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Wikibiografie, non autorizzate, a confronto. Mattèo Rènzi e Pier Luigi Bersani
Mattèo Rènzi.
Nasce a Firenze nel 1975. Qualche malalingua sostiene, invece, nel laboratorio alchemico di Giorgio Gori, meno d'una decina d'anni fa, mentre il noto programsresponsibleformatsresponsiblespindoctor stava mettendo a punto un virus per mandare in culo il tessuto connettivo del PD.
Ha una formazione da boy-scout. A tal proposito, rimandiamo alla sagace definizione di Pitigrilli.*
Frequenta le elementari dai Padri Scolopi, anche se la cosa non è certa al cento per cento.
Saltata a pié pari la maturità, quella psicomentale s'intende, approda all'università e si laurea in giurisprudenza, sognando La Pira. Nel senso che l'illustre politico cattolico gli appare in sogno a guisa di Madonna.
Muove i primi passi in politica nel ventre dell'ex Balena Bianca. Si sa: chi va con lo... ... . ...
Avrebbe tanto voluto militare in Comunione e Liberazione, ma dicono che il Celeste, temendo di mettersi in casa un potenziale rivale, dopo una raptus isterico di quattro settimane, abbia posto il veto a vita.
Mattèo, a cui non fa certo difetto la tenacia toscana, invece di abbattersi, parcheggia momentaneamente prima nel Partito Popolare, poi nella Margherita, in attesa di tempi migliori. Consapevole che ha una vita intera davanti a sé. Un futuro ricco di successi, come gli han predetto il Mago Forest, il Divino Otema. Più la Zingara di Santa Croce, durante un lunch sulle urne dei forti.
Appassita la Margherita, un bel dì di maggio entra di corsa nel Partito Democratico. Qualche detrattore sostiene per sbaglio. In effetti, pare che una mano burlona avesse da poco aggiunto una elle sulla targa d'ingresso.
Poi, non si sa come - lui stesso è ancora lì che se lo chiede - diventa primo cittadino di Firenze. D'improvviso si accendono i riflettori della ribalta. Sul giovane Mattèo si appuntano gli occhi di mezzo mondo. Molti cominciano a temerlo. Il Celeste tira un sospiro di sollievo, si compiace per lo scampato pericolo e, per gratificarsi, si fionda ad acquistare un golfino di cachemire azzurrocielo.
Ormai grande, ma non ancora adulto, ha una sorta di epifania fulminante. Improvvisamente, il pio Renzi si sente prescelto, quasi unto, per farsi - lui ometto senza macchia - portatore e messaggero di un cambiamento. Una rivoluzione. Meglio, un'epurazione. Dopo aver spulciato Il diario della guerra al maiale* di B. Casares, giuntogli tra le mani come manna dal cielo, la sua nascente vocazione diventa tetragono credo. Il libro si rivela per lui una sorta di Mein Kampf. Da allora, Mattèo comincia a prendersela con tutti quelli in età pensionabile. Una vera e propria fissa. Che si placa solo quando passano a miglior vita. - Non c'è né acrimonia, né antipatia... è solo un fatto anagrafico! - assicura, aggiungendo serafico - parola di lupetto! - con tanto di mano destra verticale, palmo aperto, come stesse giurando sulla Bibbia; suggellando poi il tutto con un tenero giurin giuretta della più pura matrice cattolica.
In seguito, collabora, in modo del tutto disinteressato e inconsapevole, ad un lemma del nuovo dizionario dell'auto, sponsorizzato da casa Fiat.
Un giorno viene beccato, in incognito, alla stazione Leopolda, con biglietto di sola andata per Arcore. Il fatto, più che sorpresa, provoca un bang davvero big in tutto il partito. Mattèo sembra rinunciare al viaggio, fa rapidamente dietrofront, bofonchiando improbabili giustificazioni. In effetti è tutta una finta, suggerita dal Guru Gori, per tastare gli umori. L'incontro col Cavaliere è già avvenuto alcune notti prima - voci dicono - nella famigerata tavernetta del Bunga Bunga.
Oggi è favorito alle Primarie. Durante una gita in camper, alcuni avversari gli urlano dietro minacciosi: - Mattèo, va da via i ciapp, ti e'l Negus!* Lui, interpretando il tutto come una esuberante manifestazione d'affetto, risponde baldanzoso: - Adesso!!!
Sguardo un po' fisso da anaconda dormiente, quando carbura sa essere assai ameno. Talvolta mordace. Quasi irresistibile.
Finto compassionate*, ma vero piacione, via di mezzo tra Veltroni, Rutelli, Brazzi, Iglesias Jr., Ricky Martin, Mr. Bean, e Mago Zurlì - in versione postmoderna - possiede mille registri espressivi. Una verve istrionica da consumato mattatore. Da piccolo avrebbe tanto voluto fare lo sfasciacarrozze. Professione ritenuta, in seguito, troppo impegnativa.
Nella sua stanzetta di bimbo, giunta a noi linda e intatta come allora, sono stati rinvenuti:
- una copia di Come si fa un Presidente *di T. White (versione del 1968).
- il trattatello-manuale Come ti demolisco le istituzioni: guida all'uso del piccone di Francesco Kossiga.
- una videocassetta di Apocalypse Now! (che molti anni dopo gli servirà per la convention alla Leopolda).
- un poster dei padri del comunismo, con baffi alla Hitler e sberleffo alla Einstein disegnati a pennarello.
- un punching-ball con la faccia dell'attuale segretario del PD sul fronte, e di "Baffetto e " Monna Bindi" sul retro.
- un biberon col ciuccio a forma di tappo tirolese col sorriso ad amaca*
- un cavallo a dondolo, regalo di un ammiratore del più ridente paesino della Brianza.
- un album completo di figurine Panini: Facce di Bronzo attraverso i secoli.
- un martello da fabbro di almeno quindici chili sopra un'incudine da una tonnellata.
Per farci un'idea di dove arriverà la nostra giovine promessa non c'è bisogno di grandi sforzi. Ormai, anche i meno appassionati dicono di lui: - Tutto sommato, l'è un brav fieu...*
Evvvaiii, Mattèo! Vai, intrepido Obama nostrano! Facci riveder le stelle...!
* Bambini vestiti da cretini guidati da un cretino vestito da bambino.
* Un bel giorno, all'improvviso, i giovani di Buenos Aires, considerando tutti gli over fifty inutili alla società, cominciano a inseguirli per le strade e ucciderli...
* Mattèo, vai a dar via le chiappe tu e il Negus!
* Dicesi di chi prova, o fa trasparire, una compassione pelosa.
* Il libro contiene la descrizione, meglio la radiografia, della campagna di Nixon. Tutti i trucchi, gli stratagemmi, i segreti, i compromessi, i retroscena, gli aneddoti che portarono il candidato alla Casa Bianca.
* Altrimenti detto a gondola. È quel sorriso che, andando da un orecchio all'altro, disegna una sorta di bocca da fumetto. Come quella stampata sul volto del clown o, tanto per fare un esempio, pensate al perenne sorriso di quel buontempone di Arcore.
* La versione completa suona così: l'è un brav fieu, ma l'è un po' ciula. Traduzione: È un bravo figliolo, ma è un tantino superficialotto, inesperto ( giusto per essere politicamente corretti ).
* Sperando non sian le stelle del dolore... abbiamo già dato! ( ndr. )
§§§
Pier Luigi Bersani.
Nasce a Bettola, provincia di Piacenza, nel 1951. Non é ancora uscito dalla sala parto che, dopo la prima sculacciata, esclama, tra il faceto e l'incazzato: - Ohé, doc, ... non sono mica venuto qua a farmi strapazzare come due uova in padella!
Nelle recite scolastiche, vuoi per la presenza scenica, vuoi per le spiccate doti stanislavskiane, interpreta sempre la parte di Peppone. Anche se, tutto sommato, le sue simpatie vanno a Don Camillo. Tanto che, quando si laurea a Bologna in filosofia, sceglie una tesi sulla Storia del Cristianesimo, centrata su Papa Gregorio Magno. Nel corso della discussione, in un momento in cui la commissione sembra non cagarlo, forse annoiata, esclama indispettito: - Boja, profe, non sono mica qui a fare le bolle papali col sapone! O... la Via Crucis contromano!
Da ragazzino, invece di frequentare la Casa del Popolo, scappa nei campi e si apposta nei fossi, per sbirciare di nascosto sotto le vesti delle contadine che vanno al lavoro. Una volta, colto sul fatto, mentre si abbottona in fretta e furia la patta, reagisce piccato: - Non sono mica qui a far cagliare il latte nelle mammelle delle mucche! E nemmeno a lustrarmi gli occhi col Sidol!
Bisogna sapere che, a quei tempi, "Ohé, gente, non sono mica qui..." è l'incipit dei venditori ambulanti che battono campagne e casolari della Bassa, con l'ansimante Balilla telonato pieno zeppo di ogni bendidio. Non sanno ancora se e cosa venderanno, al novanta per cento praticano la tentata vendita. Più eclettico e funambolico è il piazzista nell'argomentare, magnificare il prodotto, titillare il bisogno, più aumentano le possibilità di successo. Ed è proprio in occasione di una di queste esibizioni estemporanee da mercato sull'aia, che il piccolo Bersani incontra Lui, il Re degli imbonitori. Colui che già allora si fa chiamare, senza averne ancora l'investitura quirinalizia, Cavaliere. Alla richiesta: - Senti un po', moccioso, invece di stare lì a scaccolarti, perché non mi reggi l'elenco della mercanzia? - Pier Luigi, a cui la lingua non fa certo difetto, risponde, con la spavalderia guascona di un d'Artagnan padano: - Ohé, nano, per chi mi hai preso, non sono mica qui a contare i chicchi nel Ciocorì! - Così strappa una fornitura di cioccolato per un'intera settimana.
Sveglio di mente e lesto d'azione, da lì in poi il buon Bersani snocciola metafore come stornelli. Le usa come sfogo, ruspante intercalare, sintesi ardita e suggestiva delle sue mille terragne narrazioni. Sempre, ad ogni pié sospinto; splenda il sole o urli la bufera; in vacanza o sul lavoro. Quando va a pesca, spesso rompe il rituale silenzio, sbottando: - Mo vè, non sono mica qui a sfilettare i pesci al Martin Pescatore! Quando va a caccia, dopo ore di sfinente attesa, lo si sente spesso mormorare: - Ohi.. non sono mica qui a fare il riporto ai golden retriever mezzi calvi. E neanche ad aspettare che l'anatra muta vuoti il sacco!
Mentre tutto intorno cambia con la velocità della luce, lui resta fedele ai vecchi valori. Non ha ancora smesso i calzoni corti che entra nel PCI. Si fa subito notare perché ogni suo intervento è introdotto dalla frase: Ohé, ragasssi, non sono mica qua a mettere il concime sulle teste di rapa! Nessuno capisce bene il nesso, ma suona bene e ci fanno il callo. Come al "doppio soffio alternato sui pugni chiusi" di Baffetto, detto anche Il Barbiere di Matera.
Più veloce di una poiana in picchiata, Pier Luigi brucia ogni tappa. Ricopre un sacco di ruoli: vice presidente della Comunità Montana piacentina; presidente della Regione Emilia Romagna; Ministro dell'industria nel governo Prodi; Ministro dei Trasporti; deputato nel collegio Fidenza-Salsomaggiore; Responsabile economico dei DS. Nel 2004 viene eletto parlamentare europeo. Famoso un suo intervento a Bruxelles, piuttosto polemico verso la Gran Bretagna, che inizia così: Orcaboja, boys, I am not here to water the flowers of the Queen's hats!*
Nasce il Partito Democratico, Bersani entra nel governo Prodi II, col ruolo di Ministro dello Sviluppo Economico. Nel 2009 si candida a segretario del PD e vice le prime primarie. A chi gli chiede cosa vede dietro l'angolo, Pier Luigi risponde senza esitazione: - Ragassi, non sono mica qua a predire il futuro a Otelma. Siamo passsi!
Oggi sta per partecipare alle seconde primarie del partito. Il suo avversario più pericoloso è il giovane rottamatore Mattèo Rènzi. Pochi giorni fa, ad un comizio in quel di Livorno, arriva sul palco in ritardo. È trafelato. Senza fiato. Con la lingua a penzoloni. Dal pubblico si alza una voce imberbe che gli ruba il tempo: - Ah nonnoo, se... "non sei miha qui", per-hé non ti levi dalle s-hatole e ti sparisci? Ma Bersani, coriacea tempra di contadino emiliano, non si perde d'animo e ribatte, incenerendo il giovane temerario guastatore:- Ohé, pisalét, lesem lavurer, an son miga chì a fer al bus dal cul de leggn di caval a dundel!*
Evvvaiii Bersani! Sei grande! Dacci dentro! Dopo anni di stronzate e barzellette da caserma, fai tornare il buonumore! Il Paese ne ha davvero bisogno!
* Ohé, ragasssi, non ono mica qui a innaffiare i fiori sui cappellini della Regina!
* Ohé, piscialetto, lasciami lavorare... non sono mica qua a fare il buco del culo di legno ai cavalli a dondolo!
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- ben scritto anche se i politicanti ultimamente di ogni schieramento politico mi fanno letteralmente schifo
- Direi, perfetto, ineccepibile composizione, brillante, ironia emiliana a palate, Bersani dovrebbe assumerla senz'altro, come addetto stampa, e Renzi non sarebbe contento.
Complimenti e saluti.
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