racconti » Riflessioni » Lo studioso e la signora ridente
Lo studioso e la signora ridente
(La scena è l'interno di una biblioteca, un uomo distinto di mezz'età è seduto ad un tavolo sommerso dai libri, passa di lì una giovane donna molto bella e sorridente con il figlioletto e si ferma poco distante)
D.: Silenzio Tommy, qui c'è gente che sta leggendo!
St.: Silenzio non basta signora, suo figlio disturba
D.: Sta solo correndo
St.: Ma fa rumore
D.: Ma è solo un bambino
St.: Ed io una persona che non riesce a leggere
D.: Suvvia, non è cosa poi tanto grave perdere dieci minuti, tra poco avremo finito e ce ne andremo
St.: Io sarò ancora qui tra dieci ore tanto è il mio lavoro, già da questo dovreste capire chi si occupa di cose più importanti
D.: Ma alle cose importanti nessuno bada più! Guardi me io faccio grandi sorrisi
St.: Beh io me ne occupo, e più me ne occupo, meno sorrido
D.: Non dovete inalberalvi così, fra poco faremo una festa e qui ci sarà un gran chiasso
St.: Spero non mi disturbi, ho ancora molte pagine di oggi, come mai una festa?
D.: Le feste di oggi non si danno per un motivo preciso, sono più belle così... si dice oggi si dà una festa e la gente così... accorre
St.: ma vi divertite anche senza uno scopo?
D.: O si moltissimo... voi verrete?
St.: Verrei volentieri... ma ho ancora così tanto da leggere e capire
D.: ma come fate voi a leggere e studiare quando c'è una festa?
St.: ma come fate voi a festeggiare quando ci sarebbe da leggere e studiare?
D.: Di che v'intendete?
St.: Di un po' di tutto, voglio capire come funziona il mondo... che fate voi alla festa?
D.: Un po' di tutto, vogliamo dimenticare come funziona il mondo...
St.: Le nostre strade vanno in direzioni opposte...
D.: Ma i nostri destini si incrociano, per un momento...
St.: Unitevi a me, faremo grandi cose, cambieremo tutto!
D.: Oh se verrei volentieri! Vivere un'avventura come quella dei libri... ma vedete non posso più
St.: Perchè mai non dovreste credermi, non vi fidate di me?
D.: Oh di voi mi fiderei signore, ma vedete tempo fa è venuto un grande onorevole al nostro paese, ci ha radunati tutti in piazza ed ha incominciato a dire cose terribili, dicendole sembrava quasi che si stesse per strappare i vestiti di dosso, i suoi occhi erano fuori dalle orbite, la sua voce lacerava i timpani
St.: Era davvero così onorevole?
D.: Parlava da un predellino...
St.: E che cosa diceva di così terribile?
D.: Minacce funeste, avvertimenti, parlava di un grande pericolo
St.: Quale?
D.: Un pericolo che non ha nome, ci minaccia tutti, ci raccontò una storia per metterci in guardia
St.: Di storie io mi nutro, sono il mio cibo, il ferro del mio mestiere, suvvia racconti
D.: A malinquore lo farò se volete, ma debbo avvisarla, anche io un tempo come lei non ero mai sazia di sapere delle cose del mondo, ma da chè ho sentito quella storia, non trovo più pace, conoscere non voglio più perchè ogni volta sento quelle urla strazianti e non trovo più pace, devo smettere di pensare...
St.: Non sarà una storia a placare la mia sete, racconti la prego
D.: La prego io di non insistere, anzi dimentichi quel che ho detto!
St.: Oramai sono troppo curioso
D.: Va bene ma debbo ammonirla un'ultima volta, come a me, è successo anche a tutti gli altri
St.: Il dado è tratto, bisogna andare avanti
D.: Andare avanti potrete, ma è tornare indietro che temo...
St.: Non vi preoccupate, raccontate
D.: Quest'uomo così onorevole, che gridava in maniera così esterefatta, cominciò a raccontare che un tempo in un paese lontanissimo le cose smisero di funzionare, c'era una malattia, era come se la società fosse malata
St.: Questo aimè succede spesso nella storia, anche oggi secondo mè la nostra società è malata, è per questo che studio così tanto
D.: Si, anche gli abitanti di quel paese così lontano si misero a studiare, si diedero nuove regole, e cambiarono la loro società
St.: Questo mi pare buono, ed anche giusto, le società vanno cambiate di tanto in tanto
D.: Ma aspetti, queste persone, secondo il grande onorevole, creando il nuovo ordine diedero come una medicina alla loro società, ma questa medicina era avvelenata, avreste dovuto vedere l'espressione del grande onorevole mentre lo diceva, sembrava posseduto da un demonio, avrei voluto correre via per non vederlo più...
St.: é molto interessante, ma questa medicina come sapete che era avvelenata?
D.: Ce lo disse il grande onorevole, dalla faccia che faceva non si poteva non credergli,"La cura è sempre peggio che la medicina" ci disse, di stare sempre molto attenti a questo
St.: Strana storia, ed è per questo che adesso qui fate tutte queste feste?
D.: Si è per questo, e forse anche per altro, ma certo è per dimenticare questa brutta storia, ed il fatto che anche la nostra società è malata, non si sente turbato?
St.: No, ho già sentito storie simili in paesi vino a questo, non mi sento turbato
D.: é davvero ammirevole, ma come ci riesce?
St.: Leggendo e studiando tutto il dì sui libri è come se avessi imparato a vedere le cose dallla parte delle radici, per poterle esaminare meglio, soltanto qualche volta mi sento un po' solo, non ci si diverte mai molto
D.: Dovreste venire con noi, facendo ogni giorno delle feste ci divertiamo e siamo sempre in compagnia, solo alle volte quello che accade non ci piace, ma non ci possiamo fare niente
St.: Ma che fare?
D.: Ma che fare?
ST.: Ancha a me viene in mente una storia, non l'ho letta però, me la raccontò un vecchio, allora lo presi per pazzo, ma forse non lo era
D.: La prego racconti!
St.: Tanti anni fa in un paese lontano vi era una foresta di alberi, erano tutti rigogliosi e alti, magnificamente protesi per raggiungere la luce di quei luoghi incantati, poi un bel giorno, tutto ad un tratto cominciò a nevicare, scendeva giù come se tutta la neve del mondo dovesse finire lì, andò avanti così per giorni e giorni, sino a che tutti gli alberi della foresta non crollarono a terra
D.: O che peccato!
St.: Aspetti però, solo due si salvarono, non apparivano perfetti nella forma come gli altri, erano contorti e nodosi, e crescendo si erano appoggiati l'uno sull'altro a vicenda, cosicchè neppure tutta quella neve fù capace di vincerli
D.: Anche gli umani dovrebbero fare così...
St.: Io signora le insegnerò di tutti i paesi e della loro storia, cosicchè non crederà neppure più ad una parola di quel grande onorevole
D.: Ed io signore la porterò qualche voltà alle nostre feste, e vedrà che non sentirà più il peso così grave di quello che sta facendo
St.: E non dovrete più dare feste per dimenticare, ma solo per il gusto di farlo!
D.: E non si sentirà più solo nel suo lavoro, non sarà più l'unico a voler sapere e conoscere!
(Ed uscirono insieme con il figlioletto...)
123
un altro testo di questo autore un'altro testo casuale
0 recensioni:
- Per poter lasciare un commento devi essere un utente registrato.
Effettua il login o registrati
Opera pubblicata sotto una licenza Creative Commons 3.0