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Parole... Parole...
Una volta parlavo tanto, tanto, e a voce molto alta. Poi ho scoperto che la mia bocca era strettamente legata al mio cervello, la qual cosa non è un dettaglio per l’essere umano. E da quel giorno, ho abbassato il tono della mia voce, e le mie parole sono diventate sempre meno numerose…
Potrebbe sembrare strana o tardiva questa presa di coscienza improvvisa alla già importante età di ventisei anni, ma basterebbe un giro in autobus, in qualche locale, nello spogliatoio di una palestra, nell’atrio di una sala dopo un concerto di musica classica, per comprendere che la mia affermazione e la mia scoperta non sono così banali come appaiono.
Il mondo della socialità è un ambito tutto speciale, e sembra che la comunicazione sia la condizione prima per farne parte: l’intelligenza è un optional, e neppure tanto essenziale se sai giostrarti bene tra conoscenza di programmi tv, ultimi eventi in città, qualche titolo di notizia letto di sfuggita su yahoo mentre scrivevi il tuo username per l’accesso alla posta… E se la capacità di inserirti nei discorsi è condita anche di simpatia, ecco che non ti eviteranno come la peste quando ti vedranno arrivare nel luogo d’incontro, né si dimenticheranno di te per cene e feste in cui anche i cani ricevono l’invito!
La parola è la ricetta per unirti al mondo, non importa in quale veste, non importa se mentre parli riesci anche a dire qualcosa o se il vuoto assoluto regna sovrano tra le righe: l’importante è esserci, è salire sul carrozzone. Il resto è personalità, ma non conta poi molto, a ventisei anni…
Sì, sto parlando di banalità di discorsi, di pensieri superficiali (che cioè non vanno al fondamento delle cose), di mancanza di riflessione seria e costruttiva che noto in moltissime persone, e per le quali forse non ho più neppure necessità di fare distinzioni di età.
Non saprei dire dove sia il limite alla coscienza, dove quello dell’abbandono all’emozione, dove la necessità della ragione e i confini dell’equilibrio di questo gioco di incastri e prove. Anche quando i fumi dell’ebbrezza adolescenziale evaporano dalla pelle ancora accapponata, il panorama non diventa tanto più chiaro di quanto non lo fosse prima; anzi, l’innesto del buon senso, dell’opportunità, delle convenzioni, per quanto necessario, non è subito naturale, né perciò indolore. Come se non bastasse, quanto prima comprendi queste necessità del diventare adulti, tanto prima si interrompe il dialogo diretto tra te e i tuoi coetanei, che non capiranno più da che parte stai, perché sei diventato serio?" diranno! -: termina l’appartenenza ad un mondo che il giorno precedente sembrava abitarti nelle viscere.
Dall’altro non avrai però per questo complimenti e compensi: il mondo degli adulti potrà ammirare la tua precocità, riconoscere l’avanzamento di un passaggio e la compiutezza del tuo salto, ma mai ti offrirà gratuitamente la chiave per entrare nelle sue stanze: scoprirai presto che si tratta di una conquista ottenuta a denti stretti e pugni tesi, che tutti i membri di questo speciale club hanno avuto prima o dopo un trattamento uguale al tuo, e che a nessuno è concesso il privilegio di saltare l’iscrizione un solo giorno, se non a fronte di conseguenze, a volte grevi, a volte blande, ma sempre inevitabili e recanti nome e cognome di un proprietario, legittimo o meno.
Se riesci a mantenerti abbastanza sveglio durante questo periodo di trans-izione, se lo stordimento non è tale da impedirti la coscienza delle tue azioni, potrebbe accaderti un fatto strano… Noterai che questo nuovo sistema di relazioni si basa su parametri differenti da quelli giovanili, e se parliamo del senso positivo di questi termini non si potrà che ammettere il maggiore equilibrio tra idealità e concretezza, emotività e fermezza, sentimento e ragione. Ma non si potrà ugualmente nascondere che, essendo freschi di adolescenza, si ha un senso più vivido dell’autenticità di certi rapporti, si riesce a capire da pochi gesti la sincerità di una persona, intesa non come volontà, ma come trasparenza, come mancanza di veli davanti al viso, assenza di condizionamenti e sovrastrutture insensate.
Se si è davvero fortunati, si riusciranno ad incontrare quasi subito persone di tal genere, forti, brillanti, piene di capacità, di intraprendenza, di sensibilità… e a prendere quasi immediatamente delle cantonate irrimediabili che ti proietteranno per direttissima sulla terra ferma: i lividi di un paio di ceffoni sonanti ti ricorderanno continuamente da che parte, su questa terra e tra le persone, gira più spesso il fumo, e un giorno, nel più leale paradosso, toccandoti la guancia dovrai ringraziare chi te li ha gentilmente offerti in promozione!
Se poi la tua fortuna dovesse presentarsi davvero sfacciata, riuscirai a comprendere in itinere che la relazione instaurata?" d’amicizia, di lavoro, d’amore?" non è matura e totalizzante da entrambe le parti, che l’altro non sa di cosa tu stia parlando, e lui stesso ti dirà che non ha neppure la più pallida idea di cosa voglia dire relazione totalizzante: MA TU, TU riuscirai ugualmente a convincere te stesso della sua bontà, e lui stesso della sua bontà, ti convincerai di poter imparare da lui e di restituirgli tutto ciò che lui potrà prendere e apprendere da te, gli offrirai esempi, energie preziose, tempo e tensioni, manifesterai la tua dedizione per dirgli che su di te può contare, gli parlerai tanto, tanto, gli darai completa fiducia e per dimostrargliela metterai nelle sue mani certe fila del tuo intreccio quotidiano.
E alla fine, lui ti darà la meritata ragione, quella che tu avevi intuito ma che hai messo in discussione per rendere la tua trasparenza ancora più liquida: la cosa non poteva funzionare! Così prenderai i tuoi bei calci nel fondoschiena e il tuo schiaffo d’asino: tutte le sue parole, ben intarsiate sulla tua fronte, acquisteranno il loro peso specifico; tutte le tue parole, così dense di valori e di carica emotiva ed esistenziale, potrà tenerle al suo occhiello come fiori per lui espressi e consumati; e a te la beffa di sapere che adesso a lui è tutto chiaro, che ora sa perfettamente cosa vuol dire reciprocità, relazione autentica e totalizzante, approccio leale… e ha capito appena adesso che non gli interessa…
Ed ora il vuoto. Energia, nessuna. Motivazione, nessuna. Perché la tua vita è piena di impegni e progetti, ma la trama che avevi ordito con tanta pazienza si è sciolta, devi inventare - ed anche in fretta - nuove maglie per metterla insieme, fatte dei tuoi unici fili, fatte di sola fiducia in te stessa e nel Dio che ti protegge, di cose che si possono toccare ogni giorno e di parole solo chiare, trasparenti.
Sì… certo… le parole.
Le ho riempite di un senso che faceva da collante tra me e le mie fantomatiche relazioni: a loro ho affidato molta della mia energia, hanno svelato tanta parte del mio antro più nascosto, dei miei cristalli più delicati, rompendone alcuni, scalfendone altri… A cosa è valso?...
Una volta parlavo tanto, tanto, e a voce molto alta. Poi ho scoperto che la mia bocca era strettamente legata al mio cervello, e il mio cervello in equilibrio con il mio cuore, la qual cosa non è un dettaglio per l’essere umano. E da quel giorno, ho abbassato il tono della mia voce, e le mie parole sono diventate sempre meno numerose…
Giuditta
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0 recensioni:
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- Molto bella e molto interessant! complimenti, condivido tutto... brava!
- Hai la capacità di comunicare e capire. Molti altri, al massimo di capire.
- Il tuo sfogo di parole, l'anima che esce a fiotti, i dubbi che rimangono intricati tra i fili dei tuoi pebnsieri in dirsordine accomunano un po' tutti noi. L'importante è non smettere di cercare, di porsi domande, di osare. Dubita sempre di chi ha solo certezze e verità in tasca.
A rileggerti
Simona
- Un racconto intriso di sofferenza per un amore finito. Si sente il dolore, la lacerazione, la ferita. Mi piace pensare che prima o poi si cicatrizzera' e quelle parole torneranno sulle tue labbra per un altro. Questa volta uno che vuole un rapporto autentico, leale, forte, coivolgente come lo desideri tu.
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