L'anima di Palermo è buona, solare, altruista ma anche squilibrata. La gente è istintiva, comunicativa, ti da fiducia con estrema leggerezza. In un attimo sei uno di loro, ti invitano alle feste, in spiaggia, ai ritrovi. Con altrettanta leggerezza ti mollano, se qualcosa non li convince.
Il clima è quasi tropicale... l'estate è insopportabile, basta un niente per ritrovarsi zuppi di sudore, l'umidità è alle stelle.
Si vive praticamente in strada, le sue vie sono sempre trafficate. Non si può stare in casa, bisogna uscire, vivere.
Un tempo Palermo era una capitale, oggi è solo una città caotica che si allunga verso il mare, qualcosa di spagnolo vagheggia per le sue vie, un sentore moresco serpeggia ruffiano.
Scendendo alla Vucciria, un pittoresco mercato di quartiere, sarà come scendere in un universo di odori e di colori dove le pannocchie dorate e le fragoline di bosco strizzano l'occhio allo "sfinciuni" e alle "stigghiuole".
Bisogna viverla Palermo, per amarla.
È una donna truccatissima, quasi volgare ma semplice perchè non conosce ipocrisia, odia i doppi sensi, i sotterfugi, una donna che ti sorride e ti canta una canzone, ti coinvolge. Ma è anche una donna triste che a volte va a piangere al porto quando non c'è nessuno, tranne i pesci e la luna.
Palermo è anche la città dei fantasmi, fantasmi bonari, protettivi, che se ti smarrisci, ti prendono la mano e ti portano fin sotto casa. Di notte, vicino alla Zisa, il piccolo e misterioso castello-harem, spettri e fantami si dispongono in cerchio e non è raro assistere ai loro deliranti girotondi.
E poi per finire, gli scheletri e le mummie del convento dei Cappuccini: le pareti tappezzate di crani e clavicole, vestiti di tutto punto lasciano il turista sbigottito e gelido... la visione della bambina imbalsamata (Rosalia Lombardo, nata nel 1918 e deceduta nel 1920 di polmonite) vale da sola una visita.