Una poco sana tradizione
Torr, famoso dilettante del paese, decise di non perdere la tradizione della famiglia: chiamare il primogenito con le iniziali del nome di una pedina degli scacchi. In realtà la tradizione era più complicata: il padre avrebbe dovuto chiamare il primogenito con il nome della pedina da lui preferita. Il padre di Torr, naturalmente, vinceva le partite grazie alle sue due torri che era solito chiamare Carmela e Giovanna. Allo stesso modo, Torr divenuto per la prima volta padre, nominò il neonato Alf. Cresciuto fin da piccolo, a pane e scacchi, mangiando su una scacchiera, dormendo riscaldato da copriletto quadrettati, Alf non riuscì a far altro che giocare a scacchi per tutta la vita.
Cominciò non appena poté e finì il più tardi possibile. Alf, a causa della sua postura errata, ben presto si ritrovò con una scoliosi niente male. Il padre e la madre lo portarono dall’ortopedico, che alla vista di cotanta obliquità non fece altro che mettersi le mani nei pochi capelli che gli rimanevano e abbandonare dapprima il suo caso (a dir poco patologico), e poi il suo mestiere. Non c’era dubbio che chiamar i propri figli con nomi quali Torr non poteva che renderli alti e robusti, verticalmente e orizzontalmente ben messi, ma chiamare il proprio figlio Alf, come minimo significava averli storti fisicamente e nei casi più sfortunati anche mentalmente parlando.
Non si può sostenere che Alf sia un vero e proprio dritto. In effetti, la sua stortezza era colossale; per un certo verso originale, per altri un po’ meno.
Cominciò a giocare a scacchi. Era diventato famoso per le sue grandi abilità strategiche, per gli arrocchi pomposi e le sue forchette indimenticabili. Tuttavia, ciò che più rendeva il suo gioco estasiante, era l’uso predominante e scalciante dei cavalli; che puntualmente aveva chiamato: Napoleone e Pegaso gli impavidi.
Nella sua vita aveva giocato a scacchi.
I suoi pezzi forti erano i cavalli.
Si sposò.
Fece un figlio ed ebbe la strampalata idea di continuare la tradizione e quindi chiamare il proprio primogenito Cava. Le nefaste conseguenze furono: un neonato con dentatura assai irriconoscibile, starnuti frequentissimi, o per meglio dire nitriti, tardo sviluppo del camminare (continuò con i gattoni fino all’età di trenta anni circa, quando lo convinsero a provare le due zampe).