Uff… pufff che fatica!
La cima è distante e la scalata dura ormai da tempo.
Il sole cuoce la mia testa bruna.
Ed un chiarore diffuso riverbera uniforme.
Sono partito ore fa, desiderando ardentemente riuscire in quest’impresa.
Ed ora una distesa bianca e spietata separa me dalla cima.
Un deserto a salire che luccica uniforme, accecandomi. Un incubo pallido come candeggina.
Una montagna spuntata dal nulla, la più grande che chiunque ricordi aver mai visto, troneggia misteriosa.
Non invitata, è comparsa innanzi, per chiamarci a sé, posata lì da una mano divina.
Nessuno ha osato la sfida! Solo io, figlio di re, sono partito in gran segreto nel buio.
La vedevo di notte, brillare alla luna, che sfracellava la sua falce sulla spietata superficie impenetrabile.
Ed ora i miei piedi la pestano. L’umore dolciastro mi ubriaca e mi nausea.
So però che un colpo di vento potrebbe portarmi via o farmi precipitare.
Solo posso pregare la fortuna, ma se arriverò alla cima passerò alla storia: nessuna formica hai mai scalato una montagna di zucchero alta due metri.