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La casa dalla configurazione mutevole
Costeggiando la vecchia strada nel brullo Carso triestino che porta i numerosi turisti della domenica provenienti da Monrupino i quali decidono di farsi anche qualche altro goccetto nei paesi di Zolla e Rupingrande, senza accorgersi, si passa molto vicino a un enigma insoluto degno della fantasia di molti abitanti della zona. Imboccando una stradina sterrata che porta verso il confine con la Slovenia e in comune di Dol Pri Vogliah, ci si trova all'improvviso di fronte alla grigia facciata di un'antica dimora ottocentesca ben poco amata dagli abitanti della zona.
Molti sanno, infatti, che quelle vecchie quattro mura coperte da rampicanti rinsecchiti e dal tetto semi sfondato, celano un cupo segreto sussurrato al più dai vecchi fifoni che abitavano la montagna molti anni fa. Ti dicevano: <<Non andarci se non vuoi finire male, c'è il diavolo là dentro>> e sciocchezze del genere adatte a un'antica cultura rurale ormai dimenticata, o quasi.
Un sabato mattina di una grigia giornata di fine ottobre, un giovane studente universitario ben più affascinato dei misteri del nostro mondo che della tesi di diritto costituzionale in preparazione ma mai terminata, gironzolava senza meta lungo le piste battute che pullulano da quelle parti. L'obiettivo, invece, era ben chiaro nella sua testa coperta da lunghi capelli biondi spettinati. Aveva scommesso con gli altri, doveva farlo e ne avrebbe ricavato un bel gruzzoletto. Non si trattava nient'altro che trascorrere la nottata nella famosa "casa dei fantasmi" che, come in ogni comune che si rispetti, immancabilmente è presente.
È vero, la "villa dei pazzi", com'è chiamata nella zona, è molto temuta dagli abitanti, tanto che nessuno si è mai pensato di comprare quel terreno ormai non più di proprietà di nessuno da molti anni e il comune ha dovuto lasciare l'abitazione così com'è visto che a nessuno interessava il suo acquisto. Nemmeno il solo terreno invogliava vista la zona così impervia e fuori mano.
La storia diceva che l'antica famiglia Kralj, ha abbandonato il mondo terreno in modo molto tragico: le tre sorelle che vi abitavano si sono suicidate una dopo l'altra a partire dal 1838 mentre i due nipoti che sono succeduti hanno avuto grossi problemi nervosi tanto da essere ricoverati in manicomio dove hanno terminato la loro esistenza.
Dagli inizi del novecento altre persone vissero tra quelle mura grigie ma tutte sparirono in breve tempo.
Da dopo la seconda guerra mondiale pochi varcarono quel vecchio cancello arrugginito e scomparvero almeno una decina di senzatetto che decisero di passare le notti da queste parti.
"Tutte idiozie", pensò tra se il giovane. Evidentemente quella famiglia è stata molto sfortunata ma ciò non significa di certo che là dentro è farcito di ectoplasmi o cose simili. "Animo" s'incoraggiò, "andiamo a riscuotere!"
Alex scavalcò il pesante cancello arrugginito per poi ricadere in un cortile ricoperto da erbacce dove dovette districarsi per passare con il grosso zaino che si era portato appresso.
Finalmente si trovò di fronte alla vecchia porta di legno scuro. Una parte era bruciacchiata, qualche hanno fa qualcuno deve aver cercato di appiccare il fuoco alla casa ma con scarso successo.
Iniziò a rovistare nel grosso borsone fino a che trovò un piede di porco con il quale sforzò la vecchia serratura che si ruppe in un attimo. Una zaffata di aria malsana uscì dall'interno, perciò decise di spalancare quella vecchia porta e lasciar entrare un'atmosfera più salubre. Nel frattempo si mise a osservare la facciata della vecchia villa, non era niente male, richiedeva certo un restauro, ma le antiche colonne corinzie che decoravano la terrazza del secondo piano erano pressoché intatte e anche il resto poteva durare ancora altri due secoli. "Sono le antiche costruzioni!", pensò, "Altro che quelle di adesso, dove piove dentro dopo dieci anni!".
Passata una mezz'oretta finalmente decise di entrare, quindi, accesa una grossa torcia, mise piede dentro uno stanzone che doveva essere il salone d'entrata. Qui i marmi che la ricoprivano erano quasi tutti spaccati e molte scritte, alcune fatte con i gessi, altre con pennarelli, erano scarabocchiate un po' dappertutto. Vide anche alcuni simboli mistici, croci celtiche, delle specie di rune anche alcuni crocefissi capovolti... beh qui tanti pazzi sono passati, e lui era un altro di questi!
Con calma decise di ispezionare il resto, intanto aveva tempo tutto il pomeriggio per divertirsi. C'erano molte stanze quadrate, tutte uguali che dovevano contenere vari mobili da salotto, camere eccetera. Non vi era rimasto più nulla ormai a parte il grosso corrimano della scala che portava ai piani superiori. Lassù era un po' pericoloso andarci. Non sapeva se reggessero i pioli.
Tutto il resto della giornata trascorse con un'accurata visita dei locali e una tracciatura sommaria di una pianta dell'abitazione, prima il piano terra, composto da otto stanze di dimensioni simili tra loro e quindi il piano superiore con dieci stanze uguali. A questo punto il ragazzo rimase seduto a terra a disegnare la pianta superiore e a misurare con i passi le varie stanze, i conti non tornavano, stando ai suoi rilievi ogni sala aveva una decina di metri per lato con un totale di ottocento metri quadri solo al piano terra mentre al piano superiore risultavano esserci almeno mille metri quadrati... cavolo... e la differenza, dove la mettiamo?
Alex tornò di sotto misurando nuovamente il tutto, ah, le stanze erano più grandi. Iniziò quindi a percorrere nuovamente la lunghezza dei muri notando che erano di dodici metri per lato, quindi centoquarantaquattro metri quadri per stanza moltiplicati per otto, fanno... no!
Improvvisamente si accorse che c'era una nona porta che non aveva contato prima... impossibile non averla notata... facendosi coraggio entrò e non trovò altro che alcuni mobili ammuffiti e un sacco di tele di ragno. Strano, non c'erano finestre in quella sala... che strani geometri c'erano al tempo!
Allora... tornò a risalire le scale che scricchiolavano sempre di più per fare i conteggi dei metri e confrontarli. Con il fiatone si appoggiò alle pareti trovandole stranamente umide e ricoperte da una specie di muschio... effettivamente non è che sia così salubre l'ambiente ma doveva rimanerci solo una notte.
Intanto il sole era tramontato e lunghe ombre riempivano l'improbabile giardino di erbacce.
"Allora... avevamo detto centoquarantaquattro metri per nove stanze fanno milleduecentonovantasei metri quadri... ma adesso vedeva solo otto porte!".
"ma come?".
<<Devo essermi rincoglionito>>, rifletté e riprese a contare.
E via via la notte prese il posto del giorno, quindi una leggera pioggerella iniziò a bagnare l'antico tetto facendo filtrare acqua un po' dappertutto.
Il rumore delle gocce che si fermavano sul pavimento polveroso dava estremamente fastidio al ragazzo che abbandonò il conteggio dei metri per osservare le stanze attraverso la pallida luce della torcia elettrica. Dal muschio alle pareti comparvero una specie di fiorellini bianchi che Alex iniziò a osservare con sospetto: "Cos'è sta roba?".
Poi lo vide... il corridoio stava crescendo... o perlomeno ciò era quello che sembrava, le porte erano diventate dodici al piano terra e dieci di sopra, nuovamente otto di sotto e... quattordici sopra!
Spaventatissimo il ragazzo cercò di uscire non ne poteva più la porta, però, era sbarrata... ma da chi? Se l'aveva lasciata aperta apposta!
<<Ehi! Chi c'è qui? Chi è che mi sta prendendo in giro? Non scherzate!>>.
Allora decise di risalire la scala, strano, sembrava più lunga... l'ultima parte svoltava improvvisamente a destra, prima era tutto dritto, ne era sicuro. Chiuse gli occhi, gli ballava tutto. Fece i gradini senza guardare rischiando di scivolare. Fortunatamente arrivò incolume al piano superiore. Qui però la situazione era peggiore, il corridoio era diventato ottagonale, le stanze erano sedici e dei rumori sospetti cominciavano a farsi sentire dietro alle porte. Dei sibili, ma anche qualcos'altro, una specie di respiro.
Alex allora decise il tutto per tutto, appoggiandosi alle pareti si ritrovò le mani sporche di qualcosa di marrone, quasi che ci sia della terra sui muri... poi di nuovo... il corridoio... ora scendeva verso il basso...
<<Basta! Non ne posso più! Aiutatemi!>>.
Il ragazzo uscì sulla terrazza principale, appoggiandosi alle grosse colonne di marmo che decoravano la facciata. Qui sembrava tutto normale, ma... il pavimento... si sprofondava al suo interno. Con difficoltà riusciva a reggersi in piedi, scavalcò il basso muretto a colonnine che chiudeva una parte della balconata cercando di dirigersi verso l'altro angolo della casa ma un piede trovò il vuoto sotto di sé facendolo precipitare.
Poi il buio.
Il mattino successivo, Voiko, un contadino della zona che stava raggiungendo le proprie coltivazioni a bordo del grosso trattore Fiat agri G210 si trovò a guardare in direzione della "casa dei matti". Improvvisamente qualcosa colpì il suo sguardo... possibile? Dopo aver piantato il piede sul freno provocando un lungo solco nel terreno con le due grosse gomme posteriori, si mise un po' a trafficare con la retromarcia finché non riuscì a entrare con un rumore di ferraglia. Dopo aver percorso alcune decine di metri a ritroso, decise di girare il mezzo verso la villa abbandonata e, aiutandosi con i fari abbaglianti, individuò una figura distesa in mezzo alle erbacce.
<<Hey, laggiù! State bene?>>, nessuna risposta.
Preso un po' di coraggio, scese dal grosso mezzo lasciandolo acceso e si mise scavalcare il vecchio cancello.
In un men che non si dica, si trovò di fronte alla sagoma scomposta di un giovane uomo, probabilmente caduto di sotto, con il collo piegato in una maniera insolita con il volto verso terra mentre il resto del corpo, inerte, era girato verso l'alto.
<<Accidenti!>> disse tra se il contadino, <<la casa ha fatto un'altra vittima!>>.
Sul posto si raccolsero diversi enti dello stato: vigili urbani che controllavano il traffico, poliziotti che cercavano di fare altrettanto litigando con gli altri, carabinieri che volevano recitare la propria parte, senza contare il colorato personale dell'ambulanza, i giornalisti televisivi e della carta stampata giunti quasi prima delle forze dell'ordine per la solita soffiata tanto da creare un'atmosfera quasi da party macabro.
Finalmente si fermò un'automobile borghese di colore scuro dalla quale scese il capo della Squadra Mobile assieme al suo più fidato collaboratore, l'ispettore Missoni. I due vecchi amici si fecero largo tra la folla riunita attorno al cadavere rimproverando il capopattuglia per il casino creatosi sul luogo del delitto. Già perché per il commissario Gioberti sempre di delitto si trattava, poi dovevano i fatti smentire le sue supposizioni.
<<Giovanni>>, esclamò l'alto ufficiale sulla cinquantina vestito impeccabilmente rivolgendosi al collega di poco più giovane ma dall'aria molto più scombinata, <<Cerca di capirne qualcosa mentre provo ad allontanare questa marmaglia che mi sta inquinando le prove>>.
L'ispettore annuì lasciando perdere l'analisi della vittima che era già sotto l'esame della polizia mentre attendevano che giungesse la scientifica da Padova, e indossando soprascarpe e guanti si addentrò nella casa, dove trovò un sacco di rifiuti e poche altre cose. Qui tutto era allo sfascio e strano che il poveretto non sia morto per un pezzo di tegola piovuto in testa piuttosto che per un'ipotetica caduta dall'alto.
Alto... qui le scale per andare al piano superiore erano quasi completamente distrutte, dovette tenersi rasente al muro cercando di bilanciare il proprio peso su due gradini per non finire di sotto, lì sfiorò più volte una specie di muschio chiazzato da qualcosa di bianco sporco... una specie di fiori forse, lì era tutto affidato alla natura che regnava ormai incontrastata da un centinaio di anni.
Giunto al piano superiore individuò subito la stanza dalla quale era caduto il ragazzo, da lì fece un segno all'appuntato dei carabinieri Gherardi che lo raggiunse in breve tempo.
<<Vede, qui le cose sono un po' complicate, volete controllare voi la casa? Io e il mio personale saremmo lieti di collaborare con la Benemerita>>.
Il giovane dell'Arma rimase stupito dalle parole, famose sono le storie di battibecchi fra i suoi superiori e l'ispettore tra l'altro ben aiutato dal commissario Gioberti. Con uno scatto si mise quasi sull'attenti per poi prendere un blocco note sul quale scrisse ogni oggetto trovato a terra in quella specie di porcile abbandonato.
Solo dopo alcune ore arrivò la squadra della scientifica la quale, dopo aver scattato numerose foto della scena del crimine diede l'ok per la rimozione della salma.
A questo punto i due ufficiali decisero di andarsene non senza prima di aver salutato l'agente Ippoliti che, dopo essersi sistemata i capelli sotto il berretto, si mise d'accordo con i carabinieri per delimitare tutta la zona affinché ci sia un "quadro completo dell'insieme senza interferenze".
"Che donna", pensò tra se l'ispettore, e "che tette, da perdercisi"... con queste idee Missoni si allontanò rischiando di inciampare due volte lungo il vialetto d'ingresso.
La donna poi fece segno di telefonarle più tardi, vista dal commissario che assunse uno sguardo severo: <<anche con Magda te la spassi? Guarda di non rovinarmela, è una brava ragazza>>, poi gli diede un colpetto sulla spalla facendolo salire mettendosi lui direttamente alla guida.
La scientifica fece un sacco di misurazioni sul campo prelevando anche campioni di terreno e dei muri della casa, cosa che fece perdere un sacco di tempo alla giovane poliziotta.
Solo all'imbrunire poté andarsene facendosi accompagnare in centrale da un'auto di servizio.
Salita a bordo della sua Mini iniziò a dirigersi a tutta velocità verso la vecchia casa dell'ispettore.
<<Ciao Giovanni>> esclamò la donna saltandogli addosso non appena l'ispettore socchiuse la porta di casa.
L'uomo ricambiò l'abbraccio stringendola forte a sé e dandole un bacio appassionato alle morbide labbra rosee sentendo già un calore conosciuto crescergli nel ventre.
In breve i due amanti scivolarono a letto, dove la donna iniziò a cavalcare il grosso puledro fino a ore molto tardi della notte quando l'ispettore si alzò per affacciarsi al balcone dove accese una sigaretta con un fiammifero.
<<Non sapevo fumassi>> disse la giovane sistemandosi una leggera vestaglia per proteggersi il corpo nudo dall'umidità della notte.
Giovanni quasi non la sentì intento com'era a rimuginare sul novo caso. Poi, gettato il mozzicone dalla finestra, rientrò dentro il salotto, dove trovò la giovane a osservarlo.
<<Cos'è che non va, latin lover?>>
Giovanni rispose con la testa lontana già mille miglia: <<Solo un'idea. Ma ne parleremo domani con i tecnici della scientifica>>. Così la giovane attirò a sé l'alto uomo che andò a tuffare il viso tra i due enormi seni della ragazza che iniziò a sospirare di piacere. "Domani dovrò parlare con Padova", fece un appunto mentale mentre la ragazza lo conduceva a letto per il secondo round.
Il mattino successivo, di buon'ora, l'ispettore era già in caserma sospirando un po' alla vista della bella poliziotta che giaceva nel suo letto. Non doveva perdere un'idea che gli era balzata improvvisamente in mente. Preso il telefono, iniziò a chiamare la Scientifica di Padova sicuro di trovare già chi gli interessa.
<<Pronto? Patologia legale, per servirvi!>>
<<Dottor Mancuso, sempre al lavoro, eh?>>
<<Anche tu mio caro sbirro, non puoi farne a meno!>>.
Già, era proprio vero, una volta iniziato un caso non poteva rimanere in pace fino a che non trovava una soluzione.
L'anatomopatologo era molto stimato nella Polizia, un valore aggiunto nella ricerca scientifica di un caso, con le sue idee ha risolto ben più di un caso. Figlio di un noto commissario meridionale che negli anni ottanta si fece notare per la propria arguzia, ereditò dal padre numerose virtù come quella, tra l'altro, di non preoccuparsi troppo dei gradi di chi aveva di fronte, cosa che gli ha procurato non pochi problemi durante il tirocinio.
<<Senti, hai già qualcosa da dirmi sul ragazzo morto che ti hanno portato ieri sera?>>.
<<Sì, io penso che quel povero studente si sia gettato nel vuoto da solo, non ho trovato nessun segno di lotta sul corpo. Almeno una piccola ecchimosi doveva comparire, invece niente>>.
Missoni sorrideva tra sé, era quello che si aspettava, ma aveva bisogno di altro.
<<E con il tossicologico come siamo?>>
<<Beh, Giovanni, qui è un casino. Non riesco ancora a capire che razza di droghe si sia preso il poveretto, un misto di LSD e altre porcherie che ti dirò in seguito, ora fammi lavorare, ciao>> e con tranquillità buttò giù il telefono in faccia all'ispettore, era uno dei pochi che poteva farlo.
Il poliziotto sorrise tra sé, doveva fare una prova, e al più presto anche.
<<Senti Giovanni, non è che io non voglia ma... mi sembra una cosa un po' anomala>>, il commissario squadrò l'amico cercando qualche atteggiamento che tradisca uno scherzo, ma non lo aveva mai visto così serio e deciso.
<<Va bene, concesso. E da chi ti farai accompagnare?>>
<<Dall'agente Ippoliti, che lascerò in auto a controllare la casa, poi da un paio di telecamere ma... vedrai tu stesso perché ti allestirò un posto in prima fila>>.
Il commissario fece un accenno di sorriso, poi, serio come sempre, rivolse nuovamente lo sguardo al proprio computer.
Nella stessa giornata l'ispettore preparò nel luogo del delitto una specie di teatrino virtuale, l'installazione di alcune webcam fu curata dallo stesso poliziotto il quale, consigliato dal giovane nipote, ne mise alcune con lettura agli infrarossi nei punti principali della grande casa, poi sistemò a terra un materassino e un sacco a pelo per affrontare i rigori notturni.
Quando il pallido sole tramontò tra le lontane creste delle Alpi, i due poliziotti - amanti ripercorsero la vecchia strada che porta alla "Casa dei matti" per cercare di capire qualcosa in più su quella strana morte. L'ispettore, in abiti borghesi assieme all'agente Ippoliti rigorosamente in divisa, varcò il cancello rimasto spalancato dal via vai di persone che hanno frequentato quel terreno negli ultimi giorni.
Tutto era rimasto come preparato alcune ore prima, Giovanni diede un bacio a Magda rimandandola all'automobile parcheggiata all'esterno: <<Mi raccomando, se devi intervenire, indossa la mascherina che ti ho dato, non dimenticartelo!>>. La ragazza fece segno di si con la testa, poi con un rapido dietrofront ripercorse lo squallido vialetto che la portava all'esterno.
Missoni si sistemò alla meno peggio, consumò una scatoletta di tonno con un pezzo di pane e bevve una birra scura che si era portato appresso, poi, con la pancia piena, s'infilò dentro il calduccio del sacco a pelo ad aspettare la notte fonda.
Fu per la stanchezza o per la mancanza di luce elettrica che il sonno gli arrivò quasi subito non senza prima di aver fatto un collegamento radio con la giovane amante e con il commissario che lo stava osservando sul monitor del computer dell'ufficio: <<Signori, io schiaccerò un pisolino, se quello che ho previsto si avvererà dovrete intervenire verso la fine della nottata, quindi vi consiglio di mettervi comodi>>.
Il capo della Squadra Mobile fece per ribattere sul perché di tanta teatralità ma lasciò correre, conoscendo l'amico sa che avrà di che divertirsi: <<Buona notte Giovanni, e attento agli spiriti>>.
Dopo un sonno di poche ore, la testa dell'ispettore cominciò a ronzare come se una di quelle cimici della soia si sia decisa di nidificare nel suo orecchio, il poliziotto, con un gesto istintivo si levò a sedere cercando di allontanare la fonte del fastidio. In realtà nessuna cosa si era intrufolata vicino al suo timpano, c'era e basta. Cercando di scacciare con la mano quel fastidio, accese la torcia elettrica e iniziò a guardarsi in giro. La casa era sempre quella di prima, l'unica cosa che notò di diverso erano delle escrescenze color beige che comparivano nel muschio che ricopriva quasi completamente le pareti.
Con un po' di difficoltà si alzò sentendo che la testa gli girava leggermente, "strano per una birra" disse tra sé ma poi tutto si ristabilì e cominciò a perlustrare le stanze della vecchia dimora.
Tutto sembrava normale, otto stanze qui sotto, dieci sopra, ricavando la differenza giocando sulla metratura di saloni, leggermente più piccoli al primo piano. Ecco, infatti, le varie porte, una due, tre, sette, nove come? Ma non erano otto? Con una lunga falcata guadagnò le scale andando di sopra rimettendosi a contare, quattro, cinque, sei? E le altre? Ma che scherzo è?
<<Gioberti, mi senti?>>, nessuna risposta.
<<Magda? Ci sei?>>
Un gracchiare alla radio, poi la risposta della poliziotta.
<<Si ispettore, presente!>>
<<Ok, senti, qui iniziano le allucinazioni. Tieniti pronta a intervenire. Ricordati di chiamare l'ambulanza>>.
<<È già qui, tesoruccio. Attendo ordini>>.
Giovanni, rinfrancato dalla vicinanza della giovane, tornò di sotto notando che la scala era più lunga di prima. Non aveva contato i gradini ma ora sembravano di più e le gambe si facevano sempre più pesanti.
<<Giovanni, sono Stefano. Come ti senti?>>
<<Bene, per ora. Controlla il monitor. Io fra un poco esco>>.
L'ispettore diede uno sguardo al corridoio, visibilmente allungato. Le porte... quattordici! ... Iniziano le danze.
Per non giocare a rimpiattino decise di sedersi nuovamente ed è questo che gli salvò la vita. Prese una sigaretta dal pacchetto nel taschino e se la accese: la fiamma lo salutò, gli sorrise e se ne andò.
"Cacchio, che botta!", pensò tra sé. Intanto il corridoio era diventato una spirale e numerosi animaletti dagli occhi gialli lo stavano osservando. Poi questi divennero mostri e lo attaccarono.
Missoni lanciò verso di loro la radio che cadde a terra spaccandosi in due, quindi iniziò una lotta all'ultimo sangue con una scatola di cartone che voleva mangiargli una gamba. Le porte delle stanze si aprivano e si chiudevano mentre tutto attorno a lui una nebbia grigia, palpabile lo opprimeva. Il corridoio tendeva all'infinito mentre tutto attorno a lui gli animaletti dagli occhioni si arrampicavano sui suoi pantaloni. La volontà cedette e decise di correre di sopra mentre la porta d'uscita era inaccessibile visto che si era ricoperta da denti aguzzi e non aspettavano che un suo passo in quella direzione per mangiarselo.
Con estrema difficoltà iniziò a scalare i gradini che diventarono sempre più grandi, alti macabri con la scritta "Presente" come sulla scalinata del santuario di Redipuglia e si sentivano sotto di loro le ossa che si muovevano e volevano uscire.
Presto, presto. Di sopra!
Qui, tra le quarantasette porte riuscì a individuare quella che dava sul terrazzo, doveva prendere aria, depurarsi. All'improvviso vide il vuoto di fronte a lui sapendo che era spacciato quando un mostro vestito di arancione lo prese tra le sue possenti membra placcandolo al suolo mentre un essere femminile lo guardava sorridendo dalla bocca tonda di colore grigiastro... i capelli erano rossi... <<Magda!>> riuscì a esclamare, poi il nulla.
Il nulla, senza pavimento, soffitto e pareti. Solo lui, l'entità a far di padrone al niente. Poi delle luci, prima dei punti lontani, poi sempre più vicini e rumorosi... api! Migliaia d'insetti volanti, milioni, tutte attorno al suo corpo e pronte a pungerlo ripetutamente. Giovanni iniziò a urlare, aprì gli occhi, poi gli sguardi preoccupati della sua donna, di un uomo vestito con il camice bianco, un medico probabilmente. Dietro il suo amico Stefano in apprensione più di tutti.
<<Dottore, se la caverà>> chiese quest'ultimo.
<<Sì, è già fuori pericolo. Avrà solo degli incubi per alcuni giorni. Sono meravigliato di tutto ciò, non pensavo ci fossero questi effetti altrimenti non l'avrei lasciato fare>>.
Gioberti si avvicinò all'uomo e gli mise una mano sulla spalla: <<Non si preoccupi dottor Mancuso, lo avrebbe fatto anche senza la sua approvazione, lo conosco fin troppo bene>>.
<<Giovanni, come va?>>. Magda si trovava talmente vicino alla faccia dell'ispettore che lui ne riuscì a percepire il dolce profumo provenire dalla pelle misto alle gocce di qualche essenza alla frutta che è solita mettere. Con uno slancio l'abbracciò con le possenti braccia stringendola forte a sé, trattenne un sospiro causato da un nuovo capogiro che gli stava generando della nausea e diede un grosso bacio alle morbide labbra carnose tanto da farla arrossire. Poi dolcemente la scostò e si rivolse agli altri visitatori del suo capezzale.
<<Allora, avevo ragione io dottore?>>
<<Si ispettore, ha centrato in pieno l'argomento. Anche se poteva farsi troppo male...>>.
Il commissario, indispettito di non essere stato informato si sedette sul letto d'ospedale guardando Giovanni diritto negli occhi: <<Cos'è che dovrei sapere?>>.
<<Beh, che abbiamo trovato il responsabile dell'omicidio Rumich>>.
<<E chi sarebbe?>>.
Il dottor Mancuso prelevò un sacchetto da una tasca e lo porse al capo della Mobile: <<Non lo apra per cortesia, possono essere letali anche attraverso i pori della pelle>>.
Stefano esaminò il reperto numero tredici coninterno dei piccoli funghi conici di colore beige e dal gambo sottile dello stesso colore.
<<Sono una varietà di Psilocybe semilanceata, dei funghi con proprietà allucinogene. Di solito li troviamo in alta montagna ma questa specie leggermente diversa ha trovato un habitat perfetto tra le muschiose pareti della vecchia casa. Mi ero già accorto della loro presenza ma non ci avevo fatto caso. Infatti, di solito, se non vengono a contatto con la pelle o peggio, se ingeriti, sono completamente innocui>>.
Giovanni guardò il medico con un'espressione sorniona: <<Questi sono diversi, vero?>>.
<<Già. Di notte il loro cappello si apre improvvisamente rilasciando nell'ambiente centinaia di spore color marrone di un diametro molto ridotto tanto da poter essere inalate. Infatti, la tua intossicazione l'hai avuta per le vie aeree ed è stata talmente potente da farti perdere il controllo e quasi lasciarci la pelle>>.
<<Già>>, rispose l'ispettore, << purtroppo il ragazzo non ha avuto Magda che lo soccorreva>>.
Il commissario si alzò e lentamente guadagnò l'uscita, poi cambiò idea e fissò l'amico con uno sguardo severo ma preoccupato: <<Non fare più queste scemenze. Il caso è chiuso allora, vado a contattare la famiglia del ragazzo per spiegarle le novità. Che sfortuna, morire per un po' di funghi>>.
<<Pensi che negli anni settanta queste specie erano ricercatissime dagli Hippy>> affermò il dottore mentre anche lui stava per uscire dalla camera.
<<Già>>, riprese il commissario, <<Ma noi sappiamo che Giovanni è rimasto legato a quel periodo, vero?>>.
<<Un'ultima cosa, anzi... due>>, replicò il medico, <<dovrai passare qualche giorno di riposo, poi tutto tornerà a posto, inoltre queste intossicazioni hanno delle reazioni erotiche, specialmente al maschio umano... >> e se ne andò schiacciando l'occhio ai due amanti che si scambiarono uno sguardo d'intesa.
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