username: password: dati dimenticati?   |   crea nuovo account

La cantina di Gio'

Camminavamo dinoccolati sull'asfalto bagnato di questa pioggia calabrese, dopo una notte di treno e tu ci sei venuto a prendere alla stazione di Pizzo te lo ricordi Giò? Erano i tempi che si alzava il tasso alcolico nel sangue quando stavamo insieme, tempi di musica urlata, di falò sulla spiaggia con gli occhi rivolti al cielo in cerca della stella più splendente; di bagni a mezzanotte tutti nudi... così l'acqua ci penetrava in ogni dove e l'emozione saliva alta nei nostri cervelli... ricordi Giò? Sensazioni forti di una libertà che vedevamo dentro di noi... solo dentro di noi purtroppo... in realtà intorno costruivano i muri: che ci avrebbero oppresso, che avrebbero chiuso in un cassetto i tuoi e i miei sogni.
Non li vedevamo i muratori a quel tempo, avremmo solo sentito di lì a poco mancarci l'aria e tu nella tua bottiglia, perenne compagna, avresti affogato le tue responsabilità opprimenti a cui non riuscisti ad assoggettarti ferendo il tuo e l'altrui corpo... ma è un'altra storia Giò, un'altra storia!
Adesso siamo arrivati a casa e la tua famiglia si stava approssimando ad affrontare un'altra giornata calabrese, di muto trascorrere del tempo tra beghine e muti vecchi che parlavano quel dialetto incomprensibile di cui ci facevi da traduttore simultaneo. Noi eravamo pieni di vita, i nostri vent'anni feroci, quelli che ci impongono di correre, di mordere il tempo, non ci lasciavano il tempo di pianificare ma forse non volevamo appiattire i nostri monti di illusioni, poveri sognatori falliti! Ma anche questa è un'altra storia.
La tua stanza Giò e tutti quei libri che facevano disperare tua madre perché non riusciva a pulire, con tutti noi in mezzo seduti a terra con la testa tra le nuvole e l'aria fumosa da tagliare con il coltello.
Poesia liquida sulle note di Steve e di quel blues che faceva parte delle nostre giornate di sonno arretrato per le troppe notti di veglia. Eravamo pazzi Giò, tutti pazzi scatenati.
Con quel tempo feroce non potevamo dormire in campeggio te lo ricordi? Ci veniste a prendere con Pasquale e Salvatore, due impenitenti puttanieri sempre alla ricerca di ragazze... che soggettoni!!!
Dove andare? Vagare per la Calabria esaurita del 1980 sotto una pioggia incessante, le note schizzavano fuori rabbiose e io l'unica donna in mezzo a tutti questi maschiacci affamati... ma che tempi folli e che rispetto per me, come fossi una di voi, un maschio anch'io ahah mi piacciono troppo gli uomini con tutte le loro piccole stoltezze di eterni bambini! Mi piacciono al di là di ogni maliziosa congettura mentale, è come essere in perenne simbiosi con mio padre, il primo uomo della mia vita, l'indiscusso signore di buona parte della mia esistenza e che ora a fatica smonto pezzo su pezzo per riconquistare me stessa e la mia femminilità e la mia voglia di vincere nonostante tutto.
L'idea l'avesti tu, ricordi? " Ragazzi vi potete sistemare in cantina da me? " ci siamo guardati e senza indugio abbiamo accettato, ormai si era fatta notte fonda e i locali cominciavano a chiudere e la testa nuotava in un mare di vino calabrese.
" Dai che spettacolo!!! In cantina ma se tuo padre scende domattina gli prende un colpo! "

123

3
3 commenti     3 recensioni    

un altro testo di questo autore   un'altro testo casuale

3 recensioni:

  • Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
    Effettua il login o registrati
  • Antonio Garganese il 26/12/2012 07:34
    Racconto ben scritto, disegno di un'epoca e di un punto di vista, Uno spaccato di boheme fra nostalgia malinconica da cui trarre premesse per un futuro sia pure diverso.
  • Anonimo il 23/12/2012 14:57
    il finale un po' mi ha deluso, cioè perchè? voglio dire dei ricordi come quelli che tu hai condiviso con noi in questo tuo esilerante racconto che è a metà strada tra una lettera aperta e un diario della migliore tradizione beat, sono, secondo me, ricordi di cui andare fieri...
  • Rocco Michele LETTINI il 22/12/2012 19:16
    UN RACCONTO DA L'IMPRONTA DECISAMENTE REALISTICA... IL MIO ELOGIO E IL MIO AUGURIO DI UN SERENO NATALE SILVIA

3 commenti:

  • silvia leuzzi il 23/12/2012 15:55
    Dolce Fri... tenero... fieri certo ma obbiettivi pure... non siamo riusciti a migliorare questa società e ora voi vi trovate peggio di noi, non avete neppure più i sogni, anche quelli sono diventate fantasie da cartone animato... io mi cruccio perchè ormai faccio parte degli adulti, quelli che io ho colpevolizzato, a cui, con la strafottenza dei miei vent'anni, ho imposto scelte a dir poco discutibili e ho contestato quasi tutto l'insegnamento impartitomi. Molti dei miei amici si sono persi, molti sono rientrati nei ranghi, molti sono rimasti a metà strada, come me, tra la testa pazza e gli impegni gravi a cui non poter dire di no. Grazie
  • silvia leuzzi il 23/12/2012 07:23
    Grazie miei cari amici, a cui auguro un buon natale, ammesso che abbia un senso, per me no. Questa racconto fa parte di una serie intitolata Virtuosismi sulle note di... e questo racconto viaggia sulle note di Steve Ray Vaughan, un bluesman purtroppo scomparso, chitarrista e cantante, di indubbio valore.
  • Anonimo il 22/12/2012 16:01
    in questo racconto si entra dentro... ci si sente parte integrante... e si torna inditro nel tempo con un sorriso sulle labbra bello brava Vera
    Auguri cara amica

Licenza Creative Commons
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0