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Ognuno per i cazzi suoi, tutti inculati
( racconto senza climax, senza consolazione)
Non so dalle vostre parti in città, ma qui in provincia ognuno si fa i cazzi suoi.
Che storia voglio raccontare, ti starai chiedendo?
Bè, hai presente quegli operai in televisione, quelli che salgono sulle torri o sulle ciminiere, perché minacciano di metterli in cassa integrazione o quegli altri che si mascherano da zapatisti del comandante Marcos e scendono nel ventre della miniera che sta per chiudere per via della crisi?
Ecco, vorrei narrarti questa storia: ognuno protesta solo per i cazzi suoi e tutti sono inculati.
Perché non è vero? Quelli della torre mica protestano anche per quelli delle miniere e quelli sdraiati sul binario della stazione se ne sbattono di quelli che si sono ammanettati ai cessi della nota azienda di telefonia che li ha licenziati.
Ognuno difende il suo orticello e dentro ognuno ci può coltivare solo dei grandi stronzi del suo cane o del suo gatto.
Ah, se Pier Paolo fosse qui... non te lo ricordi più lettore, quel tale, Pasolini?
Quel poeta friulano trapiantato a Roma che hanno massacrato a colpi di bastone, mentre urlava mamma!
Perché? Perché era un frocio, un comunista anche se era stato espulso dal partito comunista perché omosessuale, un intellettuale anche se amava giocare a pallone e rimorchiarsi dei giovani prostituti e succhiare il loro uccello, un essere umano che se ne sbatteva del potere, uno nello stesso tempo cristiano e ateo: è abbastanza no? per massacrare un poeta, e ce n'è d'avanzo.
"Io non credo che Cristo sia Figlio di Dio perché non sono credente almeno nella coscienza, ma credo che Cristo sia divino: credo cioè che in lui l'umanità sia così alta, così rigorosa ed ideale da andare al di là dei comuni termini dell'umanità".
(Pier Paolo Pasolini, Assisi, 1963)
Sai, qui in provincia l'unica compagnia, oltre agli inculati, sono i libri.
In un suo libro Pier Paolo Pasolini scriveva del genocidio culturale che avrebbe distrutto l'Italia. E puntualmente è avvenuto.
Il genocidio dell'intelligenza e dell'umanità sarebbe stato operato in una prima fase dal consumismo e dal suo principio fascista unico che la realtà è solo merce.
Poi sarebbe avvenuto un mutamento antropologico sbalorditivo, operato dal potere sinistro e pervasivo delle televisioni.
Inutilmente Pier Paolo chiese in un suo famoso appello che fossero spente.
La classe media borghese volle diventare volgare come la plebe e il proletariato, pur senza quel certo candore dettato dal bisogno e dall'essere stati gettati negli ultimi posti del banchetto consumista.
Da secoli il popolano cercava d'imitare prima il nobile e poi il borghese.
Ora, con le televisioni, avvenne un capovolgimento sbalorditivo:i borghesi si trasformarono in popolo brutale, disumano e feroce.
Assorbirono il peggio di un essere umano nato ai margini della società: l'ignoranza, l'egoismo dettato dalla lotta della sopravvivenza e l'avidità di merci e denaro. Ottenere il massimo profitto col minimo sforzo divenne il loro pater noster, anche se alle volte era necessario recitare quello vero in chiesa per fugare certi dubbi.
Questa schiuma crudele e spietata si riversò nei supermercati con i suoi carrelli e i suoi rutti da birra e il cinquantamila lire in tasca per andare a puttane e la cultura contadina fu sterminata. Non esiste ancora a tutt'oggi un "Giorno della Memoria" per questo olocausto della cultura dei campi e delle schiene sudate.
Mentre la gomma di un'automobile sfondava la gabbia toracica del corpo bastonato di Pier Paolo, il poeta, i venditori di televisori e di frigoriferi e di aspirapolveri cominciarono a suonare a tutte le porte.
"Sono già a posto di tutto", rispondo io per togliermeli dai coglioni, ma loro sono comunque i vincitori, i nuovi mutanti. "Se mi apre le prometto che le toglierò le tasse e poi conosco una tipa che la dà via facile, se vuole..." Invincibili e inarrestabili e ciurmatori come tutte le teste di legno vuote. "Sono già a posto di tutto". Vaffanculo venditore d'idiozia. Ma Pier Paolo l'aveva previsto, il loro capo vincerà le elezioni e governerà per vent'anni i borghesi diventati popolazzo televisivo: invincibili, inarrestabili, ciurmatori.
Gli operai cominciarono a lottare per migliori condizioni di lavoro e un salario più alto, ognuno per i cazzi suoi, tutti inculati. Molti diventarono venditori.
I più furbi diventarono sindacalisti e quelli più cialtroni, politici, chi travestito da zapatista e chi da Robinson Crusoe disperso sulla torre. I più telegenici, a sbraitare nei talk-show, ognuno per i cazzi suoi, ognuno inculato.
Poi arrivò Internet, e Pier Paolo si rivoltò nella tomba... un altro colpo di bastone sul suo corpo martoriato.
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1 recensioni:
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- Tiro il fiato dopo aver letto questo pezzo, che purtroppo alcuni non lo prendono nel culo. E sono i soliti noti. Bellissima citazione quella su Pier Paolo Pasolini, un uomo di grande spessore, un intellettuale e regista che ha lasciato un vuoto enorme, una voce critica senza peli sulla lingua. Dipinto forse anche con minor dignità di quella che aveva, sempre a fini politici, che la sapeva lunga vedi "Petrolio" testo postumo, in cui collegava i fili del potere e li denunziava.
- Mette i brividi, questo pezzo...
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