uno dei momenti più importanti della mia vita mi precipita addosso un mercoledì mattina qualsiasi. Consapevole dell'importanza di quel momento qualcuno, poi, si segnò ora, giorno mese e anno. La fotografia di' un momento terribilmente importante.
In quel momento io non c'entro niente, io ho una responsabilità non più grande di una porta semiaperta. Una porta che mi collega col resto del mondo in maniera equivoca: è una porta aperta o chiusa? Non so se voglio sapere, non so se voglio giocare questa partita.
Poi ci sono i suoi occhi. I suoi occhi sono quel momento importante. I suoi occhi resteranno per sempre impressi nella mia memoria. Io cosa c'entro con quel male dolce che bagna i suoi occhi? Io non lo riesco a capire, eppure sono stato tirato in ballo, all'improvviso, e senza via di fuga dignitose.
Scorgo la sclera umida e arrossata, con due iridi scure e terrorizzate, e delle pupille che non riescono a pensare ad altro, solo a ciò che non vorrebbero mai pensare: il terrore.
E lì, ad un passo, io.
Io, che non so che cazzo fare, io che non ho sufficienti elementi per capire come ci sono finito in mezzo, chi sono in questo silenzio. Segretamente onorato di questo intimo e angosciato spettacolo che mi è stato concesso, probabilmente immeritato. Sono spaventato, e imbarazzato, resto in silenzio, non so cosa chiedere, cosa dire, dove guardare, cosa fare. Dio, se mi sento coglione, voglio sprofondare. Eppure quello sguardo dilaniato mi attrae. Quanto è vero lo sguardo di chi ha paura di morire? quanto siamo uomini nel dolore... e non certo io, che continuo a vivere i miei ridicoli problemi postmoderni, ma lei, lei sì, lei è viva nel suo vivere che adesso è diventato sopravvivere, lottare, cambiare unità di misura per misurare il tempo chiamato futuro. Quegli occhi mi fanno paura, quella paura che vorrei baciare, bere quelle lacrime, piangerle io stesso, sapere come si sta, e poi arrendermi al corso della vita che si spegne. E capisco, che sono stato scelto, forse dal caso, forse in qualche modo l'ho scelto io. In qualunque caso son qua. E da qua ammiro, contemplo, rifuggo, quegli occhi così espliciti di terrore che forse mi sto innamorando.