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Gustavo
All'inizio non avevo dato troppo peso alla cosa; pensavo fosse semplicemente un tipo stravagante con qualche piccola mania, come se ne incontrano tanti nella vita.
Quella sera però capitai a scuola; tutto(aule, corridoi e cortili) era deserto e buio.
Fu allora che feci una scoperta agghiacciante...
Per capire cosa stava succedendo dobbiamo tornare indietro di qualche ora. Il caos dei ragazzi sulle scale era ritmato dal suono fastidioso della campanella che scandiva la fine delle lezioni. Mi allontanai dall'aula per ultima impedendo a quella folla di ingurgitarmi, con passo lento attraversai il corridoio raggiungendo il primo scalino, che mi avrebbe portato all'uscita... senza accorgermi. I miei passi erano accompagnati da uno strano rumore di monete che si toccavano l'un l'altra, facendomi percorrere lungo la schiena un brivido di paura, mi voltai di scatto e vidi che sulle scale del piano superiore sporgeva una mano e che tra le sue dita l'uomo o chi fosse, faceva ruotare delle monete, il viso non riuscivo a distinguerlo in quella penombra ma potevo ascoltare il suo respiro affannato, pesante quasi facesse fatica a fare quelle scale.
Mi affrettai a finire quelle scalinate che ora mi stavano mettendo agitazione, gli ultimi gradini non li feci, li saltai e quel balzo mi catapultò nel cortile della scuola. La spallina dello zaino scesa lungo il braccio che in tutta fretta rialzai e quel movimento brusco fece cadere il portamonete, dove era custodita la tessera della mensa, dentro la grata del cortile.
Guardai impietrita, quasi fosse al rallentatore il cadere di quel portafoglio che andava a infilarsi nella fessura di quella griglia, non ebbi neanche il momento di dire una parola, quando la porta delle scale, da dove ero uscita che dava alle aule si aprì, per lo spavento mi nascosi dietro a uno dei pilastri del portico ma allo stesso tempo ero incuriosita e rimasi dietro a quella colonna aspettando il momento giusto per vedere chi usciva. Sentì lo scatto dell'uscio, il passo lento e cadenzioso... e di nuovo quel tintillio di monete.
Feci in modo che attraversasse il pilone dove mi ero nascosta e incominciai a seguirlo con lo sguardo, come fa un bravo segugio con la sua preda.
La figura di quell'uomo si faceva più nitida a ogni suo passo.
Goffo, mal vestito dovuto forse alla sua mole, con quella camminata lenta ne faceva di lui a mio avviso una persona stravagante e quell'ondeggiare di monete tra le nocche, quella sua mania mi faceva diventare matta, rimasi ancora per qualche secondo nascosta, con la paura di essere vista.
Non sapevo ancora chi fosse ma la conferma mi venne data da Don Voldemor che qualche secondo dopo gli si fece incontro " Salve Gustavo...".
" N'Giorno Don..", gli fece di risposta quasi con non curanza, sembrava che l'uomo fosse sopra pensiero.
Era Gustavo, detto anche il "Friggione", il cuoco della mensa, improvvisamente il mio l'occhio si fissò sulla mano sinistra di quell'individuo che teneva un sacco di colore nero e dal quale cadeva una sostanza di colore rosso, pensai in quel momento : " Cosa ci faceva Gustavo con quel sacco in mano, e cosa conteneva? Cos' era poi quel liquido rosso che ora stava uscendo da quel sacco? ", presi in considerazione che ci potesse essere un qualcosa di ancora vivo.
Feci allontanare sia il Don che Gustavo e telefonai alla mamma, dicendogli che mi sarei trattenuta ancora un po' a scuola per finire un compito.
Presi la decisione di andare a recuperare il portafoglio e rimasi nella scuola, nascosta dietro a quella colonna favorita anche dal buio della sera.
Aspettai che chiudessero i cancelli.
Tolsi lo zaino dalle spalle e lo andai a nascondere nel bagno che era proprio lì difronte a me, sapevo che quella grata dava direttamente nella sala delle caldaie. Riapri la porta dalla quale ero passata per uscire e invece che risalirle le scesi.
Passai davanti alla tana degli Scout, percorrendo un corridoio buio, illuminato solo dalla mia torcia quasi scarica.
Alla fine del corridoio mi trovai davanti a una porta di acciaio con scritto "CALDAIE", anche se quel luogo era angusto non mi lasciai intimorire con la mano abbassai la maniglia e spalancai la porta.
Sapevo che il portamonete era in quella stanza, entrata girai subito sulla mia sinistra e vidi il mio portafoglio aperto sdraiato su quel freddo pavimento, mi avvicinai e mi chinai per raccoglierlo.
In un primo momento non feci caso a quella luce, ma raccolto il portafoglio mi girai e attratta andai verso quell'angolo illuminato.
Vidi al centro di quella stanza un'ombra che mi sembrava di conoscerla, era seduto su di uno sgabello scricchiolante e quella sagoma che riuscivo appena a intravvedere teneva in mano un coltello.
Aveva quella figura un che di famigliare, era Gustavo, come aveva fatto ad arrivare lì prima di me, forse c'era un altro modo di raggiungere quel luogo, mi misi dietro un tubo enorme d'areazione in quella stanza delle caldaie e incuriosita aspettai che quell'uomo facesse qualche mossa.
Quando Gustavo introdusse la mano che aveva ancora libera nel sacco nero che aveva con se, estrasse un gatto mentre con la sua mano destra stringeva saldamente un coltello.
Sferrò un colpo secco sul collo dell'animale come una ghigliottina, il mio cuore si fermò in quell'istante, terrorizzata da quel gesto.
Solo una frase uscì dalla bocca di quell'uomo per poi riprendere di nuovo quell'orribile carneficina " E anche domani ci sarà coniglio".
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- Qualche errore s'intravede, ma il racconto di per se è scorrevole e bello. Complimenti!
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