lasciato in dote due salutari gote rosse, oltre ad un fisico possente, che ostentava con canottiere da spogliarellista, utili per evidenziare anche il petto villoso sul quale pendeva una catena dorata con anelli grossi come ghiande, aveva i capelli ricci, crespi a tal punto che non riusciva a bagnarli neanche con un tuffo in acqua, un personaggio insomma grezzo come un "secchio di ghiaia" ma dalla simpatia travolgente.
Il personaggio percorreva il solito iter notturno dei sei viveur, quindi veniva spesso in contatto con loro, e durante uno di questi incontri il coatto confidò di avere intrapreso una relazione personale con una fanciulla con la quale consumava rapporti sessuali. Ezio gli chiese se in tali circostanze, vista la facilità con la quale la partner gli si era concessa, usasse proteggersi con il profilattico, ma dalla sua bocca uscirono testuali parole: "Perché? È una ragazza tranguilla!"
La sera dopo, evidentemente accertata la vera natura della compagna, quando incontrò Ezio gli disse: "ah Ezio avei ragione! Era una mignotta! Cò questa altro che l'preservativo! Ce vole ma un bichiere!" concludendo la frase con un moccolo rafforzativo.
La sera stessa il Tannino, in discoteca fu vittima di un furto: neanche la nota sensibilità del tirato verso il portafoglio, riuscì a salvarlo dalla lesta mano di uno zingaro, e quando fece presente l'accaduto al perugino, questi si lasciò sopraffare dall'ira e cominciò ad inveire contro l'intera società rumena.
L'arrivo della polizia, accorsa celermente ed in massa, produsse una retata, ma il furfante una volta catturato riuscì incredibilmente a sottrarsi al controllo delle forze dell'ordine, che per questa leggerezza furono pesantemente apostrofate dal perugino sempre più alterato.
Il giorno dopo in spiaggia, il perugino chiamò il derubato, informandolo di avere individuato il responsabile del furto; alla domanda del Tannino sul come agire, lui rispose seccamente: "lo menamo!". Prima di passare alle vie di fatto volle però accertarsi ulteriormente che si trattasse veramente del malvivente: ritornò scoraggiato verso il Tannino dicendogli: "ah Tannì! me sa ch'avemo preso un granchio! Stà a fa li castelli de sabbia! Un me pare er tipo! De sera fa le rapine e de giorno li casteli de sabbia?" Il fattaccio restò quindi impunito.
Per i nostri eroi era semplice far valere le proprie ragioni e togliersi capricci difficilmente esaudibili in patria, favoriti com'erano, dalla loro posizione economica privilegiata rispetto ai locali e dal cambio favorevole, agevolato dalla paurosa svalutazione della moneta rumena.
Basti pensare che il cambio di 200 mila lire, comportava un equivalente in Lei (la valuta locale) talmente elevato che occorreva recarsi in banca con lo zaino, per riuscire a trasportarlo, visto che il taglio più grosso delle banconote in circolazione equivaleva alle nostre 4mila lire.
Rivali in tal senso non esistevano, anche se in verità bastò un solo turista turco, che usando argomentazioni più materiali che quelle economiche, mise in seria apprensione i facoltosi turisti.
Il Pipi osò, infatti, intrattenere un dialogo con una ragazza, rivelatasi in seguito la cognata dell'ottomano, che vistosi oltraggiato reagì energicamente provocando la fuga della parente, intimorita dalle minacce del veemente cognato e la precipitosa ritirata del Pipi; sollevato, come gli altri, dal fatto che la presenza turca nella località si limitasse a quel solo facinoroso esemplare.
L'egemonia dei capitalisti venne però meno, quando sul vicino porto di Costanza, attraccò una nave militare battente bandiera statunitense, dalla quale sbarcarono circa mille marines, in maggioranza neri, grossi e soprattutto, ciò che più nocque agli italici, pieni di dollari.
Dopo un lungo periodo trascorso in mare, i militari si riversarono vogliosi nei locali di Mamaja per esaudire i loro legittimi desideri e, sostenuti dal biglietto verde, cominciarono prepotentemente a rubare spazio agli ormai ex facoltosi italiani. I prezzi delle prestazioni, grazie alle speculazioni delle meretrici, divennero insostenibili per i turisti che videro così infrangere il loro effimero potere economico contro la corazzata americana.
Fortunatamente i marines riguadagnarono presto le acque del Mar Nero abbandonando le saccheggiate coste rumene; quando fu ristabilita la normalità, cominciarono le ritorsioni dei turisti sopravvissuti nei confronti delle ragazze, accusate d'aggiotaggio, che pentite del tradimento perpetrato ai danni dei simpatici italiani, cominciarono a concedersi con meno pretese.
La dorata spiaggia di Mamaya degradava dolcemente verso il mare, che presentava per i primi metri un aspetto caraibico, per trasformarsi poi in una latrina dal colore giallo epatitico, dove persino i timidi raggi del triste sole rumeno, sembravano rifiutare di bagnarsi.
Alle spalle giganteggiava un moderno acquascivolo, dotato di una curiosa peculiarità: era privo dell'impianto idrico e chiudeva il suo percorso, dopo un pericoloso salto nel vuoto, direttamente sulla dura spiaggia.
I sei villeggianti provarono ad immergersi nelle lorde acque del mar Nero, che mostravano tra l'altro, anche un'inconsueta brillantezza, la stessa che tenacemente restava attaccata alla pelle anche dopo la doccia; cominciarono ad insediarsi dubbi sulle menti dei contaminati, riguardo alle voci che volevano il mar Nero la pattumiera per materiali radioattivi dell'ex Unione Sovietica, avallate dal fatto che l'unica forma di vita notata galleggiare nelle acque erano giganteschi "stronzoli" presumibilmente di natura umana.
Nei giorni a seguire quindi, guardandosi bene dall'immergersi in tali malsane acque, altro non potevano che oziare distesi sui loro preziosi teli da mare, una rarità sul litorale, allietati dalle note della Pausini che scaturivano a ripetizione dagli stanchi altoparlanti.
Un pomeriggio l'abituale placida atmosfera, fu infranta dall'arrivo di un personaggio che trascinava un carretto, sul quale si agitava freneticamente una piccola scimmia, usata dal presunto proprietario come oggetto di ricordo da immortalare con la macchina fotografica, insieme agli eventuali avventori.
La scimmia, che ricordava nelle sembianze la più famosa Jolicoeur, compagna d'avventura del piccolo Remì protagonista del celebre cartone animato, interruppe bruscamente il nervoso movimento per concentrare l'irriverente sguardo verso una direzione.
L'attenzione del primate era stata catturata dall'arrivo di un umile rumeno che intendeva fotografare la bambina, dall'età apparente di circa due anni, in compagnia del simpatico animale.
La bimba era priva del costume e la sua nudità passò ovviamente inosservata agli occhi dei bagnanti, ma non sfuggì alla bestia, che evidentemente da tempo costretta a digiuno sessuale, notò l'innocente organo genitale, per altro consono alla sua ridotta taglia, che le riaccese voglie dimenticate.
Senza distogliere lo sguardo dall'oggetto del desiderio, cominciò a stimolare con le mani il redivivo sesso, fino raggiungere una minuscola ma completa erezione; l'ignaro padre continuò a guidare gli incerti passi della figlia verso l'eccitato animale, che subdolamente attese il momento di agire; quando la preda raggiunse la sua portata, la scimmia sferrò l'attacco ed aggredì la bimba con l'evidente tentativo di penetrarla per soddisfare il suo basso istinto. L'intervento del padre terrorizzato e del proprietario impedirono fortunatamente lo scempio.
L'incauto genitore rinunciò alla fotografia consapevole di aver sfiorato un dramma dalle proporzioni devastanti: tra l'altro avrebbe anche dovuto giustificare alla moglie la perdita dell'innocenza della loro figlia in tale fragile età e per giunta per opera di un primate.
La scimmietta dal canto suo, dopo essere stata redarguita dal proprietario, riprese il consueto nervoso movimento all'interno del carretto, dimostrando di avere superato senza traumi il bizzarro incidente.
L'episodio fu seguito anche dal Cordo che abbandonò temporaneamente la sua ordinaria attività di monitoraggio della fauna, per concedersi insieme con gli altri, momenti di sarcastiche risate per l'accaduto, esprimendo però la sua solidarietà per l'animale, del quale comprendeva l'immondo comportamento.
La semplicità delle ragazze del posto era imbarazzante, basti pensare che in spiaggia era sufficiente utilizzare un pallone di plastica, per attirare la loro attenzione e coinvolgerle nel gioco.
Il Cordo appena afferrato il concetto, non tardò a dotarsi di un tal efficace richiamo, ed acquistò una sfera di plastica sulla quale il venditore aveva con un pennarello disegnato dei superficiali rombi, per renderla simile ad un pallone da gioco. L'iniziativa sortì in ogni modo l'effetto desiderato: una nuvola di ragazzine aggredì i "fichissimi" che cominciarono ad essere tempestati da domande espresse in un faticoso italiano, alle quali intimoriti cercarono di rispondere.
Il Tom comprese che da questi rapporti interculturali non avrebbe tratto giovamenti fisici, quindi si allontanò dalla spiaggia per compiere il suo acquisto quotidiano.
Il giovane si era, infatti, invaghito di una commessa di una camiceria e tutti i giorni cercando di catturarne l'attenzione comprava una camicia ostentando la ricca disponibilità di denaro. Ogni volta però, dopo avere pagato cifre astronomiche per queste latitudini, usciva dall'esercizio senza nulla di concreto, se non con la camicia, che in Italia non avrebbe indossato, tanto era brutta, neanche per andare a cercare i funghi.
Fu così anche questa volta, solo che dopo l'acquisto il deluso tornò verso la spiaggia, dove nel frattempo gli altri cinque avevano salutato le loro fans riservandosi un appuntamento per il giorno dopo.
Il sole stava tramontando sul mare ed i giganteschi gabbiani cominciarono come ogni sera a ripulire la spiaggia, quando il pensieroso Tom come colto da raptus, si tolse le povere vestigia per dirigersi verso le luride acque tra lo stupore degli altri che inizialmente non compresero l'insano gesto; dopo pochi minuti videro uscire dal mare, accompagnata dalle onde, una figura femminile dall'infinita bellezza che mostrava fiera le sue generose grazie evidenziate da un topless mozzafiato.
I turisti stentarono a credere ai loro occhi, quando dalle luci rosse del sole che si spengeva nel mare in una miriade di riflessi, accanto alla dea dell'amore si materializzò la figura del Tom mentre gli stava tenendo la mano; la disarmonica coppia proseguì la passeggiata sotto gli sguardi increduli dei gelosi, fino a che, raggiunto un ombrellone occupato anche da altre persone, iniziarono un serrato dialogo.
Il Tom con il villoso petto gonfiato dall'orgoglio, tornò verso gli sbalorditi amici e gli riferì di avere strappato un appuntamento alla "fichissima" per la sera, con il bene placido dei di lei genitori che aveva conosciuto sotto l'ombrellone; l'episodio colpì particolarmente il Cordo che non si perdonava il fatto di non averla notata per primo, nonostante la sua costante attività di vigilanza.
All'appuntamento fissato in una discoteca di una vicina cittadina, il Tom si presentò vestito in maniera impeccabile, sembrava una guardia del corpo di Ceausescu; a fargli compagnia l'inseparabile Ezio, che per amicizia o per speranza d'incontrare qualcosa di simile a quella meravigliosa creatura, l'accompagnò nell'avventura.
L'esatta versione dei fatti non è mai stata rivelata, ma sicuramente le aspettative del Tom andarono deluse, visto che alla fine della serata si addormentò completamente ubriaco sul cofano di un taxi, ed una volta ripreso andò a far visita al Tannino nella sua stanza per sfogare l'amarezza dell'insuccesso.
La conclusione d'ogni vacanza regala malinconici pensieri, è la fine di un'evasione dalla vita quotidiana attesa tutto l'anno, che si esaurisce in due settimane consumate velocemente; nel caso specifico tali riflessioni non trovarono però spazio immediato nelle menti dei sei partenti, legittimamente occupate dalla preoccupazione di affrontare il viaggio di ritorno, con il pericoloso mezzo dell'andata.
Raggiunto il suolo italico, quindi la salvezza, cominciarono le prime valutazioni sulla vacanza trascorsa: il Tom ed Ezio si espressero negativamente, mettendo in evidenza la miseria e la tristezza che albeggiava in quei luoghi, giurarono che mai più vi sarebbero tornati; il Pipi ed il Tannino testimoniarono la loro soddisfazione mentre il Cinatti ed il Cordo addirittura esaltarono l'esperienza trascorsa, forti anche del fidanzamento intrapreso con due avvenenti sorelle.
Rapporto solido quello del Cordo, che gli permise una doppia vita, romantica la prima, fatta di baci appassionati e lunghe passeggiate con le mani saldate alla compagna, fino al momento del bacio della buona notte, dopo il quale, raggiunti i compagni di scorribande, si scatenava nella seconda, più dissoluta vita; più travagliato il rapporto affettivo vissuto dal Cinatti con la propria partner, ma che in ogni modo proseguirà nel tempo, come quello del Cordo, grazie ad un'intensa e duratura corrispondenza epistolare.
Nei cuori di tutti in ogni modo, resteranno gli occhi delle ragazze del posto, che brillavano di un entusiasmo e di una speranza che solo una vita semplice sa regalare, immagine da custodire gelosamente perché difficilmente ritrovabile in patria.
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