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Viva la libertà (la liturgia del breve)
- Sono abbastanza breve, comunicativo, informativo e liturgico?
(Frà Mosco da Pavia) -
Alcuni amici di mail mi scrivono preoccupati dalla mia svolta letteraria; mi chiedono conto del perché ultimamente tendo a scrivere racconti lunghi spezzati in varie puntate, due o tre alla bisogna.
Molti di loro mi dicono che se continuo così non mi leggeranno più e di prepararmi all'eremitaggio assoluto e a scavarmi una celletta nei deserti.
Monaco amanuense di clausura litweb: beh, figosissimo, direi, potrei farmene facilmente una ragione, ma per mia fortuna, non amo le vie agevoli.
La risposta è semplice: viva la libertà, amiche e amici!
Ognuno è libero di scrivere quello che vuole nell'era litweb.
Il fatto è che al momento mi sono rotto le palle di scrivere i soliti brevi litweb di venti, trenta righe al massimo, in cui sintetizzo e condenso, involgarendo e imbruttendo, personaggi e idee che meriterebbero almeno un racconto di quaranta cartelle e un andamento più profondo ed esteso.
Sono anche stufo dei commenti di scambio legati alla liturgia dei brevi litweb: una vera pantomima, a mio modesto avviso.
Il fatto che una persona mi abbia dedicato tre secondi del suo tempo per un complimento quasi sempre stereotipato, non giustifica che io approvi incondizionatamente dei suoi testi che non mi garbano e mi trasformi seduta stante nell'ufficio stampa dei suoi imperdibili estri creativi.
Se nel mio scritto il tema è l'orchite cronica e il pacco emorroidario di cui soffro, perché quello nel commento dice che io sono un pasqualone, un vero ottimista, irradiante salute?
Amico, stai parlando del protagonista di "Un posto al sole", mica del Moscone.
Ma la questione è un pochino più filosofica, e non ha molto a che vedere col galateo o il piano personale, che è risaputo, non m'interessa.
La scrittura breve litweb tende a essere totalmente comunicativa e informativa e poco creativa, questo è il problema, o Danimarca web.
E nei racconti brevi litweb come in tante poesie, viene oggigiorno applicato un nuovo comandamento di massa: se non comunichi sei fottuto!
Quasi nessuno prova più a comporre una "Divina Commedia" o perlomeno una "Terra Desolata" o una raccolta alla Montale o ala Caproni.
Stiamo assistendo al fenomeno totalitario della haikuizzazione della poesia e quel che è peggio, della narrativa.
Ora, se io scrivo alla mia amante devo farle capire che la amo, comunicarglielo, altrimenti non sarebbe amante ma semplice conoscente, ahimè.
Ma se continuo a scriverle sempre e solo ti amo, ti voglio bene, ti desidero, sei la mia stella e altre amenità da Baci Perugina, ben presto mi ritroverò nell'eremitaggio nel deserto e devoto a un altro tipo di erotica amanuense.
Non c'è niente di meno erotico della noia e del tedio e una donna che sbadiglia è un vero insulto all'energia dell'Universo.
Vedo montare un livellamento della letteratura, ridotta a comunicazione e un appiattimento dello spirito creativo d'ognuno di noi, ristretto a informazione.
Leggo dei racconti e mi sembra di sentire le notizie dei telegiornali.
Leggo i commenti a quei racconti e mi sembra di vedere la mia faccia atona e assente mentre ascolto il telegiornale a cena, e inghiotto seitan e il nuovo golpe dei maggiordomi e delle serve, tofu e le nuove farneticazioni del leader politico non eletto che comanda a bacchetta dei laureati eletti, a dimostrazione che la laurea non è equivalente a una considerevole massa di neuroni a specchio.
Acciderbola, amiche e amici, la letteratura dovrebbe essere una passione infinita per il linguaggio e la sua sperimentazione e non la lettura del bollettino del mare.
Accidentaccio, amiche e amici, la narrativa dovrebbe essere l'invenzione e la stesura di belle storie e trame avvincenti e non l'annuncio dei numeri del lotto, dopo il telegiornale dopo cena e dopo, ma proprio, tutto. Vi prego, datemi incipit, intrecci irresistibili, nuovi punti di vista, personaggi memorabili, suspence; situazioni acchiappanti, tensione drammatica a chili, finali pugnalanti e travolgenti ma non stracchi rituali comunicativi!
Ma che volete che vi comunichi in continuazione?
Volete sapere delle mie carie otturate, degli strappi nelle mie mutande, avete una curiosità inestinguibile per sapere il numero della mia Carta d'Identità o l'orrore infinito che trasmette la vacua espressione della mia foto tessera sulla Patente?
Volete che metta in piazza tutte le volte che mi hanno dato a ragione del coglione e conoscere la disposizione, nell'apposito album, delle mie figurine di merda?
Volete conoscere i principi termodinamici della tecnologia che impiego per estrarre le mie caccole?
Acciquaelà, amiche (sempre in pole position) e amici, la letteratura è non dire ciò che banalmente si può dire.
Come dice il mio caro amico Bruno Corino, grande filosofo:
la letteratura è non comunicare il comunicabile
e comunicare l'incomunicabile.
Pertanto vi annuncio che con i racconti brevi litweb ho chiuso.
E pure con le loro liturgie.
Se non vi piacciono le puntate, amici come prima.
Se non mi convince quello che scrivete, non vi commento e lo faccio da amico.
Se vi fa pena quello che scrivo, non mi leggete, amici più di prima.
Ho delle cose da raccontare che hanno bisogno di spazio e di stesure lunghe: voi fate quello che vi sentite e io pure.
Come prima, più di prima, vi amerò.
Patti chiari e amicizia lunga: scrivo letteratura e non notizie per telegiornali.
Chi vuol esser lieto sia, e nel doman...
s'appropinqua la clausura.
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0 recensioni:
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- Bellissima domanda, caro Vincenzo, quella di Warhol, ed è vero sonomolto pessimista. Ho scritto questo pezzo perchè qualcuno mi faccia intravedere qualche altra possibilità, che al momento non scorgo.
Abbi gioia
- Personalmente, lascio fare letteratura a chi di dovere. Condivido le tue riflessioni sul dualismo arte-comunicazione... Andy Warhol aveva visto giusto...è l'arte a doversi uniformare al nuovo o si tratta di due mondi inconciliabili? Dal tuo scritto sembra non possa nascere nessun connubio.
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