Ti presi per mano e ci incamminammo su per la montagna. Era inverno ed ogni cosa era ricoperta da un soffice manto di candida neve. Il sentiero in quella bella giornata di gennaio era però agevole e raggiungemmo senza fatica la sommità del monte. Respirammo a pieni polmoni quell'aria così frizzante e nello stesso tempo gelida, che ci solleticava la gola e le narici, poco abituate a certe purezze. Ci fermammo a guardare dal crinale rimanendo incantati alla vista, che si estendeva sotto di noi, perché oltre la cresta della roccia sottostante, il versante si apriva in un laghetto di montagna, calmo e tranquillo, ... pareva stesse dormendo sotto il velo gelato dell'inverno. Tutt'intorno si ergevano abeti sempreverdi, come sentinelle maestose in mezzo a tutto quel bianco. Rapiti indugiavamo ad ammirare i pendii innevati, il cielo che piano piano si spegneva dell'azzurro e prendeva un colorito sempre più pallido, accarezzato lievemente di rosa, di grigio e di bianco. La luna stava levando da dietro il monte. Mentre ancora restavamo ad osservare questo stupendo acquarello di colori e si accendevano le prime stelle, tra cui Venere e poi la costellazione di Orione... all'improvviso, quando ormai la luna si ergeva già alta sopra le nostre teste, quel silenzio fu rotto, da un lontano abbaiare, poi di nuovo il silenzio ed ecco che sulla cima di una montagna distinguemmo nettamente due lupi, seduti vicini, come noi, quasi coda nella coda, alzarono i loro musi ed innalzarono il loro canto verso il pallido pianeta.
„Auuuuu... Auuuuuuu". Ti strinsi la mano più forte, rapita da quella visione. „Hai paura?" mi chiedesti. „No, è bello" ti risposi sorridendo. Poi iniziai a raccontarti una storia : „Una volta, tanto tanto tempo fa, in una vita precedente, eravamo anche noi due lupi, tu lo sai vero che i lupi pur vivendo in branco, quando si accoppiano rimangono fedeli al loro compagno e non lo lasciano fino alla sua morte? Ebbene è così, e d'inverno i lupi giocano nella neve, si rincorrono, poi si fermano, si annusano, si leccano e poi fanno l'amore fino a rotolarsi nella coltre bianca." Tu ascoltavi rapito la storia che ti stavo raccontando con lo sguardo fissato sui due lupi che continuavano a cantare alla luna. Non ti eri neppure accorto che ti avevo lasciato la mano e mi ero allontanata piano piano. Poi come se ti fossi svegliato da un bel sogno, mi cercasti con lo sguardo, ma non ti ero più vicina, me ne ero andata, lasciandoti solo nel bosco. Sapevi che sarebbe successo prima o poi, fino a quel momento tutto era stato così bello, così pieno. Ti colse la disperazione e lo sgomento, ti sedesti sconsolato sulla neve, senza più forza ed iniziasti a piangere, coprendoti gli occhi con le mani. Si alzò il vento, un vento leggero e caldo, stranissimo in quella notte d'inverno così glaciale da far luccicare la neve di strali lunari. E il fruscio del vento si mescolò ai rami degli abeti facendoli ondeggiare, ed sentisti un lamento provenire dai loro aghi, una voce, una cantilena : „ lenisci il tuo dolore, non disperare, io sono qui „. Sentisti dei passi nella neve, provenire dal lago, fino a intravedere la sagoma di una donna che si avvicinava. Una donna dai lunghi capelli scuri, lo sguardo fiammeggiante, in cui riconoscesti la selvaggia natura di una lupa, che indossava solo un velo che le copriva i seni, mentre sui fianchi portava avvolto una scialle azzurro con striature nere, sull'omero del braccio sinistro spiccava uno strano bracciale d'argento simile a quello delle principesse orientali, la sua pelle liscia e vellutata era chiara e riluceva candida sotto i raggi della luna. Quella donna camminava scalza nella neve, protese il braccio e ti disse : „Non piangere, sono qui".
Ti alzasti, avvicinandoti a lei prendesti la mano che ti porgeva, e poi prendesti anche l'altra. I vostri sguardi erano diventati uno solo, gli abiti cadevano nel silenzio, l'abbraccio dei vostri corpi sulla neve fu l'ultimo vostro ricordo.