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Senza mai spiegare
Odio la morte, perché ti prende senza lasciarti la possibilità di spiegare, ma nella sua crudeltà ha una sua dolcezza, è un evento naturale che prima o dopo toccherà tutti quanti. Cosa ben diversa sono gli abbandoni a cui alle volte le persone ricorrono, lasciandoti come se essi fossero morti, senza spiegare nulla, tra mille domande alle quali non potrai associare nessuna risposta.
Queste erano le parole che usava mia madre quando cercava di parlarmi di mio padre.
Il suo viso diventava assente e perso nel vuoto, come avviene alle vedove durante il lutto, ma per lei era peggio, non aveva nessuna tomba sulla quale piangere. Aveva solo me.
Prendeva i suoi libri ed iniziava a leggere.
Vederla leggere era come trovarsi davanti un fantasma. Si estraniava dal mondo, come se lei vivesse in quelle parole, prendeva il suo bicchiere di vino e spariva tra le pagine di quei libri.
Poco importava quale fosse il genere che trattava, sosteneva che si doveva leggere di tutto, perché in ogni libro vi era un suo significato nascosto, che stava lì ad aspettarci per essere scoperto.
L'ho sorpresa a leggere di noir, romanzi rosa, lettura fantasy, grossi ed interminabili saggi, romanzi, poesie, e per ogni libro trovava la sua collocazione nella vita. Penso di non averla mai vista lasciare incompiuta una lettura, sosteneva che era un poco anche quello come un abbandono e visto che sicuramente l'autore in quelle pagine aveva messo, una parte della sua vita, meritava di essere letto.
Avevamo nella casa più libri che mobilio. Erano tutti collocati con un suo preciso ordine, sole lei però era in grado di trovarli. Non erano sistemati in ordine di genere, o alfabetico, o di data di lettura, ma con una sequenza solo a lei comprensibile. Non potevo accedere alla sua libreria, potevo toccare ogni cosa della sua vita ma non mi era permesso di toccare i suoi libri.
Adorava leggere bevendo un bicchiere di vino, o meglio bevendo un Chianti, sosteneva che la lettura richiedeva di essere accompagnata da inebrianze di mente, e che un buon bicchiere di Chianti era la cosa migliore per liberare la mente da ogni genere di pensiero.
Vederla sorseggiare il suo nettare preferito, era come vedere una donna fare l'amore. Provvedeva lei stessa al suo acquisto presso l'enoteca del paese, e dal momento che non era un bere ma un annegare la sua mente, lo sceglieva con cura come se fosse una vera sommelier.
Stappava la sua bottiglia e versava nel suo calice il nettare degli dei, era sua convinzione che leggere e comprendere bene la lettura, richiedesse non solo attenzione ma una certa libertà dalle schiavitù della vita, essere come un poco ubriachi, in quello stato di goliardia e di nulla capire e così fondersi tra quelle righe.
Ho sempre pensato che questo suo atteggiamento nascondesse in fondo, la sua volontà nel non volere affrontare i suoi dolori, accantonando tutto quello che la faceva soffrire, me compresa, sperando forse un giorno di potere dimenticare.
Io però ero presente, ed ero la sola persona che lei frequentasse. Ero il suo continuo ricordare quella vita che le era stata imposta e non scelta, forse per questo non mi aveva mai considerato come una figlia, ma come una presenza stabile nella casa che si occupava di lei.
Un giorno però, così all'improvviso, smise di leggere. Ero in cucina a preparare il pranzo, mi venne accanto e mi disse che il Chianti era terminato, che scendeva un attimo e sarebbe subito ritornata. Non mi parve insolita subito la cosa, dal momento che conoscendo le sue abitudini sapevo bene che mai avrebbe terminato il suo libro senza il suo Chianti.
Uscì di casa in tutta fretta, e non so per quale ragioni, ma io mi avvicinai alla sua poltrona. Il libro era aperto a terra, cosa strana non osava mai lasciare il suo sogno incustodito in quel modo e poi vidi sul tavolino il suo bicchiere era ancora col suo sorso all'interno e la bottiglia era ancora a metà.
Uscì in tutta fretta, cercando di rincorrerla ma era come sparita.
Non tornò mai più a casa.
Venne trovata alcuni giorni dopo sulla riva del mare, pareva dormisse, raccontò un anziano, che passeggiando come ogni mattina col suo cane, l'aveva trovato rannicchiata sotto ad un pontile.
Mi chiedo spesso cosa in quei giorni abbia fatto. Non era trascurata, e neppure malandata.
Amo immaginare che abbia vagato sulla quella spiaggia in cerca delle sue risposte, chiedendo al mare, che lei adorava, di aiutarla a capire.
Di lei conservo tutti i suoi libri e l'amore per il Chianti.
Bevo ogni sera un piccolo sorso, mi accomodo alla sua poltrona e mi ripeto
"La morte non ti dà mai la possibilità di spiegare".
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3 recensioni:
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- Molte persone si affogano in letture così come nell'alcool pur di estraniarsi e lei lo faceva doppiamente, per essere sicura di fuggire via dalla realtà che la opprimeva o non la ricompensava come avrebbe voluto... Ci sono alcune persone nelle quali è difficile entrare dentro; leggendo, in quel tragico momento, avrà percepito qualcosa o forse il racconto che aveva tra le mani, e che d'improvviso posò in terra, le avrà fatto venire in mente un ricordo o un pensiero... Solo lei o la sua fantasia sanno...
E tu celebri il suo stesso rituale per ricordarla, sperando di trovare tra le righe la stessa cosa che l'ha scossa dalla poltrona... ma nessuno ha il cervello dell'altro e non si possono sapere cose che appartenevano ad una vita, alla sua testa...
Tu hai vissuto tutto come un abbandono, e in modo traumatico ma forse lei non aveva nessuna intenzione di ferirti.
Le cose accadono perché la vita ci cambia, ci logora, ci uccide...
- Vero, la morte non ti fa dare spiegazioni, ma a volte neanche la vita le da o le fa dare. E il dubbio rimane. Il dubbio è il dolore peggiore, perché ti lascia nell'insoluto. Non sei né carne, né pesce. Non sei, punto. Il dubbio è un dolore che non si risolverà mai. E in questo testo tu affronti due dolori. Il dolore di una perdita e il dolore del dubbio. Ma lo fai con tatto, in punta di piedi. E nonostante tutto perdoni la causa di quel dubbio. Un atto di amore e di intelligenza non comuni. E chi legge questo testo non può che ammirare la forza e l'eleganza che sprigionano da questo racconto. Bravissima.
- Interessante ed intenso nei sentimenti che ci turbano dentro. Ma che brava che sei!
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